Cultura
“Tito spiato dagli inglesi”: presentazione alla Libreria Ubik di Trieste
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- Pubblicato Lunedì, 01 Dicembre 2014 14:35
Trieste - Mercoledì 3 dicembre, con inizio alle ore 18, alla Libreria Ubik (Galleria Tergesteo, Trieste), il professor JožePirjevec, profondo conoscitoredella storia della Jugoslavia, presenterà il libro“Tito spiato dagli inglesi I rapporti segreti sulla Jugoslavia 1968-1980”di Fabio Amodeo & Mario José Cereghino edito dalla Mgs Press.
Non serve essere uno studioso, per appassionarsi a questo libro, che narra delle vicende storiche dell’ultima fase della Jugoslavia del presidente Tito. Un uomo attorno a cui si sono, da sempre, annidate curiosità e domande. Marxista duro e puro o grande amico dell’Occidente? Leader carismatico su scala mondiale o dittatore di un paese cardine per gli equilibri tra Est e Ovest?
Uno Stato multietnico, la ex Jugoslavia, che qualche anno dopo la scomparsa dell’anziano Maresciallo, verrà sconvolto da una sanguinosa lotta fratricida: il primo conflitto nel Vecchio continente a mezzo secolo dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Gli 007 di Sua Maestà entrano in fibrillazione all’indomani dell’ingresso a Praga dei carri armati del Patto di Varsavia. Temono seriamente che la prossima vittima possa essere la Federazione delle sei repubbliche guidata dal leggendario comandante partigiano fin dal 1945. Con conseguenze devastanti per gli equilibri geopolitici nei Balcani e nel Mediterraneo. L’oscuro futuro della Jugoslavia è sempre al centro delle preoccupate informative di Londra. Così come l’annosa “Questione di Trieste” e delle Zone A e B, sorte con il Memorandum di Londra del 1954. Un tema sul quale gli agenti inglesi indagano dietro le quinte, fino a scoprire che Roma e Belgrado iniziano a fine anni Sessanta un negoziato top secret che sfocerà nel controverso Trattato di Osimo.
Frutto di lunghe ricerche negli archivi britannici di KewGardens, il libro di Amodeo e Cereghino è un compendio avvincente e documentato su un argomento tra i più dibattuti dagli studiosi della tormentata area balcanica, un’opera ricca di carte di recente desecretazione e in gran parte inedite in Italia.
Libro: Tito spiato dagli inglesi I rapporti segreti sulla Jugoslavia 1968-1980”
Autori: Fabio Amodeo & Mario José Cereghino
Editore: Mgs Press
Prezzo: 18 euro
Dizionario degli autori di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia due chiacchiere con Walter Chiereghin
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- Pubblicato Domenica, 30 Novembre 2014 09:24
Trieste – Domani, lunedì 1 dicembre alle ore 17, presso la Biblioteca Statale di Largo papa Giovanni XXIII, verrà presentato il Dizionario degli autori di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia, curato da Walter Chiereghin e Claudio H. Martelli, con prefazione di Elio Guagnini, edito dalla Hammerle su iniziativa del PEN Trieste.
Il volume riporta le schede bio-bibliografiche di oltre 1.400 autori dell’area giuliana, istriana e dalmata, che si sono espressi, oltre che in italiano, in latino, sloveno, croato, tedesco, friulano e nei vari dialetti veneti. Gli estremi cronologici considerati partono dal secolo XIII per arrivare ai giorni nostri.
Nel Dizionario sono elencati non soltanto letterati, ma anche memorialisti, storici, storici dell’arte, della musica e della letteratura, filosofi, politici ed ecclesiastici, a fornire, una completa visione sulla storia, sulla cultura e sulla società di queste terre.
Dialogheranno con Walter Chiereghin il presidente del PEN Trieste Antonio Dellla Rocca e la giornalista Marina Silvestri.
Da dove nasce l'idea di confezionare questo tipo di dizionario?
