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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

Enrico Pavonello: cronaca e attualità nel Friuli del secondo dopoguerra.

Enrico Pavonello: cronaca e attualità nel Friuli del secondo dopoguerra.

Con le sue immagini ha registrato i piccoli e grandi eventi della cronaca friulana del dopoguerra: dalla fiera di Santa Caterina, al disastro del Vajont, dalla “crocifissa di Masarolis”, alle partire dell’Udinese. Enrico Pavonello, romano di nascita, ma udinese di adozione, è stata una delle figure più importanti del fotogiornalismo regionale e nel trentennale della sua scomparsa (avvenuta il 25 ottobre del 1984), la Cooperativa Guarnerio, che sta gestendo e riordinando il suo archivio, ha deciso di ricordarlo con una doppia mostra e un libro a lui dedicato.

L’appuntamento è per il 6 ottobre, alle 18, al Salone del Quaglio di Palazzo Strassoldo a Udine (via Vittorio Veneto, 20) dove verrà presentato ufficialmente, alla presenza della sua famiglia, “Enrico Pavonello: fotografo di attualità” che racconta la sua vicenda umana e professionale, cercando di restituire l’atmosfera di un periodo straordinario della storia friulana, immortalato da Pavonello (per un trentennio fotografo del Messaggero Veneto) e di quelli che sono stati chiamati “i suoi ragazzi”, un gruppo di giovani fotografi che lavoravano nella sua bottega nella Galleria Alpi di Piazzale Osoppo.

In concomitanza, la Guarnerio ha organizzato anche una doppia esposizione dei suoi scatti (nella sede Unicredit di via Vittorio Veneto dal 2 ottobre fino al 2 novembre e nello spazio espositivo del Visionario, dal 7 ottobre al 2 novembre) che mostrano sì i fatti di cronaca e il delicato rapporto tra immagini e informazione, ma rappresentano pure una fonte di memoria e di ricordi sulla realtà di allora, in un Friuli in rapido sviluppo e straordinaria evoluzione sociale come fu l'Italia di allora . All’iniziativa hanno collaborato Unicredit di Udine, Centro per le Arti Visive Visionario – Mediateca Mario Quargnolo, Associazione culturale Interazioni e l’Archivio Fotografico del Consiglio Regionale del Fvg.

Giuseppe Amedeo Tedeschi e la Trieste di Saba: un'inedita antologia poetica e grafica

G.A. Tedeschi e la Trieste di Saba: un'antologia poetica inedita.

TRIESTE - L’antologia di poesie "Particelle d'oro" (Mosetti editore, pagg. 106, € 10,00), di GIUSEPPE AMEDEO TEDESCHI (1881 – 1957) - prefazione di Elvio Guagnini, sarà presentata sabato 4 ottobre alle ore 18.00 presso la Libreria Minerva, in via San Nicolò, 20 (Trieste).

Interverranno Giancluca Paciucci, curatore del libro, e il giornalista Roberto Weber.

G.A. Tedeschi, amico e sodale di Saba in inizio Novecento, è stato un valente giornalista -  presso “Il Lavoratore” e altre testate -  e soprattutto un ingegno poliedrico, rappresentante esemplare della Trieste della prima metà del XX secolo, nodo d’energie.

In "Particelle d'oro" sono stati raccolti molti dei suoi testi poetici e alcune sue opere grafiche, che verranno mostrate durante l’incontro in una proiezione a cura di Marco Bocciai.

La poesia di G.A. Tedeschi, nell’antologia, assume autonomia e rilievo in una linea ideale che vede i suoi esponenti in Carducci, Rapisardi e Lucini: versi universali e profondamente radicati nella realtà del capoluogo giuliano. Nelle sue poesie come nei suoi disegni si coglie il sentimento di un puro artista, e di un uomo giusto. La laica ebraicità di G.A. Tedeschi, sposata al sogno socialista, ha attraversato le bufere delle due guerre mondiali e delle leggi razziste del fascismo.

(Nella foto d'apertura la copertina del libro)

Margaret Atwood a Pordenonelegge: siamo dentro al diluvio che sarà il nuovo inizio

Margaret Atwood a Pordenonelegge: siamo dentro al diluvio che sarà il nuovo inizio

Pordenone - Siamo di fronte a "L'altro inizio": è il titolo dell'ultimo libro della scrittrice canadese Margaret Atwood (Ponte alle Grazie) che a PordenoneLegge apre le porte di un futuro non lontano, fatto di scenari che raccontano le ferite del pianeta e la corsa di uomo e scienza verso un'agognata immortalità.

Scrittrice di culto con quaranta libri pubblicati e una grande sensibilità verso i temi ambientali, la Atwood racconta che il titolo originale del libro è MaddAdam (Adamo pazzo), un palindromo che racchiude perfettamente il significato che ogni fine è sempre un nuovo inizio.

La domanda fondamentale da porsi secondo la Atwood, 75 anni, occhi azzurri attenti e gentili, è dove ci può portare un altro inizio, perchè l'uomo è per natura curioso, non fermerà mai la propria corsa verso scoperta e conoscenza e in pochi decenni può succedere qualsiasi cosa.

Allo stesso tempo, l'uomo deve essere sempre più veloce nel trovare le soluzioni ai problemi, pensiamo per esempio all'epidemia di Ebola e a quanto sia fondamentale scoprire come combatterla prima che sia troppo tardi.

Tecnologia, progresso e scienza hanno sempre un lato positivo, uno negativo e quello che la Atwood definisce il lato "stupido", legato a tutto ciò che non abbiamo previsto, alle conseguenze inaspettate come l'automobile che ha rivoluzionato il modo di spostarci, ma che inquina e che contribuisce alla distruzione del verde e delle campagne per fare strade.

Vale anche per le coltivazioni ogm: presentate come migliori, sono in realtà dei semi sterili che hanno l'obiettivo di farne comprare ogni anno di nuovi a beneficio delle grandi aziende produttrici.

Ma le alterazioni generiche spesso uccidono altre forme di vita con effetti devastanti sulla biodiversità: in natura tutto è interconnesso e l'uomo inizia a capirlo solo adesso. Speriamo non sia troppo tardi.

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