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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Presentato il concerto di Redipuglia, inizio delle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra

Presentato il concerto di Redipuglia, inizio delle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra

Roma - Domenica 6 luglio al Sacrario di Redipuglia, la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi diretta dal maestro Riccardo Muti, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sarà l'inizio in Italia le commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale.

Assieme a Napolitano, ci saranno i capi di Stato di Slovenia e Croazia, e a rappresentanti del Governo austriaco e di quello albanese, oltre a quello italiano.

Nel Centenario del conflitto, scatenato dall'attentato a Francesco Ferdinando e a sua moglie Sofia a Sarajevo nel luglio 1914, il concerto ai piedi della scalinata dove riposano i resti di 100.000 Caduti è la prima iniziativa internazionale dell'Italia.

L'iniziativa è stata presentata il 23 giugno a Roma, in una conferenza stampa tenutasi nella sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
 
La musica come elemento di coesione, un'opportunità per trasmettere attraverso di essa un messaggio di conciliazione e di pace, ha detto il maestro Muti, all'incontro con i giornalisti assieme al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, al presidente del Comitato storico scientifico per gli Anniversari di interesse nazionale Franco Marini, e all'assessore alla Cultura del Friuli Venezia Giulia Gianni Torrenti.

Centinaia saranno i musicisti, i cantanti, i coristi sul grande palco di Redipuglia. Moltissimi, tra loro, i giovani. Artisti di lingue, religioni, culture diverse, seduti accanto l'un l'altro per regalare emozioni al pubblico.

Musicisti dei Berliner Philharmoniker, della Chicago Symphony Orchestra, e ancora dell'Orchestra del Teatro Verdi di Trieste, dell'Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, dell'Orchestra nazionale di Francia, i Wiener Philharmoniker, e non solo, che si uniranno agli allievi dei Conservatori di Trieste e Udine, all'Orchestra giovanile Luigi Cherubini e alla European Spirit of Youth Orchestra.

Voci soliste il soprano russo Tatiana Serjan, il mezzosoprano triestino Daniela Barcellona, il tenore albanese Saimir Pirgu e il basso polesano Riccardo Zanellato. E cori da Friuli Venezia Giulia, Lubiana, Zagabria e Budapest.

Sarà una serata straordinaria, la dimostrazione di come la musica può unire, ha detto il ministro Franceschini, annunciando che nel settore culturale è finita la stagione dei tagli, perché la cultura è l'ossigeno del nostro Paese, che deve saper investire nella propria storia, nel proprio patrimonio, nelle bellezze, nella creatività, nella fantasia, nei suoi talenti per esprimere le sue potenzialità in modo da ritornare ad essere vincente nella competizione globale.

Il concerto del 6 luglio (inizio alle ore 21.00) è promosso da Ravenna Festival, in coproduzione con Mittelfest e con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia. Diretta su Rai 3 e replica su Rai 1 il primo agosto. Saranno 2.700 i posti a sedere a pagamento e 4.500 i posti in piedi gratuiti, previa prenotazione sul portale di Mittelfest.

Oltre a far da cornice alle note di Verdi, il complesso monumentale di Redipuglia sarà il tassello da cui partirà un piano di interventi di ripristino e di recupero dei luoghi della memoria e di allestimenti museali lungo gli oltre 500 chilometri della linea del fronte, che la Presidenza del Consiglio dei Ministri si appresta a realizzare da qui fino ai cent'anni dalla fine della Guerra, nel 2018.

La presidente Serracchiani sul patto di stabilità: "in FVG 3000 opere pubbliche bloccate"

La presidente Serracchiani sul patto di stabilità:

Trieste - La presidente della Regione Debora Serracchiani è intervenuta il 23 giugno a Trieste, nella sede della Camera di Commercio, all'incontro sul tema "Patto di stabilità: ricadute e prospettive per appalti di lavori e servizi", promosso dalla CNA-Confederazione Nazionale dell'Artigianato. "Contiamo di chiudere entro il mese la trattativa con il Governo sul Patto di stabilità" ha detto la presidente.

La Regione sta lavorando in modo serrato al Tavolo con il Governo per chiudere la trattativa sul Patto di stabilità 2014 e per arrivare ad una revisione del Patto Tondo-Tremonti. Ma il FVG punta anche in prospettiva, ha ricordato la presidente, ad acquisire nuove competenze dirette, a partire dalle Soprintendenze.

"La Regione Friuli Venezia Giulia - ha ricordato Debora Serracchiani - è un ottimo pagatore e non ha problemi di liquidità, ma sconta un'assenza di spazi finanziari a causa dei vincoli che sono stati introdotti dal Governo a partire dall'inizio della crisi".

In Friuli Venezia Giulia ci sono 3.000 opere pubbliche bloccate, per un valore di 500 milioni di euro. "Un puntuale monitoraggio delle opere ferme in tutti gli Enti locali, con la redazione di una scheda per ciascuna di esse, ci ha intanto permesso - ha detto Serracchiani - di non bruciare spazi di spesa inutilizzati e di avviare alcune opere, anche se non nella misura auspicata".

(Agenzia Regione Cronache)

Futebol, mundial e servitù volontaria: meglio maiali o mattoni?

