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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Parliamo di “Muse Interiori” con Alessandra Spigai.

Parliamo di “Muse Interiori” con Alessandra Spigai.

Trieste - Si inaugura, giovedì 20 febbraio alle ore 18 nella  Sala Comunale d’Arte di Piazza dell' Unità a Trieste, la personale dell’artista triestina Alessandra Spigai, dal titolo “Muse Interiori”. A cura di a cura di Peter Iancovich per  OpenUpArtGallery, apparato critico di Maria Campitelli.

Alessandra Spigai triestina d’adozione, nasce a Belluno da genitori toscano liguri e porta con sé i colori dell’uno e dell’altro, ha vissuto a Venezia e a Milano. La continua ricerca e curiosità  hanno segnato il passo delle sue scelte artistiche e private, dal canto suo ha cercato, senza sosta, una dimensione che le  appartenesse, ma si sa nell’arte c’è continua evoluzione e lei ne rappresenta un esempio.Artista eclettica ha iniziato solo recentemente a dedicarsi completamente alla scultura, dopo aver attraversato l’espressione di molte arti, dalla grafica al design, dalla scrittura alla fotografia,  recenti sono le opere Type Objects, forme plastiche realizzate con vecchi caratteri tipografici. 

Incontrandola abbiamo approfondito anche il suo modo di fare arte, le abbiamo chiesto:

Sei approdata alla scultura dopo varie sperimentazioni...vuoi raccontaci brevemente?

Mi sono innamorata di molte attività artistiche, a volte contemporaneamente, navigando quindi anche in fiumi paralleli, senza mai immergermene totalmente. Questa smania artistica si è riversata infatti in ambiti molto diversi, portandomi a sperimentare e conoscere mondi di grafica, calligrafia, tipografia, editoria artistica, scrittura, poesia, fotografia, disegno, mondi che mi hanno da sempre affiancata, privatamente, quasi come un vizio, senza mai prendere un ruolo predominante nel tempo. 

Con la maturità invece ho finalmente compreso che la mia dimensione non era nel sceglierne una, ma nell’accettare una multidimensionalità artistica che desse respiro ad una mia profonda multidimensionalità dell’essere. In questa consapevolezza ho iniziato liberamente  a fare scultura, poiché nell’espressione artistica specifica, attraverso la manipolazione della materia, ho raggiunto una vetta, che altro non è che, uno stadio più elevato di consapevolezza che si tinge di sperimentazione e continua ricerca.

Parliamo di questa tua mostra scultorea,  "Muse Interiori" dalle quali emergono "la grazia, il coraggio, la contemplazione, l’alterigia" le tue opere emanano dettagli "a volte provocatori, a volte ironici, a volte riflessivi", cosa vorresti che restasse a chi guarda? 

“Muse Interiori” è la mia presentazione scultorea, e rappresenta esattamente quella multidimensionalità di forma e intenti che rivendico come libertà d’espressione. Quasi come “personaggi in cerca d’autore” le mie muse altro non sono che archetipi dimensionali dell’essere umano, sfaccettature di ognuno di noi che attraverso il tempo, lo spazio, il pubblico, il privato, sono parte di noi e ci costituiscono. Come numerose facce di un prisma uomo. All’interno della  serie, incompleta, e che continuerà a divenire, per tentare di “completarsi”, appaiono sia proprietà caratteriali, come “Invidia” o “Ventanni”, che momenti e sensazioni come ad esempio “Grace”, emozioni profonde e private come ad esempio “Warrior” o “Nomorewords”, e apparizioni sociali come “Lady Harlot”. Una sorta di àpeiron, una la dimensione senza tempo entro la quale tutti i contrari sono presenti.

In un linguaggio solo apparentemente classico, inteso come all’interno di schemi classici, ma in realtà, proprio perché insolito oggi, estremamente libero dagli stessi schemi, io parlo all’uomo, che sono io e che siamo tutti. Cerco di scavare significati e sfumature, per farle emergere ed essere riconosciute.

C'è un intento nel tuo fare arte?

Senza dubbio la mia spinta nel fare arte è l’inquietudine interiore e la ricerca spasmodica di un traguardo di comprensione del senso del vivere, non solo umano, ma universale.

A quale opera ti senti più affine di quelle che sono qui  esposte?

Nella mia “genuinità artistica”, come ha ben evidenziato nella sua critica  Maria Campitelli, è presente una “componente “procreativa”, in cui emerge la donna come colei che fa nascere, e anche quindi come espressione di un prorompente  impulso  creativo, analogo a quello artistico. “E' questa propulsione creativa, oggi calata nell'atto scultoreo, che le fa sentire quell’ altissima presunzione di onnipotenza" magica ed appagante, nel ricavare dalla materia, plasmandola, nuove forme/creature, nuovi segni coniugati con la vita”.

Ecco perché mi sento affine ad ogni singola opera in modi diversi, ma nella stessa intensità, in quanto creazione ed espressione piena di me.

Le tue sculture ricordano la classicità ma lanciano lo sguardo in un tempo più avveniristico ...ti ritrovi?

Come ho detto prima, “nelle Muse Interiori” uso un linguaggio solo apparentemente classico, perché figurativo e di un certo movimento, ma in realtà è come un cappellino vintage su un abito futuristico. Questo figurativo, se osservato bene, è calato in una forte contemporaneità proprio perché libero di strizzare l’occhio ad un immaginario a volte archeologico che si delineano con le crepe, colori, sfaldamenti, a volte mutante  che si percepiscono con i dettagli come alcune palpebre, misteriosi segni sulle carni, sguardi assenti o sornioni, a volte quasi di mondi alieni, a volte di epoche passate e futuri immaginati. Io rivendico strenuamente la libertà dagli schemi temporali e spaziali, perché è questa libertà che cerco e difendo nel fare arte, che mi offre sollievo al disagio nei confronti di tutte le convenzioni, prigionie mentali e luoghi comuni del vivere oggi.

