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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Fondi Fvg: Procura chiede giudizio per 22 consiglieri

Trieste - Prima sono stati passati al setaccio dalla Corte dei Conti, che ha trovato 645 mila euro di spese non regolari.
 
Ora tocca alla magistratura ordinaria: la Procura di Trieste ha chiesto il rinvio a giudizio di 22 ex consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia per l'uso improprio delle spese di rappresentanza. La Procura ha depositato questa mattina la richiesta: le accuse sono diverse, ma il reato più diffuso è quello di peculato.
 
I presunti illeciti si riferiscono a fatti avvenuti durante la gestione amministrativa tra il 2008 e il 2011. I consiglieri appartengono a svariati partiti della scorsa legislatura. L'indagine fu avviata nel dicembre 2012 dalla Procura della Corte dei Conti, che subito informò dei fatti la Procura di Trieste.
 
Dai rendiconti emersero spese di rappresentanza "irrazionali rispetto alle asserite finalità ", come ha ricordato la Procura della Corte dei Conti nella propria relazione annuale. Gli scontrini rivelarono un mondo variegato di spese personali rimborsate con il denaro pubblico: dal consigliere in pescheria alla vigilia di Natale, a quello che andava dal gommista, in gioielleria e farmacia.
 
Ancora, dalle carte dei gruppi consiliari sono emersi rimborsi di vacanze, acquisti di casalinghi e ferramenta. A marzo, la Corte dei Conti era riuscita a recuperare 127 mila euro dei 645 mila euro di spese di rappresentanza effettuate dai consiglieri regionali in passato e considerate danno erariale. Dalle condanne contabili, comunque, qualcosa è cambiato. Nella nuova legislatura la spesa per il funzionamento dei gruppi è stato tagliato del 90%, da 2,9 milioni di euro a circa 300 mila euro, e di fatto già dal 2013 tutte le spese devono essere approvate dai revisori dei conti.
 
A inizio maggio sono così emersi gli appunti dei revisori sulle spese sostenute nella prima parte del 2013, ancora nella vecchia legislatura: il gruppo più scorretto è stato ancora la Lega Nord, che entro il 6 giugno deve versare circa 33 mila euro, mentre altri partiti, tra cui il Pd, devono restituire piccole somme. Mentre si apre il processo penale, la verifica delle future spese da parte della Corte dei conti è però stata sanzionata dalla Corte costituzionale, con la sentenza 130 del 7 maggio: non spetta allo Stato e quindi alla Corte dei conti "adottare le deliberazioni" di controllo sulle spese dei gruppi.

Europa 2014: trionfo del PD. Ma c’è ancora abbastanza sinistra?

Europa 2014: trionfo del PD. Ma c’è ancora abbastanza sinistra?

Trieste – La cosa più nota di queste elezioni sono i disturbi gastrici di Grillo. E se li merita, visto che si è bruciato la campagna elettorale con una serie di tattiche incoerenti e mosse esagerate che, evidentemente, non sono state gradite dall’elettorato. Forse le apparizioni televisive nonostante gli anatemi lanciati contro i media. O le minacce dei processi elettronici.

Poi vi è il magro pasto della destra, sottoposta a una dieta snellente e a un ripensamento dei programmi e delle alleanze. Smagrimento sì, ma niente a che vedere con il travaso di bile di Grillo, s’intende. (Un discorso a parte vale per la nostra regione di cui abbiamo riferito qui).

E, infine, il risultato clamoroso del PD che con il suo quasi 41% ha inghiottito un boccone talmente grosso che dovrebbe indurre un processo digestivo lento e meditato, assieme a qualche valutazione sul nuovo tessuto elettorale che costituisce la novità di queste elezioni.

È chiaro che questo risultato comporta risonanze soprattutto psicologiche. I numeri in parlamento non cambiano come non si modificano i carichi delle opposizioni. Quindi c’è il rischio che la guerra con il M5S continui. E per ciò che Renzi ha iniziato a proporre intese per le riforme.

Infatti l’atmosfera è cambiata: ora c’è il sigillo della legittimazione popolare sebbene l’affluenza sia stata la più bassa dal ’79 a oggi (60% contro l’85% del 1979). E poi ci sono le considerazioni obbligate che si fanno sugli ingredienti di questo boccone, tanto grande quanto inaspettato. Quanti forzaitaliani avranno votato PD? Un risultato storico, da record che aumenta le responsabilità di governo e gli obblighi di coalizione. Si vince con il numero dei voti, ma a un certo punto bisogna anche fare i conti con la loro provenienza.

Perchè su Renzi si è detto di tutto: Licio Gelli l’ha definito, pochi giorni fa, “un bambinone”. Un po’ di DC, un po’ di leadership berlusconiana, un atteggiamento sempre aperto e moderato. E il gioco è fatto. Sono intercettati i consensi più varii. Lo dicono i numeri. E allora: si scrive PD ma si legge DC?

