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Il peso della corruzione. La denuncia di don Luigi Ciotti intervenuto a Zugliano
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Lunedì, 01 Ottobre 2012 15:07
- Scritto da Tiziana Melloni
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Roma - "Una tassa occulta, che impoverisce e inquina il Paese": così viene definita la corruzione nel dossier preparato dalle associazioni Libera, Legambiente e Avviso Pubblico, presentato a Roma nella sede della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti italiani. Basti pensare che la corruzione in Italia "pesa" per circa 10 miliardi di euro l'anno in termini di pil e quindi di perdita di ricchezza, per limitarsi ai danni economici, cui vanno aggiunti quelli altrettanto gravi del degrado etico e sociale.
Una denuncia che domenica 30 settembre anche don Luigi Ciotti ha rilanciato da Zugliano (Ud), ospite del Centro Balducci: "Ora basta: servono scelte chiare e nette, anzi categoriche - ha detto don Ciotti, che è presidente dell'associazione antimafia Libera - Come nella lotta alla mafia, non sono possibili mediazioni nella lotta contro la corruzione, che tiene in ostaggio la democrazia e si affianca all'emergenza etica".
"Il nostro Paese - ha proseguito - versa in uno stato di "coma etico" ed è culturalmente depresso; è un Paese in cui si considera normale tutelare i tornaconti personali. La situazione è davvero grave, se oltre a chi fa il male c'è anche chi guarda e lascia fare".
Il dossier contiene numeri significativi, cifre che parlano da sole: l'onere sul bilancio pubblico italiano è stimato per difetto in 50-60 miliardi di euro l'anno; mentre è di 10 miliardi la perdita di ricchezza causata dalla corruzione, pari a 170 euro di reddito pro capite e al 6% in termini di produttività. Su 100 cittadini italiani, 12 di loro si sono visti chiedere una tangente contro gli 8 della media europea. In termini assoluti, vuol dire che ben 4 o 5 milioni di italiani hanno ricevuto una richiesta di tangente.
"La corruzione ambientale è un veleno che attraversa tutto il Paese", sottolinea ancora il dossier di Libera, Legambiente e Avviso Pubblico. E infatti sono ben 15 su 20 le regioni coinvolte nelle inchieste che riguardano la corruzione cosiddetta "ambientale" che interessa il ciclo dei rifiuti come l'abusivismo edilizio, le lottizzazioni come le bonifiche, i traffici e i riciclaggi.
Indagini omogeneamente diffuse, visto che le 34 procure impegnate sono 13 del nord, 11 del centro e 10 del sud. Il maggior numero di inchieste si registra in Lombardia con 15, seguono con 8 la Calabria, la Campania e la Toscana. Ma il 37% delle ordinanze di custodia cautelare riguarda le quattro regioni a presenza mafiosa tradizionalmente più alta: Calabria, Campania, Sicilia e Puglia. Sempre la Calabria guida la classifica nazionale per numero di persone arrestate con 224 seguita da Piemonte con 210, Lombardia con 209, Toscana con 154 e Campania con 130 arrrestati.
Un altro dato fa oggettivamente riflettere: su 33 grandi opere nel triennio 2007-2010 il costo sostenuto dalle casse pubbliche è lievitato dai 574 milioni di euro previsti al momento dell'assegnazione dell'appalto, agli 834 milioni di euro con un aggravio aggiuntivo e inizialmente non previsto di 260 milioni di euro, pari al 45% del valore iniziale di aggiudicazione. C'è poco spazio per lo stupore, allora, se 67 italiani su 100 ritengono che le tangenti siano una pratica diffusa tra i politici nazionali.