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Dom09222024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

"Magazzino 18" torna in Friuli Venezia Giulia. Rappresentazioni fino al 20 dicembre

FVG - La fortunata tournée di Magazzino 18 arriva anche nei teatri del Circuito ERT - Ente regionale teatrale del Friuli Venezia Giulia. Lo spettacolo, interpretato da Simone Cristicchi - anche autore del testo assieme a Jan Bernas - si avvale della regia di Antonio Calenda e delle musiche di scena di Valter Sivilotti registrate dalla FVG Mitteleuropa Orchestra.

Magazzino 18 apre l’ultima settimana di programmazione ERT prima della pausa natalizia martedì 16 dicembre al Teatro Verdi di Maniago (ore 20.45), è poi ospite per due sere – mercoledì 17 e giovedì 18 dicembre – del Teatro Comunale di Monfalcone (ore 20.45), prima di spostarsi venerdì 19 dicembre al Teatro Italia di Pontebba (ore 21) e chiudere la permanenza in FVG all’Auditorium Biagio Marin di Grado sabato 20 dicembre alle 20.45.

Il Magazzino 18 del titolo è un "luogo della memoria" particolarmente toccante che si trova nel Porto Vecchio di Trieste. In quel magazzino si trovano gli oggetti lasciati dagli italiani che, dopo il trattato di pace del 1947 che assegnava vasti territori dell’Istria e della fascia costiera alla Jugoslavia, furono costretti ad abbandonare le loro terre natali per proseguire la loro esistenza in Italia o altrove.

Attraverso sedie, stoviglie, fotografie, giocattoli e soprattutto attraverso le storie che ognuno di questi oggetti racchiude in sé, lo spettacolo racconta di una pagina dolorosissima della storia d’Italia, di una vicenda complessa e mai abbastanza conosciuta del nostro Novecento.

Magazzino 18 – lavoro prodotto dallo Stabile del FVG - è una sorta di “musical civile”: Simone Cristicchi narra ogni storia con un registro vocale, costume e atmosfera diversa, punteggiandola con canzoni e musiche inedite. 

L'attrice teatrale Ariella Reggio insignita del San Giusto d'Oro

L'attrice teatrale Ariella Reggio insignita del San Giusto d'Oro

Trieste - È stato consegnato il 12 dicembre all'attrice Ariella Reggio il 48° San Giusto d’Oro, tradizionale riconoscimento che dal 1967 i giornalisti triestini attribuiscono a personaggi o realtà che si sono distinti per aver portato alto e dato lustro alla Città di Trieste. Lo comunica l'Assostampa del Friuli Venezia Giulia.

Promossa dal Comune di Trieste e dall'Assostampa del Friuli Venezia Giulia, con il contributo della Fondazione CRTrieste, che mette a disposizione ogni anno la statuetta opera dello scultore Tristano Alberti, la cerimonia è stata aperta con l’indirizzo di saluto del presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic, cui seguono gli interventi del sindaco Roberto Cosolini, del vicepresidente del CdA della Fondazione CRTrieste Renzo Piccini, del presidente dell'Assostampa Fvg Carlo Muscatello, del critico teatrale Roberto Canziani.

Erano presenti tra gli altri anche il prefetto Garufi, i senatori Russo e Blazina, l'assessore regionale Peroni, il presidente della Provincia Bassa Poropat, gli  assessori comunali Tassinari e Kraus, il San Giusto d'Oro 1986 Camerini, nonché  il vicepresidente del Consiglio comunale Carmi e diversi consiglieri comunali.

Nel corso della cerimonia è stato anche conferito un riconoscimento speciale alla carriera per la giornalista triestina Bianca Maria Piccinino.

“Guardando i nomi che mi hanno preceduto in questo premio - ha detto Ariella Reggio, ricevendo la statuetta del San Giusto d'Oro - mi tremano le mani e la voce. Mi  avete commosso, sono veramente emozionata, ma io in fondo ho fatto solo il mio lavoro e non da sola. Il mio successo lo devo anche ai triestini e alle triestine, a tutti coloro che vivono e apprezzano questa città, che la amano come la amo io, senza smancerie”.

Ariella Reggio ha voluto ancora condividere questo premio con coloro che con lei hanno fondato, 38 anni fa, la Contrada, ricordando così anche Orazio Bobbio e Francesco Macedonio.

Pensando e guardando ai giovani non ha mancato poi di lanciare un forte messaggio di speranza: “siccome io sono riuscita anche a lavorare con Woody Allen penso che tutto possa accadere nella vita”.

“È stata - ha concluso - una meravigliosa giornata, che mi elargisce applausi e affetto e, soprattutto quando si va avanti con gli anni, l'affetto è prezioso”. Come da tradizione, Ariella Reggio ha firmato anche il “Libro d'oro” del Comune lasciando una sua dedica: “Viva il Teatro, viva Trieste e malgrado lo sciopero (ahimè) sono qui”.

