Vajont, per non dimenticare. Furono quasi 2000 le vittime quel 9 ottobre 1963 a Longarone
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- Categoria: Ecologia ed ambiente
- Pubblicato Martedì, 09 Ottobre 2012 19:58
- Scritto da Tiziana Melloni
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Longarone (Bl) - Oggi 9 ottobre ricorre il 49° anniversario della tragedia del Vajont. Al confine tra Veneto e Friuli, tra le province di Belluno e Pordenone, alle 22.39 del 9 Ottobre 1963 un versante del Monte Toc franò sopra al bacino idroelettrico del Vajont. L'acqua contenuta nell'invaso superò la diga. L'enorme massa d'acqua e detriti invase la valle del Piave e spazzò via l'abitato di Longarone con i comuni limitrofi.
Le vittime furono quasi 2000. Molta gente in quel momento stava guardando in televisione una partita della Coppa dei Campioni.
Moltissime persone non furono nemmeno ritrovate, rimaste sepolte da strati di acqua e fango. La marea di detriti seguì il corso del fiume Piave, arrivando a sfociare pochi giorni dopo sul mare Adriatico. La diga, nonostante la frana e l'enorme sollecitazione provocata dall'acqua, rimase intatta.
Ecco cosa scriveva il grande Dino Buzzati sul "Corriere della Sera" all'indomani del disastro:
«Come ricostruire ciò che è accaduto, la frana, lo schiantamento delle rupi, il crollo, la cateratta di macigni e di terra nel lago? E l’onda spaventosa, dal cataclisma biblico, che è lievitata gonfiandosi come... Sì come un immenso dorso di balena, ha scavalcato il bordo della diga, è precipitata a picco giù nel burrone, avventurandosi, terrificante bolide di schiuma, verso i paesi addormentati. E il tonfo nel lago il tremito della guerra, lo scrole dell’acqua impazzita, il frastuono della rovina totale, coro di boati stridori, rimbombi, cigolii, scrosci, urla, gemiti, rantoli, invocazioni, pianti? E il silenzio alla fine, quel funesto silenzio di quando l’irreparabile è compiuto, il silenzio stesso che c’è nelle tombe?
Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi».
Le cause principali del disastro furono legate essenzialmente a due fattori: la costituzione geologica del versante nord del Monte Toc (il termine toc in dialetto friulano significa "sfatto", "marcio"), di natura calanchiva e noto per la sua franosità; l'azzardo dell'ente gestore, che innalzò le acque del lago artificiale oltre quota 700 metri, sottovalutando negligentemente il pericolo di tale situazione.
"La tragedia del Vajont – ha ricordato oggi il governatore del Veneto Luca Zaia – ci testimonia ogni giorno che nessuno può avere la superbia di essere più forte della terra e di poterla domare. 49 anni dopo, il Vajont è ancora una lezione".