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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Star bene

Parigi porta fortuna al culturismo triestino. Nuovo podio mondiale per Franco Zeriul.

Parigi porta fortuna al culturismo triestino. Nuovo podio mondiale per Franco Zeriul.

Trieste - Ancora una volta sulla vetta iridata del Natural Body Building. Franco Zeriul, triestino, 45 anni conquista l’ennesimo podio che ospita i primi sei atleti al mondo ai campionati UINBB tenutisi il 16 novembre a Parigi. 

Con il quarto posto conquistato nella categoria Master I - + 75 kg. Zeriul conferma il brillante risultato conseguito nell’edizione 2012 dei mondiali in Slovacchia: una meta che in verità l’atleta triestino avrebbe voluto superare, forte del trionfo nelle selezioni nazionali AINBB tenutesi a Padova lo scorso 2 novembre.

Zeriul ha dovuto arrendersi al verdetto di una giuria molto severa con gli atleti italiani che non ha voluto confermargli il primo posto riportato nelle qualificazioni della mattina. “Peccato, sarebbe stato il secondo titolo mondiale (il primo risale ai mondiali in Sudafrica del 2009), ma non posso lamentarmi: la competizione era agguerritissima, la partecipazione a questi mondiali UINBB ha raggiunto cifre da record arrivando a contare centinaia di atleti provenienti da 15 nazioni, alla fine ho dovuto cedere il passo ad atleti fortissimi e plurititolati come il britannico Andrew Palmer, nuovo campione mondiale e il beniamino di casa Francois Teniere, già primo assoluto agli Europei del giugno scorso. Un onore trovarmi sul podio assieme a loro.”

L’ennesimo risultato di prestigio, che effetto fa a quarantacinque anni? “Per me che mi preparo a queste competizioni da una vita non fa molta differenza rispetto, che ne so, a dieci anni fa. Ormai il muscolo ha una sua struttura e una sua capacità di migliorarsi con l’allenamento che è già impostata, non faccio niente di diverso rispetto ad un atleta di trenta. Stessi allenamenti, quelli che mi programmo io, stesse strategie di alimentazione: la mia fortuna la fa un fisico che ho ereditato con il mio patrimonio genetico, vita stretta e ossatura sottile, i giudici l’apprezzano molto, è chiaro che parto più avvantaggiato rispetto a tanti che a parità di fatiche non hanno la mia stessa struttura fisica.”

E’ questa la carta vincente? “Forse non ancora. Più del fisico e più della mia esperienza nella routine delle otto pose del body building, conta il fatto che con la mia esperienza arrivo ogni volta sul palco sereno e con grande voglia di divertirmi. Sono molti a dirmi che ho carisma: non voglio negarlo, quando scendo in pedana non dimentico che tutto quello che faccio deve coinvolgere anche il pubblico che ho davanti. In gara, gioco a far sentire gli spettatori forti come me.”

(Nella foto di apertura: Franco Zeriul)

L'opinione: baby squillo e spose bambine. Se la civiltà occidentale è alla deriva etica, cosa dire dell'Islam?

L'opinione: baby squillo e spose bambine. Se la civiltà occidentale è alla deriva etica, cosa dire d

Conegliano (Tv) - Riceviamo e pubblichiamo un'opinione espressa da Andrea Cometti, de "Il Corriere delle Regioni".

"In Italia è il caso del momento, parliamo delle "Baby squillo": ragazzine di 14-16 anni che si prostituiscono con attempati signori per comprarsi il capo firmato e  - in alcuni casi con l'aggravante -  di una "madre" condiscendente, formato "maitresse", che è quello che probabilmente e giustamente scandalizza l'opinione pubblica italiana.

Questo caso giudiziario comunque è la foto della nostra società allo sbando, è il risultato di decenni di programmi Tv e giornali spazzatura che promuovono nei bimbi ruoli da "veline" per le femminucce e di "calciatori" per i maschietti. E ora cosa ci meravigliamo se ci troviamo in casa delle "escort" e dei "calciatori stranieri"  (i nostri figli evidentemente sono solo dei viziati e smidollati bamboccioni) ad allietare le nostre pigre domeniche stile "Panem et circenses": una società raccoglie quel che semina.

Ma quello che dovrebbe scandalizzare l'opinione pubblica, evidentemente pilotata dai media nazionali e dalla ormai vetusta "politically correct post 68ina" sono anche altri episodi spesso sottaciuti, situazioni che possiamo vedere quotidianamente sotto i nostri occhi in quella che è divenuta la "Babele" Italia.

In particolare mi riferisco a cittadini stranieri residenti in Italia - anche clandestinamente - provenienti da altre culture e religioni a cui però vengono applicati degli incredibili principi della "doppia morale" nei casi della stampa e Tv e "doppia legislazione" da parte dei giudici quando delinquono! cosa che, viste le statistiche di reati e popolazione carceraria, avviene assai frequentemente.

I principali accusati, sono sempre loro gli "Amici islamici" che evidentemente tanto amici non lo sono, visto che di integrarsi o perlomeno rispettare le regole non ne vogliono proprio sapere, anzi semmai il contrario.

