Il film "Carnia 1944" ha uno spettatore d'eccezione, Giorgio Napolitano
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- Pubblicato Venerdì, 25 Maggio 2012 14:55
- Scritto da Tiziana Melloni
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Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, martedì 29 maggio è all’Università di Udine per assistere alla proiezione del film-documentario “Carnia 1944. Un’estate di libertà”, prodotto dall’Ateneo e dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. «Al Presidente Napolitano – afferma il rettore Cristiana Compagno – va il nostro più sentito ringraziamento per l’onore che ci rende con la sua visita. È un grande privilegio, e ne siamo orgogliosi, sia perché il Capo dello Stato ha dimostrato e continua a dimostrare una grande attenzione per questa terra e la sua storia, sia perché, malgrado i suoi molteplici impegni, ha voluto essere presente anche nella nostra Università e, in particolare, per l’attenzione dedicata al progetto “Repubblica della Carnia 1944. Le radici della libertà e delle democrazia”».
Il progetto coinvolge docenti e ricercatori dell’Università di Udine, diventata collettore di conoscenze storiche e multimediali. «Si tratta – sottolinea Compagno – di un atto d’amore per il nostro territorio che il Presidente Napolitano ha riconosciuto. Al contempo, l’iniziativa testimonia la grande attenzione dell’Ateneo verso un eccezionale laboratorio nel quale furono sperimentati i valori della libertà e della democrazia che avrebbero trovato attuazione con la Repubblica e la Carta costituzionale».
Il progetto che, nella sua genesi e realizzazione, «è anche un emblema dello spirito di questa Università: capace di raccogliere e unire istanze e idee, di dare ascolto e dare voce, attraverso lo studio e la ricerca, alle radici di questo terra per riportarle alla memoria, facendo incontrare e dialogare, attorno a progetti innovativi e di valore, istituzioni e territorio».
Il film “Carnia 1944. Un’estate di libertà”, regia di Marco Rossitti, nasce dal progetto “Repubblica della Carnia 1944. Alle radici, della libertà e della democrazia” realizzato dall’Università di Udine e dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia per valorizzare l’esperienza storica della Zona Libera della Carnia e dell’Alto Friuli. Il progetto è stato inserito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri tra gli eventi per la celebrazione del 150 esimo anniversario dell’Unità d’Italia.
"Repubblica della Carnia 1944. Alle radici della libertà e della democrazia” è un’iniziativa dell’Università degli Studi di Udine e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per valorizzare la straordinaria esperienza storica della Zona Libera della Carnia e dell’Alto Friuli.
Nel 1944, per alcuni mesi, un’area di 2.500 kmq tra Friuli e Veneto, comprendente circa 90 mila abitanti e una quarantina di Comuni, venne affrancata dal Reich hitleriano. Vi si costituì una Repubblica partigiana comprendente tutte le forze politiche democratiche, nella quale si sperimentò un eccezionale spazio di libertà e partecipazione popolare che anticipò alcune delle conquiste dell’Italia repubblicana.
Il progetto “Repubblica della Carnia 1944. Le radici della libertà e della democrazia” è partito nel 2009 per impulso di un imprenditore ampezzano, il partigiano Giovanni Spangaro “Terribile”, che si è rivolto con una lettera aperta al Presidente Napolitano per invitarlo a patrocinare l’iniziativa. È stato quindi fatto proprio dal Rettore dell’Università degli Studi di Udine prof. Cristiana Compagno e dal Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo.
La vicenda della Repubblica partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli è stata più volte raccontata. La sua breve ma intensa esistenza non è ancora, tuttavia, adeguatamente conosciuta nel suo significato storico e civile, soprattutto tra le generazione più giovani.
Oltre al progresso della ricerca scientifica, storiografica e documentaria su questo importante episodio e alla diffusione delle conoscenze acquisite, è dunque necessario sensibilizzare il mondo della scuola al fine di attivare meccanismi intergenerazionali di trasmissione della memoria e conservazione del patrimonio ideale su cui si basa la convivenza civile.
Il 1 giugno 2010 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha concesso l’utilizzo del logo per le celebrazioni del 150° dell’unità d’Italia, con la motivazione che l’iniziativa «è volta ad analizzare uno dei momenti più significativi della nostra Resistenza, promuovendo, specie tra i giovani, gli ideali di libertà e unità che uniscono idealmente le lotte risorgimentali a quelle partigiane, trovando il proprio compimento nella Costituzione della Repubblica italiana».
