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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Presidente Serracchiani: FVG regione "virtuosa" penalizzata dalla spending review

Presidente Serracchiani: FVG regione

Roma - La presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani è intervenuta il 4 giugno al Senato della Repubblica, a nome delle Regioni a Statuto speciale, alla presentazione del "Rapporto 2014 sul coordinamento della Finanza pubblica" da parte della Corte dei Conti, presenti il presidente del Senato Pietro Grasso e il presidente della Corte Raffaele Squitieri.

Sono intervenuti anche il ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, il presidente della Toscana Enrico Rossi, il sindaco di Varese Attilio Fontana e il senatore Gaetano Quagliariello. La relazione è stata illustrata dal consigliere della Corte dei Conti Enrico Flaccadoro.

La presidente Serracchiani ha illustrato le ragioni storiche e attuali del diverso "modello di decentramento" rappresentato dalla Specialità, un modello che si pone oggi, per un'area di confine come il Friuli Venezia Giulia, al servizio dell'Italia per una migliore integrazione europea e cooperazione territoriale.

La presidente ha sottolineato il buon uso che la Regione ha sempre fatto della Specialità, gestendo direttamente in piena autonomia, e con risorse proprie, materie come Sanità, Trasporto pubblico locale, Enti locali, Viabilità.

"Il contributo richiesto al Friuli Venezia Giulia per il risanamento della finanza pubblica - ha detto la presidente - è divenuto rilevante. Vi è stata infatti una costante e significativa diminuzione delle entrate e quindi della capacità di spesa della Regione, a cui si sono aggiunte le manovre statali di stabilizzazione della spesa pubblica".

Debora Serracchiani ha sostenuto la "virtuosità" dell'amministrazione regionale che "pur in un contesto di difficoltà ha saputo anticipare i processi di riforma avviati su scala nazionale, dalla Sanità agli Enti locali (abolizione delle Province), dalla riduzione dei costi della politica alla riqualificazione della spesa pubblica superando la logica dei tagli lineari, adottando inoltre un comportamento virtuoso per quanto riguarda la tempestività dei pagamenti a favore delle imprese".

"Siamo pronti a fare gli sforzi necessari ma questa Regione - ha concluso - deve anche essere messa nelle condizioni di crescere: ci sono 500 milioni di opere pubbliche che attendono di essere realizzate, bloccate dalla ristrettezza di spazi finanziari imposta dal Patto di stabilità".

Per quanto riguarda il coordinamento della finanza pubblica, e in particolare il ruolo della sezione regionale della Corte dei Conti (decreto legge 174/2012), la presidente ha assicurato che con quest'organo la Regione ha già un ottimo rapporto di collaborazione che intende proseguire e ampliare.

Celebrato a Redipuglia il 68° anniversario della Fondazione della Repubblica Italiana

Celebrato a Redipuglia il 68° anniversario della Fondazione della Repubblica Italiana

Gorizia - Il 68° anniversario della Fondazione della Repubblica Italiana è stato celebrato presso il Sacrario di Redipuglia (Go) alle 9 di lunedì 2 giugno con la deposizione della corona di alloro ai Caduti. È intervenuta la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani; per il Governo era presente il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta.

"Dobbiamo cogliere seriamente la circostanza di questa Festa, per riprendere nelle nostre mani il destino della Repubblica, strappandolo dalla sfiducia e dal rischio del declino. Risollevare il nostro Paese al rango che merita significa anche poter adempiere la nostra missione di costruttori dell'Europa" ha detto Debora Serracchiani.

Per la presidente "oggi più che mai siamo tutti obbligati moralmente e civilmente a rendere operanti quei principi che, inscritti nella nostra Carta costituzionale, fanno dell'Italia una democrazia vera e vitale. Lavoro, equità, merito e onestà siano sempre le luci che guidano a ogni livello coloro che che il popolo ha indicato a rappresentarli e a governare".

"L'Europa, posta di fronte a un appello che la mette radicalmente in discussione - ha proseguito - rimane il nostro orizzonte storico e politico. Ma appare sempre più evidente che si devono ritrovare e rafforzare i legami tra i popoli e le istituzioni europee che li rappresentano, pena un ulteriore pericoloso affievolirsi dello spirito federalista che è stato essenziale per la nascita della Ue".

"La volontà di riformare il nostro Paese, espressa con chiarezza dal Governo, è un'esigenza a livello continentale - ha sottolineato Debora Serracchiani. - In questo complesso frangente, dai pericoli interni ed esterni ci garantisce la fedele vigilanza delle Forze Armate in armonia con gli altri Corpi di sicurezza dello Stato, e agli uomini e alle donne che quotidianamente in Patria e in terre lontane compiono il loro difficile dovere va la nostra riconoscenza".

"Affrontiamo la necessità di una revisione delle spese militari con la consapevolezza che il dispositivo di difesa è razionalizzabile ma - ha concluso - non comprimibile indefinitamente".

