L'hackathon per La Buona Scuola. Un rito inutile?
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- Pubblicato Martedì, 28 Ottobre 2014 21:59
- Scritto da Roberto Calogiuri
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TRIESTE - Si chiama HACKATHON.
In americanese “hackathon” sta per hack + marathon, vale a dire un raduno di hacker che si incontrano per compilare applicazioni informatiche, condividere dati o, più in genere, liberare energie intellettuali, rispondere creativamente alle restrizioni e sfidare i limiti della conoscenza in eventi che possono durare una settimana
Secondo La Buona Scuola, più modestamente, è un momento per comunicare le riflessioni sulla riforma del sistema educativo proposta dal governo Renzi. Un’opportunità data a dirigenti, insegnanti, personale non docente, studenti e genitori per formulare suggerimenti e muovere critiche al progetto governativo.
Il tema proposto è: “La Scuola si aggiorna: formazione e innovazione”. Non una sfida ai limiti del sapere, quindi, ma un invito a riflettere sul punto numero 5 del dodecalogo renziano. E nemmeno di una maratona si è trattatato, ma di circa un’ora e mezza di discussione.
Per la provincia di Trieste, l’occasione è stata offerta oggi 28 ottobre, tra le 16.30 e le 18.30, nell’aula magna del Liceo Galileo Galilei. Domani – per enti locali, associazioni e “stackeholders esterni” (così testualmente la circolare dell’USR) con lo stesso orario presso l’istituto Alessandro Volta di via Montegrappa 1.
L’incontro triestino ha visto la partecipazione di una trentina di persone, poco più del doppio delle forze dell’ordine intervenute a presidiarlo. E la causa di una così scarsa partecipazione per un tale evento - proclamato come esempio di novità e di confronto democratico per produrre “consapevolezza e conoscenza” – è stata evidenziata da uno studente e da un’insegnante.
Il primo ha lamentato una scarsa informazione da parte del ministero che tende a non coinvolgere attivamente i giovani per non farli partecipare in modo esteso alla consultazione: in sostanza di non applicare in modo proficuo idee potenzialmente positive ma che rimangono racchiuse in un involucro molto approssimativo e poco concreto (Le 136 pagine de La Buona Scuola, n.d.r.).
Il dubbio sulla bontà di questo tipo di verifiche è stato sollevato anche dall’insegnante che ha avanzato la possibilità che si tratti di una semplice operazione di facciata, un segno di attenzione puramente esteriore che le forze di governo adottano per dare l’impressione di considerare l’opinione della base popolare e della forza lavorativa.
E in effetti, fin dall’introduzione del dott. Carmine Monaco – dirigente delegato dell’USR per il Friuli Venezia Giulia – sì è avuta l’impressione che si trattasse di una cerimonia ministeriale da evadere più che di un confronto dialettico e di un apporto caloroso della cittadinanza.
Di caloroso, in effetti, c’è stato soltanto l’intervento iniziale di un docente che ha lamentato quanto da tempo sostengono le organizzazioni sindacali: ossia che il tanto vantato sistema degli scatti di merito, unito al blocco dei contratti, in realtà porterà a un impoverimento dei già non ricchi insegnanti se non addirittura condannarli all’immobilità economica.
Oltre alle considerazioni negative, alle proposte fattiva di tre docenti (tra cui una precaria) e all’invito di una dirigente a non pensare in termini pessimisti – impresa ardua tenendo conto della situazione finanziaria – sono stati gli studenti a mettere un po’ di carne al fuoco.
Dare più ascolto ai giovani, adattare la scuola alla velocità dei tempi moderni – sono state le loro richieste - e svecchiare i programmi. Sono buone idee guida. Ma pretendere che gli studenti si portino il computer o il tablet da casa non è sembrata una buona pratica. Per la precisione, lo studente si riferiva all’invito nascosto nell’acronimo BYOD (Bring Your Own Device, portati il computer da casa ).