Come ogni altra cosa, anche questo libro ha una sua storia, per quanto breve. Nel leggere non so più quale testo, nel 2011, mi sono imbattuto nel nome di uno scrittore (o forse di un poeta) mai sentito nominare prima. Mi spiace non ricordarne il nome. Fai conto quello che è stato Carneade per don Abbondio. Il “mio” Carneade, doveva probabilmente appartenere alla schiera dei letterati minori tra otto e novecento, a giudicare dal contesto in cui era inserito, né mi riuscì di trovare qualche notizia che mi consentisse di identificarlo.
Non posso dire che a causa di quell’intoppo nella lettura di quella sera del 2011 non fossi riuscito a dormire nella notte che seguì le mie vane ricerche, ma quel che è certo è che il mattino dopo mi svegliai con un’idea che mi appariva ben chiara in testa: avrei fatto per gli autori giuliani quanto Claudio H. Martelli, il mio direttore come lo chiamavo (riferendomi alla direzione del mensile Trieste Artecultura sul quale aveva la cortesia di ospitare qualche mio articolo), aveva realizzato con il suo Dizionario degli artisti di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia, del quale nel 2009 avevamo salutato la quarta edizione.
Ne parlasti subito con lui?
Sì, quella stessa mattina. Condivisi subito l’idea con Claudio e man mano che ne parlavamo, consideravo con crescente preoccupazione come la cosa stesse crescendo di dimensione, trasformando quello che nella mia intenzione era stato un palloncino colorato in una mongolfiera, un dirigibile che includeva progressivamente nuove categorie di autori, oltre i poeti e i narratori anche gli storici, gli storici della letteratura, quelli dell’arte, della musica, i filosofi, i memorialisti, i giornalisti, i critici, anche gli scienziati, ma limitatamente a quelli che avessero dedicato parte delle loro conoscenze alla stesura di opere di divulgazione.
Quale intento vi ha mosso nel redigere il Dizionario?
Non potevamo limitare il campo della nostra indagine ai soli autori di lingua neolatina, che fosse l’italiano, il latino stesso, il friulano o i vari dialetti veneti che si parlano e si parlavano nell’area di riferimento. Troppo a lungo si è agito come se l’altro, l’«alloglotto», il linguisticamente diverso non esistesse.
Ma, lungi da avere la pretesa di affermare l’esistenza di quel crogiolo di culture differenti che si pretendeva essere Trieste e la cui immagine invece è stata irrisa, opportunamente, da Bobi Bazlen, la nostra scelta ha inteso collocarsi in un campo in cui si trattavano del pari gli autori di lingua latina, italiana, tedesca, slovena, friulana, croata e di tutte le altre multicolori varianti dei dialetti che fanno loro da contorno.
Fu soltanto scendendo le scale per andarmene che mi sorpresi a riflettere sul fatto che quel piano di battaglia che avevo abbozzato con Claudio era in effetti un impegno che io solo mi ero assunto e che la responsabilità della sua conduzione in porto gravava in maniera pressoché esclusiva sulle mie spalle, dal momento che la malattia di lui stava con ogni evidenza per arrivare al suo naturale indifferibile epilogo.
"Dizionario degli Autori di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia" esistono già altre opere, cosa ci puoi dire di esse?
Esistono, soprattutto sul versante degli esuli giuliano-dalmati, dizionari "degli uomini illustri", che includono anche scrittori e poeti, ma sono più genericamente intesi a far risaltare le diverse personalità storiche delle regioni interessate. Niente tuttavia di queste dimensioni né di così incentrato sulla scrittura, anche non letteraria.
Le opere precedenti, alcune delle quali sono citate come fonte nel mio Dizionario, prendevano in considerazione soltanto autori di lingua italiana, mentre ho cercato di allargare lo sguardo a tutte le comunità che vivono nell'area presa in esame.
Inoltre, in alcuni casi, i volumi, rivelano di esssere stati pensati per affermare l'italianità di queste terre, anche quella di aree dove essa è francamente insostenibile, il che ovviamente induce ad errori di valutazione anche clamorosi.
Con quale criterio lo avete composto?
Il criterio era quello di includere quanti con i loro scritti avessero contribuito a formare una cultura più o meno condivisa e diffusa, sia che fossero stati (o che siano) più o meno profondi innovatori nel campo di loro specifico interesse, sia che, essendo banali oppure occasionali ripetitori di cose già dette da altri, fossero comunque testimonianza di quello che è stato l’atteggiamento culturale di un luogo e di un’epoca.
