In discussione in Consiglio la riforma del sistema sanitario. Proteste in piazza Oberdan
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- Pubblicato Mercoledì, 01 Ottobre 2014 15:20
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Trieste - Due giornate di sedute dell'aula del Consiglio regionale sono dedicate questa settimana alla legge di riordino del sistema sanitario: il 30 settembre ed il 2 ottobre.
Martedì era all'ordine del giorno l'esame del disegno di legge della Giunta sulla sanità, al quale sono abbinate due proposte di legge sulla stessa materia, una a firma Tondo (Misto)-Santarossa (AR) e l'altra dei consiglieri di Forza Italia Riccardi, Ziberna, Novelli, Marini, De Anna.
Martedì la presidenza e i capigruppo consiliari hanno deciso di incontrare le delegazioni di alcuni comitati e i sindaci delle zone interessate dalla riforma sanitaria, in particolare del gemonese e del cividalese, prima di iniziare i lavori d'Aula, che sono stati posticipati.
In piazza Oberdan, davanti al palazzo del Consiglio regionale, era infatti in atto una manifestazione a sostegno delle richieste, avanzate a presidenza e capigruppo, che gli ospedali di Gemona, Cividale e Maniago non vengano declassati a meri presidi in seguito alla riforma.
Il presidente dell'assemblea legislativa, Franco Iacop, ha accolto la richiesta di ascoltare, con i presidenti dei Gruppi consiliari, le istanze dei comitati Cicogna, San Michele, Facebook, l'associazione commercianti Conserva di Gemona e il movimento per la salute di Cividale. Con loro, molti ma non tutti i sindaci dell'area interessata.
"Riteniamo fondamentale l'erogazione del servizio sanitario sul territorio in termini di adeguatezza e di sicurezza - ha detto il presidente Iacop. E vogliamo garantire la qualità di tale servizio sull'intera dimensione regionale".
E così prima che l'Aula si apprestasse a entrare nel merito del provvedimento, in sala Tessitori hanno parlato i rappresentanti dei comitati, a cominciare dal loro coordinatore, Claudio Polano, che ha puntato il dito soprattutto sulla capacità di intervento nei casi di emergenza e sulla qualità dei servizi sanitari che anche gli ospedali della montagna devono poter offrire, al pari degli altri sparsi sul territorio.
Invece - è la sua accusa - ci sarà un'area di 3.000 kmq i cui gli abitanti si riverseranno nell'unico ospedale di Tolmezzo, che tra l'altro non ha collegamenti veloci con le Valli del Natisone, la Val Canale-Canal del Ferro e neppure con la montagna pordenonese da cui arriveranno altri pazienti.
Questa dell'assessore Telesca e della presidente Serracchiani è una legge politica, che non tiene conto delle esigenze della montagna in favore delle aree forti. Eppure - ha concluso Polano - la ministra Lorenzin prevede deroghe proprio per gli ospedali di montagna. Mettetevi una mano sul cuore, quando voterete.
A seguire, gli interventi dei vari rappresentanti dei comitati non sono stati di tenore diverso: hanno chiesto cosa accadrà a chi avrà un'urgenza dopo le 20, orario di chiusura del pronto soccorso di Gemona, aggiungendo che il pronto soccorso di Udine è già spesso al collasso, non ce la farà ad assorbire anche i casi dei territori circostanti; i tre mesi da qui all'avvio della riforma sono troppo pochi, ci vuole più gradualità; non è vero che si sta potenziando la medicina di base; le ambulanze dell'ospedale di Gemona fanno interventi necessari per salvare la vita alle persone della montagna, arrivando per tempo quando hanno avuto un'emergenza, e coprono ogni giorno chilometri e chilometri di asfalto, molti più di quanti sono previsti dai protocolli; in montagna più che altrove, la distanza da un ospedale si traduce in sopravvivere o morire.
Subito dopo, il sindaco di Gemona, Paolo Urbani, ha affermato che la riforma non è equa. Ma soprattutto - ha detto - è sconcertante e umiliante essere qui a implorarvi per qualcosa che ci spetta di diritto.
Il collega di Cividale, Sandro Balloch, ha accusato la tempistica della riforma e ha chiesto sia fatta in 2-3 anni, aggiungendo che il Patto Lorenzin permette di intervenire senza declassare le strutture ospedaliere.
Infine, il primo cittadino di Stregna, Mauro Veneto, ha fatto presente che se sino a oggi certe scelte non sono state decise non è stato per mancanza di coraggio, ma per buon senso. Mi auguro - ha chiosato - che anche voi sappiate fare scelte di buon senso.
