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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

In discussione in Consiglio la riforma del sistema sanitario. Proteste in piazza Oberdan

In discussione in Consiglio la riforma del sistema sanitario. Proteste in piazza Oberdan

Trieste - Due giornate di sedute dell'aula del Consiglio regionale sono dedicate questa settimana alla legge di riordino del sistema sanitario: il 30 settembre ed il 2 ottobre.

Martedì era all'ordine del giorno l'esame del disegno di legge della Giunta sulla sanità, al quale sono abbinate due proposte di legge sulla stessa materia, una a firma Tondo (Misto)-Santarossa (AR) e l'altra dei consiglieri di Forza Italia Riccardi, Ziberna, Novelli, Marini, De Anna.

Martedì la presidenza e i capigruppo consiliari hanno deciso di incontrare le delegazioni di alcuni comitati e i sindaci delle zone interessate dalla riforma sanitaria, in particolare del gemonese e del cividalese, prima di iniziare i lavori d'Aula, che sono stati posticipati.

In piazza Oberdan, davanti al palazzo del Consiglio regionale, era infatti in atto una manifestazione a sostegno delle richieste, avanzate a presidenza e capigruppo, che gli ospedali di Gemona, Cividale e Maniago non vengano declassati a meri presidi in seguito alla riforma.

Il presidente dell'assemblea legislativa, Franco Iacop, ha accolto la richiesta di ascoltare, con i presidenti dei Gruppi consiliari, le istanze dei comitati Cicogna, San Michele, Facebook, l'associazione commercianti Conserva di Gemona e il movimento per la salute di Cividale. Con loro, molti ma non tutti i sindaci dell'area interessata.

"Riteniamo fondamentale l'erogazione del servizio sanitario sul territorio in termini di adeguatezza e di sicurezza - ha detto il presidente Iacop. E vogliamo garantire la qualità di tale servizio sull'intera dimensione regionale".

E così prima che l'Aula si apprestasse a entrare nel merito del provvedimento, in sala Tessitori hanno parlato i rappresentanti dei comitati, a cominciare dal loro coordinatore, Claudio Polano, che ha puntato il dito soprattutto sulla capacità di intervento nei casi di emergenza e sulla qualità dei servizi sanitari che anche gli ospedali della montagna devono poter offrire, al pari degli altri sparsi sul territorio.

Invece - è la sua accusa - ci sarà un'area di 3.000 kmq i cui gli abitanti si riverseranno nell'unico ospedale di Tolmezzo, che tra l'altro non ha collegamenti veloci con le Valli del Natisone, la Val Canale-Canal del Ferro e neppure con la montagna pordenonese da cui arriveranno altri pazienti.

Questa dell'assessore Telesca e della presidente Serracchiani è una legge politica, che non tiene conto delle esigenze della montagna in favore delle aree forti. Eppure - ha concluso Polano - la ministra Lorenzin prevede deroghe proprio per gli ospedali di montagna. Mettetevi una mano sul cuore, quando voterete.

A seguire, gli interventi dei vari rappresentanti dei comitati non sono stati di tenore diverso: hanno chiesto cosa accadrà a chi avrà un'urgenza dopo le 20, orario di chiusura del pronto soccorso di Gemona, aggiungendo che il pronto soccorso di Udine è già spesso al collasso, non ce la farà ad assorbire anche i casi dei territori circostanti; i tre mesi da qui all'avvio della riforma sono troppo pochi, ci vuole più gradualità; non è vero che si sta potenziando la medicina di base; le ambulanze dell'ospedale di Gemona fanno interventi necessari per salvare la vita alle persone della montagna, arrivando per tempo quando hanno avuto un'emergenza, e coprono ogni giorno chilometri e chilometri di asfalto, molti più di quanti sono previsti dai protocolli; in montagna più che altrove, la distanza da un ospedale si traduce in sopravvivere o morire.

Subito dopo, il sindaco di Gemona, Paolo Urbani, ha affermato che la riforma non è equa. Ma soprattutto - ha detto - è sconcertante e umiliante essere qui a implorarvi per qualcosa che ci spetta di diritto.