A Gianni Cuperlo, finora silente rappresentante della sinistra di sinistra, non piace questa diagnosi: sottolinea che è una “banalizzazione” ma nello stesso tempo raccomanda un’apertura, chiede che “il PD si allarghi a sinistra”, vorrebbe che Vendola collaborasse alle riforme. Vale a dire che, sebbene non lo dichiari, avverte il rischio che il suo partito possa sbilanciarsi, cambiare DNA e diventare qualcos’altro.

Non corre questo rischio la Lista Tsipras che - vittoriosa in Grecia - supera lo sbarramento del 4% in quindici regioni su venti e guadagna tre eurodeputati. Per Barbara Spinelli, su scala nazionale, questo è stato l’effetto benefico degli errori di Grillo che hanno dirottato la quota di voti essenziali alla sopravvivenza.

Sebbene in regione non raggiunga il consenso minimo, a Trieste la Lista Tsipras tocca la soglia del 6%, dato ragguardevole perché - rileva il suo portavoce Marino Calcinari - lo ha raggiunto “nonostante il silenzio dei media e l’oscuramento” praticato nei suoi confronti. E quindi – continua - “è un auspicio, ma anche il segno concreto di come una nuova e altra sinistra possa e debba ricostruirsi anche qui in Italia, oltre la frammentazione e la separatezza che hanno isterilito la sua immagine e credibilità”.

Dal punto di vista del PD i numeri dicono che la direzione è giusta. La sparizione della Lista Civica di Mario Monti ammonisce sul rischio che intese troppo larghe generino correnti incontrollabili. Ma la presenza della Lista Tsipras, ricorda Calcinari, con la sua voglia di identità e il suo messaggio in difesa “della democrazia, del lavoro e della giustizia sociale” costituisce una  massa piccola ma di forte impatto critico perchè pone da sinistra un  interrogativo sulla direzione politica che questo governo prenderà e sul profilo che dovrà assumere sui temi proposti dall’economia. E non solo in Europa.

[Roberto Calogiuri]

50 anni di specialità: solenne seduta del Consiglio regionale con il presidente della Consulta

50 anni di specialità: solenne seduta del Consiglio regionale con il presidente della Consulta

Trieste - "La Specialità del Friuli Venezia Giulia serve all'Italia, serve al nostro Paese. Nel tempo sono cambiati i contenuti della nostra Specialità, oggi c'è la necessità di ripensarla e di riuscire a trascinarla verso nuove forme: questa, oggi, è la nostra priorità".

Così ha detto la presidente della Regione Debora Serracchiani al termine della solenne seduta del Consiglio regionale, svoltasi il 26 maggio in occasione del 50° anniversario della prima riunione dell'Assemblea legislativa del Friuli Venezia Giulia.

"Una specialità da ripensare - ha osservato la presidente Serracchiani - anche in termini finanziari. Siamo consapevoli fino in fondo della nostra Autonomia e siamo determinati ad esercitarla: oggi dobbiamo gestire in modo diverso le nostre funzioni e le nostre competenze".

L'attenzione del presidente della Corte costituzionale Gaetano Silvestri al cinquantenario del Friuli Venezia Giulia è "una esortazione a trasformare l'appuntamento in un intenso momento di riflessione sul passato, ma al contempo in uno schietto esame delle sfide che ci attendono".

Del passato la presidente ha ripercorso le tappe che hanno portato all'elaborazione prima e all'approvazione poi del nostro Statuto di specialità e autonomia: "Quando si giunse all'adozione dello Statuto ci si rese conto che non era solo la protezione delle minoranze linguistiche a richiedere la specialità, ma che bisognava far riferimento agli interventi sociali ed economici che si rendevano necessari per gestire la nuova unità della Regione". Non fu solo la presenza di tre ceppi linguistici a giustificare la scelta della specialità, ma la particolare collocazione geopolitica e la situazione economica.

La presidente ha spiegato i termini della finanza propria del Friuli Venezia Giulia, tra tributi propri, quote erariali, contributi statali speciali e come la caduta dei confini politici europei impongano specifici strumenti di intervento. "Le nostre imprese - ha detto - subiscono la concorrenza dei Paesi vicini, dove vigono regimi di tassazione più favorevoli". Da ciò nasce l'importanza dell'introduzione della cosiddetta fiscalità di vantaggio.

