Goletta Verde: coste del Friuli Venezia Giulia inquinate dai fiumi ed invase dal cemento
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- Pubblicato Giovedì, 14 Agosto 2014 17:08
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Monfalcone (Go) - Il Friuli Venezia Giulia è l’ultima regione toccata dal tour 2014 della Goletta Verde, la campagna itinerante di Legambiente, che anche quest’estate ha realizzato un monitoraggio sullo stato di salute del mare e dei litorali italiani, in 32 tappe da nord a sud della Penisola, prelevando e analizzando oltre 200 campioni d’acqua.
La missione della nave di Legambiente si conclude giovedì 14 agosto a Monfalcone. Il 12 agosto si è svolta la conferenza "Per qualche tanica in più: l’insensata corsa all’oro nero nei mari italiani"; il 13 agosto si sono svolte alcune iniziative per ragazzi; il 14 si è tenuta la conferenza stampa con la presentazione dei risultati del monitoraggio.
La nostra Regione purtroppo non brilla per impegno nella protezione delle acque e delle coste. Vediamo alcuni dei dati che emergono dal rapporto di Goletta Verde.
Su un totale di 111 chilometri di costa - da Muggia, al confine con la Slovenia, a Lignano Sabbiadoro, al confine con il Veneto – 61,5 km, cioè il 55,4% del totale della costa del Friuli Venezia Giulia è stato modificato inesorabilmente da interventi edilizi negli ultimi due decenni, cancellando ben due chilometri di costa.
E il boom del cemento non accenna a diminuire con il rischio di far scomparire per sempre le bellezze naturali della regione.
“I paesaggi costieri sono uno straordinario patrimonio e costituiscono una parte rilevante dell’identità italiana oltre che una potenzialità unica di valorizzazione turistica ed economica – dichiara Mattia Lolli, portavoce di Goletta Verde -. I cambiamenti avvenuti in Friuli-Venezia Giulia, come in altre regioni italiane, negli ultimi decenni sono purtroppo molto rilevanti e in larga parte poco conosciuti. Anni in cui sia le Regioni che il Ministero dei Beni Culturali hanno sostanzialmente chiuso gli occhi di fronte a quanto stava succedendo sulle nostre coste.
Lo studio di Legambiente ha analizzato la costa del Friuli Venezia Giulia in un arco di tempo che va dal 1988 al 2011. Grazie alla sovrapposizioni delle foto satellitari è stato possibile fare un raffronto con quella che era l’occupazione della costa all’epoca e come si è evoluta nei 23 anni presi in esame.
Lo studio del consumo di suolo in questo periodo è importante anche perché, almeno in teoria, sono gli anni in cui erano in vigore i vincoli della legge 431/1985, la “Galasso”. Malgrado questi vincoli paesaggistici sono stati cancellati 2mila metri di paesaggi costieri, ossia più del 3 per cento dell’intera urbanizzazione avvenuta fino al 1988.
Più precisamente sono 34 i km occupati da opere infrastrutturali (il solo porto di Trieste occupa 23 km di costa); 6, invece, i chilometri di paesaggi urbani che si possono considerare ad alta densità; 21,5 i chilometri di costa occupati da insediamenti (9,2 km paesaggi agricoli e 40,3 km con caratteri naturali).
È, inoltre, da sottolineare come la costa friulana continui ad essere a rischio di cementificazione, in particolare a Lignano e Grado dove sono stati presentati progetti turistici per centinaia di migliaia di metri cubi e che occorre assolutamente scongiurare.
È stato infine di recente inaugurato, e quindi non compare nell’analisi, il vecchio progetto di un nuovo complesso turistico, “Portopiccolo Sistiana” nel golfo di Trieste, costituito da case, residence e posti barca all’interno di un bacino artificiale costruito in un’area ex cava di 15 ettari.
Da un punto di vista delle opere infrastrutturali, si evidenzia la realizzazione di alcuni nuovi moli a Trieste dove resta ancora aperta la questione del recupero dell’area del porto franco.
Anche se sono presenti riserve naturali, siti di interessi comunicati e Zone di protezione speciale, soltanto l’8 per cento della costa risulta ad oggi sotto effettiva tutela.
E sono ancora le foci dei fiumi e di canali a mettere a rischio la salute del mare del Friuli Venezia Giulia. Degli otto punti monitorati lungo i 111 chilometri di coste tre punti sono risultati “fortemente inquinati” e quindi con una presenta di carica batterica almeno del doppio rispetto ai limiti consentiti dalla legge: le foci dei fiumi Isonzo e Stella e del canale di via Battisti a Muggia da anni continuano a immettere in mare sostanze che mettono a serio rischio il delicato ecosistema marino della regione.
Fiumi e canali che raccolgono scarichi non depurati adeguatamente o addirittura che confluiscono a mare senza alcun tipo di trattamento. Criticità, quelle sul sistema depurativo, per le quali anche l’Unione Europea ci chiede di fare presto: la nuova procedura di infrazione arrivata nei mesi scorsi coinvolge anche otto agglomerati urbani del Friuli-Venezia Giulia nei quali sono state riscontrate “anomalie” circa il trattamento dei reflui.
“Il nostro Paese vive un vero e proprio deficit depurativo che non risparmia neanche il Friuli Venezia Giulia – ha aggiunto Mattia Lolli -. Gli scarichi del 22% della popolazione non vengono correttamente depurati e rischiano di provocare l’inquinamento del mare, dei fiumi e dei laghi. È per questa battaglia di civiltà che il monitoraggio di Goletta Verde anche quest’anno è stato incentrato proprio su tratti di mare interessati da fenomeni di inquinamento legati a mancata o insufficiente depurazione, come le spiagge in prossimità a foci di fiumi e canali".
