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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Il Presidente Napolitano ai Governatori: ridurre i costi e stroncare l'abuso di denaro pubblico

Il Presidente Napolitano ai Governatori: ridurre i costi e stroncare l'abuso di denaro pubblico

Roma  - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto giovedì 11 ottobre al Quirinale una rappresentanza della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, guidata dal Presidente Vasco Errani. Nell'incontro, il Presidente della Repubblica ha innanzitutto richiamato quello precedente del 26 settembre, nel quale aveva preso positivamente atto della risoluzione della Conferenza delle Regioni rivolta a concorrere a un immediato intervento legislativo per ridurre i costi della politica nelle Regioni e stroncare intollerabili fenomeni di abuso del denaro pubblico e di malcostume.

In una nota diffusa subito dopo l'incontro, il Presidente afferma che esiste "l’esigenza di un ampio sforzo di chiarificazione di fronte all’emergere, nel dibattito pubblico, di interpretazioni unilaterali e sommarie - con accenti liquidatori nei confronti dell’attività e del ruolo delle Regioni - dei maggiori problemi oggi all’attenzione del governo e del Parlamento".

"Il ruolo delle Regioni - ha detto Napolitano - non è da liquidare ma serve una riforma della seconda parte della Costituzione, il cosiddetto Titolo V".

Per Napolitano "si tratta di problemi di riequilibrio della finanza pubblica e di adeguamento degli assetti istituzionali : problemi che hanno formato oggetto anche delle recenti decisioni del Consiglio dei Ministri e che investono l’insieme delle istituzioni rappresentative e delle amministrazioni pubbliche".

"Non sono in questione i principi fondamentali della Costituzione e in particolare quello che nell'art. 5 associa l'unità e indivisibilità della Repubblica alla promozione e al riconoscimento delle autonomie locali. Sono in questione gli assetti e gli equilibri istituzionali delineati nella Seconda Parte della Carta, che da lungo tempo si è convenuto di dover sottoporre a interventi di riforma, a modifiche ben motivate".

"Purtroppo - prosegue la nota - anche la presente legislatura rischia di chiudersi senza che in questo senso si sia giunti a intese risolutive (fatta eccezione per la importante riformulazione dell'art. 81), pur costantemente sollecitate dal Presidente della Repubblica fin dall'inizio del suo mandato. È quanto meno auspicabile la rapida, positiva conclusione del confronto in atto per il completamento del processo di riordino delle Province".

"Anche la necessità da anni ormai matura di operare - sulla base dell'esperienza nonché dell'evoluzione del quadro europeo e infine della radicale modifica dell'art. 81 della Costituzione - una revisione della riforma del Titolo V varata nel 2001, è rimasta irrisolta".

Così conclude il Quirinale: "La proposta di legge costituzionale approvata a questo proposito dal governo costituisce una prima parziale risposta su cui spetterà al Parlamento pronunciarsi. Ed è ugualmente al Parlamento, oltre che al governo, che le Regioni potranno rappresentare le loro preoccupazioni circa le modalità del contributo che esse sono doverosamente chiamate ancora a dare al consolidamento dei conti pubblici e alla stabilità finanziaria, attraverso misure urgenti e attraverso scelte lungimiranti di razionalizzazione e di disciplina unitaria della gestione complessiva delle risorse disponibili".

Anche il senato approva il disegno di legge per la riduzione del numero dei consiglieri regionali

Anche il senato approva il disegno di legge per la riduzione del numero dei consiglieri regionali

Roma - È stato approvato all'unanimità dalla Commissione Affari costituzionali del Senato il disegno di legge relativo alla modifica dello statuto del Friuli Venezia Giulia, della Sicilia e della Sardegna che prevede la riduzione dei consiglieri regionali. Lo riferisce il senatore Ferruccio Saro (Pdl), che sarà relatore per l'Aula la prossima settimana. La norma dovrebbe quindi entrare in vigore fin dalle prossime elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia.

Il 3 ottobre scorso la Camera dei Deputati, in prima lettura, aveva approvato l’articolo 13 della legge costituzionale di modifica dello Statuto di autonomia della Regione, contenente la diminuzione a 48 del numero dei consiglieri, rispetto ai 59 dell’attuale legislatura.

