Marco D'Aviano, il cappuccino eroe della battaglia di Vienna, diventa protagonista di un film. L'anteprima
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- Pubblicato Venerdì, 12 Aprile 2013 12:26
- Scritto da Maurizio Pertegato
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Pordenone - È stato presentato l'11 aprile a Fiume Veneto (Pn), in anteprima nazionale, il nuovo film di Renzo Martinelli “11 Settembre 1683″. Tratto dal libro di Carlo Sgorlon “Il taumaturgo e l’imperatore”, il film è dedicato alla figura di padre Marco D’Aviano (interpretato dall’ attore F. Murray Abraham): il frate che realizzò la Lega Santa, ovvero l’alleanza di truppe cristiane che respinse l’assalto delle armate ottomane a Vienna nel 1683.
Quando l’Europa era sull’orlo di essere conquistata dalle armate dell’Islam, il valoroso frate del Nord Est italiano, Marco D’Aviano, si oppose ad esse riuscendo ad unire il popolo cristiano nella Lega Santa. Marco D’Aviano - beatificato da Giovanni Paolo II il 27 aprile 2003 - fu un personaggio importante per la battaglia che cristiani e musulmani combatterono a Vienna.
Il film “11 Settembre 1683″ è la ricostruzione della battaglia avvenuta a Vienna contro trecentomila soldati musulmani guidati da Karà Mustafà, al quale il Sultano di Istanbul ha affidato il vessillo del Profeta, con l’obiettivo di conquistare l’Europa e soprattutto la Città del Vaticano "una moschea al posto di San Pietro, il terribile ammonimento del Gran Visir". Quando gli Austriaci erano ormai allo stremo, in loro aiuto giunse l’esercito cristiano della Lega Santa creato dal frate Marco D’ Aviano che portò alla vittoria le armate europee.
Nel film - in cui prevale l'aspetto spettacolare - manca tuttavia un approfondimento storico e psicologico relativo all'azione di mediazione del cappuccino avianese. Non è stata messa nella dovuta evidenza tutta l'abilità diplomatica di padre Marco, capace di mettere insieme la riluttante e cattolica Francia di Luigi XIV, defilata per motivi politici, l'Austria dell'Imperatore Leopoldo I e la Polonia del lungimirante re Sobieski.
Stile da sceneggiato televisivo e recitazione tutt'altro che impeccabile rappresentano altri "meno" di un film tutto sommato godibile, che scorre via senza pause mantenendosi discretamente avvincente.
Tra i numerosi "effetti speciali", la ricostruzione al computer di parte di Vienna e dell'accampamento degli islamici, oltre alle scene di battaglia realizzate "moltiplicando" guerrieri e cavalieri.
"Oltre le colline": al The Space di Pradamano prosegue la fortunata rassegna del Cineforum
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- Pubblicato Venerdì, 12 Aprile 2013 12:24
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Udine - Prosegue al The Space Cinema di Pradamano la rassegna del Cineforum che venerdì 12 aprile propone, con inizio della proiezione alle ore 21.00, il film “Oltre le colline”.
Il film, sceneggiato e diretto dal regista Cristian Mungiu, conosciuto in Italia per “4 mesi, 3 settimane e 2 giorni” premiato con la Palma d’Oro al Festival di Cannes racconta la storia ispirandosi ad un fatto realmente accaduto sulla libertà di coscienza e sull’amore di Alina e Voichita che cresciute assieme in un orfanotrofio in Romania una volta separate capiranno di voler restare unite. Ma la vita riserverà a loro ancora delle sorprese quando Alina scopre che l’amica Voichita vive in un convento di clausura dove nella fede trova una nuova famiglia con la quale Alina farà difficoltà a competere.
La storia indaga sulla drammaticità del rapporto delle ragazze e su come le persone possono cambiare ed essere giudicate senza però voler dar ragione ad una o all’ altra parte.
Il film del cineforum sarà accompagnato come sempre da una scheda critica che verrà consegnata all’ingresso del cinema mentre la proiezione sarà preceduta da un introduzione del giornalista e critico cinematografico Gian Paolo Polesini che raccoglierà i commenti del pubblico alla fine della visione.
Informazioni al numero 892.111 oppure online sul sito www.thespacecinema.it e sul sito del cineforum www.cineforumthespace.it
Conto alla rovescia per l'apertura della quindicesima edizione di Far East Film Festival
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- Pubblicato Venerdì, 12 Aprile 2013 12:17
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Udine - Nell’anno del serpente, il Festival cinematografico più orientale d’occidente è al count down. Far East Film Festival compie 15 anni e come il Compagno Kim della pellicola-evento nordcoreana “Comrade Kim Goes Flying”, continua a volare puntando lo sguardo sul presente e sul futuro del cinema asiatico con una Competition di 57 titoli (tutti in digitale), che attingono alle migliori produzioni degli ultimi mesi (senza dimenticare 6 corti griffati Fresh Wave Hong Kong, 3 titoli di e con King Hu e la dedica a Mario O’Hara) e rendendo omaggio all’alfiere mondiale della cultura coreana: il grandissimo Kim Dong-ho, al quale verrà consegnato il Gelso D’Oro.