Quattro sono le iniziative in realizzazione:
- un percorso didattico rivolto alla scuola secondaria, presentato nel novembre 2010 e che è liberamente fruibile online dal sito www.repubblicadellacarnia1944.uniud.it;
- un convegno di studi storici per presentare nuove ricerche e comparare l’esperienza della Zona Libera della Carnia e dell’Alto Friuli a quella di altre zone partigiane in Italia e all’estero, tenutosi a Udine e Ampezzo il 23-24 settembre 2011 e i cui Atti saranno editi nell'autunno 2012;
- Il film-documentario "Carnia 1944. Un'estate di libertà" (di Marco Rossitti);
- un progetto di percorso di turismo storico e ambientale nei luoghi della Resistenza.
Due altre iniziative hanno accompagnato questi quattro progetti principali:
una mostra fotografico-documentaria attualmente in corso presso il Comune di Ampezzo;
la manifestazione nazionale dell'ANPI "A 150 anni dall'Unità d'Italia. L'attualità dell'esperienza della Repubblica della Carnia e dell'Alto Friuli"
L'iniziativa è condotta in collaborazione con l'Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, con il sostegno della Fondazione CRUP; vi hanno contribuito la Comunità Montana della Carnia, il Comune di Ampezzo, Sebca, Coopca, Mediocredito Friuli Venezia Giulia e Misa.
Il percorso didattico è stato realizzato in collaborazione con De Agostini Scuola.
La mostra fotografico-documentaria è stata realizzata in collaborazione con il Museo Carnico delle Arti Popolari "Michele Gortani".
Il film è stato realizzato in collaborazione con la Friuli Venezia Giulia Film Commission.
Per informazioni: http://repubblicadellacarnia1944.uniud.it.
Nel pomeriggio, dalle 16 alle 22, il film-documentario sarà proiettato anche al Visionario di Udine (via Asquini 33). Enti e associazioni possono chiedere di ospitare la proiezione del film telefonando al numero 0432 556380 o scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
In forse i fondi alla Film Commission, ancora polemiche per il film su Eluana
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- Pubblicato Martedì, 22 Maggio 2012 16:34
- Scritto da Tiziana Melloni
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Una variazione di bilancio inserita nel decreto delega di assestamento della Regione Fvg ha cancellato i finanziamenti, attraverso la Film Commission, delle produzioni cinematografiche in graduatoria. Tra queste ci sono il film "La bella addormentata" di Marco Bellocchio sulla vicenda di Eluana Englaro (erano già stati assegnati 150 mila euro), una fiction (110 mila) e un film di Giuseppe Tornatore (70 mila). Il provvedimento di assestamento, licenziato dalla Giunta, dovrà essere approvato dal Consiglio, in giugno. La decisione ha innescato notevoli polemiche.
"È una decisione di una gravità inaudita", ha detto il presidente della Film Commission, Federico Poillucci.
Su Facebook si è costituito il gruppo "Salviamo la Film Commission e il Cinema in Fvg" che sta lanciando una petizione online, in cui si legge tra l'altro: "…la Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia... ha deciso di annullare con un inaspettato blitz i finanziamenti già concessi alle produzioni cinematografiche e televisive. Lo scopo, malcelato, è quello di non finanziare il film di Marco Bellocchio “Bella Addormentata”. È un affronto alla libertà di espressione, in spregio alla legge e al senso civico".
"Ci sono cose più importanti che finanziare film in questo momento: e qui mi fermo" ha detto il presidente Fvg Renzo Tondo.
Tuttavia, anche all'interno della maggioranza le posizioni sono diverse: il senatore Ferruccio Saro ha invitato Tondo a riflettere. Così ha dichiarato Saro al quotidiano "Messaggero Veneto": «Da quando in Fvg, e allora l’assessore era Sergio Dressi, si è cominciato a finanziare i film, non sono mai state fatte scelte di natura ideologica, sono sempre state finanziate opere di culture e sensibilità diverse».