 

 

 

“Memorabilia”: le opere di Franco Vecchiet al museo Revoltella

“Memorabilia”: le opere di Franco Vecchiet al museo Revoltella

Trieste -Si è inaugurata  sabato 15 febbraio alle ore 17.30 al Museo Revoltella , la mostra personale dell’artista triestino Franco Vecchiet che rimarrà aperta fino al 30 marzo.

Curata da Giulia Giorgi “Memorabilia” presenta uno spaccato dei vari cicli di lavoro che hanno impegnato il maestro negli ultimi 10 anni. Come costellazioni di un cielo personale, le ha definite così lo stesso Vecchiet, le opere selezionate ci introducono nel suo mondo fatto di visioni, gioco e sperimentazione.

“Mi muovo tra tradizione e innovazione, tra un desiderio di permanenza dell’opera e la sua fugace temporaneità” scrive nella monografia, così nelle sale del Museo Revoltella si alternano incisioni, sculture, libri d’artista, installazioni e collage. Incisioni in primis perché Vecchiet nasce incisore, allievo negli anni ’60 alle Accademie di Lubiana, allora tra le più all’avanguardia in Europa, e di Urbino, e di Augusto Cernigoj e Lojze Spacal a Trieste, che gli permettono un approccio molto libero ad una tecnica tradizionale. E se già in quegli anni non si limitava ai segni tradizionali ma sperimentava opere con impronte di pneumatici di automobili e camion, oggi in mostra presenta alcune serie del ciclo “Pavimenti”, in cui mostra attraverso il calco dei pavimenti di alcune aule in cui ha insegnato a Trieste, Venezia e Parigi quanto fossero diversi i modi d’insegnamento nelle diverse scuole.

I segni dell’acqua alta di Venezia distinguono inesorabilmente le tavole della vecchia sede della Scuola Internazionale di grafica, il linoleum dell’Istituto d’Arte di Trieste restituisce l’idea dello sfregamento delle sedie degli alunni su di esso, mentre la stampa del retro del pavimento dell’Accademia di Belle Arti di Parigi riporta macchie dei materiali più svariati. Anche dove l’occhio non può arrivare il segno del tempo nel lavoro dell’uomo può essere reso visibile, e si possono soprattutto evidenziare le differenze di approccio ad esso.

 

In ogni ciclo o singola opera c’è studio, osservazione, ma anche incredibile fantasia e senso ludico, sì perché Franco Vecchiet quando lavora si diverte e ogni suo lavoro diventa motivo di nuova ricerca, studio dei materiali e osservazione della realtà, nel senso che riesce ad adattare materiali diversi che di volta in volta soddisfano il filo del suo pensiero. Come nella tele, iniziate nel 2001 e ultimate nel 2014, lavorate con il sale che se da una parte ci ricorda la nostra appartenenza ad una città di mare, dall’altra ci porta lontano a un cielo di stelle di sale. O nei “Diari”, serie di collage su cui lavora dalla fine degli anni ’90 e in cui raccoglie frammenti di vita sotto forma di ritagli di giornale, riviste, manifesti, biglietti dell’autobus che documentano il mondo che lo circonda e scandiscono il passare del tempo, come pagine di diario in cui le annotazioni in merito agli stati d’animo sono sottolineate da impercettibili segni che sottolineano la diversità di un giorno rispetto a un altro e allo stesso tempo la loro somiglianza. Collage che poi diventano immagine sulle pagine in piombo di una serie di libri d’artista, ancora una volta oggetto-metafora del passare dei giorni, mesi e anni.

L’approccio concettuale di Franco Vecchiet al fare arte è documentato in questa esposizione anche dal Museo degli aeroplani di carta, un work in progress nato negli anni ’90 quando i bombardieri americani sorvolavano la nostra città prima di scaricare le loro pance piene di morte sulla Serbia,  che vede l’apporto di 50 di artisti, 20 quelli rappresentati al museo Revoltella, una sorta di scultura collettiva diffusa che, oltre a un significato estetico, vuole avere anche un valore etico: “gli aeroplani di carta in contrapposizione ai bombardieri di acciaio”. Etica che è sempre presente nel pensiero di Franco Vecchiet che sottolinea così il suo lavoro: “L’arte è una delle rare situazioni dove c’è ancora spazio per la poesia, per l’immaginazione, dove possiamo scegliere in libertà cosa fare, cosa produrre e con quali mezzi e metodi, scegliere e modellare il nostro mondo e noi stessi”.

Mostra realizzata con la partecipazione dell’Associazione culturale per l’arte KONS, organizzata dal Comune di Trieste, l’Unione Culturale Economica Slovena – Slovenska kulturno-gospodarska zveza SKGZ-

"EContemporary": continuano con gli aperitivi con gli artisti.

EContemporary continua con gli aperitivi con gli artisti

Trieste  - Continua l'iniziativa degli aperitivi con l'artista presso lo spazio espositivo EContemporary  e sabato 15 febbraio  dalle 18 alle 20 per una simpatica ed amichevole conversazione,  sarà la volta degli artisti Paolo Polenghi e Luigi Merola in merito alle loro opere esposte nell'attuale mostra "Divagazioni Scultoree" .

Lo Spazio Espositivo EContemporary(Elena Cantori Contemporary) si trova in Via Crispi, 28 – Trieste.

Si può visitare il sito www.elenacantori.com. L' orario per visitare la galleria  dal giovedì al sabato dalle 17 alle 20 gli altri giorni su appuntamento.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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