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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Pordenonelegge: Cercas, romanzi per suscitare emozioni

Pordenone - Lo scrittore spagnolo Javier Cercas, vincitore del Premio FriulAdria, ha voluto trasferire all'uditorio di Pordenonelegge parte della coinvolgente e inspiegabile magia che rende un romanzo affascinante.
 
Attraverso il potere della riflessione, Cercas ha messo a nudo la sua interpretazione del perché un romanzo sappia essere perfetto e impreciso, semplice e onnicomprensivo, essenziale seppur talvolta rifiutato.
 
La forza di questo genere risiede nella capacità di avere in sé tutti gli altri e di raccontare la finzione, nel massimo della sua verità. Perché ogni racconto inventato, come ogni bugia, ha radici in un piccolo angolo di realtà. Persino i grandi eventi del passato, così come sono tramandati, restano false immagini di un tempo vero.
E proprio la storia, con le sue lotte e fazioni, è al centro dei libri di Cercas, ma non per questo li domina. 
 
La storia dei romanzi ha, al contrario, quell'occhio distaccato che libera dall'oppressione, dai totalitarismi, dagli eventi stessi. Si mostra ai lettori non tramite le critiche e gli elogi, ma per quello che è o, perlomeno, per quello che è possibile capirne, ricercando le sue cause remote.
 
Il compito del romanziere si basa sul presentare l'universo del suo libro con la stessa ambiguità e contraddittorietà del nostro mondo, con la stessa ironia e impercettibile tensione di opposti.
 
Un' impresa complessa, ma spesso spontanea ("Il libro è più intelligente dell'autore" ha affermato) e che ha fini profondi, non riconducibili ad una funzione pratica. Il romanzo non risolve problemi, quello spetterebbe alla politica. Il romanzo li crea. 
 
Attraverso le storie, i personaggi e le loro relazioni con le nostre vite, ci porta nelle regioni più profonde della mente, ponendoci domande, e dell'anima, suscitando emozioni. Da questo, nascono le risposte.
 
E Javier Cercas ce ne ha date tante.
 

Pordenonelegge: Crepet, la Rete nemica del sogno?

Pordenone - "Baciami senza rete" è il titolo del libro presentato da Paolo Crepet nell'ambito di Pordenonelegge.
 
Ed è proprio la rete a fare da sfondo ad un incontro che vuole mettere in luce il rapporto sbagliato che abbiamo instaurato con le tecnologie. Seppur con una forte ironia e senza mai perdere il sorriso, Crepet ha sottolineato gli aspetti più tragici dello spropositato sfruttamento dei mezzi di comunicazione che hanno invaso la nostra epoca.
 
Nessun cellulare può oggi dirsi utilizzato per quella che era la sua funzione originaria. E scivolando dalla necessità al puro diletto, è facile giungere alla dipendenza.
 
Una dipendenza brutale che ci passa sotto gli occhi lasciandoci inerti, mentre sorridiamo per la foto ricevuta, dimenticandoci di chi ci siede accanto.
 
E così perdiamo momenti, esperienze, vita. Forse, persino l'incredibile potenziale della nostra mente. Come riflettere e sognare, guardando un orizzonte che è in uno schermo a pochi centimetri dai nostri occhi? Come essere curiosi in un mondo virtuale in cui non c'è più niente da scoprire, ma niente di davvero conquistato?
 
Gli adolescenti in questo universo "social" sono nati. Gli adulti l'hanno costruito, e non possono più scappare. La rete ha colonizzato il lavoro, la famiglia e il tempo libero, impedendoci di rinnegarla e instaurando un ideale di perfezione che non smette di inseguirci.
 
Da qui nascono l'indifferenza che permea le nostre giornate e quell'ondata di omologazione che cancella il brivido dell'originalità. Da qui, nasce anche quel senso di inadeguatezza, insieme alle mille incomprensioni che stanno irreparabilmente dividendo le generazioni.
 
In realtà, tutti sappiamo che un messaggio non emoziona quanto un interlocutore vero, che il cappuccino della foto di Instagram non profuma e che le amicizie sono più sincere quando Zuckerberg non ci mette lo zampino, ma la tecnologia è ovunque e Crepet non ci propone nulla di assurdo o troppo rivoluzionario.
 
Attraverso riflessioni, storie ed esempi, vuole rivolgerci soprattutto due inviti: uno, velato, a convivere moderatamente con la rete e uno, molto più esplicito, a vivere e basta. Anche senza di essa e fino in fondo.
 

Pordenonelegge: Massimiliano Santarossa presenta il suo ultimo libro “Padania”. Video

Pordenonelegge: Massimiliano Santarossa presenta il suo ultimo libro “Padania”. Video

Pordenone - Massimiliano Santarossa è stato il protagonista dell'incontro pubblico di presentazione del suo ultimo libro “Padania”, sabato 17 settembre alle 15.30 al ridotto del Verdi durante la rassegna letteraraia pordenonelegge. Moderatore era il giornalista Giuseppe Ragogna.

“Duro, crudele, cattivo”. Così Ragogna definisce l’ultimo romanzo antropologico “Padania” di Massimiliano Santarossa. Due narrazioni: una privata e sociale, l’altra pubblica; l'autore tiene  insieme tutte queste emozioni in 300 pagine.                         

“Ma perché Padania, perché questo titolo?” “Ho cercato di dare una visione "altra" rispetto all’altro mio libro, “Metropoli”. Partendo dalla storia di una famiglia alto borghese perché a mio dire è quella che ne ha risentito di più di questa crisi. Parto da qui per raccontare la disgregazione di questo Paese. Penso che sia venuto il tempo di raccontare il Nord Italia in modo rigoroso, con analisi economiche e sociali, con quel realismo d’indagine che manca nella scena letteraria italiana. Per cercare di capire cos’è accaduto in questo territorio dal 2007 a oggi”.

“Mi interessa la fascia media, quella di mezza età con un buon lavoro, uno stile di vita improntato dell’apparenza, buon potere d’acquisto e interessi culturali, che ha sempre sostenuto l'Italia e che pare essere stato spazzato via. Ho sentito l’esigenza di una letteratura d’impegno”.

La letteratura non dà risposte ma cerca di dare uno sguardo su ciò che accade ora. Oltre al crollo dei valori, del cristianesimo, c’è un radicale ribaltamento di abitudini.

“In Padania - osserva Ragogna - c’è una via di fuga, una speranza che in Metropoli non c'era. Sei d’accordo?” “Non so se c’è la speranza, ma posso dirti che, come ha sostenuto un critico, questo libro narra l'insuccesso del successo”.

Nel video, Massimiliano Santarossa legge un passaggio significativo del romanzo “Padania”.

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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