Al centro delle polemiche, l'assessore alle autonomie locali, sicurezza e pianificazione Federica Seganti (Lega Nord) che ha destinato ad altri capitoli di spesa i 330 mila euro inizialmente destinati alla Film Commission.
Intanto anche l'europarlamentare Pd Debora Serracchiani è intervenuta nel dibattito con un comunicato, a commento dell’esito del voto con cui la maggioranza di centrodestra in Consiglio regionale ha respinto la richiesta, avanzata dal capogruppo consiliare del Pd Gianfranco Moretton, di inserire all’ordine del giorno una mozione per impegnare la Giunta a ripristinare il finanziamento alla Film Commission: «Il bastone del comando non lo tiene in mano né Tondo né il Pdl, ma Fontanini e i suoi emissari in Giunta e in Consiglio regionale» ha detto Serracchiani.
Riferendosi alle recenti dichiarazioni del capogruppo consiliare del Pdl Daniele Galasso, Serracchiani ha osservato che «dopo aver fatto la voce grossa fuori dall’Aula, Galasso e il suo gruppo, nei banchi del Consiglio, sono tornati all’ordine imposto dalla Lega, perdendo un’altra occasione per far seguire i fatti alle parole e per raddrizzare la schiena davanti al Carroccio. Questa tattica di prendere tempo e sperare in un compromesso che insieme salvi la faccia a Tondo e al Pdl e non scontenti l’alleato Fontanini è indegna del dibattito in corso».
Per l’esponente democratica «accogliere la richiesta del Pd sarebbe stato un importante segnale alle produzioni cinematografiche gettate nell’incertezza dal blitz dell’assessore Seganti, oltre che - conclude - un atto di cultura civile e istituzionale».
A Gemona il documentario inedito "Porzûs: due volti della Resistenza"
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- Pubblicato Lunedì, 21 Maggio 2012 18:37
- Scritto da Tiziana Melloni
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Mercoledì 23 maggio alle 21, la Cineteca del Friuli presenta a Gemona, al Cinema Sociale, il documentario inedito "Porzûs: due volti della Resistenza", un’interessante raccolta di interviste a testimoni e storici dell’eccidio realizzata nel 1983 dal filmmaker veneto Enrico Mengotti. Il video sarà introdotto e commentato in sala dall’autore e dal prof. Paolo Strazzolini.
Dell’esistenza di questo documentario si parlò per la prima volta alla Mostra di Venezia del 1997, in occasione della presentazione del film Porzûs di Renzo Martinelli. Mengotti era presente alla proiezione e commentò negativamente il lavoro di Martinelli, che trovava pieno di inesattezze, “la più grave l'aver dipinto la Turchetti come una spia dei nazisti mentre è provato che non fu così”.
Venne fuori che “quella storia” lui l’aveva girata quattordici anni prima in due versioni – una raccolta di testimonianze e un film che ricapitolava gli eventi – ma, forse perché i tempi non erano maturi, non aveva trovato nessun distributore interessato.
Rimane il fatto che Enrico Mengotti è stato il primo cineasta a indagare sugli eventi di Porzûs e, nel documentario, si sofferma a lungo proprio sulla figura di Elda Turchetti, che insieme a Francesco De Gregori (“Bolla”, zio del cantautore) e a Gastone Valente (“Enea”) fu tra le prime vittime dell’eccidio. Degli storici interpellati, il primo è Marco Cesselli, autore del libro Porzûs: due volti della resistenza, da cui lo stesso documentario prende il nome.
Fra le altre cose, Cesselli mostra una dichiarazione scritta da Mario Toffanin (“Giacca”), nella quale il comandante della formazione GAP responsabile dell’eccidio dà, a distanza di 25 anni, la sua versione dei fatti. Fra le altre voci ascoltate, quella di Sergio Gervasutti in qualità di autore del libro "La stagione dell’Osoppo"; Giovanni Padoan (“Vanni”) e Mario Lizzero (“Andrea”), commissari politici rispettivamente della divisione Garibaldi-Natisone e della divisione Garibaldi-Friuli; il comandante partigiano Giorgio Zardi (“Glauco”); i partigiani della Osoppo Giulio Emerati e Libero Fattori; Massimo, l’uomo che salì per primo alle malghe la mattina dopo la strage; e Italia Binutti, che ricompose le salme di “Bolla”, “Enea” e di Elda Turchetti.
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