Bilancio positivo per la spedizione speleosub che ha aggiunto qualche tassello al mistero del Timavo
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- Categoria: Scienza e tecnologia
- Pubblicato Lunedì, 19 Agosto 2013 16:21
- Scritto da Tiziana Melloni
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Trieste - Conclusa la spedizione esplorativa congiunta al Timavo, avvenuta tra il 10 ed il 15 agosto, operata dal gruppo di speleosub francesi guidati da Marc Douchet e Claude Touloumdjian, assieme agli speleologi della Società adriatica di Speleologia, si può tracciare un bilancio di un'intensa settimana di immersioni sia alla foce (al Pozzo dei Colombi) sia nell'Abisso di Trebiciano.
Anzitutto una nota estremamente positiva per la speleologia nostrana: “i francesi – ci dice Marco Restaino, speleologo della Sas che ha seguito tutte le fasi dell'esplorazione - sono rimasti super soddisfatti della nostra logistica e dell'indispensabile aiuto e disponibilità che gli abbiamo prestato”.
“Mai (parole loro) gli è capitato di trovare un gruppo così coeso ed organizzato con il quale lavorare. Detto da un veterano come Claude Touloumdjian, fa un certo effetto!”
Mentre al Pozzo dei Colombi le esplorazioni non hanno avuto troppa fortuna, limitandosi a dare delle conferme rispetto ai rilievi di vent'anni fa, nell'abisso di Trebiciano, grazie alla fase di magra del fiume, lo speleosub Michel Philips è riuscito a segnare dei passi in avanti.
“Philips giovedì 14 agosto ha raggiunto il lago Boegan, superando il già noto sifone. - Riferisce Restaino. - Sotto ad una parete che delimita il lago Boegan, lo speleosub ha notato un accenno di galleria a pelo libero, che è risultata tale solo con a causa delle super magre del Timavo – altrimenti è sommersa, ed è per questo che nessuno l'aveva segnalata nelle precedenti esplorazioni - e l'ha seguita per alcune decine di metri”.
Poi, seguendo la direzione di questa galleria, si è immerso, avanzando tenendosi sulla parete sinistra, per quasi un centinaio di metri.
Venerdì 15 agosto, Michel Philips ha continuato l'esplorazione di questa galleria sommersa per ancora diverse ore, sempre ostacolato dalla bassissima visibilità, ma almeno accompagnato dalla presenza di numerosi protei.
Ora sarà necessario mettere su carta il rilievo delle esplorazioni di Philips, per capire le direzioni seguite e la lunghezza dei vani esplorati, che comunque sicuramente superano alcune centinaia di metri, e tracciare la nuova topografia che ne è emersa.
Il rilievo che verrà prodotto farà ulteriore luce su quel poco percorso conosciuto del Timavo e servirà a tracciare nuove mappe del percorso del Fiume. “Soprattutto – dice ancora Restaino - si spera che darà impulso a nuovi studi nell'area e alla formulazione di nuove ipotesi riguardo alle dinamiche delle acque sotterranee nella zona a cavallo dell'ormai ex confine”.
Molto soddisfacente l'aspetto biologico delle immersioni a Trebiciano: si sono potute osservare decine di protei, segno che la qualità dell'acqua sta migliorando (infatti ormai sono rari gli scarichi che sversano nel Timavo)
La così cospicua presenza porta a pensare che almeno per quanto riguarda questa zona del Carso, il proteo non rischi per ora di scomparire dalle nostre grotte, anche se bisogna sempre sottolineare che è costantemente minacciato dall'inquinamento.
Il Carso è infatti estremamente vulnerabile, dato che qualsiasi forma di inquinamento superficiale, a causa delle fessurazioni, va a ripercuotersi quasi immediatamente nel sottosuolo, nelle grotte, e quindi a danno della fauna cavernicola.
“Forse il risultato più importante è stato quello di riportare interesse nelle esplorazioni subacquee del Timavo in Italia, ferme da ormai troppi anni. Questa esperienza, dall'esito molto positivo, potrà costituirne una solida base”.
“Speriamo siano prossime nuove spedizioni, e che non si facciano aspettare altri 20 e più anni...”
“Noi – sottolinea il giovane speleologo - abbiamo una finestra sul corso del Timavo, facilmente accessibile, culla della speleologia mondiale, vanto di Trieste, conosciuta ed ammirata a livello internazionale”.
“Le istituzioni, invece di agevolarci negli studi, nelle ricerche, nelle ordinarie manutenzioni, continuano a tagliare i fondi e con questo mortificano anziché premiare il lavoro degli speleologi che, per passione ed a titolo gratuito sono gli unici che possono tutelare, controllare e divulgare presso la popolazione le meraviglie uniche del nostro sottosuolo”