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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

“I bambini della Risiera” per non dimenticare la follia dell’olocausto

“I bambini della Risiera” per non dimenticare la follia dell’olocausto

Trieste - In scena la “prima”, ieri sera martedì 27 gennaio alla sala Bartoli del Politeama Rossetti di Trieste per  “I bambini della risiera”.

Scritto e diretto da Noemi Calzolari ed interpretato da Sara Alzetta assieme ad una ventina di bambini, allievi del Laboratorio StarTs Lab,  lo spettacolo si inserisce nell'ambito delle manifestazioni legate al Giorno della Memoria ed andrà in scena per quattro giornate.

Intensa e a tratti struggente l'interpretazione della brava Alzetta, che assieme ai bambini rievoca i colloqui familiari tra nonna e nipotina, entrambe ebree, in una Trieste in cui si slatentizza poco a poco un antisemitismo che giorno dopo giorno sbriciola gli assetti familiari.

I bambini ebrei si vedono portare via le loro case, escludere dai giochi degli altri bambini e dalle scuole sempre frequentate, si vedono portare via l'amico del cuore da mamme imbronciate e sospettose.

Il loro stupore è candido, la loro incomprensione è totale. Il danno psicologico, anche per quelli che sopravviveranno alla bassezza meschina del razzismo, è ferale.

Il violinista Tony Kozina accompagna i bambini (preparati da Daniela Ferletta) in alcuni canti della tradizione ebraica, canti accompagnati da girotondi e da postazioni fisse, che sulla scena regalano spessore all'innocente fanciullezza.

Tra i vari dialoghi che rievocano la Trieste nell'ultimo anno di guerra, si intervalla la proiezione di materiale iconografico: rastrellamenti, foto dei deportati, ed una Piazza Unità strabordante di popolo che acclama il Duce nel suo comizio.

La Riseria, è per Trieste, l'epilogo triste di quegli anni terribili. Vi vengono internate alcune migliaia di persone, bambini, uomini e donne, che grazie allo zelo organizzativo di Odilo Lotario Globocnik, triestino di nascita ma con formazione già acquisita nei campi di Treblinka, Sobibor e Maidanek, da Trieste partiranno per Auschwitz, Bergen Belsen e Ravensbruck.

Molto bello il taglio dato alla pièce teatrale, che sottolinea i dialoghi tra i bambini/ragazzi, dialoghi fatti di spontaneo stupore e incredulità davanti alla crudeltà della missione nazista.

Spesso, infatti, allora come oggi, l'odio cresce serpeggiante e subdolo, ed è quasi sempre sapientemente veicolato per secondi fini, poco compreso da un umanità che tristemente segue il luogo comune.

In questi giorni, legati al ricordo per non dimenticare, sui social si riporta spesso una frase, sembra sia stata scritta sul muro di un campo di concentramento, una frase scritta da un ragazzino: “Se Dio esiste dovrà chiedermi scusa”: Dentro a sei parole, si concentra, aldilà di qualsivoglia credenza religiosa, l'incapacità dell'animo umano di accettare la malignità, in fondo è questo l'uomo, questa è la sua parte più vera, più retta, l'unica realmente umana e compassionevole. L'unica da stimolare alla crescita. Soprattutto nei giovani, perché il non dimenticare serve soprattutto a loro.

In scena ancora Venerdì 30 gennaio alle 19, mentre Mercoledì  28 e 29 gennaio le recite saranno riservate alle scuole in orario pomeridiano, con inizio alle 14 e 30.

Info: www.ilrossetti.it

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Capo redattore: Tiziana Melloni
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