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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

La Fondazione di Bandini al Miela

La Fondazione di Bandini al Miela

Trieste - Tappi, cartine delle arance, stuzzicadenti, cose oggetti di nessun valore che si incontrano per un istante della vita, che si tengono fra le mani senza dargli un senso e si buttano via. Per il protagonista de La Fondazione di Raffaello Baldini – al Teatro Miela da venerdì 30 gennaio a domenica 1 febbraio,  non si tratta di semplici e fuggevoli cose. Sono brandelli di sé, di vita, e non riesce a percepirla nel presente se non rimane circondato da tutti quegli insignificanti compagni di viaggio, testimoni di insignificanti momenti di vissuto… È per questo motivo che il protagonista intende creare una Fondazione – da qui, appunto il titolo del monologo – dove conservare tutte le cose che non contano ed anche i pensieri che non riescono ad assurgere ad alti interessi…

È proprio questo il ritratto dell’anziano e solitario uomo che è al centro de La Fondazione, ultimo testo di Raffaello Baldini, ottimo poeta e scrittore romagnolo da poco scomparso. 

Poco prima di morire lo stesso autore ha affidato questo suo ultimo gioiello  a Ivano Marescotti, attore raffinato, che così spesso e sapientemente ha già dato voce alle sue apprezzate poesie. 

Anche in quest’occasione l’attore – dalla notevole carriera teatrale, televisiva e cinematografica – costruisce un delicato ritratto di questo personaggio, così vicino ai protagonisti ruvidi e solitari di Thomas Bernhard, ma colorato anche da qualche accento di clownerie beckettiana. 

Lavora con sensibilità, sostenuto fin nei più minimi dettagli dall’intelligente e accurata regia di Valerio Binasco che lo inserisce in una scena dai cromatismi forti, dove diviene facile  per il pubblico immaginare, grazie alla perizia interpretativa di Marescotti, quel cumulo di oggetti insignificanti che il protagonista ha assurto a compagni di una vita altrimenti desolata, dato che nessuno, nemmeno la moglie, gli è rimasto al fianco. 

La Fondazionedi Raffaello Baldini con Ivano Marescotti, vanta la regia di Valerio Binasco, le scene di Carlo De Marino, le musiche di Arturo Annecchino, le luci di Vincenzo Bonaffini, i costumi di Elena Dal Pozzo, il suono di Giampiero Berti. Lo spettacolo è una produzione di Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Lo spettacolo va in scena al Teatro Miela venerdì 30 e sabato 31 gennaio alle ore 21 e domenica 1 febbraio alle ore 17. 

I biglietti ancora disponibili si possono acquistare presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, ed i consueti circuiti e accedendo attraverso il sito www.ilrossetti.itall’acquisto on line. La biglietteria del Teatro Miela è a disposizione del pubblico a partire da un’ora prima dello spettacolo. 

 

Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.

 

 

 

“I bambini della Risiera” per non dimenticare la follia dell’olocausto

“I bambini della Risiera” per non dimenticare la follia dell’olocausto

Trieste - In scena la “prima”, ieri sera martedì 27 gennaio alla sala Bartoli del Politeama Rossetti di Trieste per  “I bambini della risiera”.

Scritto e diretto da Noemi Calzolari ed interpretato da Sara Alzetta assieme ad una ventina di bambini, allievi del Laboratorio StarTs Lab,  lo spettacolo si inserisce nell'ambito delle manifestazioni legate al Giorno della Memoria ed andrà in scena per quattro giornate.

Intensa e a tratti struggente l'interpretazione della brava Alzetta, che assieme ai bambini rievoca i colloqui familiari tra nonna e nipotina, entrambe ebree, in una Trieste in cui si slatentizza poco a poco un antisemitismo che giorno dopo giorno sbriciola gli assetti familiari.

I bambini ebrei si vedono portare via le loro case, escludere dai giochi degli altri bambini e dalle scuole sempre frequentate, si vedono portare via l'amico del cuore da mamme imbronciate e sospettose.

Il loro stupore è candido, la loro incomprensione è totale. Il danno psicologico, anche per quelli che sopravviveranno alla bassezza meschina del razzismo, è ferale.

Il violinista Tony Kozina accompagna i bambini (preparati da Daniela Ferletta) in alcuni canti della tradizione ebraica, canti accompagnati da girotondi e da postazioni fisse, che sulla scena regalano spessore all'innocente fanciullezza.

Tra i vari dialoghi che rievocano la Trieste nell'ultimo anno di guerra, si intervalla la proiezione di materiale iconografico: rastrellamenti, foto dei deportati, ed una Piazza Unità strabordante di popolo che acclama il Duce nel suo comizio.

La Riseria, è per Trieste, l'epilogo triste di quegli anni terribili. Vi vengono internate alcune migliaia di persone, bambini, uomini e donne, che grazie allo zelo organizzativo di Odilo Lotario Globocnik, triestino di nascita ma con formazione già acquisita nei campi di Treblinka, Sobibor e Maidanek, da Trieste partiranno per Auschwitz, Bergen Belsen e Ravensbruck.

Molto bello il taglio dato alla pièce teatrale, che sottolinea i dialoghi tra i bambini/ragazzi, dialoghi fatti di spontaneo stupore e incredulità davanti alla crudeltà della missione nazista.

