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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Legge elettorale, Slovenska skupnost: violati i diritti della minoranza slovena del FVG

Legge elettorale, Slovenska skupnost: violati i diritti della minoranza slovena del FVG

Trieste - Nel giorno dell'approvazione dell'impianto generale della legge elettorale da parte della Camera, ed in particolare delle soglie di sbarramento, la Slovenska skupnost del Friuli Venezia Giulia deplora come siano stati "pesantemente violati dalla Camera... i diritti della minoranza linguistica e nazionale slovena del Friuli Venezia Giulia che, stante la nuova legge elettorale, non avrà alcuna possibilità di partecipare in forma libera ed autonoma".

"La legge, infatti - scrive il consigliere regionale e Vicepresidente del Consiglio regionale Igor Gabrovec in un comunicato dell'11 marzo - pone alle liste espressive delle minoranze linguistiche una soglia di sbarramento del 20%, chiaramente irraggiungibile per una minoranza numericamente esigua e spalmata su un vasto territorio qual è quella slovena del FVG".

"Considerato che la legge prevede liste bloccate e quindi l’assenza del diritto ad esprimere voti di preferenza, viene lasciata a pochi partiti egemoni la piena ed esclusiva facoltà di scegliere candidati e conseguentemente in buona parte gli eletti in Parlamento".

"Alla minoranza slovena della nostra regione - prosegue Gabrovec - viene così nuovamente negata la possibilità di individuare ed eleggere in forma libera ed autonoma i propri rappresentanti nel parlamento nazionale in chiaro spregio ai fondamentali diritti costituzionali e, non da ultimo, alla stessa previsione dell’articolo 26 della legge di tutela n. 38 del 2001 che invece indica chiaramente che "le leggi elettorali per l’elezione del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati dettano norme per favorire l’accesso alla rappresentanza di candidati appartenenti alla minoranza slovena".

"Si aggiunge così un nuovo elemento che mina la stessa legittimità costituzionale della riforma elettorale appena approvata" conclude la Slovenska skupnost.

Riduzione dei posti di Polizia, i sindacati incontreranno il Ministro Alfano. In FVG 11 chiusure

Riduzione dei posti di Polizia, i sindacati incontreranno il Ministro Alfano. In FVG 11 chiusure

Roma - I sindacati di Polizia, a seguito di espressa richiesta, incontreranno il Ministro dell'Interno Angelino Alfano il 25 marzo prossimo per le questioni aperte dall'ipotesi di riorganizzazione dei presidi e degli uffici di polizia.  

Nelle scorse settimane l’Amministrazione della pubblica sicurezza, Dipartimento della pubblica sicurezza, aveva sottoposto all’attenzione di tutti i Questori della Repubblica - informandone i Prefetti - un progetto di razionalizzazione dei presidi della Polizia di Stato.

La razionalizzazione prevederebbe la chiusura dei 261 presidi territoriali di Polizia. Essa riguarda 11 commissariati distaccati che espletano le funzioni di autorità locale di Pubblica Sicurezza, 73 Uffici di Polizia Ferroviaria, 73 sezioni di Polizia Postale, 27 sezioni e sotto sezioni Polizia Stradale, 4 Nuclei Artificieri, 11 Squadre a Cavallo, 4 Sezioni Sommozzatori, 50 Squadre Nautiche. Sono previsti inoltre accorpamenti e rimodulazione delle competenze di alcuni compartimenti in ambito Stradale, Ferroviario e della Zona di Polizia di Frontiera, ferma restando la struttura organizzativa dei compartimenti della Polizia Postale nei capoluoghi di regione.

In Friuli Venezia Giulia sarebbe allo studio la chiusura delle sezioni di Polizia Postale di Gorizia, Pordenone e Udine; dei settori Polizia di frontiera di Gorizia e Trieste; dei posti di Polizia Ferroviaria di Casarsa, Cervignano e Villa Opicina; della Squadra nautica di Trieste e dei Commissariati distaccati di Pubblica sicurezza di Duino e Tolmezzo.