Beniamina del pubblico triestino, Ariella Reggio è conosciuta in tutta Italia per la sua intensa attività teatrale, radiofonica, televisiva e cinematografica.

Recente Maschera d’Oro del teatro italiano come attrice non protagonista per il ruolo della domestica Berta in Boeing Boeing (stagione 2012/13), zia Sofia nella serie tv Tutti pazzi per amore e Carlotta del Belgio nella recente pièce teatrale Sissi a Miramar.

Ariella Reggio è stata fondatrice - nel 1976 assieme a Orazio Bobbio, Lidia Braico e Francesco Macedonio - dell'allora Teatro Popolare La Contrada, oggi Teatro Bobbio.

Ariella Reggio va così ad aggiungersi al lungo elenco dei prestigiosi premiati del San Giusto d’Oro, dove figurano: il chirurgo Piero Valdoni (primo  San Giusto d’Oro  nel 1967), l’archeologo Doro Levi, la pittrice Leonor Fini, il Trio di Trieste, il regista Giorgio Strehler, il medico ricercatore Brenno Babudieri, il compositore Raffaello de Banfield, il fisico Paolo Budinich, lo scienziato Giorgio Pilleri, l’economista Pier Paolo Luzzato Fegiz, il pittore Luigi Spazal, il bioingeniere Giorgio Bugliarello, il cantante lirico Piero Cappuccilli, lo scultore Marcello Mascherini, lo storico Diego de Castro, il violinista Franco Gulli, lo stilita Ottavio Missoni, il germanista Claudio Magris, il giurista Livio Paladin, il cardiologo Fulvio Camerini, il gallerista Leo Castelli, le Assicurazioni Generali, il critico d’arte Gillo Dorfles, la stilista Mila Schon, il musicista Lelio Luttazzi, lo scrittore Giorgio Voghera, il fisico Luciano Fonda, il campione sportivo Cesare Rubini, il vicepresidente di A.P. Claudio Erbsen, il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, l’architetto Boris Podrecca, l’eurobanchiere Tommaso Padoa Schioppa, Franco Gutti di Assicurazioni Generali, la cantante lirica Fedora Barbieri, La Barcolana, il presidente delle Comunità Ebraiche Amos Luzzatto, lo scrittore Boris Pahor, lo scrittore Manlio Cecovini, la stilista Raffaella Curiel, il medico UNICEF Marzio Babille, la cantante lirica Daniela Barcellona, il vescovo Eugenio Ravignani, il pittore Bruno Chersicla, IllyCaffè, lo scienziato Mauro Giacca, il coro Illersberg  e la scrittrice Susanna Tamaro. Riconoscimenti straordinari sono stati assegnati inoltre ai Giuliani d Australia e all’Associazione Triestini e Goriziani in Roma.

