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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Zurlini protagonista della terza giornata di 1000 Occhi

Zurlini e Fava: protagonisti della terza giornata di 1000 Occhi

Trieste - Una domenica quasi interamente dedicata a Zurlini, la terza giornata di festival ieri 16 settembre, in attesa della giornata di oggi con gli omaggi all'attrice triestina Lia Franca e alla figura di Giuseppe Fava, grande giornalista ma anche uomo di profondo spirito artistico – l'omaggio itinerante che parte da Trieste e arriverà fino in Sicilia intende appunto riscoprire questo aspetto spesso dimenticato.

Ma intanto, nella terza giornata, “L'invitata” di Vittorio De Seta (1969) e “Stella di Rio” di Kurt  Neumann (1955) sono stati quasi una parentesi in una lunga pagina sul cinema di Zurlini.

Cinema e non solo: il documentario sull'arte di Alberto Burri in mattinata, una serie di cortometraggi nel pomeriggio e la proiezione, in apertura di serata, dei filmati tratti dal Carosello in cui il regista ha diretto Mina si sono alternati ai lungometraggi.

Dopo la presentazione di Germani di uno dei film più apprezzati di Zurlini, “La ragazza con la valigia” (1961), la compagna del regista, una emozionata, riservata Marie-Françoise Brouillet, ha ringraziato il pubblico e l'organizzazione del festival per la dichiarazione d'amore alla settima arte che ogni anno viene rinnovata dai Mille Occhi. La giornata si è chiusa con l'anteprima dalla Mostra di Venezia “Gli anni delle immagini perdute” di Adolfo Conti, documentario proprio su Zurlini, sulle sue opere cinematografiche ma soprattutto sui progetti mai realizzati – appunto, le “immagini perdute”.

Come perdute, se non fosse per l'archivio della Biennale di Venezia, sarebbero alcune immagini di uno dei grandi capolavori del cinema italiano e che questa mattina, per concessione appunto della Biennale di Venezia, è stato proiettato nella sua versione originale a beneficio dei presenti nella sala dell'Ariston.

Un “Cronaca familiare” (1962) se possibile ancora più struggente, ancora più toccante, in cui emerge ancora più luminoso e dolce, in quei sette minuti mai distribuiti nelle sale cinematografiche, il personaggio di Sylvie nel ruolo della nonna dei due protagonisti interpretati da Jacques Perrin e Marcello Mastroianni. Un vero peccato che quei sette minuti non fossero inseriti nel continuum della trama e che abbiano costretto il pubblico a un salto temporale. Flashback involontario all'interno del flashback che costituisce praticamente l'intero film. Ma pazienza: quando si assiste a una rarità del genere perdonare qualche dettaglio diventa quasi un piacere.

 

Foto tratta dal film Cronaca familiare

Nella seconda giornata di 1000 Occhi inaugurata la mostra con le foto di Breda Beban

Nella seconda giornata di 1000 Occhi le foto di Breda Beban

Trieste - Una seconda giornata intensa quella del 15 settembre per i Mille Occhi, a partire dalla mattinata che ha visto la proiezione di due pellicole italiane per il percorso “Expanded Dreyer”: “Caterina da Siena” di Oreste Palella e “Ginevra degli Almieri” di Guido Brignone.

Il programma pomeridiano si è aperto con il percorso “Viaggio in Italia”. Fra i tre film proposti (il primo è stato “I cavalieri dell'illusione” di Marc Allégret, prima parte del “Trittico di Genoveffa”) spiccano i due presentati rispettivamente da Enrico Ghezzi, che introduce “Genoveffa di Brabante” di Primo Zeglio, e da Olaf Möller, che dedica una piccola nota a “La leggenda di Genoveffa” di Arthur Maria Rabenalt.

Ghezzi ha riflettuto sulla rarità dell'opera presentata e sull'esperienza della visione cinematografica, mentre Möller ha esposto lo stile di Rabenalt, definendo il suo cinema “geil” - non solo bello visivamente, ma anche portatore di un'energia sensuale che in questo specifico film ruota intorno al tema della bellezza femminile.

Ciò che colpisce delle due opere è il modo in cui dallo stesso soggetto possano scaturire realizzazioni così diverse fra loro: la prima così teatrale nel quadro e nella recitazione e dalle scenografie quasi barocche; la seconda più vivida, moderna, intrisa di sfumature psicologiche.

