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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Giorno del Ricordo, il presidente del Senato Grasso: "Non possiamo dimenticare e cancellare nulla". Le foto

Giorno del Ricordo, il presidente del Senato Grasso:

Trieste - Il 10 febbraio si è svolta un'intensa celebrazione del Giorno del Ricordo, dedicato alla memoria della "tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale".

"Dobbiamo dire che per troppo tempo si è cercato di far dimenticare e questo non deve più avvenire". Così si è espresso il presidente del Senato, Pietro Grasso, visitando, nel primo pomeriggio, il monumento nazionale della Foiba di Basovizza. "Questo è il significato della mia presenza qui".

Pubblichiamo la galleria fotografica di Stefano Savini:

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In mattinata lo stesso Grasso aveva pronunciato in Senato il discorso commemorativo della Giornata, dedicato in larga parte ai giovani, che riportiamo integralmente:

Signor Presidente della Repubblica, Autorità, cari ragazzi,
con intensa e profonda commozione sono oggi qui, insieme a voi, per ricordare una delle pagine più tristi che il nostro Paese, il nostro popolo ha vissuto: la tragedia della guerra, delle foibe, dell'esodo.


Permettetemi di salutare e ringraziare gli autorevoli relatori che hanno illustrato con profonda conoscenza e con straordinaria sensibilità umana quel periodo terrificante che ha coinvolto tanti nostri connazionali.

Care ragazze e ragazzi che avete partecipato con impegno al concorso "La letteratura italiana d'Istria, Fiume e Dalmazia", sono certo che l'approfondimento fatto con gli insegnanti per elaborare i vostri lavori vi abbia aiutato a comprendere, con maggiore consapevolezza, una fase storica per voi molto lontana, e vi consentirà di apprezzare ancora di più i valori di pace e accoglienza per un futuro privo di violenze e ingiustizie.


Un ringraziamento particolare anche ai docenti che accompagnano i nostri ragazzi in un percorso di conoscenza guidato dai principi di cittadinanza attiva e democrazia partecipata.

Come già ha ricordato Antonio Ballarin, dieci anni fa il Parlamento italiano ha consacrato la data di oggi, anniversario della firma del Trattato di pace tra l'Italia e le Potenze Alleate nel 1947, quale "Giorno del Ricordo". Da allora questa giornata è dedicata alla memoria di migliaia di italiani dell'Istria, del Quarnaro e della Dalmazia che, al termine del secondo conflitto mondiale, subirono indicibili violenze trovando, in molti, una morte atroce nelle foibe del Carso. Quanti riuscirono a sfuggire allo sterminio furono costretti all'esilio.

L'occupazione Jugoslava, che a Trieste durò quarantacinque giorni, fu causa non solo del fenomeno delle foibe ma anche delle deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi di popolazioni inermi. In Istria, a Fiume e in Dalmazia, la repressione Jugoslava costrinse molte persone ad abbandonare le loro case. La popolazione italiana che apparteneva a quella regione fu quasi cancellata e di quell'orrore, per troppo tempo, non si è mantenuto il doveroso ricordo.

Non possiamo dimenticare e cancellare nulla; non le sofferenze inflitte alle minoranze negli anni del fascismo e della guerra, né quelle inflitte a migliaia e migliaia di italiani. Questa Cerimonia si pone in assoluta continuità con le precedenti, celebrate al Quirinale dal Presidente Napolitano, che ha fatto di questo giorno non una commemorazione rituale ma un momento fondamentale di espressione dell'identità e dell'unità nazionale.

Ciascun Paese ha il dovere di coltivare le proprie memorie, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo. L'istituzione del "Giorno del Ricordo" vuole essere un modo per affrontare in maniera condivisa le cause e la responsabilità di quanto è accaduto e per superare tutte le barriere di odio, diversità e discriminazione. L'Italia non può e non vuole dimenticare.

La storia europea degli ultimi decenni ha senz'altro contribuito, con l'avanzare del processo di integrazione europea, a ricucire, anche nel quadrante orientale, gli odi nazionali. La Slovenia e la Croazia sono entrate a far parte dell'Unione europea e questo ha avuto un peso determinante nel superamento delle barriere ideologiche all'interno di un contesto, quello dell'Unione, che è per sua natura fondato sul rispetto delle diversità e sullo spirito di convivenza e reciproco scambio tra etnie, culture e lingue diverse. Le nuove generazioni slovene, croate e italiane si riconoscono in una comune appartenenza europea che arricchisce le rispettive identità nazionali.

Il ricordo, oggi, è per me un dovere come Presidente del Senato, ma prima di tutto come uomo, come cittadino; è un monito per tutti noi perché siamo tenuti ad impedire che l'ignoranza e l'indifferenza abbiano la prevalenza e perché tali orrori non si ripetano mai più e restino un ammonimento perenne contro ogni persecuzione e offesa alla dignità umana. È un dovere nei confronti dei sopravvissuti, dei familiari delle vittime che sono oggi con noi e dei rappresentanti delle Associazioni che coltivano la memoria di quella tragedia.