Teatro Nazionale: La Nico Pepe dice la sua

Teatro Nazionale: La Nico Pepe dice la sua

Una lettera aperta. La Civica Accademia Nico Pepe decide di dire la sua sulla questione Teatro Nazionale e lo fa attraverso un "manifesto" firmato da tutti i suoi docenti. In questi ultimi tempi, della questione del Progetto per concorrere al riconoscimento di un Teatro Nazionale in Friuli tra Udine e Trieste, si è fatto un gran parlare e dalla lettura dei tanti articoli pubblicati ne emergeva un quadro scomposto e compulsivo, nel quale la posizione della Civica Accademia Nico Pepe è sempre stata descritta dagli altri soggetti partecipanti, generando un contesto che risulta diverso da quello che quanto in effetti ho sempre sostenuto in incontri e ambiti anche pubblici. Credo sia quindi doveroso che i cittadini e le cittadine che sono poi anche il nostro pubblico vengano messi a conoscenza direttamente della nostra visione in modo da poter disporre di un quadro di insieme più preciso. Noi della Nico Pepe benché individuati come partner strategici fin dall'inizio, siamo entrati nel dibattito quando i dubbi erano forse già superiori agli elementi a favore del Progetto, che comunque era ancor tutto da costruire e già la fattibilità cominciava a incrinarsi. Le dichiarazioni che ho fatto a suo tempo su un certo ritardo nel nostro coinvolgimento, sono poi state ampiamente superate. Oggi che quasi certamente la questione Teatro Nazionale viene archiviata, mi pare quanto mai vitale recuperare, semmai si fossero intravisti, quei principi che forse sono mancati rendendo l'ipotesi intera più vicina al matrimonio di interesse o alla fusione tra imprese che a una condivisione di progetti artistici e culturali. Non dico che tale aspetto debba mancare quando si parla di strutture culturali complesse e che danno lavoro a molte persone, ma quando è carente una visione in grado di offrire una prospettiva di crescita di maggiore espansività e una proposta che possa accomunare le realtà verso un obiettivo comune e magari accompagnato da quel pizzico di sana visionarietà, allora viene a mancare il cuore stesso del Progetto e sarà più difficile sostenere o accompagnare gli incontri di tipo tecnico poiché le difficoltà finiranno con l'avere il sopravvento. Quello che è mancato è stato forse l'aprirsi alla condivisione di un Sogno che ci chiedeva di osare.. Noi della Nico Pepe abbiamo tentato di tenere lontane le paure pur paventateci anche da amici e sostenitori perché ci è parso di intravvedere molti aspetti positivi... Noi immaginiamo un Teatro in cui la Formazione, la Pedagogia diventino aspetti fondativi e qualificanti dell'essere attori, diventino aggiornamento permanente, specializzazione, perfezionamento e si affianchino alla produzione offrendo versatilità, snellezza di proposte di eccellenza e a costi ridotti. Una piccola postilla storica: a proposito di istituzioni di rilevanza culturale e di visionarietà dei progetti: l'incompreso Pasolini del "Manifesto per un nuovo teatro" del '68 sognava un attore come "uomo di cultura" nell'ottica di una educazione e formazione continua, e agente in adeguati spazi dedicati alla pedagogia. Noi pensiamo che il rapporto tra teatro e formazione porti il necessario alimento di forze giovani e innovative anche nell'affrontare i classici e che l' innesto di nuova linfa vitale aiuti a ridurre la separazione tra i teatri per un unico grande Teatro di Qualità, superando le divisioni tra generi o le definizioni ormai desuete. Ci sarà un buon Teatro e buone pratiche per farlo, per reinventarlo, in modo che sia stabile-mobile, contemporaneamente molto agile, e possa tornare a incidere maggiormente nel tessuto della collettività sostenendone la crescita anche attraverso principi estetici oltre che sociali o etici. Se una (vera) progettualità saprà nascere potrà trovarci disponibili nell'ottica della nostra missione. Inoltre noi abbiamo sempre considerato la formazione non come un bene esclusivo per adepti ma sempre aperta anche al pubblico, quindi proiettata verso una crescita culturale generalizzata del territorio sia attraverso la visibilità del nostro lavoro interno, cioè esoterico, sia in senso essoterico, cioè rivolta a quanti volessero avvicinarsi con curiosità alle pratiche teatrali attraverso singoli laboratori o partecipando ai numerosi incontri aperti. E' palese nelle cronache di questi giorni come sia atto colpevole il far vivere male la gente, in luoghi abbandonati al degrado sociale, senza prospettive di miglioramento, e come questo reiterarsi del vivere alla giornata, senza bellezza senza occasioni di riflessione, favoriscano l'insofferenza, l'intolleranza, la rivolta... Ci pare fondamentale inoltre l' opportunità di apertura internazionale così come già facciamo, da anni, e incentiviamo continuamente. L'istanza internazionalistica dovrà convivere con il radicamento nel territorio, in virtù di quell'agire g-locale, cioè locale con sguardo globale. Saremo forti al di fuori dei confini se riconosciamo la bellezza di un'identità in movimento verso l'altro. L'attore dovrà essere europeo e multilingue e dovrà portare il proprio contributo di artista come ambasciatore di cultura nei paesi che andrà a visitare con il suo talento. Mai come adesso pensiamo sia importante continuare il dialogo che si è intrapreso anche se in maniera incompleta, nella speranza che il tempo ci porti al più presto verso forme di condivisione e coordinamento che abbiano gambe capaci di farci andare lontano. Ci piacerebbe quindi intessere a beneficio della nostra città e della regione una più viva collaborazione con Trieste, la vicina Slovenia, le regioni e gli stati confinanti. Siamo quindi a disposizione per proseguire in una prospettiva di Teatro nazionale, se non nella forma ministeriale ma nello spirito, ma anche di andare oltre. Un chiarimento è tanto più doveroso adesso in quanto si profila il dibattito sul TRIC ovvero il Teatro di Rilevante Interesse Culturale e anche in questa occasione la Civica Accademia è stata citata come parte in causa senza però che ci fossero contatti o richieste. Ma noi siamo pazienti. Pazienti e determinati a incontrarci sul piano dei principi alcuni dei quali sono stati qui esposti. 
 Claudio de Maglio, Direttore della Civica Accademia d'Arte Drammatica "Nico Pepe" (foto in alto) i docenti: Marta Bevilacqua, Paola Bigatto, Giuliano Bonanni, Paola Bonesi, Elena Bucci, Roberto Canziani, Giuseppe Paolo Cecere, Arturo Cirillo, Valter Colle, Chiara Donada, Denny Fiorino, François Kahn, Gabriele Mancini, Lorenzo Mucci, Sheela Raj, Maurizio Schmidt, Marco Sgrosso, Giovanni Battista Storti, Carlo Tolazzi, Marco Toller, Maril Van den Broek, Monica Vendruscolo E per lo staff Diana Barillari, Barbara Gortana

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