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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Link2016, Pierluigi Battista e quell'Italia che ha tolto voce a chi ha fatto una scelta

Link2016, Pierluigi Battista e quell'Italia che ha tolto voce a chi ha fatto una scelta

Trieste – Affermare che tutti i fascisti sono stati cattivi ed è giusto che la loro voce sia stata taciuta può essere una tesi condivisibile, ma molto di comodo. Affrontare la storia italiana così, infatti, è la strada che hanno seguito diversi storici e giornalisti dal '45 a oggi, annullando così le ragioni di chi invece scelse di difendere l'ideologia fino alla fine.

Tra questi c'era anche il padre di Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera che da qualche settimana è uscito in libreria con il suo ultimo libro “Mio padre era fascista” (Mondadori). Per raccontare il rapporto con la figura paterna e la sua idea politica, l'autore è stato tra gli ospiti del pomeriggio di Link, il festival del giornalismo legato al Premio Lucchetta, ieri in piazza della Borsa intervistato da Roberto Morelli.

Si parla di generazioni attraverso la storia, fatta di rotture per scelte opposte fatte da giovanissimi: entrambi avevano 20 anni, quando uno, dopo l'8 Settembre, rimase fedele al Duce e aderì alla Repubblica Sociale di Salò; l'altro negli anni '60/'70, si schierò con la sinistra extraparlamentare proprio per andare contro il padre. Fu per “ucciderlo” politicamente, come ha ricordato lo stesso giornalista.

Il libro parte dal diario del genitore, ritrovato dopo qualche anno dalla sua morte, che Battista conferma non essere un espediente narrativo. Anzi, è stato essenziale per capire cosa visse e come si sentiva quell'uomo che finì dalla “parte sbagliata” della Storia, rimanendo fedele ad un'ideale: il fascismo fu il suo “impennamento dell'animo”, citando Calvino, ma lui non riuscì mai a spiegare il perché di ciò.

L'intenzione dell'autore è quindi questa, che non ha scritto questo libro per riconciliarsi con il padre “politico”, ma con la persona a cui, si capisce fin da subito dalle sue parole, era molto legato. E dalla sua storia emergono quelle di chi non abbandonò la camicia nera, finendo nei campi di prigionia e umiliato da chi, fino a qualche tempo prima, era suo amico. In quei posti finì anche Ezra Pound, Battista lo ha sottolineato apposta, la cui sorte fu ben più dura tanto da concludersi con 13 anni di ospedale psichiatrico.

Nonostante il credo ideologico, comunque, Battista-padre divenne famoso come avvocato garantista che difese d'ufficio alcuni brigadisti. Quando loro stessi non volevano, in quanto non riconoscevano la “giustizia borghese”, ma egli sosteneva la necessità di garantire i diritti a tutti: un qualcosa che mal si concilia con l'idea che si può avere di un fascista. “Le persone non sono unilaterali” ha affermato Battista-figlio.

Alla fine, lo schieramento verso l'estrema sinistra del futuro giornalista cambiò, quando egli stesso vide di ciò che si erano macchiate le BR, con la compiacenza di alcuni che in nome dell'antifascismo erano pronti a giustificare la morte di due ragazzi innocenti. Una negazione della verità che continua ad esistere ancora oggi ma che va cancellata, altrimenti rimaremo sempre schiavi delle ideologie senza crederci nemmeno più.

Premio Terzani, lo scrittore Martín Caparrós vince l'edizione 2016 con il reportage "La fame"

Premio Terzani, lo scrittore Martín Caparrós vince l'edizione 2016 con il reportage

Udine - "La fame", il reportage del giornalista e scrittore argentino Martín Caparrós - edito in Italia da Einaudi - vince l’edizione 2016 del Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani.

Lo ha annunciato a Roma mercoledì 20 aprile la presidente della Giuria Angela Terzani con la presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e i rappresentanti dell’associazione culturale vicino/lontano di Udine che nel 2005, in collaborazione con la famiglia Terzani, ha istituito il Premio.

Quasi un miliardo di persone nel mondo soffrono la fame. Ogni anno nove milioni di esseri umani muoiono per denutrizione.

"L’autore – ha spiegato Angela Terzani – non si è fermato davanti ai numeri che segnalano le percentuali della fame nel mondo, insufficienti nella loro aridità a scalfire la nostra indifferenza. Come avrebbe fatto lo stesso Tiziano, si è messo in viaggio, attraversando i territori della povertà estrema e scendendo nell’inferno delle tante, troppe periferie del pianeta".