"Legambiente, è bene ribadirlo effettua un’istantanea che non vuole sostituirsi ai monitoraggi ufficiali e non assegna patenti di balneabilità. È evidente, però, che i punti critici evidenziati dai nostri monitoraggi meritano un approfondimento da parte degli enti competenti".
"Anche l’Unione Europea punta il dito sulla inefficienza della depurazione del Friuli-Venezia Giulia. Per l’ennesima volta rischiamo di pagare multe salatissime che graveranno su tutti i cittadini, soldi che potrebbero essere, invece, investiti sull’adeguamento dei depuratori”.
Proprio alla vigilia della stagione balneare, inoltre, l’Unione Europea ha nuovamente avviato una procedura di infrazione ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane (procedura n. 2014/2059 del 31 marzo 2014) - dopo già due condanne a carico del nostro Paese - che coinvolge 8 agglomerati urbani del Friuli-Venezia Giulia (per un totale di 350.309 abitanti equivalenti) per i quali non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceve un adeguato trattamento secondario o gli impianti non sono completamente conformi alla direttiva europea.
Nel mirino dell’Ue sono finiti gli agglomerati urbani di Trieste-Muggia; Fiume Veneto; Maniago; Prata di Pordenone; Rivignano; San Daniele del Friuli; Pasian di Prato e Tricesimo.
(Foto: Goletta Verde Photostream su Flickr)
Maltempo in Friuli Venezia Giulia: villeggianti e campeggiatori evacuati, alberi caduti e frane
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- Pubblicato Giovedì, 14 Agosto 2014 16:27
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Pordenone - Il maltempo che ha colpito il 13 agosto il Friuli Venezia Giulia ha provocato danni in trentaquattro comuni della Regione, in particolare in provincia di Udine e Pordenone.
La Protezione Civile sta compiendo una prima stima dei danni. Per fronteggiare la situazione sono stati attivati dalla Sala Operativa Regionale 123 volontari.
Nella notte quattro turisti tedeschi sorpresi dall'ondata di piena del fiume Tagliamento sono stati tratti in salvo da un elicottero dell'Esercito.
Nel comune di Pontebba, zona Studena bassa, lungo la strada che collega la frazione a Cason di Lanza, causa frana, sono stati portati in salvo circa 40 scout, che hanno trovato riparo nella scuola di Pontebba.
Segnalazioni per caduta alberi e allagamenti sono pervenute alla Sala Operativa regionale dai Comuni di Aviano, Maniago, Tolmezzo, Tramonti di Sopra, Moggio Udinese, Montereale Valcellina, Amaro, Pordenone, Sacile, Barcis, Paularo, Tramonti di Sotto, Pontebba, San Martino al Tagliamento, Fontanafredda, San Giorgio alla Rinchivelda, Porcia, Gemona del Friuli, Venzone, Majano, Bordano, Ragogna.
Nel Comune di Moggio Udinese la SP112 è interrotta per frana, in località Dordolla; qui c'è stata anche una interruzione della linea elettrica, durata qualche ora. Sul territorio comunale altre frane hanno interrotto la viabilità comunale nella frazione di Moggessa.
La strada tra Tolmezzo e Illegio è interrotta per frana. La strada di Studena Bassa è chiusa con ordinanza comunale.
Friuli Venezia Giulia: multe europee per 66 milioni se non provvede ai depuratori entro il 2015
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- Pubblicato Mercoledì, 13 Agosto 2014 17:00
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Trieste - È entrata nella fase operativa #italiasicura, la struttura di missione del Governo italiano “contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche”, coordinata da Erasmo D'Angelis e con direttore Mauro Grassi. Presentato il 9 luglio scorso, si tratta di un gruppo che ha lo scopo specifico di monitorare e sbloccare un settore, quello delle acque, in emergenza e in infrazione europea con pesanti sanzioni in arrivo.
Il Corriere della Sera del 13 agosto dà notizia di un primo rapporto della Struttura di missione consegnato al Governo, riguardante la presenza di strutture di depurazione delle acque.
Emerge a sorpresa che la regione più a rischio di sanzioni europee per l’assenza di depurazioni è il Friuli Venezia Giulia: la multa in arrivo da Bruxelles il 1° gennaio 2016, secondo le previsioni calcolate dalla Struttura di missione, dovrebbe essere di 66 milioni di euro, pari a 53,6 euro pro capite.
Il Governo ha affidato alla Struttura di missione misure straordinarie e il compito di fare regia e coordinare tutte le strutture dello Stato (Ministeri, Protezione civile, Regioni, Enti locali, Consorzi di bonifica, Provveditorati alle opere pubbliche, Genio Civile ed enti e soggetti locali), per trasformare in cantieri oltre 2,4 miliardi di euro non spesi dal 1998 per ridurre stati di emergenza territoriali (casse di espansione e vasche di laminazione di fiumi e torrenti, argini anti-alluvioni, briglie per regimentazione acque, messa in sicurezza di frane, stabilizzazione di versanti a rischio crollo, riattivazione di linee Fs locali interrotte e di ponti e infrastrutture viarie di Anas).
L'Accordo di partenariato 2014-2020, che sarà stipulato a settembre con l'Unione europea, permetterà di definire il calendario dettagliato per la piena attuazione di alcune importanti direttive comunitarie. Tra queste, quella relativa al servizio idrico, civile e irriguo, per la quale è richiesta l'azione congiunta di Governo e Regioni.
Nel bilancio dello Stato sono utilizzabili e ancora non spesi né impegnati in fase di cantiere 1.6 miliardi di euro stanziati con Delibera Cipe nel 2012 per opere urgenti di fognature e depuratori nelle Regioni del Sud da concludere entro il 2015 (la maggior parte tra Sicilia e Calabria).
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