Ma la proposta di uno di loro di potenziare le lingue straniere per prepararsi a emigrare verso nazioni più accoglienti o la richiesta di un orientamento più efficace per trovare un lavoro che scarseggia in modo drammatico, sono due esempi di una società che non sa o non riesce a badare alla proporia gioventù.
L’unico genitore intervenuto si è dichiarato sorpreso dalla presenza di tanta burocrazia in una scuola che, a suo modo di vedere, è rimasta ferma a trent’anni fa.
Gli "hackathon" e i "barcamp" proseguiranno fino al 15 novembre.
Questa è la realtà. Quanto scaturirà dalla raccolta dei dati nazionali, è ancora da vedere.
[Roberto Calogiuri]
Le imprese vanno a scuola: i giovani imprenditori incontrano gli studenti
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- Pubblicato Lunedì, 27 Ottobre 2014 09:08
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Trieste - Si può raccontare la cultura d'impresa e avvicinare i ragazzi alle aziende che il loro territorio ospita? Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Trieste ne è convinto. Ed è per questo motivo che, per l'anno scolastico 2014-2015 ha ideato un progetto per “far dialogare” gli studenti con i giovani imprenditori, strutturato in due fasi: un ciclo di viste aziendali, in partenza domani lunedì 27 ottobre, e un ciclo di incontri, in programma da gennaio 2015.
L'iniziativa ha il duplice obiettivo di far conoscere il tessuto industriale di Trieste per mostrare “sul campo” cosa accade nelle aziende del territorio e illustrare concretamente cosa significa fare impresa ogni giorno e il "metodo imprenditoriale". Un progetto per diffondere, a partire dai ragazzi, le competenze, la passione e i valori che appartengono al mondo delle imprese. Imprese che con il loro impegno quotidiano, contribuiscono al presente e al futuro d'Italia.
Nella prima fase le scuole vengono accolte nelle imprese, che raccontano agli studenti la loro la storia, come nascono i loro prodotti, le attività che le contraddistinguono e i progetti che vogliono intraprendere in futuro.Nella seconda gli studenti invece avranno a disposizione una mattinata di incontri in cui alcuni imprenditori associati contribuiranno a orientarli sulla “cultura d'azienda”: da come imparare a identificare le idee che possono diventare un'attività al capire i modi per guidare la realizzazione dei pensieri in fatti attraverso lo strumento del business plan. Un momento per dare qualche consiglio utile su come presentare in maniera efficace se stessi e i propri progetti, catturando l'attenzione del pubblico, e per fornire ai ragazzi elementi pratici per affrontare al meglio un colloquio di lavoro.
Oltre 320 i ragazzi che parteciperanno alle visite aziendali, provenienti da 7 Istituti Scolastici della provincia di Trieste: l'Istituto Tecnico Commerciale G. R. Carli, l'Istituto Tecnico S. de Sandrinelli, l'Istituto per il Turismo L. da Vinci, l'Istituto Professionale Statale Galvani, l'Istituto Professionale Industria e Artigianato J. Stefan, l'Istituto Tecnico Superiore A. Volta e l'Istituto Tecnico Statale Žiga Zois. 8 le aziende che, tra ottobre e novembre, apriranno le porte agli studenti: Alcatel, Colombin, Demus, Italspurghi Ecologia, Neweco, Orion, Redaelli, Starhotels.Il primo appuntamento è in programma domani lunedì 27 ottobre 2014 alle ore 9.00 con la visita di una classe dell'ITC Carli ad Alcatel.
Il progetto rientra nell'iniziativa PMI DAY, iniziativa nazionale della Piccola Industria di Confindustria per accrescere la consapevolezza sul ruolo e la forza delle PMI, quali fondamentali motori di sviluppo economico e sociale del nostro Paese e in Orientagiovani, appuntamento annuale promosso da Confindustria per contribuire all'orientamento degli studenti e agevolarli in una scelta più consapevole per il loro lavoro.
