Parliamo di “Muse Interiori” con Alessandra Spigai.
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Martedì, 18 Febbraio 2014 19:13
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Trieste - Si inaugura, giovedì 20 febbraio alle ore 18 nella Sala Comunale d’Arte di Piazza dell' Unità a Trieste, la personale dell’artista triestina Alessandra Spigai, dal titolo “Muse Interiori”. A cura di a cura di Peter Iancovich per OpenUpArtGallery, apparato critico di Maria Campitelli.
Alessandra Spigai triestina d’adozione, nasce a Belluno da genitori toscano liguri e porta con sé i colori dell’uno e dell’altro, ha vissuto a Venezia e a Milano. La continua ricerca e curiosità hanno segnato il passo delle sue scelte artistiche e private, dal canto suo ha cercato, senza sosta, una dimensione che le appartenesse, ma si sa nell’arte c’è continua evoluzione e lei ne rappresenta un esempio.Artista eclettica ha iniziato solo recentemente a dedicarsi completamente alla scultura, dopo aver attraversato l’espressione di molte arti, dalla grafica al design, dalla scrittura alla fotografia, recenti sono le opere Type Objects, forme plastiche realizzate con vecchi caratteri tipografici.
Incontrandola abbiamo approfondito anche il suo modo di fare arte, le abbiamo chiesto:
Sei approdata alla scultura dopo varie sperimentazioni...vuoi raccontaci brevemente?
Mi sono innamorata di molte attività artistiche, a volte contemporaneamente, navigando quindi anche in fiumi paralleli, senza mai immergermene totalmente. Questa smania artistica si è riversata infatti in ambiti molto diversi, portandomi a sperimentare e conoscere mondi di grafica, calligrafia, tipografia, editoria artistica, scrittura, poesia, fotografia, disegno, mondi che mi hanno da sempre affiancata, privatamente, quasi come un vizio, senza mai prendere un ruolo predominante nel tempo.
Con la maturità invece ho finalmente compreso che la mia dimensione non era nel sceglierne una, ma nell’accettare una multidimensionalità artistica che desse respiro ad una mia profonda multidimensionalità dell’essere. In questa consapevolezza ho iniziato liberamente a fare scultura, poiché nell’espressione artistica specifica, attraverso la manipolazione della materia, ho raggiunto una vetta, che altro non è che, uno stadio più elevato di consapevolezza che si tinge di sperimentazione e continua ricerca.
Parliamo di questa tua mostra scultorea, "Muse Interiori" dalle quali emergono "la grazia, il coraggio, la contemplazione, l’alterigia" le tue opere emanano dettagli "a volte provocatori, a volte ironici, a volte riflessivi", cosa vorresti che restasse a chi guarda?
“Muse Interiori” è la mia presentazione scultorea, e rappresenta esattamente quella multidimensionalità di forma e intenti che rivendico come libertà d’espressione. Quasi come “personaggi in cerca d’autore” le mie muse altro non sono che archetipi dimensionali dell’essere umano, sfaccettature di ognuno di noi che attraverso il tempo, lo spazio, il pubblico, il privato, sono parte di noi e ci costituiscono. Come numerose facce di un prisma uomo. All’interno della serie, incompleta, e che continuerà a divenire, per tentare di “completarsi”, appaiono sia proprietà caratteriali, come “Invidia” o “Ventanni”, che momenti e sensazioni come ad esempio “Grace”, emozioni profonde e private come ad esempio “Warrior” o “Nomorewords”, e apparizioni sociali come “Lady Harlot”. Una sorta di àpeiron, una la dimensione senza tempo entro la quale tutti i contrari sono presenti.
In un linguaggio solo apparentemente classico, inteso come all’interno di schemi classici, ma in realtà, proprio perché insolito oggi, estremamente libero dagli stessi schemi, io parlo all’uomo, che sono io e che siamo tutti. Cerco di scavare significati e sfumature, per farle emergere ed essere riconosciute.
C'è un intento nel tuo fare arte?
Senza dubbio la mia spinta nel fare arte è l’inquietudine interiore e la ricerca spasmodica di un traguardo di comprensione del senso del vivere, non solo umano, ma universale.
A quale opera ti senti più affine di quelle che sono qui esposte?
Nella mia “genuinità artistica”, come ha ben evidenziato nella sua critica Maria Campitelli, è presente una “componente “procreativa”, in cui emerge la donna come colei che fa nascere, e anche quindi come espressione di un prorompente impulso creativo, analogo a quello artistico. “E' questa propulsione creativa, oggi calata nell'atto scultoreo, che le fa sentire quell’ altissima presunzione di onnipotenza" magica ed appagante, nel ricavare dalla materia, plasmandola, nuove forme/creature, nuovi segni coniugati con la vita”.
Ecco perché mi sento affine ad ogni singola opera in modi diversi, ma nella stessa intensità, in quanto creazione ed espressione piena di me.
Le tue sculture ricordano la classicità ma lanciano lo sguardo in un tempo più avveniristico ...ti ritrovi?
Come ho detto prima, “nelle Muse Interiori” uso un linguaggio solo apparentemente classico, perché figurativo e di un certo movimento, ma in realtà è come un cappellino vintage su un abito futuristico. Questo figurativo, se osservato bene, è calato in una forte contemporaneità proprio perché libero di strizzare l’occhio ad un immaginario a volte archeologico che si delineano con le crepe, colori, sfaldamenti, a volte mutante che si percepiscono con i dettagli come alcune palpebre, misteriosi segni sulle carni, sguardi assenti o sornioni, a volte quasi di mondi alieni, a volte di epoche passate e futuri immaginati. Io rivendico strenuamente la libertà dagli schemi temporali e spaziali, perché è questa libertà che cerco e difendo nel fare arte, che mi offre sollievo al disagio nei confronti di tutte le convenzioni, prigionie mentali e luoghi comuni del vivere oggi.