Visti i loro  usi e costumi - Infibulazione, escissione, 4 mogli, lapidazione e leggi del taglione - e nel nostro caso rapportandolo ale "Baby squillo", perchè non ci domandiamo con tono volutamente provocatorio: "con 60 milioni di spose bambine nel mondo e lo stesso Profeta Maometto che, tra le innumerevoli mogli e concubine  (una 50ina) beato lui, ne aveva una di 8 anni! cosa facciamo un mandato d'arresto internazionale al Profeta?".

Il problema islamico e del "meticciato" culturale non è solo italiano, l'Italia è stata l'ultima ad affrontare il problema, non avendo una grossa tradizione coloniale, ma in questi anni si è rifatta alla grande accogliendo milioni di stranieri che di fatto hanno cambiato radicalmente il volto alle nostre città e il conseguente modo di vivere:"siamo arrivati a festeggiare più il Ramadan e Halloween che il Natale!".

Inghilterra, Francia e Germania il problema lo conoscono bene in ispecie nei confronti degli islamici provenienti dai relativi paesi e tutte le loro "Governance" hanno dichiarato recentemente un colossale "fallimento della politica multiculturale". Il turco in Germania farà il turco, parlando la sua lingua, praticando la sua religione ecc. ecc. idem il pachistano in Gran Bretagna o l'algerino i Francia, bella scoperta: in fin dei conti anche noi italiani lo abbiamo fatto ed in tempi non proprio così lontani, anche se con le opportune differenziazioni socio-culturali e religiose.

Il punto nodale è semplicissimo e deriva dal fatto che le leggi islamiche sono incompatibili con le nostre leggi europee nazionali, della UE e sopratutto con le normative internazionali e le carte sui diritti dell'uomo - punto - il resto sono chiacchiere.

Molto è stato scritto, sopratutto dopo l'11 settembre 2001, spesso con valore profetico da Oriana Fallaci, da Kahled Fouad Allam, da Magdi Allam e ancor prima da Samuel Huntigton e Roger Scruton ma di quest'ultimo citerei un passaggio chiave, delle considerazioni veramente importanti per capire la portata del problema Islam: "La civiltà occidentale si è lasciata alle spalle il proprio credo religioso e il proprio testo sacro, e ha riposto la propria fiducia non tanto nelle certezze religiose, quanto nella discussione aperta, nella prova, nell'errore e nell'onnipresenza del dubbio. La cosa strana, tuttavia, è che se la civiltà islamica è lacerata dai conflitti, quella occidentale sembra avere in sè un'intrinseca tendenza all'equilibrio. Le libertà che i cittadini occidentali danno per scontate, sono assai sentite nei paesi islamici, e se nessun cittadino occidentale fugge dall'Occidente, il 70% dei profughi nel mondo  è rappresentato da mussulmani, che fuggono dai luoghi in cui la loro religione è la dottrina ufficiale. Inoltre questi profughi fuggono tutti verso l'Occidente, riconoscendo che nessun altro luogo è in grado di assicurare le opportunità, le libertà e la sicurezza che essi disperano di trovare nel loro paese. Ugualmente strano, tuttavia, è il fatto che una volta arrivati in Occidente, molti profughi mussulmani cominciano a maturare un odio della società che li circonda, e aspirino a vendicarsi per una colpa talmente atroce che l'unica giusta punizione è addirittura la distruzione totale. Più strano ancora è il fatto che quei mussulmani che si stabiliscono, si integrano e acquisiscono un certo grado di fedeltà alle istituzioni e ai costumi occidentali, spesso allevino dei figli che, malgrado siano cresciuti in Occidente, s'identificano nell'opposizione ad esso - con un antagonismo così fiero - da sfociare in un desiderio di annientamento. Una risposta superficiale a questi fatti sconvolgenti è quella di attribuire la responsabilità all'Islam -  per affermare, con un innegabile grado di plausibilità, che esso è un fossile medioevale, inadatto alle condizioni moderne, e incapace di adeguarsi agli straordinari cambiamenti sociali, economici e demografici che hanno scosso il nostro pianeta. Ma se le "moderne condizioni" non sono altro che quelle provenienti dall'estensione a livello globale della tecnologia, delle istituzioni e della libertà politica occidentali, perchè accusare l'Islam di rifiutarle, quando esse, di rimando, comportano il rifiuto di un'dea sulla quale si fonda l'Islam, una volontà divina immutabile, rivelata una volta per tutte al suo Profeta, nella forma di un codice di norme immodificabile e inviolabile?" (da: L'Occidente e gli altri 2004 di Roger Scruton).

L'elenco delle incompatibilità è abbastanza lungo e lo conosciamo ormai bene, vivendole quotidianamente con notizie per noi occidentali talvolta incredibili, aspettando che la "Primavera" araba - quella vera - risvegli le coscienze di molti mussulmani moderati o meglio ancora, auspicando ad una unità religiosa, magari con un "Papa" islamico; nel frattempo assistiamo solo ad un feroce rigurcito di generale "nazionalismo religioso", rappresentato dal partito dei Fratelli mussulmani, e cosa incredibile anche in paesi storicamente a noi vicini come la Turchia e l'Egitto.

