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Gio11212024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Bilancio positivo per la spedizione speleosub che ha aggiunto qualche tassello al mistero del Timavo

Bilancio positivo per la spedizione speleosub che ha aggiunto qualche tassello al mistero del Timavo

Trieste - Conclusa la spedizione esplorativa congiunta al Timavo, avvenuta tra il 10 ed il 15 agosto, operata dal gruppo di speleosub francesi guidati da Marc Douchet e Claude Touloumdjian, assieme agli speleologi della Società adriatica di Speleologia, si può tracciare un bilancio di un'intensa settimana di immersioni sia alla foce (al Pozzo dei Colombi) sia nell'Abisso di Trebiciano.

Anzitutto una nota estremamente positiva per la speleologia nostrana: “i francesi – ci dice Marco Restaino, speleologo della Sas che ha seguito tutte le fasi dell'esplorazione - sono rimasti super soddisfatti della nostra logistica e dell'indispensabile aiuto e disponibilità che gli abbiamo prestato”.

“Mai (parole loro) gli è capitato di trovare un gruppo così coeso ed organizzato con il quale lavorare. Detto da un veterano come Claude Touloumdjian, fa un certo effetto!”

Mentre al Pozzo dei Colombi le esplorazioni non hanno avuto troppa fortuna, limitandosi a dare delle conferme rispetto ai rilievi di vent'anni fa, nell'abisso di Trebiciano, grazie alla fase di magra del fiume, lo speleosub Michel Philips è riuscito a segnare dei passi in avanti.

“Philips giovedì 14 agosto ha raggiunto il lago Boegan, superando il già noto sifone. - Riferisce Restaino. - Sotto ad una parete che delimita il lago Boegan, lo speleosub ha notato un accenno di galleria a pelo libero, che è risultata tale solo con a causa delle super magre del Timavo – altrimenti è sommersa, ed è per questo che nessuno l'aveva segnalata nelle precedenti esplorazioni - e l'ha seguita per alcune decine di metri”.

Poi, seguendo la direzione di questa galleria, si è immerso, avanzando tenendosi sulla parete sinistra, per quasi un centinaio di metri.

Venerdì 15 agosto, Michel Philips ha continuato l'esplorazione di questa galleria sommersa per ancora diverse ore, sempre ostacolato dalla bassissima visibilità, ma almeno accompagnato dalla presenza di numerosi protei.

Ora sarà necessario mettere su carta il rilievo delle esplorazioni di Philips, per capire le direzioni seguite e la lunghezza dei vani esplorati, che comunque sicuramente superano alcune centinaia di metri, e tracciare la nuova topografia che ne è emersa.

Il rilievo che verrà prodotto farà ulteriore luce su quel poco percorso conosciuto del Timavo e servirà a tracciare nuove mappe del percorso del Fiume. “Soprattutto – dice ancora Restaino - si spera che darà impulso a nuovi studi nell'area e alla formulazione di nuove ipotesi riguardo alle dinamiche delle acque sotterranee nella zona a cavallo dell'ormai ex confine”.

Molto soddisfacente l'aspetto biologico delle immersioni a Trebiciano: si sono potute osservare decine di protei, segno che la qualità dell'acqua sta migliorando (infatti ormai sono rari gli scarichi che sversano nel Timavo)

La così cospicua presenza porta a pensare che almeno per quanto riguarda questa zona del Carso, il proteo non rischi per ora di scomparire dalle nostre grotte, anche se bisogna sempre sottolineare che è costantemente minacciato dall'inquinamento.

Il Carso è infatti estremamente vulnerabile, dato che qualsiasi forma di inquinamento superficiale, a causa delle fessurazioni, va a ripercuotersi quasi immediatamente nel sottosuolo, nelle grotte, e quindi a danno della fauna cavernicola.

“Forse il risultato più importante è stato quello di riportare interesse nelle esplorazioni subacquee del Timavo in Italia, ferme da ormai troppi anni. Questa esperienza, dall'esito molto positivo, potrà costituirne una solida base”.

“Speriamo siano prossime nuove spedizioni, e che non si facciano aspettare altri 20 e più anni...”

“Noi – sottolinea il giovane speleologo - abbiamo una finestra sul corso del Timavo, facilmente accessibile, culla della speleologia mondiale, vanto di Trieste, conosciuta ed ammirata a livello internazionale”.

