La Buona Scuola/3 – 33% La migrazione dei docenti reietti
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- Categoria: Scuola ed educazione
- Pubblicato Domenica, 12 Ottobre 2014 18:49
- Scritto da Roberto Calogiuri
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TRIESTE - Il progetto “La Buona Scuola” presenta una grande quantità di incongruenze e approssimazioni dovute, probabilmente, alla fretta con cui il governo tenta di risolvere una questione ampia e complicata.
Approssimazioni e incongruenze che sono evidenti a un esame attento. Ma analizzarle tutte sarebbe impresa lunga. Quindi si è resa necessaria una selezione degli argomenti, benchè nel documento siano toccati numerosi temi con inevitabili e varie implicazioni.
Nei servizi precedenti, abbiamo considerato il meccanismo retributivo dei docenti (qui il link) e il sistema di acquisizione dei crediti (qui il link). Entrambi i dispositivi dovrebbero riguardare il 66% di insegnanti che entrerebbero nella rosa dei virtuosi, vale a dire di coloro che acquisirebbero i 60€ di aumento al mese dopo 3 anni di impegno didattico, formativo e professionale.
Ma abbiamo soltanto accennato a quel 33% che rimarrebbe fuori dal conteggio. Di quel 33% che non riuscirebbe a convincere il Nucleo di Valutazione interno di aver conseguito un livello di preparazione sufficiente a valicare la soglia della virtù scolastica.
Il documento, con sottigliezza retorica, li chiama docenti “mediamente bravi”. Costoro, giudicati non idonei allo scatto di competenza, figurerebbero, con le rispettive insufficienze, nel Registro Nazionale dei docenti della scuola, senza che sia precisato con che livello di trasparenza.
Nel triennio successivo, questi docenti “insufficienti” rientrerebbero nella lizza tentando di guadagnare i 60€ a scapito di qualcuno che non avrebbe maturato i requisiti e che, a propria volta, finirebbe nel gruppo del 33%.
La regola è molto chiara: chi vince lo fa a spese del perdente. Ed è immaginabile che il meccanismo – secondo una logica liberista e concorrenziale – impedisca di creare rapporti distesi e collaborativi all’interno di qualsiasi scuola che, in genere, funziona grazie all’armonizzazione delle componenti.
Come naturale conseguenza, i docenti che non rientrino nel gruppo virtuoso – dice il documento – “per avere più possibilità di maturare lo scatto, potrebbero volersi spostare in scuole dove la media dei crediti maturati dai docenti è relativamente bassa e quindi verso scuole dove la qualità dell’insegnamento è mediamente meno buona, aiutandole così ad invertire la tendenza”.
Sarebbe a dire che chi non raggiunge lo scatto, potrebbe trasferirsi in una scuola in cui la media è più bassa e nella quale c’è quindi maggiore probabilità di finire nel 66% di “premiati” a svantaggio dei docenti di ruolo presenti nella medesima scuola.
Il governo definisce questa migrazione in cerca di gratifica economica col nome addolcito di “mobilità geografica” e la gara tra docenti di pari dignità diventa un incoraggiamento alla “coesione sociale”.
Ma si è proprio certi che il congegno dei meriti per crediti e la soglia rigida del 66% inneschino un processo virtuoso? Il tutto sarebbe applicato a una classe di lavoratori da sempre considerata socialmente frustrata, sottopagata, sottostimata e a rischio di burn-out.
Potrebbe accadere, per esempio, che i docenti frustrati dal rimanere sotto la soglia degli incentivi perdano la motivazione al miglioramento e al ricollocamento in un’altra scuola. E allo stesso modo, chi acquisisce lo scatto di competenza potrebbe ritenersi soddisfatto della gratificazione e perdere l’impulso al miglioramento. O perderlo perché insoddisfatto di un aumento di 60€ a fronte di un impegno triennale e oneroso.
In sostanza il corpo docente sarebbe diviso tra “buoni” e “cattivi” e la soluzione sarebbe la “migrazione” dei cattivi verso altre scuole dove potersi rifare una reputazione. Il sistema dovrebbe tendere al livellamento qualitativo: sempre che si possa applicare agli esseri umani la legge dei prezzi e del mercato.
A fronte di questa situazione del corpo docente, ne “La Buona Scuola” sono appena nominati il personale ATA e amministrativo. Entrambe le componenti – è intuibile – sono fondamentali per il buon funzionamento di qualunque scuola, ma entrambe le componeti sono a rischio di riduzione.
Almeno per il personale amministrativo, la digitalizzazione – che nel documento ministeriale è vista come un mezzo di maggiore efficienza – assieme alla conseguente “smaterializzazione” dei procedimenti burocratici determineranno una progressiva contrazione del personale.
La causa è molto chiara: i docenti sono sempre più indotti a svolgere le proprie pratiche per via telematica. Ciò porta a ridurre il carico di lavoro e di gestione ordinaria che grava sugli assistenti amministrativi avviandosi – riporta testualmente il documento – “ad un ridimensionamento progressivo del loro numero”.
Al riguardo, la “Scuola in Chiaro 2.0” rimane un interrogativo preoccupante anche per gli impegati della scuola, sebbene questo processo sia vantato come un’apertura all’efficienza.
Per quanto riguarda poi i precari, questi saranno oggetto del quarto e ultimo servizio sulla Buona Scuola.
3 - continua
[Roberto Calogiuri]