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Categoria: Politica e società
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Pubblicato Giovedì, 29 Maggio 2014 13:53
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Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Prima sono stati passati al setaccio dalla Corte dei Conti, che ha trovato 645 mila euro di spese non regolari.
Ora tocca alla magistratura ordinaria: la Procura di Trieste ha chiesto il rinvio a giudizio di 22 ex consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia per l'uso improprio delle spese di rappresentanza. La Procura ha depositato questa mattina la richiesta: le accuse sono diverse, ma il reato più diffuso è quello di peculato.
I presunti illeciti si riferiscono a fatti avvenuti durante la gestione amministrativa tra il 2008 e il 2011. I consiglieri appartengono a svariati partiti della scorsa legislatura. L'indagine fu avviata nel dicembre 2012 dalla Procura della Corte dei Conti, che subito informò dei fatti la Procura di Trieste.
Dai rendiconti emersero spese di rappresentanza "irrazionali rispetto alle asserite finalità ", come ha ricordato la Procura della Corte dei Conti nella propria relazione annuale. Gli scontrini rivelarono un mondo variegato di spese personali rimborsate con il denaro pubblico: dal consigliere in pescheria alla vigilia di Natale, a quello che andava dal gommista, in gioielleria e farmacia.
Ancora, dalle carte dei gruppi consiliari sono emersi rimborsi di vacanze, acquisti di casalinghi e ferramenta. A marzo, la Corte dei Conti era riuscita a recuperare 127 mila euro dei 645 mila euro di spese di rappresentanza effettuate dai consiglieri regionali in passato e considerate danno erariale. Dalle condanne contabili, comunque, qualcosa è cambiato. Nella nuova legislatura la spesa per il funzionamento dei gruppi è stato tagliato del 90%, da 2,9 milioni di euro a circa 300 mila euro, e di fatto già dal 2013 tutte le spese devono essere approvate dai revisori dei conti.
A inizio maggio sono così emersi gli appunti dei revisori sulle spese sostenute nella prima parte del 2013, ancora nella vecchia legislatura: il gruppo più scorretto è stato ancora la Lega Nord, che entro il 6 giugno deve versare circa 33 mila euro, mentre altri partiti, tra cui il Pd, devono restituire piccole somme. Mentre si apre il processo penale, la verifica delle future spese da parte della Corte dei conti è però stata sanzionata dalla Corte costituzionale, con la sentenza 130 del 7 maggio: non spetta allo Stato e quindi alla Corte dei conti "adottare le deliberazioni" di controllo sulle spese dei gruppi.