Un omaggio a Claudio, prima di tutto, alle vostre idee al vostro progettare comune.
È stato per me un sollievo vederlo sottrarsi alla malattia e alle sue angosce, persino alla sua componente di dolore fisico grazie a quelle carte che veniva riempiendo, alle correzioni che a penna apportava a quelle che io gli sottoponevo, lavorando con lena e con un entusiasmo di adolescente a quel nostro ambizioso progetto, quasi che avesse potuto concludersi da lì a poche settimane. Si concluse, invece, la sua esperienza umana, lasciandosi dietro una lunga scia di rimpianto e io mi trovai solo davanti alla mole di quel lavoro che mi appariva tanto superiore alle mie forze.
Sono certo che il lavoro a Claudio sarebbe piaciuto. È già questo, per me, un motivo di profonda soddisfazione.
Rinasce la rivista letteraria “L’Almanacco del Ramo d’Oro”. Due parole con Gabriella Musetti
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- Pubblicato Sabato, 29 Novembre 2014 15:33
Trieste - In occasione del XVII Festival Internazionale della Poesia che avrà luogo dal 1 al 7 dicembre, verrà presentata, martedì 2 dicembre, la rinata rivista “L’Almanacco del Ramo d’ Oro”, all’Emporio LiberArti a Trieste alle ore 18.
Presentazione a cura di Gabriella Musetti. Intervengono Marina Giovannelli, MarkoKravos, Marina Moretti, ZlatkaObed, Sandro Pecchiari che leggerà Al Rempel.
L’Almanacco del Ramo d’Oro rinasce dopo diversi anni di silenzio.Una rivista letteraria che torna a nascere è sempre una scommessa che parte dal desiderio di far circolare idee, amore per la cultura, scelta di prendere parte ai dibattiti, interrogazioni sul presente ed un periodo così buio dal punto di vista economico, fa da contraltare alla scommessa che investire in cultura non si sbaglia mai.
Rinasce anche la veste grafica accompagnata da un nuovo editore, per l’appunto l’Associazione culturale Almanacco del Ramo d’Oro.
Chiediamo alla presidente, nonché direttrice editoriale della rivista, Gabriella Musetti “l’Almanacco del Ramo d’Oro”, di raccontarci da dove nasce l’idea di far ripartire la rivista.
Ma, ci è parso che la stima che la rivista si era acquisita nei cinque anni trascorsi della precedente edizione, non dovesse andare dispersa, che la reputazione di rivista attenta a indagare il nuovo, a recuperare la memoria di esperienze trascurate o dimenticate, a coniugare i tratti salienti di una cultura locale e regionale con le dimensioni più vaste di quella nazionale e internazionale, fossero una garanzia di rigore e apertura nell’analisi della contemporaneità.
Da comitato redazionale di letterati siete diventati editori, una scelta immagino, ma a tutt’oggi appare anche come sfida.
Ci siamo emancipati e come ogni rito che si compie è fonte di gioia e di preoccupazione. La tensione a proseguire la nostra avventura culturale è stata forte e determinante a creare un nuovo soggetto operante sul piano pubblico, a rischiare in un progetto complesso come è quello di una rivista letteraria, specie nei difficili tempi contemporanei.
Con quale intento si muove la rivista?
La rivista ha un forte radicamento nella cultura della città e della regione, intesa in senso lato, si pone il compito di mettere a confronto esperienze nazionali e internazionali per affacciarsi a una dimensione allargata che sia veicolo di scambi fruttuosi, indagineattentadelle trasformazioni e progettualità in atto in una società planetaria. Ci piace credere: di essere avviati per una strada che ha futuro, perché è dalla comparazione di diversi ambiti che può esercitarsi una funzione critica e di osservazione della realtà contemporanea.
Cosa auspicate?
Speriamo di ritrovare la simpatia e l’attenzione che aveva guadagnato sul campo la precedente edizione. Noi siamo sempre gli stessi, animati dal medesimo desiderio e dalla volontà di portare uno sguardo non convenzionale sulla realtà
Sede dell'esposizione Emporio LiberArti, piazza Barbacan 1/a, Trieste.
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