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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Star bene

L'Expo ai tempi dei romani: una mostra ad Aquileia sui gusti dell'antichità

L'Expo ai tempi dei romani: una mostra ad Aquileia sui gusti dell'antichità

Aquileia (Ud) – Il cibo ormai è diventato sinonimo di Expo: criticata, ammirata, forse non totalmente capita, l'esposizione universale ha per quest'anno associato innegabilmente il proprio nome al tema dell'alimentazione, sua bandiera a Milano. E automaticamente in tutta Italia l'attenzione è andata su questa, cercando di trovare soluzioni e collegamenti originali alla questione.

Nel Paese della buona cucina, un tema così importante non poteva certo andare trascurato. E allora perché non recuperarne la storia, quando anche si possiede più del 50% del patrimonio culturale mondiale? Ecco l'idea allora dell'antico città portuale, che nel Palazzo Meizlik di Piazza Capitolo, ospita la mostra “Edamus + Bibamus + Gaudeamus Roman Happy Hour” su come si alimentavano gli antichi romani nel corso dei secoli.

Dai mosaici alla ricostruzione di reperti archeologici, dalle spezie e farine fino alle citazioni di filosofi e scrittori, il percorso guarda con attenzione le abitudini alimentari di nobiltà e plebe nel periodo dell'antica Roma, dalle sue origini fino all'alba dell'Impero. E non mancano certamente le sorprese, che divertono e fanno riflettere oggi su come potesse essere la vita “a tavola” oltre 2 mila anni fa.

Ad esempio l'uso del latte: quello di mucca era considerato poco buono, preferendo così quello di capra, mentre quello di asina era gettonatissimo tra le donne aristocratiche come strumento di bellezza: alcune erano solite farci il bagno per rendere la pelle morbida, altro che leggende! Ma in quanto alimento era riservato soltanto al popolo, mentre i ceti alti abituavano i propri palati a gusti più “fini”.

E nemmeno il pane era conosciutissimo all'epoca: solo nel 171 a.C., infatti, le prime panetterie aprirono nell'Urbe. Letterati dell'epoca lo descrivevano senza lievito, mentre altri erano occupati a descrivere le lussuose cene dei patrizi, dove chi teneva il prestigio più alto era tenuto ad organizzare banchetti per amici e “clientes” (ossia gente che cercava i suoi favori economici), gestendo i posti a tavola come una vera e propria scala gerarchica.

I tasselli di incredibili mosaici, immancabili soprattutto ad Aquileia, raccontano i piatti e la selvaggina preferiti dai romani, mentre ricostruzioni di utensili e descrizioni di pietanze riportano alla mente specialità gustate ancora oggi. Come la “brovade”, che da allora è diventata una costante sulle tavole friulane e non solo.

Con il sottotitolo di “Big Expo Sition”, la mostra è stata inaugurata a giugno e sarà visitabile gratuitamente fino a dicembre, dal martedì al venerdì (15-18.30), nel weekend e festivi (10-12 e 15-18.30): un'occasione...ghiotta per tuffarsi tra spuntini e tipicità che hanno fatto Storia: la nostra.

Anche in Friuli Venezia Giulia "The Kitchen Tour" per far conoscere prodotti d'eccellenza

Anche in Friuli Venezia Giulia

Colloredo di Monte Albano (Ud) - Nella rinomata cornice del Ristorante La Taverna di Colloredo di Monte Albano si è svolta in settimana la tappa friulana del "The Kitchen Tour", il circuito BtoB ideato e organizzato dall’associazione CHIC.

L'evento è nato con lo scopo di far incontrare i diversi chef in una piacevole jam session, all’interno di una cucina o di uno spazio opportunamente attrezzato, con le eccellenze dell’enogastronomia per raccontare e conoscere prodotti di qualità, studiarli, sperimentarli e proporli attraverso creazioni e impieghi innovativi.

Lo schema, sempre divertente e interessante, si ripete ad ogni tappa. Ciò che rende speciale ogni evento sono la location, gli chef, per lo più del territorio, le aziende con i loro prodotti, blogger e giornalisti che vengono per partecipare, osservare, raccontare e trasmettere le proprie sensazioni. Un’occasione per confrontarsi, imparare, creare e assaggiare. Per dar vita ad un gruppo, per improvvisare e dar libero sfogo alla creatività, partendo dalla perfetta conoscenza di ingredienti e attrezzature.

Durante la serata tre chef, l'Executive Chef Roberto Franzin affiancato da Alessandro Gavagna, Chef del ristorante Al Cacciatore de La Subida di Cormons (GO) e Raffaele Ros del Ristorante San Martino di Scorzè (VE) a sei mani hanno realizzato un menu davvero unico nel suo genere, omaggio alla cucina del Nord Est d’Italia.