A noi occidentali non ci rimane altro che auspicare ad una rinata consapevolezza del nostro passato, senza complessi di colpe per criticabili politiche coloniali del passato o conflitti, anche razziali della storia, basta imporre con determinazione le carte dei diritti internazionali, senza sotterfugi o sterili ingiustificate deroghe, siamo noi che abbisogniamo di una "Primavera della civiltà occidentale" che da tempo ha letteralmente perso la bussola e il semplice rispetto per se stessa".

Andrea Cometti

Censis: gli italiani altruisti e motivati, cresce la fiducia. Il ritorno del pendolo

Censis: gli italiani altruisti e motivati, cresce la fiducia. Il ritorno del pendolo

Trieste - La notizia è girata poco, l’ho trovata su "Avvenire" del 7 novembre scorso. In questi giorni è uscito il rapporto del Censis, Centro studi e investimenti sociali, che come ogni anno fa la fotografia agli italiani. Dopo anni di grande peggioramento in senso individualistico, arriva la scoperta di una svolta: la crisi sta infatti facendo cambiare a molti l’atteggiamento verso la vita e il prossimo.

L’indagine del Censis, intitolata “I valori degli italiani 2013, il ritorno del pendolo” ci fa sapere che “l’egoismo è stanco, cresce la voglia di ritrovare l’altro. Cittadini preoccupati, ma non disperati. La crisi antropologica ha consumato il suo slancio, anche se egoismo, passività ed irresponsabilità non sono svaniti, anzi stano arrivando al punto massimo, ma le energie per un’inversione  di rotta ci sono tutte”.

Di qui l’immagine del pendolo che cambia posizione. E inoltre “è diffuso il desiderio di fare qualcosa per la comunità anche se molti non sanno come agire concretamente, per cui risulta che il 40% degli italiani sono disponibili a far visita agli ammalati, quasi il 30% vorrebbero fare qualcosa per chi è in difficoltà. Insomma c’è in giro una rinnovata voglia di essere altruisti”.

Sembra quindi che le ambizioni personali comincino a lasciare il posto ad altri tipi di gratificazione e, seppure l’85 % si dice preoccupato, ben il 73% non si sente né frustrato né sconfitto e 4 su 10 dimostrano di credere ancora in loro stessi e nell’avvenire.

Dice il Direttore del Censis De Rita: “Quella italiana sembra una società migliorata sotto il profilo valoriale rispetto a qualche anno fa, anche se non ha un punto forte di aggregazione”.

L’indagine ci porta su un terreno di riflessione quasi sconosciuto, ma è confermata dal parere di molti operatori del volontariato, che vedono crescere sotto i loro occhi la disponibilità a fare qualcosa per gli altri.

Dice Ernesto Olivero , fondatore del Sermig di Torino: "Lasciamoci cambiare dalla crisi. Questo è il momento fertile perché l’esempio arriva dal basso, da chi si rimbocca le maniche per sé e per gli altri. Chi governa prenda l’esempio, questo comporta un cambiamento di stile e quindi implica scendere da cavallo come ha fatto il Samaritano".

"Dicono che l’occasione fa l’uomo ladro, ma l’occasione può anche fare l’uomo saggio, generoso ed altruista. Insomma prima di cercare nel portafoglio, bisogna cercare nel cuore. Nei momenti difficili o ci si abbatte o si dà fondo alle risorse, attingendo a quei valori che sicurezza e benessere tendono a farci trascurare”.

Arrivano anche conferme da altri testimoni come Maddalena Furiosi di Abio associazione per i bambini in ospedale, che trova la sua esperienza ricaricante e sostiene che “c’è un buon ricambio con forze fresche e motivate, stare vicino ai bambini che soffrono è un’esperienza formativa per tanti giovani, ma anche per gli adulti”.

Oppure da Stefano Ravenna, alpino impegnato nella Protezione civile, che dichiara come il tanto lavoro nelle calamità naturali riporta a casa persone del tutto diverse da come erano partite. Talora quel lavoro si concentra nell’ascolto e nell’abbraccio di chi ha subìto gravi lutti o dispiaceri

E, nonostante la crisi, sono tanti i giovani che danno il loro tempo nella Onlus “La Lanterna" di Milano dove viene dato un supporto a molti ragazzi nel doposcuola. L’elenco per fortuna sarebbe molto più lungo.

Di certo in questo momento è centrale la spinta di umanizzazione, spiritualità e sobrietà che sta dando Papa Francesco con i suoi credibili richiami a mettersi al servizio della comunità e di concentrarsi su chi sta peggio.

Tutti questi dati e questi fatti risultano in controtendenza rispetto alla percezione comune quindi meritano una riflessione aggiuntiva. Del resto la speranza è un sogno fatto da svegli (Aristotele).

Silvano Magnelli
  

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