Uomini che si vestono da donna. Va bene, sì… ma a scuola?

Uomini che si vestono da donne. Va bene, sì… ma a scuola?

TRIESTE - Se accade a Copenaghen - nel freddo, lontano nord disinibito e spregiudicato e meglio ancora nell’atmosfera frivola di un festival di musica leggera -  si può liquidare come fenomeno da baraccone. Di mercato, se va bene.

Ma se accade sotto casa e, peggio ancora, in una scuola, allora la faccenda si fa seria. Si sa che, avvicinandosi all’equatore, la reazione ai fatti di costume si surriscalda.

In questo caso il fatto è semplicissimo: qualche giorno fa, ad alcuni alunni di un liceo triestino è annunciato l’arrivo di un supplente. Al suono del campanello i ragazzi vedono entrare, contrariamente alle attese, una professoressa. O, per lo meno una persona che, stando agli abiti che indossa, contraddice la comunicazione della preside e si qualifica come donna.

Con scarsa attenzione alle implicazioni speculative e logiche del fatto in particolare e della semantica in generale, un quotidiano locale lo etichetta frettolosamente come un uomo che “usa abitualmente travestirsi da donna, anche in classe”. In italiano ancora non esiste la traduzione, ma il termine proprio sarebbe "crossdresser".

Dopo aver svelato in cosa consiste il fenomeno con la dovuta sequenza di servizio-intervistacon foto-commmentosuldopo, sarà anche per questo che, nella rete, si scatena l’obbligata e rituale ressa di critiche, lodi, condanne, assoluzioni, testimonianze di apertura e di chiusura, dubbi sulla convenienza pedagogica di un simile evento, allusioni sessuali etc. etc. E poi le dichiarazioni di appoggio del dirigente e le attestazioni di stima dei parte dei colleghi.

E, soprattutto, interrogativi sull’opportunità o meno che una persona dall’identità sessuale non definita - o non definibile in maniera chiara e univoca – si presentasse a suscitare trambusto nel quieto e sereno trantran scolastico, a turbare la festosa transizione verso la vacanza estiva.

L’opinione pubblica e il pensiero comune tendono a ciò che è chiaro e univoco. Ossia sono per l’ordine classificatorio. La separazione dei sessi è ordine. Quindi un uomo che si veste da donna viola l’ordine delle categorie sessuali. La violazione dell’ordine provoca una crisi, a meno che non si ricostituisca un nuovo ordine. Cosa non semplice in tempi brevi. Non a pochi giorni dalla fine delle lezioni.

Quando l’austriaca Conchita Wurst (il giovane barbuto vestito da donna) vinse il primo premio al Festival di Copenaghen (qui il collegamento al nostro servizio) la percezione di un disordine non fu altrettanto esasperata e la reazione non altrettanto negativa.

Nei sondaggi, l’80 % degli austriaci si dichiarò “fiero” di Conchita e la ritenne “un elemento positivo per la reputazione del paese”. Un terzo degli austriaci disse che avrebbe appoggiato il proprio figlio se fosse una drag queen o un drag king. E soltanto il 16 per cento avrebbe tentato di impedirglielo.

In questo caso Conchita Wurst ebbe un difensore che nemmeno si sarebbe sognata: il cardinale di Vienna. Infatti Christoph Schoenborn scrisse sul quotidiano «Heute» - con riferimentoe esplicito all’evento - che «non tutti coloro che sono nati uomini, si sentono anche uomini, e la stessa cosa può valere anche per le donne. Meritano il nostro rispetto come tutti gli altri esseri umani».

Ma la morale cambia che si tratti di un cantante o di un professore di scuola? Sia pure la scuola un nodo nevralgico della società, anche la musica leggera lo è. E il sistema etico laico forse si discosta da quello cattolico quando si tratta di riconoscere la libertà di un essere umano alla propria determinazione individuale?

E il fatto che questo messaggio filtri proprio in una scuola, in un luogo dove i giovani dovrebbero essere abituati a esercitare spirito critico e autonomia di giudizio, non è forse un invito a chiedersi semplicemente cosa stia succedendo nella nostra società e a ragionarci sopra? Quali cambiamenti stiano accadendo, non nel gusto o nel costume, ma nel modo di percepire e articolare la propria identità sessuale in rapporto all’esterno?

Se a scuola si studia la geometria non euclidea, perché non si può anche immaginare che nell’essere umano la verità possa non essere garantita dall’evidenza? Che maschio e femmina siano due colori che possono combinarsi in quantità diverse in modo da dare origine a diverse quantità di sfumature?

In altre parole: non si dice che la scuola è distante dalla società? E se nella società si fa largo una trasformazione nella logica, sia pure quella dei sessi o dei generi, è tanto grave che se ne parli a scuola?

[Roberto Calogiuri]

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Direttore: Maurizio Pertegato
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