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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Pordenone, Diana Bracco inaugura la mostra di Angiolo D'Andrea

Pordenone - Grande evento espositivo a Pordenone, dal 10 aprile al 21 settembre, dedicato alla riscoperta della figura di Angiolo D’Andrea (1880 – 1942) pittore originario di Rauscedo.
 
Si tratta di un pittore schivo e introverso protagonista della stagione artistica dei primi decenni del XX secolo tra Simbolismo e Novecento. Attivo soprattutto in Lombardia e a Milano (ove si trasferì definitivamente nel 1906) e sensibile alla integrazione tra le arti, fu forse proprio la sua indifferenza alle luci della ribalta, insieme con la malattia che nell’ultimo decennio lo costrinse a ritirasi dalla scena, a far scordare Angiolo D’Andrea a parte della critica dopo la sua morte.
 
Ad evitare la dispersione dell’opera di Angiolo intervenne Elio Bracco, fondatore dell’omonima azienda farmaceutica che, poco prima della scomparsa dell’artista già gravemente malato, decise di acquistare in blocco l’intero fondo di dipinti esistenti nello studio milanese, preservandoli in tal modo dallo smembramento.
 
Seguendo un vecchio desiderio di Elio, che aveva conosciuto ed era legato a D’Andrea - “è mio vivo desiderio che rifulga l’opera di questo maestro” scriverà a uno degli eredi del Maestro dopo la sua morte - la Fondazione Bracco e in particolare la sua Presidente Diana Bracco hanno ora deciso di riportare l’attenzione sulla produzione e sull’avventura artistica del pittore friulano, promuovendo, nel 2012 a Milano e ora nelle sua terra d’origine, la prima grande esposizione a lui dedicata, affidata alla cura di Luciano Caramel e con un catalogo edito da Skira ricco di contributi storico-critici.
 
“Questa mostra ha per Fondazione Bracco e per la nostra famiglia un significato particolare”, ha affermato Diana Bracco, Presidente di Fondazione Bracco. “Ai motivi artistici si aggiungono infatti ragioni familiari, che affondano le loro radici nella biografia stessa di D’Andrea e nel suo rapporto con mio nonno Elio. Realizzarla oggi a Pordenone, terra natale dell’artista a cui lui rimase sempre molto legato, ci è sembrata un’iniziativa in un certo senso “dovuta”, sia nei confronti di nostro nonno e del suo impegno in veste di imprenditore e di mecenate, sia nei confronti di Angiolo D’Andrea, un artista italiano che merita di essere riscoperto in tutto il suo valore. Comunicato Stampa Un progetto in piena sintonia con gli obiettivi della Fondazione che si propone tra le altre cose di promuovere e valorizzare il patrimonio culturale, storico e artistico italiano a livello nazionale e internazionale quale contributo al benessere della collettività”.
 
Circa 120 opere dunque tra dipinti e disegni (una novantina di proprietà della famiglia e della Fondazione Bracco, altre rinvenute presso gli eredi D’Andrea o in collezioni pubbliche e private) saranno esposte a Pordenone, in collaborazione con il Comune di Pordenone, presso la Galleria d’arte Moderna e Contemporanea “Armando Pizzinato”.
 
Qui, dodici opere nuove rispetto alla mostra milanese, che già esponeva lavori per la maggior parte inediti, daranno conto di ulteriori progressi negli studi e nella conoscenza dell’artista: un eccellente colorista che sviluppò una complessa e diramata ricerca stilistica nei decenni in cui ebbe modo di lavorare, influenzato inevitabilmente anche dall’evolversi del contesto italiano e mitteleuropeo, non solo culturale, ma in cui sempre appare presente una grande sensibilità: sia che egli affronti il tema della natura e del paesaggio, sia quello della religiosità e del sacro – importante e ricco il ciclo di dipinti sulla Vita di Maria realizzato tra il 1922 e il 1925 - il dramma della Guerra, con le struggenti testimonianze ad esempio dell’incendio devastante di Telve in Valsugana, o l’eros femminile e la maternità.
 
La mostra segue dunque il percorso compiuto dall’artista in una successione cronologica, a partire dalla sua collaborazione con la rivista “Arte italiana decorativa e industriale” diretta da Camillo Boito, lasciando spazio però ad approfondimenti sulle tematiche che più hanno interessato e impegnato D’Andrea, portandolo a una pittura evocativa, ricca di poesia e di simbolismi che, nonostante l’oblio postumo, fu molto apprezzata dai contemporanei.
 
 E se la mostra di Pordenone mette in luce la fertile creatività di D’Andrea nella produzione pittorica - sia nella dimensione tradizionale del dipinto che in quella della decorazione architettonica, rievocata nel percorso con apparati fotografici e video - furono anche molte altre le discipline e le modalità espressive in cui egli si adoperò con successo: dalla stessa progettazione architettonica alla tessitura, alla moda, alla creazione di vetrate, fino all’illustrazione e alla grafica editoriale, alle quali l’artista si applicò sin dal 1900 collaborando con riviste e periodici vari e con la realizzazione di copertine di libri.

 

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Capo redattore: Tiziana Melloni
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