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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Anteprima regionale con Scossa alla Cineteca del Friuli

In prossimità del 36° anniversario del terremoto del 6 maggio 1976, giovedì 3 maggio alle ore 21.00 la Cineteca del Friuli proietta in prima regionale il film Scossa al Cinema Sociale, firmato da Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti, Francesco  Maselli e Nino Russo. Il film, sul devastante terremoto di Messina del 1908, è stato presentato Fuori Concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia.

Il film è composto da quattro episodi firmati da tre grandi vecchi del cinema italiano e della televisione come Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti, Francesco Maselli, e da Nino Russo.

Nato per ricordare il terribile terremoto che il 28 dicembre 1908 devastò Messina e Reggio Calabria provocando circa centomila morti, Scossa mostra quello che accadde prima, durante e dopo quella tragica notte e mette in scena situazioni e sentimenti – il dolore, la solidarietà, la casualità dell’arrivo dei primi soccorsi, in questo caso operati da una flotta russa di passaggio, l’emigrazione forzata – comuni a tanti disastri naturali che nel secolo a seguire hanno colpito altre aree del paese, come appunto il Friuli.

Con linguaggi e sguardi differenti, ognuno degli autori interpreta un singolo aspetto della catastrofe. Lizzani si sofferma sui sentimenti materni e filiali in “Speranza”, storia del mancato salvataggio di una donna rimasta viva sotto le macerie, di cui sono interpreti la brava Lucia Sardo, già indimenticabile Felicietta Impastato ne I cento passi di Giordana, e Gioacchino Cappelli. Con la sua abituale, garbata ma tagliente vis polemica, Ugo Gregorettirecupera– in “Lungo le rive della morte”, con Paolo Briguglia – il resoconto che il giornalista Giovanni Cena, inviato in Calabria nei giorni del disastro, scrisse per una rivista socialista mettendo in evidenza l’assenza dello Stato e il mancato arrivo di aiuti anche a diversi giorni dal terremoto. Il bersaglio del regista è l’Italia di oggi quanto quella di ieri. “Sciacalli” di Citto Maselli, con Massimo Ranieri e Amanda Sandrelli, ruota attorno a un errore giudiziario. Infine, nell’unico episodio girato nei luoghi reali, “Sembra un secolo” di Nino Russo, tornala relazione tra il passato di distruzione e i giorni nostri. Protagonista assoluto èGianfranco Quero, che incarna zio Turi, un eterno deluso o illuso di questo Paese, un’Italia che resta immobile con il passare del tempo.

Nell'archivio della Cineteca del Friuli è possibile visionare i filmati originali del terremoto di Messina e Reggio Calabria girati nel 1909 e nel 1910, fra i qualiMessina risorge dalle sue rovine della Cines, restaurato dalla Cineteca in occasione del centenario del terribile disastro a partire da una copia ritrovata nelle collezioni del British Film Institutedi Londra.

Informazioni e modalità sull’ingresso:

http://www.cinetecadelfriuli.org/

tel: 0432980458

 

 

 








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Vicino/lontano si apre con un film sui lager italiani

Vicino/lontano si apre con un film sui lager italiani

L’ottava edizione di Vicino/Lontano si apre mercoledì 2 maggio alle 20.30 al Visionario di Udine con la prima nazionale del documentario storico "Oltre il filo", del regista e produttore friulano Dorino Minigutti. La serata è organizzata in collaborazione con il Centro Espressioni Cinematografiche e con il Tavolo della Pace del Comune di Udine.

"Oltre il filo" fa luce su uno dei passaggi meno noti della seconda guerra mondiale, l’attività in Italia – tra il 1942 e l’8 settembre del ‘43 – di numerosi campi di concentramento, dove furono internati gli abitanti di interi villaggi sloveni e croati delle zone occupate dall’esercito italiano. Contrariamente ai campi di sterminio nazisti, divenuti luoghi della memoria, i campi di prigionia italiani furono smantellati al termine della guerra. Del campo di Gonars, aperto nella primavera del 1942, su cui si concentra la ricerca di Minigutti, restano oggi soltanto le latrine di cemento in un campo di mais. Eppure in quello stesso luogo, in diciotto mesi morirono oltre 400 persone di cui 71 bambini sotto l’anno di età.

"Oltre il filo" ricostruisce gli eventi storici, dall’ingresso delle truppe italiane a Lubiana nell’aprile del 1941 alle violenze di cui si resero colpevoli i soldati nelle zone occupate – gli incendi, le fucilazioni, le deportazioni di massa –, ma soprattutto racconta l’esperienza infantile dell’internamento nel campo. Cosa significa per un bambino la detenzione, la privazione della libertà, dell’acqua e del cibo? Quali traumi subisce chi da piccolo diventa testimone oculare della morte di tante persone, tra cui parenti stretti, a volte gli stessi genitori? Quali sono i “segni invisibili” che si porta dentro anche nella vita adulta? Per capirlo ci si affida ai ricordi dei sopravvissuti – i bambini di allora, oggi anziani – chiamati a testimoniare l’orrore subito, in un doloroso e forse liberatorio viaggio nella memoria. Si ascoltano anche le voci di chi, bambino a Gonars nel 1942, ricorda di aver osservato – senza capire, allora – quei piccoli prigionieri “oltre il filo”, emaciati e mal vestiti.

