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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

L'hackathon per La Buona Scuola. Un rito inutile?

L' hackathon per La Buona Scuola. Un rito inutile?

TRIESTE - Si chiama HACKATHON.

In americanese “hackathon” sta per hack + marathon, vale a dire un raduno di hacker che si incontrano per compilare applicazioni informatiche, condividere dati o, più in genere, liberare energie intellettuali, rispondere creativamente alle restrizioni e sfidare i limiti della conoscenza in eventi che possono durare una settimana

Secondo La Buona Scuola, più modestamente, è un momento per comunicare le riflessioni sulla riforma del sistema educativo proposta dal governo Renzi. Un’opportunità data a dirigenti, insegnanti, personale non docente, studenti e genitori per formulare suggerimenti e muovere critiche al progetto governativo.

Il tema proposto è: “La Scuola si aggiorna: formazione e innovazione”. Non una sfida ai limiti del sapere, quindi, ma un invito a riflettere sul punto numero 5 del dodecalogo renziano. E nemmeno di una maratona si è trattatato, ma di circa un’ora e mezza di discussione.

Per la provincia di Trieste, l’occasione è stata offerta oggi 28 ottobre, tra le 16.30 e le 18.30, nell’aula magna del Liceo Galileo Galilei. Domani – per enti locali, associazioni e “stackeholders esterni” (così testualmente la circolare dell’USR) con lo stesso orario presso l’istituto Alessandro Volta di via Montegrappa 1.

L’incontro triestino ha visto la partecipazione di una trentina di persone, poco più del doppio delle forze dell’ordine intervenute a presidiarlo. E la causa di una così scarsa partecipazione per un tale evento - proclamato come esempio di novità e di confronto democratico per produrre “consapevolezza e conoscenza” – è stata evidenziata da uno studente e da un’insegnante.

Il primo ha lamentato una scarsa informazione da parte del ministero che tende a non coinvolgere attivamente i giovani per non farli partecipare in modo esteso alla consultazione: in sostanza di non applicare in modo proficuo idee potenzialmente positive ma che rimangono racchiuse in un involucro molto approssimativo e poco concreto (Le 136 pagine de La Buona Scuola, n.d.r.).

Il dubbio sulla bontà di questo tipo di verifiche è stato sollevato anche dall’insegnante che ha avanzato la possibilità che si tratti di una semplice operazione di facciata, un segno di attenzione puramente esteriore che le forze di governo adottano per dare l’impressione di considerare l’opinione della base popolare e della forza lavorativa.

E in effetti, fin dall’introduzione del dott. Carmine Monaco – dirigente delegato dell’USR per il Friuli Venezia Giulia – sì è avuta l’impressione che si trattasse di una cerimonia ministeriale da evadere più che di un confronto dialettico e di un apporto caloroso della cittadinanza.

Di caloroso, in effetti, c’è stato soltanto l’intervento iniziale di un docente che ha lamentato quanto da tempo sostengono le organizzazioni sindacali: ossia che il tanto vantato sistema degli scatti di merito, unito al blocco dei contratti, in realtà porterà a un impoverimento dei già non ricchi insegnanti se non addirittura condannarli all’immobilità economica.

Oltre alle considerazioni negative, alle proposte fattiva di tre docenti (tra cui una precaria) e all’invito di una dirigente a non pensare in termini pessimisti – impresa ardua tenendo conto della situazione finanziaria – sono stati gli studenti a mettere un po’ di carne al fuoco.

Dare più ascolto ai giovani, adattare la scuola alla velocità dei tempi moderni – sono state le loro richieste - e svecchiare i programmi. Sono buone idee guida. Ma pretendere che gli studenti si portino il computer o il tablet da casa non è sembrata una buona pratica. Per la precisione, lo studente si riferiva all’invito nascosto nell’acronimo BYOD (Bring Your Own Device, portati il computer da casa ).

Ma la proposta di uno di loro di potenziare le lingue straniere per prepararsi a emigrare verso nazioni più accoglienti o la richiesta di un orientamento più efficace per trovare un lavoro che scarseggia in modo drammatico, sono due esempi di una società che non sa o non riesce a badare alla proporia gioventù.

L’unico genitore intervenuto si è dichiarato sorpreso dalla presenza di tanta burocrazia in una scuola che, a suo modo di vedere, è rimasta ferma a trent’anni fa.

Gli "hackathon" e i "barcamp" proseguiranno fino al 15 novembre.

Questa è la realtà. Quanto scaturirà dalla raccolta dei dati nazionali, è ancora da vedere.

[Roberto Calogiuri]

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