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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Intervista ad Angelo Floramo: "Vi racconto la mia Guarneriana Segreta"

Intervista ad Angelo Floramo:

San Daniele del Friuli (Ud) – Il fascino della Storia passa spesso attraverso i libri, soprattutto se antichi. E tra i colli occidentali del Friuli, nella cittadina celebre per il suo prosciutto, esiste un posto dove opere con secoli e secoli sulle spalle sono custoditi come pietre preziose: è la Biblioteca Guarneriana, vero gioiello regionale che conserva addirittura manoscritti scritti oltre mille anni fa!

A farci da guida c'è Angelo Floramo, un personaggio con la battuta sempre pronta e che riesce sempre a strappare un sorriso. L'abbiamo incontrato lo scorso sabato, nel suo studio proprio dentro la Guarneriana antica, per farci raccontare i misteri di questo posto e per parlare del suo ultimo libro. E abbiamo colto anche l'occasione per ammirare i “tesori” custoditi: prossimamente il racconto su ilfriuliveneziagiulia.it

Partiamo dal suo nuovo libro, “Guarneriana Segreta”: lei è da diversi anni alla Guarneriana, perché solo ora scriverlo?

(Ride, ndr) Sono da tre anni qui. Beh, intanto prima di scriverlo volevo entrare in confidenza con questa struttura, con la sua anima. Che è abbastanza complessa, articolata, anche misteriosa perché come tutte le biblioteche antiche ha i suoi lati oscuri, piccoli segreti… Dopo tre anni, ovviamente, mi sentivo abbastanza pronto per poter raccontare un po' di cose, su sollecitazione degli amici della Bottega Errante (l'editore del libro, ndr). E dato che io sono matto come loro, questa è valsa da “gancio”: volevano tentare una sfida, cioè poter provare a raccontare una biblioteca antica dando voce narrativa ai manoscritti e alle sue evidenze. Ed è nata tutta una serie di capitoli, che corrispondono a libri o capitoli particolari, o a personaggi hanno aleggiato qui intorno e ne è nato, appunto, “Guarneriana Segreta”.

Cos'ha significato per lei questo libro?

È stata una bellissima esperienza: intanto uno deve cercare di razionalizzare quello che è il suo rapporto con la conoscenza, ed è molto difficile. E poi la scrittura è sempre un modo per interrogarsi, scrivere significa andare a spolverare quelleche sono le proprie abitudini, passioni, anche il modo di porsi nei confronti di questa ricchezza così intrigante, bella, densa che riposa all'interno degli scaffali guarneriani. Quindi è stata una bella esplorazione non solo della Guarneriana, ma anche di me stesso.

Guarniero aveva appunto donato la sua biblioteca alla città. Oggi che rapporto ha la biblioteca con il territorio?

Sicuramente proficuo: le università spesso mandano i loro studenti a formarsi e ricercare, trovare argomenti per le loro tesi; gli stessi docenti hanno argomenti da ricercare. E non solo del Friuli o di altre regioni, ma c'è anche un bel giro di studiosi internazionali: il 14 novembre verrà un professore dell'Ohio, dalla Columbus University, che ha trovato qui l'ultima copia rimasta al mondo di un commento ovidiano del dodicesimo secolo. Lo studierà per un po' di giorni e poi lo racconterà alla comunità. Che è sempre molto ben disposta a frequentare tutte le iniziative, la sala è sempre piena quando c'è qualcosa di “guarneriano” che può stuzziare l'attenzione.

Voi come Biblioteca fate anche ricerca, restauro o vi affidate ai ricercatori delle università?

Per il restauro c'è un apparato tecnico e tecnologico che deve essere d'appoggio esterno. Per la ricerca sì, ci sono diversi settori che sono di competenza del personale e ciascuno porta avanti un tipo di ricerca, piuttosto che un altro, o un approfondimento. Generalmente, la ricerca ha questo tipo di “uscita”: i dati raccolti vengono sempre presentati alla comunità internazionale e al pubblico. C'è poi una collana prestigiosa di studi, i Quaderni Guarneriani, che hanno già diversi anni e raccolgono gli studi che vengono portati a termine.

Lei insegna anche a Gemona: che rapporto hanno gli studenti con una materia spesso ostica come la Storia?

Sì, insegno in una scuola superiore. Diciamo che, inizialmente, c'è sempre la classica volontà di “fuggire”, lo comprende anche la Convenzione di Ginevra (scherza, ndr), poi però mi rendo conto che i ragazzi hanno una grande capacità di affascinazione e sono ben disposti nel mettersi nella condizione di studiare. L'importante è non essere troppo accademici con loro, perché il rischio è quello di soffocarne le ambizioni, i sogni, il senso della meraviglia. Credo che fino ad una scuola superiore il compito è quello di comunicare come strumento prevalente il senso della meraviglia: se uno stimola a ciò, troverà sempre delle classe ben disposte ad approfondire, magari anche mugugnando ogni tanto, com'è giusto.

Il Vicepresidente del FAI, qualche giorno fa, ha detto che rispetto a 10 anni fa c'è più consapevolezza tra gli italiani del patrimonio culturale del nostro Paese. Lei riscontra questo?

Tra gli italiani sì, mi pare che a livello istituzionale ce ne sia di meno. Perché siamo il Paese che dovrebbe fare della bellezza la sua bandiera, il suo veicolo conduttore, è il nostro vero petrolio e industria. Sforniamo laureati che rischiano di fare tutt'altro: laureati specifici, in Conservazione dei Beni, Filologia, Lettere, Storia, Archeologia… In un Paese “normale” dovrbbero trovare lavoro già prima di essersi laureati, vista l'urgenza del patrimonio. Per cui c'è sempre più uno scollamento, secondo me, che prima o poi si dovrà colmare tra un apparato istituzionale che comunque vedo in parte distratto, e una coscienza nella popolazione che sta crescendo e sta diventando estremamente attenta.

Un argomento importante come la Guarneriana penso avrebbe attirato editori prestigiosi: penso a il Mulino, Laterza… Perché ha scelto la Bottega Errante?

Prima di tutto perché sono un editore molto giovane e hanno una capacità dinamica di invenzione di temi e percorsi particolarmente fresca. Ed bello non solo dare voce a una realtà simile, soprattutto gestita da un gruppo di lavoro che ha la media di 30 anni e anche meno, cosa che trovo molto bella; ma è anche una realtà locale, ed è bello che ci sia un editore locale che si fa carico della salvaguardia, promozione e diffusione del patrimonio. Già queste due motivazioni mi sembrano capaci di giustificare una scelta del genere.

L'ultima domanda: sono editori come Bottega Errante il futuro dell'editoria, in un momento di crisi come questo?

Io penso che debba passare necessariamente attraverso una grande capacità d'inventiva e passione. È chiaro che una casa editrice del genere non fa un'operazione culturale di questo tipo per arricchirsi, né per alimentarsi o investire: lo fa perché ci crede. Io spero che prima o poi qualcuno si accorga di tutta questa energia e sappia in qualche modo contribuire, perché queste piccole voci intelligenti e raffinatissime, con capacità estremamente alte, possano esprimersi sul terriorio e anche aldifuori di esso.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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