Prima serata per 1000 Occhi Festival del Cinema e non solo
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Sabato, 15 Settembre 2012 11:19
- Scritto da Mariangela Miceli
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Trieste - Proiettore finalmente acceso per questa edizione del Festival “I Mille Occhi” che entra nel vivo ieri sera, venerdì 14 settembre, con la proiezione della prima pellicola della rassegna nella sala del cinema Ariston “Come quando perché” (1969) di Antonio Pietrangeli, film terminato da Valerio Zurlini in seguito alla scomparsa dello stesso Pietrangeli durante le riprese. A seguire “Addio, Alexandra”, commedia di Enzo Battaglia del 1969.
Il film proiettato successivamente, introdotto dal direttore Germani insieme a Marc Scialom, è “Ulisse” (1954) di Mario Camerini. Il legame di questo lungometraggio con i percorsi del festival sta proprio nella figura di Scialom, che nel suo “Nuit sur la mer” - come ricordiamo, in programma in anteprima europea per la serata del 20 settembre - ha utilizzato alcune immagini tratte appunto dal lavoro di Camerini. Spiegate le ragioni di tale inserimento nel programma del festival, come definire questa scelta? Semplicemente felice. Il film italiano più costoso e spettacolare degli anni del dopoguerra, quegli stessi anni in cui si andavano realizzando altri film del tutto differenti, gli anni del neorealismo, gli anni di quei film del percorso “Germania anno zero” che Olaf Möller ci sta presentando (chiude la serata “Muški Izlet” di Staudte). Un contrasto straordinario che mostra i mille volti – i mille occhi – dell'arte cinematografica.
Dopo il rinfresco inaugurale presso il bar Ariston pubblico e addetti ai lavori sono rientrati in una sala ormai gremita per l'apertura della personale completa di Valerio Zurlini. Per questa prima serata la scelta è caduta su “Le soldatesse”(1965), film che tutt'oggi risulta capace tanto di commuovere quanto di impressionare, con i campi lunghi sui paesaggi devastati e i primi piani sui volti intensi e gli occhi sbarrati delle protagoniste. E ad introdurre la proiezione è stata una di loro: graditissima ospite del festival, Milena Dravić ha esposto con grande dolcezza il suo ricordo del set, delle riprese, di Valerio Zurlini. “Un vero gentleman: a ognuna di noi fece un regalo, il mio – ha raccontato - era un braccialetto d'argento che ho custodito per anni come un portafortuna. Lo persi a Parigi, ma quattro anni fa a Belgrado, proprio vicino a dove avevamo girato il film, ne ho visto uno uguale in una vetrina e l'ho comprato subito”.
“Il caso ha voluto – ha continuato – che io in tanti anni non sia mai riuscita, pur avendovi preso parte, a vedere questo film. E dunque ora sono qui, e per la prima volta incontro questo film, e di nuovo incontro Zurlini e la mia giovinezza” ha concluso mostrando il braccialetto, in segno scaramantico e d'affetto. Anche questo è cinema.
Foto: Tratta dal film con Milena Dravić, (Ritratta).