La serata è stata dedicata ancora una volta a Zurlini con il trailer de “La ragazza con la valigia”, in programma per la terza serata, e la proiezione di “Estate violenta”, con una buona partecipazione di pubblico.

Ma questa è stata anche la giornata di apertura della mostra “The Adventure of the Real” con le fotografie “Arte vivo” di Breda Beban presso lo Studio Tommaseo, preceduta dall'anteprima italiana nella sala dell'Ariston dell'ultima opera dell'artista: “My Funeral Song”.

L'opera mostra cinque persone vicine a Breda Beban, con l'occhio della cinepresa puntato in faccia e il sottofondo di quella che sceglierebbero come canzone per il loro funerale. Pensata per essere proiettata su cinque diversi schermi, è stata qui presentata con un montaggio in successione delle cinque parti. Un'opera densa di emotività, come l'emotività dei cinque volti nel quadro mosso della camera a mano: chi piange, chi ride e canta a squarciagola. Sguardi che vagano a destra e a sinistra a seguire le note si perdono ora in un'assorta riflessione, ora in un sorriso fra l'impacciato e il compiaciuto, un sorriso che, nella prospettiva del proprio funerale, prospettiva tanto lontana quanto vicina – prospettiva concreta quanto un punto di domanda – ricorda, paradossalmente, l'espressione di imbarazzata allegria di un bambino che si fa fotografare mentre soffia sulle candeline. Ventotto minuti che hanno riempito l’intera giornata di festival.

Nella foto, Breda Beban

Prima serata per 1000 Occhi Festival del Cinema e non solo

Prima serata per 1000 Occhi Festival del Cinema e non solo

Trieste - Proiettore finalmente acceso per questa edizione del Festival “I Mille Occhi” che entra nel vivo  ieri sera, venerdì 14 settembre, con la proiezione della prima pellicola della rassegna nella sala del cinema Ariston “Come quando perché” (1969) di Antonio Pietrangeli, film terminato da Valerio Zurlini in seguito alla scomparsa dello stesso Pietrangeli durante le riprese. A seguire “Addio, Alexandra”, commedia di Enzo Battaglia del 1969.

Il film proiettato successivamente, introdotto dal direttore Germani insieme a Marc Scialom, è “Ulisse” (1954) di Mario Camerini. Il legame di questo lungometraggio con i percorsi del festival sta proprio nella figura di Scialom, che nel suo “Nuit sur la mer” - come ricordiamo, in programma in anteprima europea per la serata del 20 settembre - ha utilizzato alcune immagini tratte appunto dal lavoro di Camerini. Spiegate le ragioni di tale inserimento nel programma del festival, come definire questa scelta?  Semplicemente felice. Il film italiano più costoso e spettacolare degli anni del dopoguerra, quegli stessi anni in cui si andavano realizzando altri film del tutto differenti, gli anni del neorealismo, gli anni di quei film del percorso “Germania anno zero” che Olaf Möller ci sta presentando (chiude la serata “Muški Izlet” di Staudte). Un contrasto straordinario che mostra i mille volti – i mille occhi – dell'arte cinematografica.

Dopo il rinfresco inaugurale presso il bar Ariston pubblico e addetti ai lavori sono rientrati in una sala ormai gremita per l'apertura della personale completa di Valerio Zurlini. Per questa prima serata la scelta è caduta su “Le soldatesse”(1965), film che tutt'oggi risulta capace tanto di commuovere quanto di impressionare, con i campi lunghi sui paesaggi devastati e i primi piani sui volti intensi e gli occhi sbarrati delle protagoniste. E ad introdurre la proiezione è stata una di loro: graditissima ospite del festival, Milena Dravić ha esposto con grande dolcezza il suo ricordo del set, delle riprese, di Valerio Zurlini. “Un vero gentleman: a ognuna di noi fece un regalo, il mio – ha raccontato - era un braccialetto d'argento che ho custodito per anni come un portafortuna. Lo persi a Parigi, ma quattro anni fa a Belgrado, proprio vicino a dove avevamo girato il film, ne ho visto uno uguale in una vetrina e l'ho comprato subito”.

“Il caso ha voluto – ha continuato – che io in tanti anni non sia mai riuscita, pur avendovi preso parte, a vedere questo film. E dunque ora sono qui, e per la prima volta incontro questo film, e di nuovo incontro Zurlini e la mia giovinezza” ha concluso mostrando il braccialetto, in segno scaramantico e d'affetto. Anche questo è cinema.

Foto: Tratta dal film con Milena Dravić, (Ritratta).

 

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