Il collega di Cividale, Sandro Balloch, ha accusato la tempistica della riforma e ha chiesto sia fatta in 2-3 anni, aggiungendo che il Patto Lorenzin permette di intervenire senza declassare le strutture ospedaliere.

Infine, il primo cittadino di Stregna, Mauro Veneto, ha fatto presente che se sino a oggi certe scelte non sono state decise non è stato per mancanza di coraggio, ma per buon senso. Mi auguro - ha chiosato - che anche voi sappiate fare scelte di buon senso.

Le relazioni di minoranza al disegno di legge di revisione del sistema sanitario sono iniziate con l'intervento di Alessandro Colautti (NCD).

Il Nuovo Centro Destra stigmatizza la cancellazione della precedente legge in materia, ritenendo che quella previsione fosse utile anche per il presente disegno di legge.

Difatti, la nuova zonizzazione resta una delle parti meno condivise della norma, ma il riordino istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario regionale non può più essere rinviato ed è su questa linea che si è sviluppato il lavoro del suo Gruppo all'interno della Commissione consiliare competente, con emendamenti accolti a precise parti della norma.

Perno della posizione espressa, l'assonanza delle previsioni con i tratti del Patto della salute nazionale.

Sfavorevole la posizione espressa da Valter Santarossa (AR) che, nella sua relazione, giustifica la contrarietà al disegno di legge perché, invece di riformare il sistema in maniera coraggiosa, sperimenterebbe sulla salute dei cittadini un modello nuovo che porta con sé problematiche e rischi non trascurabili.

Sebbene d'accordo sui principi, Autonomia Responsabile non ritiene accettabile che l'organizzazione e la struttura del sistema sanitario siano un semplice abito da confezionare per vestire la riforma. Senza un'adeguata analisi, i consiglieri di minoranza rifiutano la fusione delle Aziende territoriali con le Aziende ospedaliere, fondata a loro dire su impostazioni ideologiche o su logiche politiche, corporativistiche e territoriali.

"Trovo paradossale sostenere che la riforma sia affrettata in quanto, al contrario, è molto articolata e assolutamente completa come più volte e da più parti ci è stato riconosciuto, talvolta anche dalle stesse opposizioni". Ha affermato da parte sua l'assessore alla Salute della Regione Friuli Venezia Giulia Maria Sandra Telesca, commentando quanto sostenuto dal centrodestra.

"Ciascuno - ha aggiunto Telesca - può naturalmente condividere o dissentire sui contenuti ma il testo che abbiamo portato in aula è il frutto di un lavoro avviato già all'inizio di questa legislatura, arricchito da un ampio confronto con tutti i portatori di interesse e dalla consulenza di gruppi di lavoro di professionisti".

In merito alla revisione della rete ospedaliera, l'assessore ha ritenuto "poco responsabile insinuare nella popolazione il dubbio che si vogliano tagliare servizi o chiudere ospedali". Al contrario "ci siamo dati una precisa missione, quella di rivalutare le funzioni degli ospedali di rete, cancellando definitivamente l'ipotesi di chiuderne veramente alcuni e dando loro una vera e precisa identità con il mantenimento, anzi il rafforzamento, di servizi che veramente servono ai nostri concittadini, con assoluta garanzia di qualità e sicurezza delle prestazioni".

Telesca ha infine spiegato che il principale obiettivo della Giunta regionale consiste soprattutto nel creare un sistema sanitario unico, capace di garantire uniformità di servizi in ogni area del territorio del Friuli Venezia Giulia.

"La riorganizzazione delle Aziende, che si concretizza anche in una riduzione del loro numero - ha evidenziato - è puramente funzionale. La linfa vitale della Riforma consiste proprio nella volontà di raggiungere l'unicità. Ogni struttura, ogni Azienda deve sentirsi come parte di un tutto, che deve operare in maniera armonica, per rispondere con efficacia e rapidità alle esigenze di salute e di benessere dei cittadini, sia dal punto di vista delle procedure amministrative sia sotto il profilo più importante, quello clinico e sanitario".

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Direttore: Maurizio Pertegato
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