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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

A 150 anni dalla partenza di Massimiliano sulla "fatal Novara" una mostra a Miramare celebra l'arte messicana

A 150 anni dalla partenza di Massimiliano una mostra a Miramare celebra l'arte messicana

Trieste - Il castello di Miramare è un luogo particolarmente significativo per quanto riguarda i rapporti tra Trieste e il Messico. Nello scambio tra le due diverse realtà, triestina e messicana, lo storico anello di congiunzione è infatti costituito dalla vicenda di Massimiliano d’Austria che andò a morire in Messico, dopo essersi costruito a Chapultepec, nel cuore di Città del Messico, un'altra dimora ancor più sontuosa e vasta di quella di Miramare, anche se evocativa del modello triestino.

Nel 2014, ed esattamente il 14 aprile – ecco perchè l’inaugurazione in tale data - si celebrano i 150 anni della partenza di Massimiliano da Miramare per il Messico a bordo della nave "Novara" (la "fatal Novara" citata da Carducci nella poesia "Miramar"). L'anniversario è ricordato in città con particolari celebrazioni di cui la mostra CIRCA 2000 è certamente un momento molto intenso e significativo.

Con 87 artisti messicani provenienti dalla collezione Josè Pinto Mazal, CIRCA 2000 è l’esposizione internazionale che apre il 14 aprile nelle sale delle Scuderie del Castello di Miramare, dando seguito alla grande mostra di artisti del Gruppo78 tenutasi da gennaio a settembre 2013 in Messico prima a Oaxaca negli spazi La Telarana e La Calera, poi a Torreon presso il Museo Arocena.

Curata da Maria Campitelli con la collaborazione di Manolo Cocho, Fernando Galvez de Aguinaga e Gerardo Traeguez, la collezione “CIRCA 2000” di Josè Pinto Mazal si compone di opere realizzate tra il 1980 e il 2013 di artisti messicani e stranieri che hanno incontrato in Messico un luogo idoneo alla loro produzione.

L'esposizione si attiene a una pluralità di tendenze, privilegiando tuttavia i lavori che si traducono in “quadri”. Appaiono tutti i generi consacrati, dal paesaggio al ritratto al nudo, al realismo sociale alla tendenza primitiva, a tematiche sacre come il citazionismo arcaico e surreale generi e modalità molto spesso tra loro sovrapposti ed intrecciati, secondo un corposo paradigma messicano che tende di preferenza al racconto complesso, prediligendo in ogni caso una intensa, debordante figuratività.

Molti degli artisti che esporranno a Trieste hanno frequentato la prestigiosa Scuola nazionale d’arte Esmeralda, di Città del Messico, abbinata all’I.N.B.A., Istituto Nazionale di Belle Arti. E quasi tutti vantano curricula internazionali, con puntate in Europa, nell’estremo Oriente, in Australia.

Alla mostra si affiancheranno vari eventi collaterali: nelle stesse Ex Scuderie è allestita una mostra, proveniente da San Luis Potosì, dedicata alla maschera, elemento molto importante nella cultura messicana, in una proposizione antropologica legata alle manifestazioni popolari di quel paese.

Ad agosto, la città sarà invasa da una speciale installazione dell’artista Alejandro Santiago, collocata nei principali spazi pubblici della città, dalla piazza Unità al Salone degli Incanti dell’ex Pescheria, e nello stesso Parco di Miramare, ossia i MIGRANTES, 2.501 statue di terracotta che evocano il dramma eterno, oggi più che mai attuale, della migrazione dei popoli e di cui lo stesso artista, scomparso prematuramente un paio di mesi fa, si sentiva di far parte.

Non mancheranno, nel corso del lungo periodo, altre iniziative complementari come la mostra INTERSECCIONES che allarga lo scambio oltre l’Italia e il Messico anche alla Grecia, e informazioni,  presentazioni, spettacoli, con svariate collaborazioni, attinenti la cultura messicana per una visione a tutto tondo di questo mondo così poco conosciuto in Italia.