Le relazioni di minoranza al disegno di legge di revisione del sistema sanitario sono iniziate con l'intervento di Alessandro Colautti (NCD).
Il Nuovo Centro Destra stigmatizza la cancellazione della precedente legge in materia, ritenendo che quella previsione fosse utile anche per il presente disegno di legge.
Difatti, la nuova zonizzazione resta una delle parti meno condivise della norma, ma il riordino istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario regionale non può più essere rinviato ed è su questa linea che si è sviluppato il lavoro del suo Gruppo all'interno della Commissione consiliare competente, con emendamenti accolti a precise parti della norma.
Perno della posizione espressa, l'assonanza delle previsioni con i tratti del Patto della salute nazionale.
Sfavorevole la posizione espressa da Valter Santarossa (AR) che, nella sua relazione, giustifica la contrarietà al disegno di legge perché, invece di riformare il sistema in maniera coraggiosa, sperimenterebbe sulla salute dei cittadini un modello nuovo che porta con sé problematiche e rischi non trascurabili.
Sebbene d'accordo sui principi, Autonomia Responsabile non ritiene accettabile che l'organizzazione e la struttura del sistema sanitario siano un semplice abito da confezionare per vestire la riforma. Senza un'adeguata analisi, i consiglieri di minoranza rifiutano la fusione delle Aziende territoriali con le Aziende ospedaliere, fondata a loro dire su impostazioni ideologiche o su logiche politiche, corporativistiche e territoriali.
"Trovo paradossale sostenere che la riforma sia affrettata in quanto, al contrario, è molto articolata e assolutamente completa come più volte e da più parti ci è stato riconosciuto, talvolta anche dalle stesse opposizioni". Ha affermato da parte sua l'assessore alla Salute della Regione Friuli Venezia Giulia Maria Sandra Telesca, commentando quanto sostenuto dal centrodestra.
"Ciascuno - ha aggiunto Telesca - può naturalmente condividere o dissentire sui contenuti ma il testo che abbiamo portato in aula è il frutto di un lavoro avviato già all'inizio di questa legislatura, arricchito da un ampio confronto con tutti i portatori di interesse e dalla consulenza di gruppi di lavoro di professionisti".
In merito alla revisione della rete ospedaliera, l'assessore ha ritenuto "poco responsabile insinuare nella popolazione il dubbio che si vogliano tagliare servizi o chiudere ospedali". Al contrario "ci siamo dati una precisa missione, quella di rivalutare le funzioni degli ospedali di rete, cancellando definitivamente l'ipotesi di chiuderne veramente alcuni e dando loro una vera e precisa identità con il mantenimento, anzi il rafforzamento, di servizi che veramente servono ai nostri concittadini, con assoluta garanzia di qualità e sicurezza delle prestazioni".
Telesca ha infine spiegato che il principale obiettivo della Giunta regionale consiste soprattutto nel creare un sistema sanitario unico, capace di garantire uniformità di servizi in ogni area del territorio del Friuli Venezia Giulia.
"La riorganizzazione delle Aziende, che si concretizza anche in una riduzione del loro numero - ha evidenziato - è puramente funzionale. La linfa vitale della Riforma consiste proprio nella volontà di raggiungere l'unicità. Ogni struttura, ogni Azienda deve sentirsi come parte di un tutto, che deve operare in maniera armonica, per rispondere con efficacia e rapidità alle esigenze di salute e di benessere dei cittadini, sia dal punto di vista delle procedure amministrative sia sotto il profilo più importante, quello clinico e sanitario".
La fecondazione eterologa sarà possibile anche in Friuli Venezia Giulia
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- Pubblicato Sabato, 13 Settembre 2014 13:07
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Trieste - Dal 12 settembre in Friuli Venezia Giulia è possibile, per le coppie con determinati requisiti, avere accesso alla fecondazione eterologa nell'ambito dell'attività di Procreazione Medicalmente Assistita.
Le regole sono molto selettive: possono usufruirne solo coniugi o conviventi di sesso diverso, maggiorenni e di età potenzialmente fertile, con la donna che abbia non più di 50 anni e sia in buone condizioni di salute, in modo da poter affrontare positivamente una gravidanza.
A ciò si aggiunge l'obbligo di una certificazione attestante la non disponibilità di ovociti validi per la donna, mentre per l'uomo le indicazioni alla donazione sono tutte situazioni mediche e di sterilità comprovata.