Futebol, mundial e servitù volontaria: meglio maiali o mattoni?

Trieste – In molti si sono chiesti, anche prima dell’inizio dei mondiali in Brasile, il perchè di un evento paradossale: il popolo che ha fatto del calcio una religione, e dello stadio Maracanà un tempio, si mobilita contro la maggiore manifestazione di calcio casalingo. E lo fa in modo così deciso, duro e diffuso che il governo deve mandare in campo le forze anti sommossa le quali, com’è noto, sono tra le più agguerrite e meglio preparate in tutto il mondo.

Il Bathalao de Policia de Choque e il BOPE (quest’ultimo famoso per un bellissimo film del 2007) sono stati ripresi mentre punivano severamente la popolazione brasiliana che manifestava - indios dell’Amazzonia, penne e frecce compresi (nella foto in basso, a Brasilia). Eppure qualche cronista italiano ha censurato in maniera stizzita e seccata queste manifestazioni di piazza, come fossero degli intralci, dei fastidi che i brasiliani provocavano al traffico e agli impegni della routine di un giornalista sportivo.

E tutto per il “banale” e inopportuno capriccio di ottenere miglioramenti nell’i istruzione, sanità, edilizia e trasporti di fronte a 13,5 miliardi di dollari (secondo il portale del governo brasiliano) o 48 (secondo i calcoli di una ong locale) spesi per i mondiali e contrastare l’inasprimento delle tariffe dei generi di prima necessità applicato dal governo per ammortizzare la spesa.

Notizia scandalosa che Pelè sia arrivato in ritardo alla partita Brasile-Messico a causa il traffico paralizzato dalle manifestazioni. Ma quello che accade dentro lo stadio è tanto più vitale di quanto accade fuori? Non può essere così o, almeno, lo è in maniera diversa. Sarà per questo che lo schermo gigante non inquadrava mai la presidente Dilma Rousseff – pur membro del Partido dos Trabalhadores - per il timore di fischi e altri segni di insofferente disapprovazione.

Non che i brasiliani abbiano preso a odiare il calcio, questo è poco probabile. Certamente odiano di più il governo che spreca risorse e li tiranneggia e quindi hanno colto l’occasione di una visibilità mondiale per esprimere e mostrare un profondo dissenso, anche a costo della propria pelle, un dissenso “mundial”.

Ma la cosa sorprendente è che il Brasile, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non naviga in cattive acque: recenti indagini statistiche dimostrano che tra il 1991 e il 2010 c’è stato un consistente miglioramento della vita in Brasile. Il reddito pro capite è quasi raddopppiato, la scolarizzazione è quasi triplicata, l’aspettativa di vita è aumentata di nove anni nell’ultimo ventennio. C’è stata anche una notevole redistribuzione delle risorse. Eppure si protesta.

E allora? È triste notare che alcuni giornalisti italiani non capiscano. Infatti costoro appartengono a una popolazione che non protesta. In Europa la gente quasi non vota più. Gli osservatori politici dicono che la crisi in atto è imputabile a un “deficit democratico” e che questo autorizza le classi dirigenti a insistere nei loro errori beffandosi degli standard minimi richiesti. Di fronte a tanti anni di tanto estesa corruzione, evasione fiscale, mafia e ritardi nelle riforme, in Italia la popolazione sembra ormai narcotizzata, assuefatta al letargo.

Allora l’interrogativo è doppio: perché in Brasile, dove si sta meglio, si protesta e invece in Italia, dove si sta sempre peggio, non lo si fa?

E la risposta è duplice: in Brasile si protesta perché lo stato è in ripresa, la gente comincia a vedere cosa vuol dire stare bene, ha voglia di lottare e disubbidire per ottenere un livello di vita migliore, un più solido benessere che ha cominciato ad assaggiare e apprezzare. Lotta perché vede una serie di obiettivi primari da acquisire o migliorare. E se ne assume i rischi, anche fisici.

In Italia no. In Italia accade quanto scrisse e descrisse il filosofo umanista Ètienne de la Boétie con il concetto di “servitù volontaria”: il potere di chi governa deriva sempre dalla compiacenza di chi lo permette, di chi ha imparato – come Mitridate con il veleno – “a trangugiare la sostanza letale della servitù senza trovarla amara”.

Eccetto qualche disobbedienza civile, tutto sembra scorrere senza guizzi. Sembriamo trangugiare tutto senza stare troppo a considerare cosa e perché. La protesta e la disobbedienza contemplano troppi impegni e troppi rischi. Evidentemente, al contrario che in Brasile, il rapporto tra guadagno e perdita è sfavorevole.

Sarà per questo, per questa capacità di inghiottire qualunque boccone e di esserne appagati, che la stampa anglosassone coniò, già negli anni ’90, per Portogallo, Italia, Grecia e Spagna l’acronimo PIGS che in inglese vuol dire “maiali”. Gli stati poco competitivi, con alto debito publico, Pil disastrati e deficit commerciali sono maiali soddisfatti di qualunque boccone, pronti a essere cotti e spolpati.

Invece il Brasile – con Russia, India e Cina – fa parte del BRIC, che suona come “mattone”. Già meglio.

[Roberto Calogiuri]


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Direttore: Maurizio Pertegato
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