“Un festival necessario, ricorda il sindaco di Udine Furio Honsell, che porta turisti e appassionati di cinema in città” e che non taglia gli eventi collaterali perché crede orgogliosamente e giustamente che chi ha ben seminato, in tempi di difficoltà raccoglie, perché da anni promuove la visione di un mondo, così lontano eppure così legato a noi. Un avamposto culturale che ha il merito di aver portato alcuni film in distribuzione nelle sale cinematografiche, stimolato la nascita di rassegne televisive, costruito la sua collana home video, ed ora avrà anche il suo debutto sul web.
Dopo quindici anni, grazie a far East, esiste nel senso che è conosciuto, il cinema orientale anche in Italia e in Europa. La maggior parte dei film che trovano visibilità in Europa sono passati da Udine. Si è creato un pubblico. Il lontano Oriente resta è vero lontano, ma per i più giovani un po’ meno.
Va ricordato poi che il festival di Udine non è una proposta per un élite, autoreferenziale o radical chic. Al netto del suo slancio verso un immaginario ormai condiviso, è sempre e soltanto espressione di una stessa esigenza e di una stessa urgenza: quella “fame di mondo” che certo non si è mai placata.
Anzi è stata alimentata proprio dalla continua frequentazione con l’Oriente. “The Berlin file” è il film che aprirà il festival il 19 aprile, in anteprima europea”, spiega Sabrina Baracetti, deus ex machina con Thomas Bertacche di FEFF. Un assaggio del film in diretta con il trailer mozzafiato di una città moderna, internazionale, imbevuta ancora nei colori di un passato indelebile, un passato da capitale divisa, sede di sotto trame spionistiche, di interrogatori, di sparatorie, di prigionie, tanto per “ingolosire” i presenti alla conferenza stampa. Berlino dunque è la città sfondo del grande ritorno di Ryoo Seung-wan, maestro coreano dell’action, applaudito a Udine con “The Unjus” nel 2010.
Dal 19 al 27 aprile prossimi, far East punterà la cinepresa sul lontano est, e riconferma, con orgoglio, quello che ha sempre voluto essere: una festa del cinema. Un punto d’osservazione esclusivo e strategico sulle tendenze, gli stili e il mercato d’Oriente, nato per impavido azzardo nel 1998 (contando il numero zero della rassegna Hong Kong Film) e diventato una delle più massicce roccaforti occidentali del cinema asiatico. Hong Kong, Cina, Giappone, Corea del Sud, Thailandia, Malesia, Indonesia, Filippine, Singapore, Taiwan. Lasciando parlare i numeri: 2 anteprime mondiali, 15 anteprime internazionali, 19 anteprime europee.
“In questi 15 anni, prosegue Sabrina Baracetti, abbiamo incontrato molti registi, attori e attrici dal talento e dalla bellezza ineguagliabili. Abbiamo conosciuto anche i maestri del cinema contemporaneo e li abbiamo premiati per le loro carriere straordinarie. Da Michael Hui, il Jerry Lewis d’Oriente, al nostro amatissimo Johnnie To, con le sue visioni di una Hong Kong nera, più nera della pece, e con i suoi romantici eroi a mano armata. In questi 15 anni, poi, ci siamo pure imbattuti in grandi uomini e grandi donne che spesso hanno agito, in nome di un amore irrefrenabile per il cinema, non in prima linea, ovvero non sul grande schermo, ma in maniera comunque decisiva e determinante. Uno di questi è Mr. Kim Dong-ho.
Tra i fondatori del Festival di Busan (cioè la Cannes dell’Estremo Oriente), il signor Kim è stato per noi un esempio. Un uomo forte che ha vissuto della sua determinazione e con la sua passione ha reso grande il suo festival e la cinematografia di un intero paese: la Corea del Sud”. Regista e anche attore, lo storico fondatore e direttore del Festival di Busan ha diffuso in tutto il mondo il verbo creativo della sua terra quando ancora era in massima parte sconosciuto agli occhi occidentali.
Quest'azione costante, questo suo girare per il mondo nelle vesti di ambasciatore, non a caso, ha coinciso con lo straordinario rinascimento del cinema coreano, dalla fine degli anni Ottanta agli anni Novanta, poi culminato nella consacrazione internazionale di autentiche eccellenze (basti pensare ai nomi di Park Chan-hook, Kim Jee-woon e Bong Joon-ho). A Kim Dong-ho verrà consegnato il Premio alla carriera della quindicesima edizione del Far East Film, il Gelso d’oro.
“L’idea di premiare un direttore di un festival, conclude Baracetti, vuole anche essere un segnale forte di resistenza a dimostrare la necessità, come azioni di libertà intellettuale, di un parlare di cinema e di un vivere di cinema. Kim è un motivo di ispirazione costante e anche la dimostrazione che i festival e il lavoro di ricerca, anche oggi tra le mille difficoltà, siano un qualcosa di imprescindibile per la circolazione delle idee. “
Non resta dunque che attendere l’inaugurazione del Festival ed entrare al Teatro Nuovo “Giovanni da Udine” . Sarà ancora una volta, come essere in un altro mondo, Tokyo, Manila o Seul.
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