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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Thermae Romae II: il peplum fantasy da giugno al cinema

Thermae Romae II: il peplum fantasy da giugno al cinema

Udine – Il prossimo 26 giugno approderà nelle sale italiane uno dei titoli cult del Far East Film Festival:  Thermae Romae, l’irresistibile peplum fantasy diretto dal regista Takeuchi Hideki, produzione Tucker Film   

Se proprio l’attesissimo sequel - Thermae Romae II - ha chiuso in bellezza il FEFF 16, scatenando ancora una volta l’entusiasmo del popolo fareastiano, i riflettori stanno dunque per illuminare nuovamente il capostipite, che nel Paese del Sol Levante ha polverizzato il box office.

Tratto dal manga della fumettista Yamazaki Mari, conosciutissimo anche in Italia e pubblicato da Star Comics, Thermae Romae narra le gesta di Lucius Modestus (il divo giapponese Abe Hiroshi): un aitante architetto dell’Antica Roma che si ritrova catapultato nel Giappone contemporaneo. Il film, girato a Cinecittà e nei dintorni della Capitale, pullula di comparse italiane e, qui e là, fa ricorso all’uso del Latino e ad arie d’opera, Takeuchi Hideki ama cantare Puccini e Verdi al karaoke. La sceneggiatura accumula gag su gag, sfruttando con invidiabile creatività l’artificio del viaggio nel tempo, e i miracoli digitali fanno il resto, assieme ai vari set romani e all’accuratezza dell’intera operazione.

Nato nel 1966, Takeuchi Hideki ha iniziato a lavorare per Fuji Television e, nel 1996, ha diretto la prima delle sue serie per il canale televisivo. Nel 1998 ha vinto il premio come miglior regista ai Television Drama Academy Awards per Just a Little More, Gode, successivamente, lo ha conquistato altre tre volte. Il debuttato nei lungometraggi risale invece al 2009, con la commedia musicale in due parti Nodame Cantabile, seguita poi da Thermae Romae: la via che dal Giappone lo ha condotto fino al FEFF di Udine.

Cineteca del Friuli: omaggio a Peressutti.

Cineteca del Friuli: omaggio a Peressutti

Gemona (Ud) - In occasione dei 38 anni dal terremoto del maggio 1976, stasera mercoledì 14 maggio al Cinema Sociale di Gemona con inizio serata alle  ore 21 la Cineteca del Friuli presenta, dopo averli digitalizzati, materiali cinematografici inediti su Gemona e Montenars prima del terremoto, girati nella prima metà degli anni ’70 e pervenuti alla Cineteca dopo l’uscita, due anni fa, del dvd Gemona prima del 6 maggio 1976.

Saranno proiettati per la prima volta in pubblico La festa di Ledis (31 agosto 1975), sulla tradizionale commemorazione dei caduti gemonesi nella Lotta di Liberazione, e Una simpatica esperienza di vita comunitaria a Montenars (10-13 settembre 1975), entrambi realizzati da don Rino Calligaris, che fu vicario parrocchiale di Gemona per sedici anni, fino al 1978. E ancora, Un giro per Gemona (1974) di Gianpiero Copetti e Processione del Corpus Domini (c. 1970) di Giuseppe Vetromile, girati nel centro storico gemonese. Viene inoltre riproposto, in un restauro migliorato rispetto a quello pubblicato nel 1995 nel vhs Di là da l’âghe, il cortometraggio di finzione di Annedi Delli Zotti con fotografia di Antonio Seguini De Santi, Ritorno (1958). Girato in gran parte a Trasaghis, con alcune riprese nella stazione di Gemona e in quella di Villa Santina, il film racconta il commovente ritorno al paese d’origine di un anziano emigrante.

Le proiezioni saranno precedute dall’omaggio all’architetto Gino Peressutti, l’illustre gemonese che progettò Cinecittà, con la presentazione del libro Gino Peressutti, L’architetto di Cinecittà, recentemente edito da Forum Editrice Universitaria Udinese.

A parlarne sarà l’autrice Sara Martin, già fra i curatori della mostra L’architetto dei sogni: Gino Peressutti, da Gemona a Cinecittà, allestita quattro anni fa dalla Cineteca con il Comune di Gemona a Palazzo Elti. Ricco di illustrazioni, il volume esplora per la prima volta le importanti caratteristiche strutturali e architettoniche degli stabilimenti di Cinecittà, fortemente voluti da Mussolini, analizza il progetto di Peressutti e colloca la sua figura professionale nell’ambito del panorama dell’architettura italiana degli anni ’30, senza trascurare i suoi primi lavori in Friuli, a Gemona e Rubignacco.

La presentazione è corredata dalla proiezione di brevi servizi tratti da cinegiornali Luce realizzati fra il 1936 e il 1947 – dalla posa della prima pietra all’inaugurazione della città del cinemail 28 aprile di 77 anni fa, al primo film girato nel dopoguerra.

 

 

 

Battiston e Oleotto: candidati ai David di Donatello

Battiston e Oleotto: candidati ai David di Donatello

La lunga primavera cinematografica friulana sembra davvero destinata a non esaurirsi: dopo i successi portati a casa, nell’arco degli ultimi mesi, da Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto, TIR di Alberto Fasulo e The Special Need di Carlo Zoratti, è di nuovo la commedia cult di Oleotto a finire sotto i riflettori. Più precisamente, i riflettori dei David di Donatello con una doppia candidatura: quella dello stesso Oleotto, come migliore regista esordiente, e quella di Giuseppe Battiston, come migliore attore protagonista (Battiston, ricordiamo, è candidato anche come attore non protagonista per La sedia della felicità). Con 50 festival e 12 riconoscimenti all’attivo, tra cui la recentissima vittoria al Premio Verdone («ironia, gusto letterario, poesia» le tre parole chiave della motivazione), il piccolo grande Zoran prosegue dunque il suo cammino. Un cammino, tanto allegro quanto tenace, che ha coinvolto e coinvolge un team artistico e tecnico perfettamente in equilibrio tra Slovenia e Friuli: dagli attori alle maestranze, dal produttore Igor Prinčič (Transmedia) alla coproduzione slovena (Staragara), fino al Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia e la Tucker Film. Che cos’è, dunque, Zoran, per chi ancora non lo sapesse? È la storia di Paolo Bressan (Battiston), un quarantenne alla deriva, cinico e misantropo. Un professionista del gomito alzato che lavora di malavoglia in una mensa per anziani e insegue, senza successo, l’idea di riconquistare l’ex moglie Stefania. La situazione cambia radicalmente con l’entrata in scena di Zoran Spazapan, un sedicenne occhialuto lasciatogli “in eredità” da una lontana parente slovena. Paolo scopre di essere zio e la cosa lo disgusta, anche perché il ragazzino, oltre a parlare un italiano buffamente aulico, presenta chiari sintomi di disagio psicologico. Solo quando il truce Bressan si accorge che Zoran possiede un talento nascosto, quasi magico, la situazione cambia di nuovo...

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