Zhang Yuan: il volto umano del pianeta Cina
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- Pubblicato Sabato, 21 Aprile 2012 18:27
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Al primo giorno della sua personale, a Pechino si sono presentati in diecimila visitatori.
“Beijing Flickers” la mostra di fotografie del regista Zhang Yuan, tra i più importanti cineasti del cinema cinese, in Galleria Tina Modotti a Udine, è un’anteprima europea regalata da Far East film Festival al suo pubblico. Racconta, con un centinaio di foto, i desideri inespressi di una metropoli e nasce come parte di un percorso artistico spiegato, dallo stesso regista, nato a Nanjing nel 1963, nel corso di un’intervista che apre la finestra su un mondo che non è poi così enigmatico e ci somiglia per le contraddizioni con la quali deve fare i conti, ogni giorno.
“La Cina delle Olimpiadi, il colosso economico che detta le regole del mercato e corre alla velocità di un gigante è fatta di persone, spiega Yuan, ognuno con una storia e un desiderio da realizzare. La generazione a cui appartengono i volti che ho ritratto non corre veloce quanto il “mercato” e per non perdersi pezzi per strada, pezzi di storie, era necessario rallentare, scattare, intervistare e poi scrivere una sceneggiatura che in un film ne assemblasse i pezzi”.
Cerca l’unicum, Yuan e se i suoi scatti d’autore ci premettono di conoscere più da vicino i giovani outsider di Pechino (Beijing Flickers) è anche vero che storie così le potremmo trovare in tutte le grandi metropoli: Pechino New York, Los Angeles, Londra, Roma. “Ogni comunità, persino quella asiatica che fa un miliardo di persone ha dentro di sé una "sotto comunità" di giovani pieni di speranze, sogni e fragilità. Quando un Paese, come la Cina si sviluppa velocemente, sono i giovani, quelli che restano indietro, spiega il regista.
Artisti, assistenti sociali, operai, studenti e disoccupati. Lo sfondo è quello di una città presa d’inverno, nella dimensione che, spiega Yuan “amo di più, il bianco e nero”, quello che maggiormente si carica di contrasti." Per realizzare gli scatti ha utilizzato il metodo del “cast calling” tramite Twitter raggruppando più di duecento giovani. "Dopo gli scatti ho desiderato ascoltare i ragazzi ritratti, ho realizzato alcune videointerviste e infine il film.”E aggiunge: la tecnologia ha grande peso e la nuova generazione di cineasti asiatici gode, rispetto alla mia delle grandi possibilità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione”.
La macchina fotografica poi scherma, protegge e permette la distanza. “Si, conferma il regista per questo chi ha visto la mostra a Pechino era in difficoltà, sembrava non riuscisse a riconoscere immediatamente la realtà che avevo ritratto quasi che io avessi spinto oltre lo sguardo e prefigurato un dolore e uno smarrimento di una generazione prossima a venire. Invece è questa”.
La sua presenza a Far East, dopo Berlino, Cannes, Venezia, chiediamo che differenze porta con sé? “Il Far East è fatto da chi ama il cinema e quindi l’occhio che sovraintende è quello di chi si mette accanto al regista. I grandi festival internazionali sono inevitabilmente, ma è giusto che sia così, orientati al mercato. Quello che posso dire è che il mondo si rimpicciolisce se a parlare sono i sentimenti e i desideri delle persone. Quando le questioni sono culturali e politiche allora si che il mondo con le sue differenze sembra immenso. Con le foto ho voluto fermare, mettere la mia attenzione sugli individui e le loro storie. Il cinema corre, la Cina corre, la foto ferma un pensiero e costringe ad immaginare un paese e la gente che ci vive.”
Fabiana Dallavalle
Far East: "la cultura è la chiave d’accesso al mondo".
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Sabato, 21 Aprile 2012 10:13
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Teatro gremito, il clima che si respira è internazionale. Non siamo sulla Croisette ma alla serata di inaugurazione di far East Film Festival numero 14 e l’emozione corre veloce. Il passo è quello dell’Oriente cinematografico e dell’unico festival italiano dedicato tutto, al cinema asiatico. Sul palcoscenico è Sabrina Baracetti, presidente CEC che con Thomas Bertacche è l’ ideatrice del festival , ad aprire ufficialmente la serata senza mancare prima il ricordo di un amico e fondamentale collaboratore, Francesco Novello, scomparso quest’anno, a cui viene dedicato un trailer nel segno del festival, rosso passione pieno di facce di amici e compagni di lavoro.
“La cultura non è un optional, non è uno svago, ma una chiave d’accesso al mondo, spiega Baracetti. Non è un lusso ma un diritto e la crisi si combatte investendo nella cultura”. Niente di più vero aggiungiamo. Consumare cinema, parole, immagini d’arte è l’unico messaggio sensato di questi tempi. Sono gli unici beni, rimasti sul pianeta che non producono rifiuti, non si ammassano negli armadi, tengono in movimento cuore e cervello e muovono l’economia sensatamente.
E Far East, va detto, ha fatto bene in questi quattordici anni. Ha raccontato ad Udine l’Oriente quando ancora non era “cool” ma soprattutto ha fatto autenticamente cultura portandoci a casa un mondo che attraverso il cinema ci spiega che la l’East non è affatto far.