Partenza di classe con un aperitivo a base di finger food per poi proseguire con 5 portate servite al tavolo, l'occasione perfetta per coinvolgere e stimolare un numero sempre maggiore di appassionati gourmet, dando l’opportunità di assaggiare piatti d’alta cucina, preparati con prodotti di qualità Made in Italy.

Molti i protagonisti della serata, oltre ai soci CHIC Roberto Franzin e Piero Zanini del Ristorante La Taverna di Colloredo di Monte Albano (UD), segnaliamo: Gunther Piccolruaz dell’Antica Trattoria Alla Fortuna di Grado (GO), Alessandro Bellingeri del Osteria de l'Acquarol di Panchià (TN), Raffaele Ros del Ristorante San Martino di Scorzè (VE), Fabio Tammaro del Ristorante Officina dei sapori di Verona (VR) e Davide e Nicola Trentin delle Delizie del Grano di Cittadella (PD), alcuni rappresentanti della cucina di qualità del Friuli Venezia Giulia.

Oltre alle aziende provenienti dal territorio nazionale quali Selecta, Koppert Cress, Riso Buono La Mondina, Acqua Valverde, FSG Italia con Steelite e Rona, Nespresso Italia, Trabo con Arcos, Kisag ed Isi, Mauviel, Birrificio Amarcord, Champagne Krug, Caviar Sturia, Azienda Agricola Agostinetto e Terre Da Vino, erano presenti anche alcune aziende d’eccellenza del territorio tra cui: Aceto Sirk, Azienda Agricola Faleschini, Azienda Agricola San Juri Azienda Agricola Bio Canais, Muzzana Amatori Tartufi, Cantina Castello di Spessa, Azienda Agricola Castelvecchio, Azienda Agricola Scubla, Azienda Agricola La Viarte,Cooperativa Fasolari Laguna di Grado e Marano, Forno Dall’Ava, Azienda Agricola Lucia, Casato dei Capitani, De Narda Anselmo, Azienda Dok Dall’Ava.

“Il formaggio si fa con il latte!”: petizione Slow Food contro i formaggi al latte in polvere

“Il formaggio si fa con il latte!”: petizione Slow Food contro i formaggi al latte in polvere

FVG - Chi acquista formaggi di provenienza estera, da anni consuma, senza saperlo, dosi variabili di latte in polvere.

Inoltre, l’industria alimentare usa latte in polvere nella produzione di cioccolato, gelati, biscotti, wurstel e molti altri alimenti.

La legge italiana n.138 dell’ 11 aprile del 1974 proibisce l’uso di latte in polvere per fare formaggio. È una legge che ha contributo a salvaguardare il vasto patrimonio caseario e la tradizione agroalimentare del Paese.

Nelle scorse settimane, la Commissione europea, sollecitata dalle grosse industrie del settore lattiero-caseario, ha invitato l’Italia a modificare questa legge entro la fine di luglio per garantire la libera circolazione delle merci.

Su richiesta dell’Italia, la Commissione europea ha deciso di prorogare fino al 29 settembre 2015 il termine di resistenza.

Con il motto “Il formaggio si fa con il latte!” Slow Food Italia ha lanciato una campagna contro il latte in polvere nei formaggi che ha finora raggiunto oltre 100mila sostenitori.

Sostiene Slow Food Italia: "Ancora una volta, in nome del libero mercato, si tenta di livellare verso il basso, a spese dei produttori di qualità e dei consumatori".

"Il latte in polvere non è nocivo per la salute, ma il suo utilizzo per produrre formaggi ha un unico risultato: aumentare i profitti dei giganti dell’industria casearia, omologando un prodotto che dovrebbe nascere dalla biodiversità dei latti, degli animali, dei territori".

"Se l’Italia ammettesse la produzione di formaggi anche con latte in polvere non farebbe altro che aumentare la confusione dei consumatori, penalizzando ulteriormente i produttori virtuosi".

“Non si tratta solo di una questione tecnologica. Siamo di fronte a una questione culturale e politica di estrema importanza” - afferma ancora l’associazione. 

“Il formaggio non è una merce da stabilizzare, ma un pezzo della nostra civiltà e il latte è la sua ragione d’essere, non uno dei tanti ingredienti. L’aggiunta di latte in polvere è una degenerazione estrema del processo di industrializzazione e non ha alcun senso, se non quello del profitto”.

Si può firmare la petizione su change.org

 

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