Nuova sfida dei sostenitori degli Ogm, ma salta la semina di Mon810
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- Pubblicato Domenica, 07 Settembre 2014 18:03
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Udine - "Domani, nei campi di Colloredo, appena dissequestrati dalla Procura di Udine, provvediamo a riseminare mais Ogm, per manifestare il nostro assoluto dissenso nei confronti della Procura della Repubblica che non ha esitato a distruggere la prova sperimentale che stavamo portando avanti" aveva dichiarato sabato 6 settembre Giorgio Fidenato, leader di Agricoltori Federati e paladino delle coltivazioni transgeniche.
"Nonostante avessimo informato che le norme invocate a sostegno della loro azione erano palesemente anticostituzionali e in totale contrasto con quelle europee - aveva affermato ancora Fidenato - non hanno esitato a reprimere un'attività perfettamente lecita. Sappiamo anche che la Procura sta continuando a indagare nonostante sia in possesso dell'opinione scientifica dell'Efsa, del settembre 2013, che ha invalidato i dati proposti dall'Italia a sostegno delle sue misure di emergenza".
"Per questo motivo, rientrati in possesso dei terreni sequestrati, procederemo alla semina di nuovo mais Ogm in aperta sfida alla Procura di Udine, affinché si renda conto di quanto male sta facendo alla comunità friulana. Insieme al mais semineremo anche del radicchio per dimostrare che sopra ed accanto ad una coltivazione di mais Ogm si possono coltivare anche altre colture senza provocare alcun danno a chicchessia".
L'annuncio era stato fatto nonostante il recente decreto legge 24 giugno 2014, n. 91, che sancisce che chi coltiva OGM in Italia rischia fino a 3 anni di carcere e multe fino a 30mila euro.
Peraltro domenica la semina di mais Mon810 Ogm nel campo di Colloredo di Monte Albano è saltata. Assente Fidenato, un piccolo gruppo di sostenitori delle coltivazioni transgeniche si è riunito nel campo. Solo un piccolo appezzamento di terreno è stato seminato, a titolo di prova "per testare la germinabilità" hanno dichiarato gli agricoltori.
Da parte sua, a fine agosto, la Monsanto, produttrice e titolare del brevetto del mais Mon810, aveva deciso di non commercializzare sul mercato italiano le sementi Ogm.
Il direttore commerciale per l’Italia Federico Bertoli aveva detto che “Monsanto commercializzerà sementi geneticamente modificate unicamente laddove sussisteranno un ampio supporto politico, una rilevante domanda degli agricoltori e ci si trovi in presenza di un sistema regolatorio chiaro e applicabile”.
L'assessore e vice presidente Sergio Bolzonello aveva accolto con soddisfazione tale risultato: “La Regione si è assunta un ruolo, non semplice e non comodo, di apripista per ottenere alla fine il risultato di vedere riconosciuto il suo territorio libero dal mais geneticamente modificato”.
Un ruolo il cui fine dichiarato, per Bolzonello, è quello di voler “tutelare l’autenticità e la tipicità dei prodotti locali”, in una regione “che non potrebbe, per la sua peculiare natura, tollerare senza pregiudizio la coltivazione di Ogm”.
Elettrodotto Wurmlach-Somplago: era stato approvato dal ministero, ora parere negativo dell'Austria
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- Pubblicato Venerdì, 05 Settembre 2014 11:32
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Udine - Il Tribunale Amministrativo Federale austriaco ha espresso parere sfavorevole al progetto Elettrodotto tra Wurmlach e Somplago perché "non compatibile con la tutela dell'ambiente e del paesaggio".
Soddisfazione è stata espressa da parte dei sindaci dei Comuni interessati, da Legambiente e dal coordinamento dei Comitati contro l'elettrodotto. L'unico rincrescimento - ha detto al "Messaggero Veneto" il referente del coordinamento Renato Garibaldi - è che "il risultato tanto atteso sia arrivato dall’Austria e non dalla Regione e dal Governo".
Legambiente, nell'annunciare la decisione dell'Austria, parla di "opera devastante" e di un giudizio, espresso il 2 settembre in oltre 50 pagine, "frutto di corretta valutazione delle norme e dei dati oggettivi in campo".