Facciamo tesoro del passato per costruire un futuro dove la violenza, l'odio, siano solo un doloroso ricordo. Lo dobbiamo a noi stessi, ma soprattutto ai giovani verso i quali abbiamo il compito di trasmettere la conoscenza della storia, seppur a tratti disumana e terrificante, affinché mantengano la memoria facendosi loro stessi testimoni e crescano nel rispetto assoluto e incondizionato della dignità umana.

Il lavoro della memoria non ammette distrazioni ma chiede a tutti la massima coerenza per essere sentito e vissuto ogni giorno. Se saremo capaci di costruire il ricordo ogni giorno, e non solo il 10 febbraio, se il ricordo sarà una guida dei nostri comportamenti, vuol dire che avremo compreso le atrocità di quanto accaduto. La verità è dolorosa, ma ci consente di ripartire, di ricominciare per costruire un futuro di comune progresso, in nome della democrazia e della libertà.

(fotografie di Stefano Savini; licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte)

Giornata del Ricordo: il presidente del Senato Pietro Grasso a Trieste lunedì 10 febbraio

Giornata del Ricordo: il presidente del Senato Pietro Grasso a Trieste lunedì 10 febbraio

Trieste - Il Presidente del Senato Pietro Grasso lunedì 10 febbraio, giorno del Ricordo, sarà a Trieste.
Dopo una breve visita alle foibe, e dopo aver deposto una corona davanti al Monumento degli Esuli, incontrerà le autorità in Prefettura prima di essere presente alla seduta straordinaria dell’Assemblea municipale convocata alle ore 16, per la celebrazione della Giornata del Ricordo.

L’appuntamento con chiunque abbia piacere di incontrarlo è alle 16.45, all’Hotel Savoia, dove dialogherà con i cittadini sui temi della legalità e della democrazia in un incontro aperto al pubblico.

Il "Giorno del Ricordo" è stato istituito con la Legge n.92 del marzo 2004, in memoria dei martiri delle foibe e dell'esodo dei profughi giuliani, istriani e dalmati. Una ricorrenza civile voluta per non dimenticare quella pagina buia della nostra storia, per troppo tempo quasi del tutto ignorata.

Negli anni che vanno dall'armistizio dell'8 settembre e fin dopo la fine della guerra, decine di migliaia di italiani furono perseguitati e costretti a lasciare le loro case in Istria e Dalmazia e molti altri fucilati e gettati nelle voragini carsiche perché considerati "nemici del popolo" dalle milizie partigiane del maresciallo Tito.

Con il Trattato di pace del 1947, l'Italia fu costretta a cedere vasti territori dell'Istria e della fascia costiera, e quasi 350 mila persone scelsero - davanti a una situazione intricata e irta di lacerazioni - di lasciare la terra natale, destinata alla Jugoslavia, e di proseguire la propria vita in un'Italia disastrata dalla guerra.

VERSO LE ELEZIONI EUROPEE – Studiare e lavorare all'estero

Sesta puntata di un viaggio in 10 tappe alla scoperta dell'Unione europea. Un'iniziativa del Centro Europe Direct Euro PN della Provincia di Pordenone 
 
SCEGLI TU L'EUROPA - Questa è la sesta di 10 puntate dedicate all'Unione europea. Un viaggio intitolato “Elezioni del Parlamento europeo 2014. Questa volta è diverso: scegli Tu l’Europa che ti piace!” Il Parlamento europeo, voce della sovranità popolare, conta infatti di più. Il Trattato di Lisbona, dal primo dicembre 2009, gli ha conferito il potere di codecisione nell'adozione delle leggi europee. Un cambiamento fondamentale se pensiamo che il 70% delle leggi italiane, che condizionano la vita di ciascuno di noi, deriva dal recepimento di norme europee. Ecco perchè è importante partecipare al voto per disegnare noi stessi l'Europa che vogliamo. L'iniziativa è realizzata dal Centro informazioni Europe Direct e Eurodesk “EuroPN” (vedi anche la pagina Facebook) del Servizio Turismo e Politiche europee della Provincia di Pordenone, con il cofinanziamento della Rappresentanza della Commissione europea e dalla Provincia di Pordenone. Cinque le tematiche in cui si articoleranno gli articoli: economia, soldi, lavoro, l’Europa nel mondo, qualità della vita.
 
LA SESTA PUNTATA – In questa puntata mostriamo il volto dell'Unione europea più vicino ai giovani. Un volto fatto di programmi e opportunità di studio e lavoro all'estero. E sono questi programmi e opportunità, che forse più di ogni altra cosa, aiutano a formare una coscienza europea. 
 