Si tratta di un grande progetto, finora inedito, conseguente al sotteso legame che unisce queste due realtà così lontane, che va oltre il reciproco desiderio di conoscenza e di confronto nell’ambito specifico dell’arte contemporanea.

I vari eventi vedono la presenza ufficiale di personalità del mondo della cultura messicana a livello istituzionale ed inoltre della rappresentanza in Italia del Messico, dell’Ambasciata e del Consolato messicani a Roma.

Arte moderna slovena contemporanea: il ministro della cultura della vicina Repubblica a Villa Manin

Arte moderna slovena contemporanea in mostra. Il ministro della cultura sloveno a Codroipo

Codroipo (Ud) - Una nuova, importante mostra è in programma a Villa Manin di Passariano dal 12 aprile al 22 giugno prossimi. “La magia dell’arte. I protagonisti dell’arte moderna slovena, 1968 - 2013”, comprende le opere delle generazioni di pittori, scultori, grafici e fotografi contemporanei che hanno contribuito a formare la cultura negli spazi nazionali comuni dell'ex Jugoslavia.

La mostra - che può contare sull’Alto Patronato del Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor ed è organizzata in collaborazione con l’Azienda speciale Villa Manin - occuperà i due piani dell’esedra di levante del complesso di Passariano.

L’esposizione, curata da Aleksander Bassin, nasce dalla volontà di seguire gli avvenimenti artistici in Slovenia e nell’ex Jugoslavia, a partire dal 1968, anno di vivo fermento anche dal punto di vista artistico e caratterizzato dalla voglia di dar vita a un nuovo modo di fare arte.

La volontà degli organizzatori è quella di presentare una mostra completa: tra gli artisti scelti, le cui opere arrivano dalle collezioni pubbliche e private o direttamente dagli autori, sono presenti in mostra  51 pittori, 17 scultori, 6 grafici e 19 fotografi.

Alle loro opere, divise cronologicamente in decenni, si aggiunge anche una “mostra nella mostra” dal titolo “Paesaggio come preoccupazione tematica nella pittura e fotografia slovena”, che rappresenta una singolare e convincente tipicità slovena dall’apparizione - agli inizi del secolo scorso - dei quattro grandissimi dell’impressionismo sloveno: Rihard Jakopič, Ivan Grohar, Matija Jama e Matej Sternen.

La cerimonia inaugurale è fissata per sabato 12 aprile alle 18.00 alla presenza del Ministro della Cultura della Repubblica di Slovenia Uroš Grilc, dell’Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Slovenia in Italia Iztok Mirošič, del Capo di Gabinetto del Presidente della Repubblica di Slovenia Alia Brglez, dell’Assessore regionale al lavoro, formazione, istruzione, pari opportunità, politiche giovanili e ricerca della Regione Friuli Venezia Giulia Loredana Panariti e del Sovrintendente dell’Azienda speciale Villa Manin Piero Colussi. Saranno presenti anche molti degli artisti esposti in mostra.

L’entrata alla mostra è libera e segue i seguenti orari: martedì-venerdì: 15-19; sabato, domenica e festivi: 11-20; lunedì chiuso.

Pordenone, Diana Bracco inaugura la mostra di Angiolo D'Andrea

Pordenone - Grande evento espositivo a Pordenone, dal 10 aprile al 21 settembre, dedicato alla riscoperta della figura di Angiolo D’Andrea (1880 – 1942) pittore originario di Rauscedo.
 
Si tratta di un pittore schivo e introverso protagonista della stagione artistica dei primi decenni del XX secolo tra Simbolismo e Novecento. Attivo soprattutto in Lombardia e a Milano (ove si trasferì definitivamente nel 1906) e sensibile alla integrazione tra le arti, fu forse proprio la sua indifferenza alle luci della ribalta, insieme con la malattia che nell’ultimo decennio lo costrinse a ritirasi dalla scena, a far scordare Angiolo D’Andrea a parte della critica dopo la sua morte.
 
Ad evitare la dispersione dell’opera di Angiolo intervenne Elio Bracco, fondatore dell’omonima azienda farmaceutica che, poco prima della scomparsa dell’artista già gravemente malato, decise di acquistare in blocco l’intero fondo di dipinti esistenti nello studio milanese, preservandoli in tal modo dallo smembramento.
 