"È entrato nelle vite delle singole persone, le ha interrogate e ascoltate con la pietas di chi si sente personalmente chiamato in causa, ma anche con la lucidità di un pensiero laico che non fa sconti a nessuno, e soprattutto con il coraggio e la passione di chi vuole individuare, smascherare e denunciare i meccanismi e gli interessi che stanno dietro uno scandalo che si vorrebbe far passare come un fenomeno inevitabile".

"Alla fine di una lettura serrata che non lascia tregua, grazie a una straordinaria agilità di scrittura capace di rendere avvincente un tema così duro, così scomodo, nessuno può far finta di niente, nessuno di noi può voltarsi dall’altra parte".

"E ci rimane la voglia di saperne di più. Per questa denuncia, per questa lucidità, per questo richiamo alla nostra responsabilità, individuale e collettiva – afferma ancora Angela Terzani – e soprattutto per l’utopia che alla fine l’autore ci consegna di una possibile rivoluzione antropologica capace di scardinare il paradigma delle “necessarie” diseguaglianze, la Giuria assegna il Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani 2016 a La fame di Martín Caparrós".

Martín Caparrós sarà premiato sabato 7 maggio al Teatro Nuovo Giovanni da Udine (ore 20.45), con un evento che avrà luogo come sempre nel cuore del Festival vicino/lontano, quest’anno alla sua XII edizione, in programma a Udine dal 5 all’8 maggio. Nel corso della serata dedicata al Premio, sarà la scrittrice e giornalista Loredana Lipperini, tra le voci più apprezzate di Fahrenheit, la trasmissione letteraria di Rai3, a intervistare il vincitore 2016 del Terzani. La Giuria che ha assegnato il prestigioso riconoscimento è composta da Giulio Anselmi, Enza Campino, Toni Capuozzo, Tommaso Cerno, Andrea Filippi, Álen Loreti, Milena Gabanelli, Ettore Mo, Carla Nicolini, Paolo Pecile, Valerio Pellizzari, Peter Popham, Marino Sinibaldi.

"Da più di un decennio – ha commentato la Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani – il premio Terzani ci permette di penetrare nei temi cruciali che attraversano la società e l'umanità, facendo di Udine e del Friuli Venezia Giulia un luogo privilegiato di dialettica, dove le intelligenze si incrociano per produrre nuova conoscenza. Anche il tema di quest’anno – la vulnerabilità – è di alta sollecitazione: per questo credo che il premio assegnato al reportage La fame dell’argentino Caparrós sarà un richiamo forte alla nostra responsabilità. Ascoltare la sua testimonianza sarà di certo una scossa, un interpello alla coscienza di ognuno".

"Abbiamo apprezzato particolarmente la scelta della Giuria – dicono gli organizzatori - perché Martín Caparrós, nel denunciare il nostro benessere di privilegiati del Primo Mondo e la nostra attitudine allo spreco, svela gli intollerabili squilibri del pianeta, dimostrando che “non esiste la ricchezza di un Paese senza la miseria e la fame di un altro”. La fame diventa così una lente necessaria attraverso la quale Caparrós ci costringe a guardare il mondo in cui viviamo e sotto quella lente passano in rassegna i temi cruciali della postmodernità: le vertiginose, crescenti diseguaglianze del mondo globalizzato, la rapina dei territori, la distruzione e l’accaparramento di risorse, le nuove forme di colonialismo e di sfruttamento schiavistico, le antiche e nuove forme di esclusione, in particolare delle donne, la colpevole inadeguatezza dei governi e l’impotenza della solidarietà internazionale. Sono i temi, insieme ad altri che compongono gli scenari del mondo contemporaneo, sui quali il festival vicino/lontano da sempre si interroga, nel nome di Tiziano Terzani".