“Le istituzioni, invece di agevolarci negli studi, nelle ricerche, nelle ordinarie manutenzioni, continuano a tagliare i fondi e con questo mortificano anziché premiare il lavoro degli speleologi che, per passione ed a titolo gratuito sono gli unici che possono tutelare, controllare e divulgare presso la popolazione le meraviglie uniche del nostro sottosuolo”

Esplorazione del Timavo: speleosub francesi al lavoro con gli speleologi della Sas

Esplorazione del Timavo: speleosub francesi al lavoro con gli speleologi della Sas

Lunedì 12 agosto è stata effettuata una prima ricognizione subacquea nell'abisso di Trebiciano, proseguita poi nei giorni successivi. Ce ne riferisce Marco Restaino, uno dei responsabili della Sas, che sta seguendo tutte le fasi dell'esplorazione.

"Lo speleosub francese Michel si è immerso per più di un'ora nelle scure acque timaviche per familiarizzare con l'ambiente ed, esaminando tutto il perimetro del lago, controllare dove ci potrebbero essere i passaggi giusti dove proseguire le esplorazioni".

"Dopo aver tirato ed ancorato la sagola (il filo di Arianna cha segnala la via del ritorno all'esploratore) in diversi punti, lo speleosub è riuscito ad avere un'idea abbastanza completa dell'andamento generale del lago sotterraneo, dove ha seguito per 60 metri una sagola posizionata anni fa in una precedente immersione, percorrendo una sorta di grande galleria".

"Lo speleosub - racconta ancora Restaino - con questa prima immersione ha individuato i punti dove tentare le prossime esplorazioni, ha iniziato a conoscere la struttura di questi passaggi sotterranei e si è imbattuto nelle difficoltà che caratterizzano questo tipo di ambienti; difatti il problema principale è stata la pessima visibilità".

C'è un particolare promettente tuttavia: "Ha trovato un posto nel quale ha sentito un arrivo, una corrente d'acqua, che con questa magra probabilmente si rivelerà un buon punto dove concentrare gli sforzi nei giorni successivi".

"La visibilità risulta di gran lunga migliore rispetto all'abisso - spiega lo speleologo - e per questo ci fa ben sperare che le esplorazioni possano avere meno complicazioni".

A Trebiciano sono scesi nuovamente il 13 agosto 4 soci della Sas assieme allo speleosub Michel, che ha voluto ritentare le esplorazioni a metà mattinata.

"Lo speleosub - racconta Marco Restaino - ha ripercorso il perimetro del lago, analizzando le pareti palmo a palmo e a diversi livelli di profondità".

"Anche in questa occasione la visibilità non era delle migliori e questa situazione non ha favorito le esplorazioni, ma quantomeno Michel è riuscito ad avere un quadro ancora più completo rispetto all'immersione di ieri e questo l'ha portato ad escludere definitivamente alcune zone del lago dove  sicuramente non vi sono prosecuzioni transitabili".

"Più interessante la spedizione al pozzo dei Colombi, dove uno speleosub è sceso sott'acqua per quasi 50 metri, ha riconosciuto le zone già in altre spedizioni esplorate ed ha trovato la prosecuzione in direzione Nord, quella dove decenni fa le esplorazioni si erano concluse ad un centinaio di metri da questo punto".

Una curiosità che sicuramente farà piacere ai naturalisti: "Nelle acque di Trebiciano - annota Marco Restaino - inaspettatamente sono stati osservati circa una ventina di protei (proteus anguinus Laurenti, 1768, anfibio urodelo appartenente alla famiglia dei Proteidi. È l'unico vertebrato europeo con habitat unicamente nelle grotte, ndr - nella foto) di grandi dimensioni. La cosa ci ha molto rallegrato, in quanto, nonostante negli ultimi anni siano aumentate le segnalazioni di questo anfibio cavernicolo, non immaginavamo una presenza numerica così alta".
"Segno che con la diminuzione dell'inquinamento delle acque sotterranee, questo curioso anfibio si sta riconquistando i suoi spazi".

"Non sono ormai più i protei ad essere in pericolo di estinzione: saranno gli speleologi a rischiare di estinguersi!" - Scherza (ma non troppo) Marco Restaino. - "Considerati i sempre minori fondi erogati alla speleologia, e quindi l'impossibilità di portare avanti i nostri progetti di didattica, promozione, conservazione e monitoraggio dell'ambiente carsico, e conseguentemente tarpando le ali a chi ha la passione di valorizzare il nostro territorio e a chi divulga le peculiarità invidiate e note a livello internazionale proprie della città di Trieste, rischiamo di diventare una specie in via di sparizione!"