Alle testimonianze di oggi e ai racconti di ieri – i temi scolastici composti dai bambini alla fine della guerra – si affianca la potenza evocativa dei disegni. Alcuni hanno il tratto infantile degli stessi bambini, che li fecero durante la loro permanenza a Gonars (molti sono stati messi a disposizione dalla figlia del dottor Mario Cordaro, che fu medico al campo), altri sono disegni dei giovani artisti dell'Accademia di Lubiana, anche loro internati. La riflessione continua osservando i disegni realizzati dai bambini bosniaci negli anni ’90, e dai bambini del Medio Oriente e del Darfur, a segnalare un drammatico filo rosso con un passato più recente e con un presente che continua a ignorare la fragilità e il diritto di tutela dell’infanzia.

"Oltre il filo" (durata 82’), di cui esiste anche una versione breve per la televisione, è il primo esempio di co-produzione transfrontaliera dell’area Alpeadria, ed è stato realizzato da Agherose e Immaginaria (Italia), Zavod Kinoatelje (Slovenia) e Focus-Media (Croazia). Minigutti ha collaborato con un gruppo di produzione internazionale.

Il film è stato cofinanziato dal Fondo Regionale per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, il Ministero della Cultura sloveno, il Fondo per l’Audiovisivo della Croazia, il Comune di Gonars, le città di Rijeka e Kastav. Hanno inoltre contribuito alla realizzazione del film la RAI - sede regionale del Friuli Venezia Giulia, e le TV nazionali slovena e croata.

La serata udinese prevede, dopo la proiezione, un incontro con lo storico Carlo Spartaco Capogreco, docente dell'Università della Calabria e presidente della Fondazione Ferramonti, con Dario Mattiussi, Segretario del Centro isontino di ricerca e documentazione storica e sociale Leopoldo Gasparini, e con l’autore del documentario Dorino Minigutti.

La proiezione è realizzata in collaborazione con il Centro espressioni cinematografiche e il Tavolo della pace del comune di Udine. Ingresso a pagamento.

La partecipazione agli altri eventi di vicino/lontano è libera, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Per il programma completo e le informazioni sulle modalità di ingresso:
www.vicinolontano.it
info: 0432-287171








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Chiude far East 2012 con oltre cinquantamila spettatori

Chiude far East 2012 con oltre cinquantamila spettatori

Dopo gli applausi calorosi della closing night, sabato 28 aprile, è tempo di bilancio per Far East Film 14: un’edizione che, a dispetto della crisi, è riuscita a tagliare il traguardo in grande stile, tra sold out, file chilometriche ed eventi speciali (uno su tutti, la consegna del Gelso d’oro alla carriera all’ormai leggendario Johnnie TO).     


Le cifre? Il Festival friulano ha superato la soglia dei 50 mila spettatori (diversamente dagli anni scorsi, però, le proiezioni si sono svolte soltanto al “Giovanni da Udine”) e dei 1200 accreditati (le provenienze coprono 16 nazioni). Almeno 20 mila, invece, le persone messe in circolo dalle numerose attività collaterali, tra il centro cittadino (ma qui, purtroppo, il meteo ha giocato un ruolo determinante) e la discoteca Discoteatro Minnamoro (affollatissima base delle FEFF Nights).

Lasciando parlare ancora le cifre: il bookshop ha venduto 2000 pezzi (tra libri, t-shirt, poster, DVD, gadget), il sito ufficiale (www.fareastfilm.com) ha superato ancora una volta i 50.000 visitatori unici da metà aprile e la pagina ufficiale su Facebook (www.facebook.com/UdineFarEastFilm) ha sfondato il tetto degli 8500 iscritti.


Anche quest’anno, dunque, Far East Film ha potuto contare sul supporto di un pubblico davvero fedelissimo (europeo e internazionale) composto da giornalisti, critici, studenti di cinema, esperti, addetti ai lavori e, soprattutto, gente che ama le visioni d’Oriente. Senza, ovviamente, dimenticare il prezioso contributo degli oltre 100 volontari che hanno affiancato lo staff.  

Ancora un bilancio da incorniciare, dunque, sia in termini quantitativi che qualitativi: il valore del programma è stato ampiamente certificato da nomi e titoli già iscritti all’albo d’oro del nuovo cinema asiatico! Cinema che, secondo i voti degli Audience Awards, ha visto assegnare il Gelso d’Oro allaCorea del Sud con il dramma giudiziario Silenced. Una dura storia di abusi che ha turbato milioni di spettatori in patria e colpito al cuore anche la giuria degli accreditati Black Dragon.


Sul secondo gradino del podio, con pochissimi voti di scarto, si è piazzato l’irresistibile road movie cinese One Mile Above, mentre il kolossal bellico The Front Line si è portato a casa la medaglia di bronzo regalando, così, alla Corea una bella doppietta. La giuria dei lettori diMYmovies.it, infine, ha preferito l’esilarante peplum-fantasy Thermae Romae, presentato a Udine in anteprima mondiale.

E l’edizione numero 15? Come ha detto il Presidente Sabrina Baracetti, durante l’Opening night, «Se Far East Film, nell’arco di quattordici anni, non ha contribuito a promuovere la parola cultura, se non ha concretamente fatto cultura, mettendo in comunicazione l’Europa e l’Oriente, allora ha fallito ed è giusto che interrompa il proprio cammino. Ma se, invece, ha seminato bene, restituendo frutti alla città, alla Regione e anche al Paese in cui opera, allora non ha senso che si fermi, perché le crisi non si risolvono chiudendosi in casa e sbarrando le finestre».

 

 








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