“Con questo progetto vogliamo proseguire il dialogo con i ragazzi iniziato con le sei edizioni del progetto “L'imprenditore in classe” e approfondito con LATUAIDEADIMPRESA®, e consolidare così il ponte tra impresa e scuola. Soprattutto vogliamo contribuire alla diffusione di valori positivi quali responsabilità, creatività, professionalità e preparazione, fondamentali per l'attività imprenditoriale - ha affermato Elisabetta Cividin, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Trieste - “In particolare ci teniamo a trasmettere ai giovani l'importanza dell'impegno e della passione per conseguire dei risultati e mostrare come la professione di imprenditore sia una possibilità da tenere in considerazione per il proprio futuro”.
Uccellis, grande successo per la giornata sulla Grande Guerra
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- Pubblicato Sabato, 18 Ottobre 2014 16:08
- Scritto da Timothy Dissegna
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Udine - A volte si parla di "immersione nella storia" quando si visita un museo, si guarda un film o si legge un importante libro che racconta il passato. Ma all'Educandato Statale Collegio Uccellis non si limitano a queste semplici figure retoriche, dando una propria interpretazione della frase che si concretizza in un convegno sulla Prima Guerra Mondiale di ben otto ore!
Svoltosi ieri, dalle 9 alle 17 presso il Centro Culturale delle Grazie, in via Pracchiuso, "Insegnare la Grande Guerra" (questo il nome della giornata) ha visto la partecipazione di ben nove istituti scolastici, provenienti da Italia, Slovenia e Austria, per un totale di circa 300 persone tra allievi e docenti. In primo piano, ovviamente, l'Uccellis: é stato lui, infatti, l'organizzatrice del convegno, tappa fondamentale nel progetto "La Grande Guerra: racconti da fronti diversi", avviato insieme ad alcune scuole superiori degli Stati confinanti.
Alla presenza del passato e del presente dell'Educandato, ossia l'ex Preside Maria Letizia Burtulo e l'attuale Roberta Bellina, oltre alle varie autorità (Sindaco Honsell, Provincia di Udine, Regione, Ufficio Scolastico Regionale e Università di Udine), ragazzi e docenti hanno vissuto una giornata intera nel ricordo di cent'anni fa. Non é stata una semplice e banalissima lezione di storia, bensì un'approfondita indagine sul mondo che un secolo fa, proprio in questo stesso territorio ma non solo, esisteva allo scoppio del primo conflitto mondiale.
Al tavolo dei relatori si sono seduti, tra gli altri, Zeljko Cimpric del Museo della Grande Guerra di Caporetto/Kobarid per raccontare la Guerra vissuta "dagli altri" e quello che gli sloveni subirono nel nostro Paese; la dr. Vanda Wilcox della John Cabot University Rome, parlando del ruolo fondamentale in tricea dei sentimenti; il prof. Alessandro Sfrecola dell'Università di Trieste, descrivendo l'atroce disumanità in cui i soldati caddero e non seppero uscirne poi; e, infine, la dr. Imelda Rohrbacher dell'Università cattolica di Linz per guardare il conflitto con gli occhi della letteratura tedesca dell'epoca.
Nomi di esperti di primo piano della materia, che ai presenti a Udine hanno dato una panoramica della guerra non solo relativa al fronte dell'Isonzo, scenario che ha visto protagonisti appunto l'Italia e l'Impero Asburgico (Austria e Slovenia, in questo caso), ma all'intera Europa Balcanica, in primis Ungheria e Romania, su cui il Regno sabaudo voleva mettere le mani. E i momenti di scoperta non sono mancati, grazie soprattutto ai docenti molto bravi a mantener vivo l'interesse dopo tante ore e alla platea che ha "resistito" con piacere.
Tra riflessione e spunti su cui ragionare, da parte di ragazzi e professori, rimane una promessa sottoscritta dalla Preside Bellina alla fine del convegno: ripetere l'esperienza per fa parlare, questa volta, anche i ragazzi. Perché se è vero che sono loro il futuro, e quindi scriveranno la storia del dopodomani, partire oggi dal confronto su temi come la Grande Guerra é essenziale. L'Uccellis ci crede nella sua "voce del verbo essere" e si vede.
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