Quest'attività non dovrebbe riguardare più di una quarantina di richieste l'anno ed a svolgerla saranno i centri già autorizzati alla PMA e cioè l'Ospedale di Pordenone ed l'IRCCS Burlo Garofolo di Trieste, entrambi dotati di una banca per la conservazione dei gameti.
Per quanto riguarda il costo della prestazione, la tariffa è stata indicata dalle Regioni nella misura di 1.000 euro, ma anche in questo caso vale la regola del ticket, che sarà stabilito la prossima settimana in sede di Commissione nazionale sanitaria.
L'Accordo ha valenza transitoria, in attesa che il Parlamento legiferi in materia, ma, osserva l'assessore Telesca, "rappresenta un risultato importante e risponde all'esigenza di una fecondazione eterologa regolamentata e controllata fissandone i cardini principali, che sono la qualità delle cellule riproduttive, garantita da un accurato screening dei donatori, e la gratuità del dono".
Riforma sanitaria: osservazioni e perplessità da parte di opposizione, professionisti e sindacati
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- Pubblicato Giovedì, 04 Settembre 2014 11:45
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Trieste - Si concludono giovedì 4 settembre le audizioni in III Commissione del Consiglio regionale sulle proposte di legge di Riforma sanitaria regionale. Costruttivo il confronto con operatori, ordini professionali e sindacati, che hanno mosso osservazioni e critiche. Intanto maggioranza e opposizione si preparano al confronto in Aula.
Il 2 settembre il capogruppo del Nuovo Centrodestra in Consiglio regionale FVG, Alessandro Colautti e il vice presidente del Consiglio Paride Cargnelutti, insieme al Coordinatore regionale NCD Isidoro Gottardo, hanno incontrato il ministro Beatrice Lorenzin e i tecnici del ministero per una approfondita analisi nel merito della proposta di riforma della Sanità della Giunta Serracchiani.
"Dall'approfondita sessione di lavoro - hanno dichiarato i rappresentanti regionali del NCD - sono emerse luci e ombre. Dall'accurata verifica è emersa la coerenza dell'impianto con le linee guida nazionali che puntano a una maggiore deospedalizzazione del paziente a favore di una specifica, qualificata e puntuale assistenza sul territorio. Sulla linea di riforma del FVG si stanno affiancando anche la Lombardia, l'Emilia Romagna e la Toscana.
"Tuttavia - continuano - sono emerse delle criticità che se non rimosse rischiano di pregiudicare tutto l'impianto. Il Nuovo Centrodestra, come fin qui dimostrano i fatti, non vuole bandierine e continuerà ad avere un atteggiamento responsabile, collaborativo, ma fortemente critico verso una maggioranza di centrosinistra che deve rimuovere tali ostacoli per evitare che si comprometta l'intera riforma nell'interesse del sistema sanitario e della nostra autonomia statutaria".
I consiglieri regionali di Autonomia Responsabile (Dipiazza, Santarossa, Revelant, Sibau) hanno fatto osservare che “Nel disegno di riforma della Sanità della Giunta Serracchiani è scomparso l’unico reparto di geriatria della regione presente a Trieste. Il fatto oltre ad essere preoccupante è allarmante e rafforza i sospetti che la riforma sia caratterizzata da molta superficialità”.
“Secondo gli ultimi dati tra cui il rapporto Auser il Friuli Venezia Giulia è tra le tre regione più vecchie d’Italia con il 23,4% di over65 e Trieste, dove non a caso è presente il reparto di geriatria, è addirittura la città più vecchia di Europa con il 27% di over65. La Geriatria di Trieste da sempre è presa a modello da tutto il sistema sanitario nazionale”.
“La cosa preoccupante – precisano i consiglieri di Autonomia Responsabile – è anche che nella prima bozza del disegno di legge che ci è stato inviato dall’assessore il reparto era presente, mentre nel disegno di legge depositato (reperibile in internet sul sito del Consiglio Regionale FVG) è sparita la struttura”.
“Ci auguriamo – concludono i consiglieri – che, anche se grave e indicativa dei processi con cui si sta lavorando, si sia trattato di una imbarazzante dimenticanza e che la Giunta corra immediatamente ai ripari”.
Il Movimento 5 Stelle, da parte sua, in vista della discussione della Riforma in Aula, ha in programma una serie di incontri con i cittadini e i professionisti per raccogliere le loro richieste in merito.