Giornalista e scrittore argentino nato a Buenos Aires nel 1957, Martín Caparrós è stato attivo nella stampa clandestina durante la dittatura militare (1976-1983), ha vissuto in esilio prima a Parigi, dove si è laureato in storia alla Sorbona, poi a Madrid, dove ha collaborato a El País, e a New York. Tornato in patria dopo il ripristino della democrazia, ha lavorato per testate giornalistiche, radiofoniche e televisive, continuando tuttavia a viaggiare in mezzo mondo per condurre le sue inchieste. Ha diretto riviste di libri e di cucina, ha tradotto Voltaire, Shakespeare e Quevedo, vincendo numerosi premi internazionali. È autore di una trentina di libri tra romanzi e saggi. In Italia sono stati pubblicati: Il ladro del sorriso (Ponte alle Grazie 2006); Non è un cambio di stagione. Un iperviaggio nell'apocalisse climatica (Edizioni Ambiente 2011); La fame (Einaudi 2015), vincitore del Premio Terzani 2016.

Per saperne di più: www.vicinolontano.it

 

A Chiopris la magia della Guarneriana tra le parole di Floramo

A Chiopris la magia della Guarneriana tra le parole di Floramo

Chiopris-Viscone (Ud) - Il mondo ha bisogno di storie. Sono la nostra linfa, le nostre ossa, le cerchiamo e inventiamo dall'alba dei tempi e molto probabilmente non finiremo mai di ascoltarle. Come non ci si può stancare di conversare con Angelo Floramo, professore e studioso che ha legato il proprio nome da diversi anni con l'antica Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli.

Da questo suo lavoro, che fin da subito è stato vero amore, è nato il libro “Guarneriana segreta” (BEE). Proprio per presentarlo l'autore è stato ospite ieri sera della biblioteca comunale, presso la Sala polivalente, dando l'onore e onere al sottoscritto di intervistarlo. Si trattava per me della seconda volta (trovate l'articolo qui), l'emozione era comunque molta perché si tratta di una persona che lavora dove tutti gli amanti della letteratura vorrebbe vivere.

Obbligatoriamente, la serata non poteva che partire dalla vera protagonista del volume, la Guarneriana, nata da un gesto d'amore immenso di Guarnero d'Artegna, intellettuale umanista e all'epoca Vicario del Patriarca d'Aquileia proprio nella cittadina collinare. Egli, collezionista di manoscritti unici al mondo, decise di donare alla comunità tutti questi, affinché ognuno potesse godere di quel patrimonio che ancora oggi è di inestimabile valore.

Raccontare la storia di quest'uomo richiederebbe un libro a sé e non otterrebbe nemmeno così lo stesso risultato della voce di Floramo, potente e delicata al tempo stesso: nonostante egli fosse un eclessiastico, ebbe una figlia che all'epoca non riconobbe come legittima ma che allevò sempre con sé, fino al giorno in cui questa volle sposarsi. E, per darle una dote, il padre decise di rivelare a tutti il suo segreto: per questo la sua carriera finì, perdendo tutto il prestigio conquistato negli anni.

Gli rimasero i libri, che dopo la morte, come abbiamo già detto, affidò alla comunità. Nel corso della serata Floramo ha poi raccontato di com'è riuscito a unire la storicità oggettiva alla propria passione per queste opere, compito molto spesso difficile che ha comunque fatto emergere chi c'era dietro alla loro creazione: gli amanuensi, che non lasciavano nessuna lettera al caso ma ogni spazio diventava utile per un arricchimento unico, come ancora oggi si può ammirare.

Quando si parla di arte e cultura, il discorso non può che finire nella scuola che, come ha sottolineato lo stesso ospite, è spesso soggetta al pensiero di chi vede il sapere come un affare “privato”, relegato a pochi colti. Ma così facendo si perde il loro compito di “palestra della fantasia” essenziale per qualsiasi studente: come ha raccontato lui stesso, sono proprio i bambini quelli che rimangono colpiti maggiormente una volta arrivati alla Guarneriana, che con il loro stupore riempiono la sala principale.

C'è poi la minaccia della cultura da parte del terrorismo, che non è frutto solo dell'ISIS ma già durante le crociate si mirava a colpire i simboli degli avversari. E, nello stesso periodo storico, ci sono testimonianze di una convivenza pacifica in Tunisia tra cristiani, musulmani ed ebrei: tutti uniti a scrivere un libro di cucina che oggi si trova, guarda caso, proprio a San Daniele.

Le parole di Floramo non possono sostituire una visita a dir poco necessaria in questo luogo straordinario, dove sempre lui farà da cicerone in mezzo a perle come la Bibbia Bizantina o una delle prime copie in assoluto dell'Inferno dantesco: sono gli stessi libri che si possono leggere a scuola, ma lì qualcosa è diverso. Si vivono.

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Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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