I mille duecento del Giovanni da Udine, totalmente trasformato nel look per la nove giorni cinematografica, rispondono alle parole del presidente CEC con un applauso fragoroso. In platea c’è anche Jonnie To, accolto da un’ovazione. “Un amico del Festival che è tornato a salutarci”, dice Baracetti. Il regista, membro della giuria del festival del cinema di Cannes, si alza, saluta, ringrazia. Forse non ha dimenticato che il Feff ha contribuito significativamente alla sua rapida ascesa.
Dalla barcaccia del Nuovo intanto, due noti cinefili, Tatti Sanguinetti e Giorgio Placereani, chiacchierano di cinema. La prima domanda del duo è per il sindaco di Udine, Furio Honsell, e per Tarcisio Mizzau, presidente della Fondazione del Teatro Nuovo. Non si fa cogliere impreparato il professor Honsell, che da il benvenuto agli ospiti asiatici in mandarino e cita tra i suoi film preferiti “Here comes the bride”, film ironico che mette d’accordo mente e corpo. Più tradizionale Mizzau. Il suo film preferito è “La strada” di Fellini. Mentre i Sanguinetti e Placereani ricordano alla platea che i festival nascono per compiacere la politica, e dunque, il Feff ha altra motivazione, è già tempo di assistere alla prima proiezione del festival. “Sunny” commovente commedia corale, sull’amicizia femminile: un’opera dove passato e presente si scambiano continuamente la pelle, tra nostalgia e sorrisi, musica e lacrime, vista in patria da più di sette milioni di spettatori.
Da ieri fino al 28 aprile, il pubblico potrà assistere, al Visionario e al Giovanni da Udine alla proiezione di ben 57 titoli (più 5 cortometraggi), 2 anteprime mondiali, 14 anteprime internazionali e 16 europee: il meglio delle produzioni di Cina, Hong Kong, Taiwan, Giappone, Corea del Sud, Thailandia, Malesia, Indonesia, Filippine e Singapore.
L’opening night ha proseguito poi con la prima europea del giapponese Hard Romanticker: Cupo e crudele, il film racconta le avventure violente del giovane delinquente Gu, ispirato alla vera vita del regista (Gu Su-yeon).
Stasera toccherà al il regista giapponese Takeuchi Hideki, che alle 20.15 presenterà in prima mondiale il suo attesissimo peplum-fantasy Thermae Romae (uscirà nelle sale giapponesi il prossimo 28 aprile).Tratto da un noto manga, con vasto seguito anche in Italia, il film narra le gesta dell’architetto Lucius (il divo nipponico Abe Hiroshi, assolutamente perfetto per il ruolo!) che, dall’Antica Roma, si ritrova improvvisamente catapultato nel Giappone contemporaneo con tutte le conseguenze del caso.
Fabiana Dallavalle
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Oriente ed Occidente a confronto a far East Film Festival
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- Pubblicato Venerdì, 20 Aprile 2012 13:16
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Domani l’incontro sugli intrecci culturali tra East e Ovest e la prima mondiale del peplum-fantasyThermae Romae
Se nella vita quotidiana è ormai normale imbattersi nei segnali dall'Estremo Oriente (pensiamo al cibo e alla moda), per i prodotti come il cinema, la narrativa o la musica solo da poco si sono sviluppate iniziative editoriali totalmente dedicate.
Per indagare sulle ragioni di questa distanza e sulla necessità di superarla, sulle possibilità economiche (non solo culturali) che ne possono derivare, Far East Film ha organizzato al “Giovanni da Udine” sabato 21 aprile alle 18.15 l’incontro Scambi culturali tra Oriente e Occidente (ingresso libero).
Al tavolo dei relatori si riuniranno alcuni tra i maggiori soggetti di iniziative d’importazione culturale dall'Oriente: Andrea Occhipinti (per la Lucky Red), Lorenzo Ferrari Ardicini (CG - Home Video), Andrea Berrini (Metropoli d'Asia, casa editrice completamente riservata alla letteratura asiatica). A moderare il dibattito, il giornalista inglese Patrick Frater, direttore del più importante sito web sull’industria cinematografica asiatica (Filmbiz.asia), e il giornalista di SkyTg24 Pio D’Emilia, vecchio amico del FEFF.
Tra gli ospiti del panel, il regista giapponese Takeuchi Hideki, che alle 20.15 presenterà in prima mondiale il suo attesissimo peplum-fantasy Thermae Romae (uscirà nelle sale giapponesi il prossimo 28 aprile).Tratto da un noto manga, con vasto seguito anche in Italia, il film narra le gesta dell’architetto Lucius (il divo nipponico Abe Hiroshi, assolutamente perfetto per il ruolo!) che, dall’Antica Roma, si ritrova improvvisamente catapultato nel Giappone contemporaneo con tutte le conseguenze del caso.
Girato a Cinecittà e nei dintorni della Capitale, il film è affollato di comparse italiane e, qui e là, fa ricorso all’uso del Latino (qualche prof impugnerà la penna rossa!) e ad arie d’opera (tra queste, la Marcia trionfale dell’Aida). La sceneggiatura accumula gag su gag e non risparmia colpi di scena, sfruttando con invidiabile creatività l’artificio narrativo del viaggio nel tempo, e i miracoli digitali fanno il resto, assieme ai vari set romani e all’accuratezza dell’intera operazione. Cecil B. DeMille, re indiscusso dei peplum hollywoodiani, avrebbe sicuramente approvato!
Link al trailer del film Thermae Romae http://youtu.be/5-Qns0njjVU di Takeuchi Hideki
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