Gli incontri, organizzati dal Gruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale "saranno l'occasione per confrontarsi sulla riforma sanitaria che dovrebbe essere votata a fine mese. A pochi giorni dalla consegna da parte della Giunta del disegno di legge definitivo e dalla riproposizione da parte dell'ex governatore Tondo dell'Azienda territoriale unica, il M5S vuole favorire un dibattito costruttivo su quella che sarà la riforma con il maggior impatto sulla vita dei cittadini e sul bilancio della nostra Regione".
"L'obiettivo - spiega il consigliere regionale del M5S Andrea Ussai - è cercare di migliorare una riforma fatta a porte chiuse, che presenta ancora molte criticità e punti poco chiari. Su questo tema così sensibile - aggiunge il vicepresidente della III Commissione sanità - vogliamo ascoltare i cittadini e i professionisti per raccogliere le istanze che possono migliorare questa riforma che, a nostro modo di vedere, non può prescindere dal dialogo e dal confronto sul territorio".
Gli incontri si svolgeranno a settembre con questo calendario: 5 settembre ore 20.30: Venzone, sala consiliare; 6 settembre ore 16.00: Trieste, Knulp, via Madonna del Mare 7; 12 settembre ore 20.30: Gradisca, sala Palazzo Monte di Pietà, via Dante 29; 15 settembre ore 20.30: Cussignacco, bocciodromo, via Padova 20; 19 settembre ore 20.30: Pordenone, sala Bastia del Castello di Torre, via Vittorio Veneto 21.
Anche da parte dei professionisti interpellati provengono sia apprezzamenti che perplessità: il Coordinamento Regionale delle Professioni Sanitarie e del Sociale del Friuli Venezia Giulia, organizzazione che riunisce 19 sigle di professionisti, in un comunicato diffuso il 2 settembre ha espresso un giudizio complessivamente positivo sulle linee guida della riforma.
Nel comunicato diffuso dal Coordinamento si legge che il testo “affida agli ospedali il ruolo di luoghi in cui curare le patologie acute e al territorio la gestione della long care mettendo in rete medici di famiglia e Distretti, punta a riconvertire posti letto in attività distrettuali e a potenziare fase post ospedaliera, e affronta i “nuovi bisogni” in sanità con la definizione di nuovi paradigmi di cura e la sperimentazione di nuove modalità organizzative”.
Tuttavia, secondo il Coordinamento, in molti aspetti manca l’indicazione precisa dei tempi di realizzazione e attuazione della riforma, un aspetto che non può essere sottovalutato.
Il Coordinamento ha poi evidenziato come il testo di legge, pur riconoscendo il contributo dei professionisti della sanità e del sociale nella nuova sanità regionale, non contenga riferimenti precisi sulla valorizzazione del ruolo dei professionisti sanitari coinvolti, e limiti al solo ambito ospedaliero il modello organizzativo concordato nei tavoli di confronto.
Tra le posizioni più critiche emerse nelle audizioni si segnala quella del sindacato indipendente Fsi-Usae, che tramite il segretario Adamo Bonazzi ha comunicato la propria contrarietà al testo proposto dalla Giunta.
Così si legge nel comunicato: "Le fondamenta della riforma sanitaria del Friuli Venezia Giulia, in quanto assenti all'evidenza dei più, risultano - agli effetti normativi - oscure ed imperscrutabili e quindi sospette, o quantomeno assunte in un modo metodologicamente sbagliato".
"L'articolato - prosegue il comunicato di Fsi-Usae - propone invece un quadro di insieme che alla scrivente O.S. fa intravedere il parziale smantellamento del sistema senza che vi sia una effettiva compensazione in termini di servizi per i cittadini. Infatti, mentre è chiaro quali parti dell'attuale S.S.R. vengono cancellate e ridotte, nel testo del medesimo DDL non viene affatto chiarito con che cosa esse siano sostituite. Non possiamo condividere queste scelte né sul piano metodologico né tanto meno - ora come ora - sui contenuti della proposta".
Fsi-Usae contesta in particolare la creazione di un "Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi", a suo avviso "dotato di un'autonomia spropositata ed in cui saranno concentrati gli appalti per gli acquisti (e quindi anche le potenziali illegittimità)" e delle "Aziende per l'assistenza sanitaria", che "non hanno ragioni storiche o culturali di esistere, fatta eccezione per la necessità di garantire alle medesime un numero di residenti adeguato e paragonabile a quella delle altre aziende".
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