EURES, CERCARE LAVORO IN EUROPA – Mai preso in considerazione l'opzione di andare all'estero per trovare lavoro? E' una scelta intrapresa da un numero sempre più elevato di cittadini dell'Unione. Circa 7,5 milioni di europei si sono già trasferiti a lavorare in un altro Stato. Anche perché chi è disposto a trasferirsi ha maggiori possibilità di trovare lavoro. Nel mercato europeo, infatti, ci sono circa  1,7 milioni di posti di lavoro vacanti. Un paradosso, visto che la disoccupazione, specie giovanile, è ai massimi storici. Certo, una scelta difficile quella di trasferirsi, ma che i giovani (che sanno le lingue) oggi affrontano più serenamente, complice anche la creazione di numerosi programmi per l’apprendimento permanente. L'Unione europea infatti aiuta chi cerca impiego all'estero. Come? Con Eures, la rete di cooperazione che collega la Commissione europea e i servizi pubblici per l'impiego. Istituita nel 1993, favorisce l’incrocio di domanda/offerta di lavoro nei 28 Paesi membri, a cui si aggiungono quelli in partenariato per un totale di 32 Paesi. Eures dispone di una rete di 850 consulenti che mettono in contatto datori di lavoro e candidati fornendo gratuitamente informazioni, consulenza e agevolando il collocamento in tutta Europa. Eures si basa su un portale internet anch'esso gratuito, che permette di accedere a oltre 1,4 milioni di offerte di lavoro e 1,1 milioni di curricula. Ogni anno Eures realizza 150 mila collocamenti, di cui 50 mila attraverso i consulenti e 100 mila tramite il portale. Recentemente, peraltro, la Commissione ha annunciato che Eures verrà rafforzato, ampliando le possibilità per chi cerca occupazione ed è disposto a trasferirsi all'estero. Al momento, infatti, Eures funziona per lo più su base volontaristica: non c'è nessun obbligo per gli Stati di far conoscere i propri posti vacanti. Con le nuove regole, invece, ci sarà una cooperazione molto più strutturata tra uffici di collocamento nazionali e Commissione UE. 
 
I CONSULENTI EURES IN FVG – Anche in Friuli Venezia Giulia operano i consulenti Eures. Svolgono la loro attività presso enti o amministrazioni pubbliche. Contattarli è facile. A Pordenone la consulente Eures è Stefania Garofalo (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.+39 0434 231506); a Udine, Ingrid Avanzolini (+39 0432 26309/516743 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.); a Gorizia, Ilaria Sicilia (+39 0481 52 05 04 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.); a Trieste i consulenti sono due: Michele Berti (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. +39 040 367800) e Monica Ukmar (+39 040 662 003  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
 
ERASMUS+, NON SOLO STUDIO ALL'ESTERO – Erasmus è probabilmente il miglior spot per l'Unione europea e il veicolo più forte di promozione e formazione della cittadinanza comune. Come noto, il programma mira a migliorare le competenze e l'occupabilità, nonché la modernizzazione dell'istruzione, formazione e lavoro giovanile. Per il periodo 2014-2020 il Parlamento europeo ha rivoluzionato e potenziato l'Erasmus trasformandolo in Erasmus+ . Stanziati 14,77 miliardi, pari al 40% di risorse aggiuntive rispetto agli anni scorsi. Un potenziamento che permetterà a oltre 4 milioni di persone, nei prossimi sette anni, di studiare, vivere e formarsi in un altro Paese. Ma le novità non riguardano solo gli accresciuti finanziamenti. In Erasmus+ sono stati riuniti in un’unica struttura tutti i precedenti programmi di mobilità e cooperazione (Leonardo Da Vinci per i tirocini, Erasmus per gli studenti universitari, Grundtvig per l’apprendimento degli adulti, Comenius per le scuole superiori, Gioventù in Azione) e sono comprese anche azioni nel nuovo settore di competenza europea, lo sport. Tra le novità i prestiti agevolati per studenti che intendono studiare o fare esperienza all'estero per uno e due anni. Anche gli insegnanti e il personale scolastico, inoltre, potranno fare formazione in altri Paesi. Ma obiettivo di Erasmus+ non è solo lo scambio interculturale. Il fine ultimo è combattere la disoccupazione. Parte dei finanziamenti sono infatti indirizzati a creare reti tra scuola, formazione e realtà lavorative. Ma come accedere al programma? In questa fase Erasmus+ è aperto alle domande di finanziamento da parte delle organizzazioni che operano nel campo dell'istruzione, formazione, giovani e dello sport. Potete trovare tutte le informazioni sul sito ufficiale di Erasmus+ e dell’EACEA, l’Agenzia esecutiva del programma (in inglese), sui siti delle Agenzie nazionali ANG, INDIRE e ISFOL  e presso l'Agenzia locale della rete Eurodesk (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo." target="_blank">politiche.europee@provincia.pordenone.it)".
 

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