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Europa 2014: trionfo del PD. Ma c’è ancora abbastanza sinistra?
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Martedì, 27 Maggio 2014 17:18
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste – La cosa più nota di queste elezioni sono i disturbi gastrici di Grillo. E se li merita, visto che si è bruciato la campagna elettorale con una serie di tattiche incoerenti e mosse esagerate che, evidentemente, non sono state gradite dall’elettorato. Forse le apparizioni televisive nonostante gli anatemi lanciati contro i media. O le minacce dei processi elettronici.
Poi vi è il magro pasto della destra, sottoposta a una dieta snellente e a un ripensamento dei programmi e delle alleanze. Smagrimento sì, ma niente a che vedere con il travaso di bile di Grillo, s’intende. (Un discorso a parte vale per la nostra regione di cui abbiamo riferito qui).
E, infine, il risultato clamoroso del PD che con il suo quasi 41% ha inghiottito un boccone talmente grosso che dovrebbe indurre un processo digestivo lento e meditato, assieme a qualche valutazione sul nuovo tessuto elettorale che costituisce la novità di queste elezioni.
È chiaro che questo risultato comporta risonanze soprattutto psicologiche. I numeri in parlamento non cambiano come non si modificano i carichi delle opposizioni. Quindi c’è il rischio che la guerra con il M5S continui. E per ciò che Renzi ha iniziato a proporre intese per le riforme.
Infatti l’atmosfera è cambiata: ora c’è il sigillo della legittimazione popolare sebbene l’affluenza sia stata la più bassa dal ’79 a oggi (60% contro l’85% del 1979). E poi ci sono le considerazioni obbligate che si fanno sugli ingredienti di questo boccone, tanto grande quanto inaspettato. Quanti forzaitaliani avranno votato PD? Un risultato storico, da record che aumenta le responsabilità di governo e gli obblighi di coalizione. Si vince con il numero dei voti, ma a un certo punto bisogna anche fare i conti con la loro provenienza.
Perchè su Renzi si è detto di tutto: Licio Gelli l’ha definito, pochi giorni fa, “un bambinone”. Un po’ di DC, un po’ di leadership berlusconiana, un atteggiamento sempre aperto e moderato. E il gioco è fatto. Sono intercettati i consensi più varii. Lo dicono i numeri. E allora: si scrive PD ma si legge DC?
A Gianni Cuperlo, finora silente rappresentante della sinistra di sinistra, non piace questa diagnosi: sottolinea che è una “banalizzazione” ma nello stesso tempo raccomanda un’apertura, chiede che “il PD si allarghi a sinistra”, vorrebbe che Vendola collaborasse alle riforme. Vale a dire che, sebbene non lo dichiari, avverte il rischio che il suo partito possa sbilanciarsi, cambiare DNA e diventare qualcos’altro.
Non corre questo rischio la Lista Tsipras che - vittoriosa in Grecia - supera lo sbarramento del 4% in quindici regioni su venti e guadagna tre eurodeputati. Per Barbara Spinelli, su scala nazionale, questo è stato l’effetto benefico degli errori di Grillo che hanno dirottato la quota di voti essenziali alla sopravvivenza.
Sebbene in regione non raggiunga il consenso minimo, a Trieste la Lista Tsipras tocca la soglia del 6%, dato ragguardevole perché - rileva il suo portavoce Marino Calcinari - lo ha raggiunto “nonostante il silenzio dei media e l’oscuramento” praticato nei suoi confronti. E quindi – continua - “è un auspicio, ma anche il segno concreto di come una nuova e altra sinistra possa e debba ricostruirsi anche qui in Italia, oltre la frammentazione e la separatezza che hanno isterilito la sua immagine e credibilità”.
Dal punto di vista del PD i numeri dicono che la direzione è giusta. La sparizione della Lista Civica di Mario Monti ammonisce sul rischio che intese troppo larghe generino correnti incontrollabili. Ma la presenza della Lista Tsipras, ricorda Calcinari, con la sua voglia di identità e il suo messaggio in difesa “della democrazia, del lavoro e della giustizia sociale” costituisce una massa piccola ma di forte impatto critico perchè pone da sinistra un interrogativo sulla direzione politica che questo governo prenderà e sul profilo che dovrà assumere sui temi proposti dall’economia. E non solo in Europa.
[Roberto Calogiuri]