Spesso, infatti, allora come oggi, l'odio cresce serpeggiante e subdolo, ed è quasi sempre sapientemente veicolato per secondi fini, poco compreso da un umanità che tristemente segue il luogo comune.

In questi giorni, legati al ricordo per non dimenticare, sui social si riporta spesso una frase, sembra sia stata scritta sul muro di un campo di concentramento, una frase scritta da un ragazzino: “Se Dio esiste dovrà chiedermi scusa”: Dentro a sei parole, si concentra, aldilà di qualsivoglia credenza religiosa, l'incapacità dell'animo umano di accettare la malignità, in fondo è questo l'uomo, questa è la sua parte più vera, più retta, l'unica realmente umana e compassionevole. L'unica da stimolare alla crescita. Soprattutto nei giovani, perché il non dimenticare serve soprattutto a loro.

In scena ancora Venerdì 30 gennaio alle 19, mentre Mercoledì  28 e 29 gennaio le recite saranno riservate alle scuole in orario pomeridiano, con inizio alle 14 e 30.

Info: www.ilrossetti.it

“Doppio Fronte - Oratorio per la Grande Guerra” per una doppia interpretazione con Moni Ovadia e Galeazzi al Rossetti

“Doppio Fronte - Oratorio per la Grande Guerra” per una doppi interpretazione co Moni Ovadia e Galea

Trieste - Moni Ovadia,  questa volta assieme a Lucilla Galeazzi, ritorna al Politeama Rossetti per una sola serata, questa sera mercoledì 28 gennaio alle 20.30,  con il suo grande spettacolo Doppio Fronte - Oratorio per la Grande Guerra: musiche, canti e memorie per ricordare il conflitto. Lo spettacolo – che vede in scena anche quattro musicisti e un coro è inserito nel cartellone altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia”.

Ha rappresentato un momento significativo, nel programma del Ravenna Festival 2014, il debutto di Doppio Fronte - Oratorio per la Grande Guerra scritto e interpretato da Lucilla Galeazzi e Moni Ovadia, a cui si affianca un quartetto di raffinati musicisti ed il Coro giovanile Freevoices diretto da Manuela Marussi. 

Un dispiegamento di forze e di contributi artistici rilevante per affrontare in una sorta di spettacolo-oratorio intessuto di musica e narrazione, il dramma del primo conflitto mondiale.

«Lo spettacolo racconta la Prima guerra mondiale – anticipano Moni Ovadia e Lucilla Galeazzi – quella combattuta dal nostro esercito nelle trincee sui monti e quella vissuta nel quotidiano da un’Italia che via via andava impoverendo sempre di più, in cui le donne condussero da sole una quotidiana battaglia di sopravvivenza per mantenere la famiglia.

I testi sono tratti dalle lettere dal fronte, dalle memorie dei combattenti (tra cui Gadda e Ungaretti) e dai diari di chi visse la guerra “in casa”, come i veneti e i friulani: questi ultimi, arruolati nel ’14 dall’esercito austriaco, nel ’15 si trovarono in trincea contro l’esercito italiano. I canti sono patriottici o pacifisti, anonimi e d’autore (da Trilussa, a E.A. Mario, cui si deve La leggenda del Piave). La Prima guerra mondiale fu imposta all’Italia da una minoranza avventuriera e fanatica, contro una maggioranza sfavorevole. Tra sogni di espansione e irredentismo, motore di una “fatale e irrinunciabile” chiamata alle armi furono l’ambizione e l’ambiguità del primo ministro Salandra, del suo ministro degli esteri Sonnino, del generale Cadorna, ed infine del titubante Vittorio Emanuele III, Re d’Italia. Mentre trattavano con gli imperi centrali la “non belligeranza” italiana, con altri giocavano al rialzo. Fu così che il 26 aprile 1915 l’Italia firmò in segreto il Patto di Londra con cui si impegnava ad entrare in guerra al fianco di francesi e inglesi».

In scena Moni Ovadia nel ruolo dell’ aedo e Lucilla Galeazzi, cantante e narratrice, ci conducono lungo questo interessante itinerario e sono accompagnati da Paolo Rocca al clarinetto, Massimo Marcer alla tromba, Albert Florian Mihai alla fisarmonica e da Luca Garlaschelli al contrabbasso.

A rendere ancor più emozionante lo spettacolo è l’apporto del Coro giovanile FREEVOICES diretto dal M° Manuela Marussi.

Lo spettacolo si avvale dei collaboratori Mauro Pagiaro per il suono, Nino Annaloro per le luci, Elisa Savi ha collaborato nel ruolo di concept video, la realizzazione dei video è di Andrea Bocca.

Moni Ovadia e Lucilla Galeazzi si sono occupati della ricerca musicale, mentre firmano l’elaborazione drammaturgica la stessa Galeazzi con Elisa Savi. Il coordinamento musicale è di Paolo Rocca che ha curato anche gli arrangiamenti assieme a Luca Garlaschelli e Gianni Del Zotto. 

Doppio Fronte - Oratorio per la Grande Guerraè una produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo in collaborazione con Promo Music e Ravenna Festival 2014.

I biglietti ancora disponibili si possono acquistare presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, ed i consueti circuiti e accedendo attraverso il sito www.ilrossetti.itall’acquisto on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.

 

 

 

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