A fronte di questa ipotesi di taglio, il segretario generale dell'Ugl Polizia di Stato, Valter Mazzetti, aveva rivolto nei giorni scorsi un appello al ministro dell'Interno Angelino Alfano: "Chiediamo al ministro Alfano di dirci se realmente vuole assumersi la responsabilità politica di fare un grosso regalo alla criminalità chiudendo oltre 260 uffici di Polizia sul territorio".  

Per l'Ugl "è incredibile che il ministro dell'Interno, quale autorità nazionale di pubblica sicurezza e conoscitore della recrudescenza del crimine soprattutto nelle periferie di questo Paese, invece di battersi per il ripianamento degli organici e le legittime aspettative delle donne e degli uomini in divisa che quotidianamente con sacrificio assicurano la democratica e civile convivenza, avalli un progetto meramente ragionieristico che finirà per portare solo maggiore insicurezza e minore presenza di Forze di Polizia sul territorio".

Politiche 2013: ricorso del FVG per il seggio in meno alla Camera "inammissibile" per la Consulta

Politiche 2013: ricorso del FVG per il seggio in meno alla Camera

Roma - La sentenza della Corte Costituzionale del 10 marzo ha giudicato inammissibile il conflitto di attribuzione sollevato dalla Regione Friuli Venezia Giulia in relazione alle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013.

La Regione contestava l'esito del voto per rinnovare la Camera con l'assegnazione di 12 seggi anziché 13 alla circoscrizione IX Friuli Venezia Giulia.

L'assegnazione era stata calcolata in base ale operazioni di compensazione previste dall’art. 83, comma 1, numero 8, del d.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 (Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati) e successive modificazioni, in cui è stabilito che qualora i resti dei voti alla lista (o alla coalizione di liste) necessari all'attribuzione del seggio non siano sufficienti, il seggio stesso vada assegnato ad un'altra circoscrizione - anche di altra Regione - dove sono maggiori le parti decimali del quoziente di attribuzione non utilizzate.

L’art. 83 del d.P.R. n. 361 del 1957 cioè, nel prevedere il cambio di circoscrizione, consente di attribuire un seggio ad una circoscrizione diversa da quella alla quale esso costituzionalmente spetta, qualora in quest’ultima circoscrizione la lista che dovrebbe beneficiare del seggio in più non abbia resti non utilizzati.

Secondo la Regione Friuli Venezia Giulia, "la legge verrebbe a privilegiare i resti in termini di voti espressi dal corpo elettorale sui resti relativi alla popolazione residente nella circoscrizione, così violando l’art. 56, quarto comma, della Costituzione.

"Secondo la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia - si legge nella sentanza - il criterio di ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni sarebbe fissato dall’art. 56 Cost. attraverso un rigido rapporto di proporzionalità con la popolazione delle stesse e rivestirebbe carattere assoluto, in quanto espressione del principio democratico, della sovranità popolare e della parità di trattamento tra i cittadini".

"Il risultato cui è pervenuto l’Ufficio elettorale risulterebbe pertanto illegittimo, in quanto altererebbe la distribuzione della rappresentanza territoriale come definita dalla Costituzione, determinando una sottorappresentazione della comunità friulana e giuliana".

La Regione aveva chiesto perciò l’annullamento dell’attribuzione del 13° seggio ad altra Regione, previa dichiarazione di illegittimità costituzionale dell’art. 83, comma 1, numero 8, del d.P.R. n. 361 del 1957, nella parte in cui, anziché prevedere che le compensazioni eventualmente necessarie si effettuino all’interno della stessa circoscrizione, consente che – in talune ipotesi – si operi la sostituzione della circoscrizione nella quale viene assegnato il seggio, con la conseguenza di rendere il numero dei seggi assegnati alle circoscrizioni interessate dallo scambio difforme dalla previsione costituzionale.

La Regione - dichiara la Consulta nel respingere il ricorso - non ha "alcuna competenza costituzionalmente garantita in materia di elezioni per il Parlamento".

"Né, d’altra parte - si legge nella sentenza - la Regione esprime alcuna rappresentanza parlamentare, in quanto i deputati eletti nella circoscrizione regionale non sono rappresentanti della Regione né come ente, né come comunità, ma rappresentano l’intera Nazione (art. 67 Cost.). Manca, dunque, lo stesso presupposto perché le doglianze della ricorrente possano essere prese in considerazione in questa sede".

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