(Credits: Stefano Savini; Marco Restaino, Società Adriatica di Speleologia. Licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte).


Al via l'esplorazione subacquea del Timavo. Foto e racconto

Al via l'esplorazione subacquea del Timavo. Foto e racconto

Trieste - Nel pomeriggio di sabato 10 agosto sono arrivati a Trieste gli speleosub francesi per la spedizione esplorativa al Timavo. Il gruppo fa base al camping Carso ad Aurisina, dove si è incontrato con gli speleologi della Società Adriatica di Speleologia.

Ce ne parla Marco Restaino, uno dei responsabili della Sas, presente all'incontro: "Dopo esserci presentati abbiamo iniziato a fare il punto della situazione. Come prima cosa ci siamo scambiati tutti i dati in nostro possesso e abbiamo confrontato e commentato i vari rilievi eseguiti nelle precedenti esplorazioni".

"Abbiamo ipotizzato dove ci potrebbero essere le maggiori possibilità esplorative in questa nuova spedizione" prosegue Restaino.

Nella galleria fotografica di Stefano Savini, alcune fasi della ricognizione in Carso:

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"Siamo andati quindi alle risorgive del Timavo constatando il grande periodo di magra di questa stagione".

"Le risorgive del Timavo sono tra le più grandi in Europa e prime in Italia, e ci ha stupito come l'acqua fosse in realtà quasi immobile: meglio, poiché ciò faciliterà le esplorazioni vista la poca corrente e speriamo aiuti anche per aver maggior visibilità in acqua, data la minor torbidità, che normalmente è dovuta a materiale in sospensione".

"Siamo poi passati a controllare i lavori eseguiti dalla SAS per la predisposizione logistica al pozzo dei colombi - spiega ancora Marco Restaino. - Questo pozzo e' in diretto collegamento con le risorgive, ed è la "finestra" più vicina alle zone da esplorare".

"Il pozzo è profondo 20 metri, sino a raggiungere l'acqua. Da qui, sott'acqua si scende per una quarantina di metri, dove poi si apre una galleria che in direzione nord si sviluppa per circa 200m, sino ad arrivare alla profondità di 80 metri... da qui in avanti l'ignoto…"

"Verificato che i lavori che abbiamo eseguito sono stati fatti ad arte, ci siamo treasferiti a Trebiciano dove nella nostra casetta, dove è organizzata la stazione sperimentale ipogea, vicino all'abisso di Trebiciano, abbiamo depositato tutti i materiali speleosubacquei che serviranno nei giorni seguenti".

"Questa mattina (domenica 11 agosto, ndr.) ci troviamo a Trebiciano alle 9.30 per scendere in abisso per portare il materiale. Dovranno scendere da 10 a 15 sacchi, quindi una persona per sacco".

Orientativamente lunedì si effettuano le ricerche a Trebiciano e martedì alle risorgive. Gli speleosub giunti a Trieste sono 5.

"Domenica 11 sono scese 13 persone del gruppo Adriatica più 3 francesi — riferisce Marco Restaino — per portare il materiale speleosubacqueo a 329 metri di profondità, sulle sponde del lago Timeus - sifone d'entrata del Timavo - nell'abisso di Trebiciano".

Altri due soci della Sas erano nella stazione sperimentale ipogea, per le comunicazioni telefoniche ed operazioni di logistica generali.

"La discesa - che ha visto il trasporto di  circa una ventina di sacchi - è stata effettuata senza grossi intoppi, ma non senza difficoltà vista la mole del materiale e l'esiguità di alcuni tratti dell'abisso".

"Tramite l'ausilio di due canotti — spiega lo speleologo — sono state fatte diverse ricognizioni del perimetro dei 2 laghi sotterranei, rispettivamente lago del sifone d'ingresso del timavo e lago del sifone d'uscita".

"Nonostante l' impercettibilità del flusso ed il livello molto basso,l'acqua non era particolarmente limpida, ma risulta comunque una situazione normale in queste particolari situazioni esplorative".

Lunedì 12 la prima immersione. In base a quanto si riesce a fare ed a trovare, dipende la pianificazione delle giornate successive.

Viene sicuramente effettuata un'immersione nel sifone d'ingresso, molto probabilmente anche nel sifone d'uscita.

(Credits: Stefano Savini; Marco Restaino, Società Adriatica di Speleologia. Licenza Creative Commons: citare la fonte, uso non commerciale).

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