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia aveva approvato la legge già nel novembre del 2011 e l’aveva subito trasmessa al Parlamento.

Il voto di mercoledì scorso a Montecitorio, praticamente all’unanimità – 459 sì e 3 astensioni – ha permesso alla legge di ritornare al Senato per la seconda approvazione, avvenuta oggi in Commissione.

La Camera potrà votarla definitivamente già nei primi giorni di gennaio 2013, consentendo al Fvg di andare alle elezioni regionali della prossima primavera con una sensibile riduzione dei consiglieri e quindi dei costi della politica.

Campagna elettorale: centro sinistra in lieve vantaggio nei sondaggi. Serracchiani e Tondo sul filo di lana

Campagna elettorale: centro sinistra in lieve vantaggio nei sondaggi. Serracchiani e Tondo sul filo

Roma - Mentre Matteo Renzi e Mario Monti sono entrambi in pole position nei sondaggi per l'appuntamento nazionale, iniziano ad uscire anche le rilevazioni regionali. Secondo l'istituto Ipr Marketing di Napoli, in Friuli Venezia Giulia il Pd è il primo partito con il 33%; Debora Serracchiani (44%) è in vantaggio di pochissimo sul presidente uscente Renzo Tondo (43%).

Per i partiti, il Pdl va verso il 18%, il Movimento 5 stelle si posiziona sul 9-10%, con la Lega intorno all'11%. Nel complesso la coalizione del centrosinistra supera leggermente quella del centrodestra. La quota di indecisi è del 23%. Per quanto riguarda il pronostico sul vincitore, Debora Serracchiani, secondo gli intervistati, ha le maggiori probabilità (32%), il 27% considera vincente Tondo mentre un 34% di intervistati non avanza alcuna ipotesi.

A livello nazionale, sempre secondo Ipr Marketing, il 51% degli interpellati vedrebbe di buon occhio Monti ancora capo del Governo anche nella prossima legislatura. Ma ad una condizione: che l’ipotesi di un Monti-Bis sia chiaramente indicata dai partiti prima delle elezioni e non dopo (60%). Per il 30% degli intervistati, invece, un nuovo governo Monti si può fare ma solo se l’attuale premier scende in campo con una propria lista.

Insomma, l’indicazione che emerge dal sondaggio è quella che gli italiani giudicano chiusa la fase del governo tecnico, attendono il ritorno della politica e chiedono, anche in caso di un nuovo governo Monti, che questo passi per il vaglio delle urne.

Gli elettori più propensi ad un nuovo governo guidato dall’attuale premier sono quelli dell’Udc (80%). Ma anche una discreta quota di elettori del Pd si dice favorevole ad un Monti bis.

La competizione interna al Pd tra Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani sembra avere un effetto positivo, catalizzando attenzione e consensi sul Pd che tiene nelle intenzioni di voto degli italiani (27,5%).

La flessione del PdL, invece, continua. Rispetto alla scorsa rilevazione perde ancora due punti e si posiziona oggi al 15%, alla pari con il Movimento 5 Stelle. In leggera flessione Sinistra e Libertà (5%).

Anche secondo il sondaggio della milanese Emg - Marketing & opinion research, si prospettano per i partiti dati poco confortanti. Il Pdl, dopo gli scandali, cala ancora, e perde -1.2%, bloccandosi al 18.1%. Si rafforzano il Pd, la Lega e il Fli, rispettivamente con il 26.5%, 6.4%, 2.9%.

In costante crescita ogni giorno, il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che secondo le rilevazioni di Emg totalizza il 17.8%.

Perdono consenso il Sel (-5.5%), Fds (-0.3%), La Destra (-0.6%) e i Radicali (-0.4%). A livello nazionale, diminuisce l’astensionismo, ora al 29.4%.

Il leader politico più apprezzato, secondo il sondaggio Emg, rimane l’attuale primo ministro, Mario Monti, con il 53% delle preferenze. Al secondo posto, new entry, il sindaco Renzi e al terzo posto Bersani. Solo il 10% vorrebbe Berlusconi di nuovo premier.

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