Seguendo un vecchio desiderio di Elio, che aveva conosciuto ed era legato a D’Andrea - “è mio vivo desiderio che rifulga l’opera di questo maestro” scriverà a uno degli eredi del Maestro dopo la sua morte - la Fondazione Bracco e in particolare la sua Presidente Diana Bracco hanno ora deciso di riportare l’attenzione sulla produzione e sull’avventura artistica del pittore friulano, promuovendo, nel 2012 a Milano e ora nelle sua terra d’origine, la prima grande esposizione a lui dedicata, affidata alla cura di Luciano Caramel e con un catalogo edito da Skira ricco di contributi storico-critici.
 
“Questa mostra ha per Fondazione Bracco e per la nostra famiglia un significato particolare”, ha affermato Diana Bracco, Presidente di Fondazione Bracco. “Ai motivi artistici si aggiungono infatti ragioni familiari, che affondano le loro radici nella biografia stessa di D’Andrea e nel suo rapporto con mio nonno Elio. Realizzarla oggi a Pordenone, terra natale dell’artista a cui lui rimase sempre molto legato, ci è sembrata un’iniziativa in un certo senso “dovuta”, sia nei confronti di nostro nonno e del suo impegno in veste di imprenditore e di mecenate, sia nei confronti di Angiolo D’Andrea, un artista italiano che merita di essere riscoperto in tutto il suo valore. Comunicato Stampa Un progetto in piena sintonia con gli obiettivi della Fondazione che si propone tra le altre cose di promuovere e valorizzare il patrimonio culturale, storico e artistico italiano a livello nazionale e internazionale quale contributo al benessere della collettività”.
 
Circa 120 opere dunque tra dipinti e disegni (una novantina di proprietà della famiglia e della Fondazione Bracco, altre rinvenute presso gli eredi D’Andrea o in collezioni pubbliche e private) saranno esposte a Pordenone, in collaborazione con il Comune di Pordenone, presso la Galleria d’arte Moderna e Contemporanea “Armando Pizzinato”.
 
Qui, dodici opere nuove rispetto alla mostra milanese, che già esponeva lavori per la maggior parte inediti, daranno conto di ulteriori progressi negli studi e nella conoscenza dell’artista: un eccellente colorista che sviluppò una complessa e diramata ricerca stilistica nei decenni in cui ebbe modo di lavorare, influenzato inevitabilmente anche dall’evolversi del contesto italiano e mitteleuropeo, non solo culturale, ma in cui sempre appare presente una grande sensibilità: sia che egli affronti il tema della natura e del paesaggio, sia quello della religiosità e del sacro – importante e ricco il ciclo di dipinti sulla Vita di Maria realizzato tra il 1922 e il 1925 - il dramma della Guerra, con le struggenti testimonianze ad esempio dell’incendio devastante di Telve in Valsugana, o l’eros femminile e la maternità.
 
La mostra segue dunque il percorso compiuto dall’artista in una successione cronologica, a partire dalla sua collaborazione con la rivista “Arte italiana decorativa e industriale” diretta da Camillo Boito, lasciando spazio però ad approfondimenti sulle tematiche che più hanno interessato e impegnato D’Andrea, portandolo a una pittura evocativa, ricca di poesia e di simbolismi che, nonostante l’oblio postumo, fu molto apprezzata dai contemporanei.
 
 E se la mostra di Pordenone mette in luce la fertile creatività di D’Andrea nella produzione pittorica - sia nella dimensione tradizionale del dipinto che in quella della decorazione architettonica, rievocata nel percorso con apparati fotografici e video - furono anche molte altre le discipline e le modalità espressive in cui egli si adoperò con successo: dalla stessa progettazione architettonica alla tessitura, alla moda, alla creazione di vetrate, fino all’illustrazione e alla grafica editoriale, alle quali l’artista si applicò sin dal 1900 collaborando con riviste e periodici vari e con la realizzazione di copertine di libri.

 

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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