Per Legambiente sorprende "il giudizio di compatibilità che era stato espresso dalle autorità italiane".
Il decreto del Ministro dell'Ambiente che dava esito positivo alla procedura di VIA relativa all’Elettrodotto Wurmlach-Somplago era stato pubblicato il 26 luglio scorso sulla Gazzetta Ufficiale.
Di conseguenza si erano mobilitati i cittadini Comuni interessati dal passaggio dell'elettrodotto per manifestare contro l'opera, con l'accensione di falò lungo il percorso dei tralicci (nella foto Legambiente).
La questione dell'elettrodotto, il cui eventuale tracciato si snoda per 45 km, di cui 34 in Carnia e i restanti in Carinzia, con 84 tralicci alti da 25 fino a un massimo di 60 metri, è aperta da più di 5 anni.
Il gruppo che ha proposto il progetto è Alpe Adria Energia, a cui partecipano, assieme ad ENEL, gli industriali Fantoni, Pittini e Burgo.
Le imprese proponenti considerano l'elettrodotto determinante per competere a livello internazionale, comportando un livellamento dei costi energetici, in Italia ancora molto elevati rispetto al resto d'Europa.
La Regione Friuli Venezia Giulia non si era espressa in merito, non avendo ancora titolo ad esprimere un proprio parere.
Il 1° agosto scorso il presidente Serracchiani e l'assessore Vito avevano incontrato i vertici di Alpe Adria Energia ed avevano manifestato l'intenzione di "conoscere al più presto le posizioni delle singole amministrazioni comunali, tenendo presente anche gli aspetti compensativi e di impatto visivo ed ambientale. La Regione - avevano dichiarato - farà la sua parte per accompagnare la procedura e, al momento opportuno, prendere le decisioni opportune".
Era stato già il WWF, ancora nel 2010, a denunciare l’impatto ambientale e paesaggistico delle opere in progetto, soprattutto in relazione a zone sensibili quali la ZPS Alpi Carniche e a zone scarsamente antropizzate e dall’elevato valore naturalistico; in particolare, sulla base di osservazioni sul posto, il WWF aveva potuto verificare che il tracciato previsto interferisce con diverse aree di riproduzione e arene di canto di specie ornitiche di interesse prioritario per la Comunità Europea (in base alla Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE).
Finisce il blocco della pesca in Alto Adriatico. Consumi di pesce in drastico calo
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- Pubblicato Venerdì, 05 Settembre 2014 10:15
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Trieste - Tornano finalmente in mare i pescherecci nell'alto Adriatico per rifornire mercati e ristorazione di pesce fresco locale, che mancava da 42 giorni. È Coldiretti Impresapesca a dare la notizia della fine del fermo pesca che dal 28 luglio aveva bloccato le attività della flotta italiana da Trieste a Rimini. Il provvedimento aveva l’obiettivo di garantire il ripopolamento dei mari.
Tornano così lungo la costa adriatica le tradizionali fritture e grigliate a "chilometri zero" con il pescato locale e meno rischi di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto straniero delle stessa specie del nazionale se non addirittura esotico e spacciato per nostrano.
Un'opportunità per rilanciare i consumi di pesce e salvare cosi le marinerie dal collasso, in una situazione che, secondo un’analisi Coldiretti Impresa Pesca su dati Ismea, ha visto aumentare del 7 per cento le famiglie italiane che hanno rinunciato ad acquistare pesce fresco nonostante una marcata flessione dei prezzi medi al consumo del pesce fresco, soprattutto per i molluschi.
A segnare un forte calo nei consumi - precisa la Coldiretti – sono soprattutto polpi (-22 per cento), spigole (-20 per cento) e calamari (-16 per cento).
Un crollo che ha messo a dura prova la flotta di pescherecci italiana che negli ultimi 30 anni ha già perso il 35 per cento delle imbarcazioni e 18.000 posti di lavoro.
Per valorizzare il pesce pescato e allevato nel nostro Paese mediante la creazione di una filiera ittica tutta italiana che tuteli la qualità e l'identità nazionale del prodotto Coldiretti Impresa Pesca ha avviato iniziative pilota per la vendita diretta del pesce presso la rete di Campagna Amica.
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