Meteo: arriva "Cleopatra", lunedì 15 rischio nubifragi in Friuli Venezia Giulia
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- Categoria: Ecologia ed ambiente
- Pubblicato Domenica, 14 Ottobre 2012 11:27
- Scritto da Maurizio Pertegato
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Roma - L’autunno arriva con ‘Cleopatra’, un ciclone mediterraneo che nasce proprio dai contrasti tra l’aria più fredda che sta scendendo da latitudini artiche verso la Spagna e il Marocco, con l’aria più calda di risposta dall’entroterra sahariano. Cleopatra raggiungerà la massima potenza nella serata e nella notte tra lunedì 15 e martedì 16.
Antonio Sanò, direttore del portale ilmeteo.it, avverte che saranno ben 6 le regioni a rischio nubifragi nelle prossime ore: Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, e poi Toscana, Lazio, Campania.
Da questa sera, domenica 14, e per 12 ore, dalle 20 fino alle 8 di lunedì, è massima allerta in Liguria e, in particolare, nella provincia di Genova con punte di 100mm di pioggia. Poi, nella notte, sarà la Lombardia e soprattutto il Bergamasco a essere violentemente colpito con 60mm di pioggia.
Lunedì 15 i nubifragi si portano sul Friuli Venezia Giulia dove attendiamo 150mm in 24 ore con punte di 200m tra le 8 di lunedì e le 8 di martedì. Nubifragi anche sull’alta Toscana e dal pomeriggio sul Lazio e Roma con punte di 50-100m in 12 ore.
Il Comune di Trieste alla Barcolana promuove la sensibilità ambientale
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- Pubblicato Giovedì, 11 Ottobre 2012 16:07
- Scritto da Tiziana Melloni
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Trieste - In occasione della Barcolana, la celebre regata velica che si tiene domenica 14 ottobre, il Comune di Trieste ha allestito uno stand sulle Rive, collocato di fronte all’Hotel Savoia, dove cittadini e turisti potranno trovare tutto il materiale informativo sulle attività svolte in materia ambientale (un dépliant esplicativo, una lettera sul tema del rigassificatore, opuscoli sulla raccolta differenziata, visite guidate all’acquedotto Randaccio e indicazioni e numeri utili) a partire dalle 9 del mattino fino alle 22.
Presso lo stand sarà disponibile un fascicolo dal titolo “Il Comune di Trieste e l’Ambiente”, in cui sono spiegate le competenze in materia ambientale: dall’inquinamento atmosferico, elettromagnetico e acustico e siti inquinati, alle attività estrattive, all’abbandono dei rifiuti, la balneazione, l’autorizzazione varie di impianti di produzione energia elettrica ecc. E in cui viene illustrata la politica energetica del Comune di Trieste con le linee guida in materia di tematiche energetiche e ambientali, che sono state adottate nel gennaio 2012 per ridurre le emissioni inquinanti e l’adesione al Patto dei Sindaci (giugno 2012), un documento importante per la redazione del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES).
Inoltre, in collaborazione con WWF e AcegasAps sono state organizzate visite guidate all’Acquedotto “G. Randaccio” ampiamente documentate in un opuscolo nello stand.
Ancora nel depliant “Il Comune e l’Ambiente” è messa in evidenza appunto la raccolta differenziata dei rifiuti: le "isole ecologiche stradali" (carta, plastica, vetro e lattine); i Centri di raccolta, il Servizio di prelievo a domicilio dei rifiuti ingombranti e 2porta a porta" del verde dei giardini privati; la raccolta di imballaggi di cartone per le attività commerciali e la raccolta dell’umido riservato alla grande distribuzione (ristoranti, mense, supermercati ecc).
Presso lo stand sarà disponibile l’utile fascicolo esplicativo fornito a domicilio dall’AcegasAps a tutti gli utenti contenente tutte le modalità della raccolta differenziata.
Inoltre, sempre presso lo stand sarà reperibile un importante ulteriore documento riassuntivo sul tema del rigassificatore che contiene le principali motivazioni del no del Comune di Trieste.
Vajont, per non dimenticare. Furono quasi 2000 le vittime quel 9 ottobre 1963 a Longarone
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- Pubblicato Martedì, 09 Ottobre 2012 19:58
- Scritto da Tiziana Melloni
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Longarone (Bl) - Oggi 9 ottobre ricorre il 49° anniversario della tragedia del Vajont. Al confine tra Veneto e Friuli, tra le province di Belluno e Pordenone, alle 22.39 del 9 Ottobre 1963 un versante del Monte Toc franò sopra al bacino idroelettrico del Vajont. L'acqua contenuta nell'invaso superò la diga. L'enorme massa d'acqua e detriti invase la valle del Piave e spazzò via l'abitato di Longarone con i comuni limitrofi.
Le vittime furono quasi 2000. Molta gente in quel momento stava guardando in televisione una partita della Coppa dei Campioni.
Moltissime persone non furono nemmeno ritrovate, rimaste sepolte da strati di acqua e fango. La marea di detriti seguì il corso del fiume Piave, arrivando a sfociare pochi giorni dopo sul mare Adriatico. La diga, nonostante la frana e l'enorme sollecitazione provocata dall'acqua, rimase intatta.
Ecco cosa scriveva il grande Dino Buzzati sul "Corriere della Sera" all'indomani del disastro:
«Come ricostruire ciò che è accaduto, la frana, lo schiantamento delle rupi, il crollo, la cateratta di macigni e di terra nel lago? E l’onda spaventosa, dal cataclisma biblico, che è lievitata gonfiandosi come... Sì come un immenso dorso di balena, ha scavalcato il bordo della diga, è precipitata a picco giù nel burrone, avventurandosi, terrificante bolide di schiuma, verso i paesi addormentati. E il tonfo nel lago il tremito della guerra, lo scrole dell’acqua impazzita, il frastuono della rovina totale, coro di boati stridori, rimbombi, cigolii, scrosci, urla, gemiti, rantoli, invocazioni, pianti? E il silenzio alla fine, quel funesto silenzio di quando l’irreparabile è compiuto, il silenzio stesso che c’è nelle tombe?
Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi».
Le cause principali del disastro furono legate essenzialmente a due fattori: la costituzione geologica del versante nord del Monte Toc (il termine toc in dialetto friulano significa "sfatto", "marcio"), di natura calanchiva e noto per la sua franosità; l'azzardo dell'ente gestore, che innalzò le acque del lago artificiale oltre quota 700 metri, sottovalutando negligentemente il pericolo di tale situazione.
"La tragedia del Vajont – ha ricordato oggi il governatore del Veneto Luca Zaia – ci testimonia ogni giorno che nessuno può avere la superbia di essere più forte della terra e di poterla domare. 49 anni dopo, il Vajont è ancora una lezione".
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