Purtroppo negli ultimi anni - ha proseguito Serracchiani - abbiamo assistito al deteriorarsi del rapporto di leale collaborazione con lo Stato, "con il mantenimento in capo alla Regione delle funzioni attribuite e una contestuale ingente diminuzione delle entrate e della capacità di spesa, conseguente alle manovre statali di stabilizzazione della finanza pubblica. È stato così violato il principio del congruo finanziamento della funzione da svolgere. Il contributo richiesto al Friuli Venezia Giulia per il risanamento della finanza pubblica è divenuto negli anni sempre più rilevante". Tanto che la presidente è arrivata ad affermare che le imposizioni statali "non son state ragionevoli, perché sviluppate per tagli lineari e senza la necessaria condivisione, violando quindi il principio di equità e di leale collaborazione".

Ai tavoli aperti con il Governo la Regione dunque siede con lo spirito di chi vuole chiarire quali siano gli strumenti di intervento. "La Corte costituzionale - ha proseguito la presidente - ha ribadito la necessità che le misure di contenimento della spesa per le autonomie speciali abbiano carattere transitorio".

Ma sia chiaro che la specialità non va intesa come il godimento di un privilegio, bensì come l'esercizio di una responsabilità: gestire meglio le competenze contenendo la spesa. Cosa che la Regione ha sempre fatto con virtuosità, come ad esempio dimostra il fare riferimento a un proprio Sistema sanitario regionale. E secondo una vocazione europea riconosciuta a livello statale con la legge n. 91 del 1991, che ci ha dotati di strumenti che permettono di sviluppare la cooperazione economica e finanziaria con l'Austria, i Paesi dell'Europa centrale e balcanica, nonché con l'Unione sovietica. La presidente pensa che l'ampliamento "degli indirizzi di quanto contenuto nella legge 19/1991 possa costituire un importante e non formale aggiornamento della specialità regionale".

Dall'esperienza pur tragica del terremoto del 1976, infine, l'esempio concreto che il "federalismo solidale" e responsabile funziona. Lì dove lo Stato ha demandato alla Regione che, a sua volta, ha attribuito ai sindaci la competenza di "funzionari delegati", con la semplificazione delle procedure di spesa e più rapide erogazioni dei finanziamenti.

"Il federalismo, la devoluzione, il decentramento politico - ha concluso la presidente - devono essere realizzati dando spazio al dialogo, nel rispetto reciproco e nella leale collaborazione tra i poteri pubblici".

"Il Trentino Alto Adige-Suedtirol e il Friuli Venezia Giulia hanno condiviso un percorso storico comune. Terre di confine, terre di integrazione tra popoli e culture diverse, hanno ora il dovere di scambiare esperienze e di fare rete per tutelare e promuovere un bene costituzionale fondamentale, l'Autonomia". Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige, Diego Moltrer, ospite nella seduta straordinaria del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia.

Per l'occasione, lunedì si è anche riunito il Coordinamento delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome sul tema delle riforme costituzionali.

"Le nostre Comunità - ha aggiunto Moltrer - hanno caratteristiche molto simili e possiamo lavorare insieme per il futuro delle nostre autonomie e dell'intero Paese. La vicinanza tra le Autonomie speciali che funzionano è fondamentale nell'Italia di oggi per poter contribuire al risanamento dello Stato, attraverso l'esempio che possiamo dare e il modello che possiamo esportare. A maggiori competenze corrispondono maggiore responsabilità e abbiamo dimostrato nel tempo di saper gestire al meglio le risorse che abbiamo a disposizione. Creando una rete che garantisca lo scambio continuo di informazioni ed esperienze, e il dialogo, possiamo davvero unire i nostri sforzi per migliorare ulteriormente l'Autonomia dei nostri territori e al contempo farci promotori di politiche innovative per l'intera nazione".

A Trieste era presente anche la Presidente del Consiglio della Valle d'Aosta, Emily Rini: "È stato un momento per ritrovarsi tra Presidenti delle Assemblee delle Autonomie differenziate e per riaffermare il percorso che stiamo affrontando insieme a tutela delle nostre comunità - ha detto Rini -. Oggi, le parole del Presidente della Corte costituzionale hanno sancito in modo inequivocabile l'importanza e la qualità delle Regioni a Statuto speciale. Parole che, visto il consesso dove sono state pronunciate, assumono una veste di ufficialità: Regioni, ha detto il Presidente Silvestri, che non sono nate da compromessi politici e da questi non potranno essere cancellate. Affermazioni che in un periodo storico come questo confortano le nostre azioni per la salvaguardia delle nostre competenze costituzionali e per la valorizzazione dei nostri territori e delle loro specificità".

Un breve momento protocollare si è svolto infine tra i vertici della Regione, il presidente del Consiglio Franco Iacop e la presidente della Giunta Debora Serracchiani, e il presidente della Corte Costituzionale, Gaetano Silvestri, al termine della seduta commemorativa del 50/o dell'Assemblea.

A Silvestri è stata donata la medaglia del Consiglio regionale, raffigurante la fondazione di Aquileia. Il presidente della Consulta ha poi incontrato le rappresentanze delle Assemblee delle Regioni croate di Istria e Litoreaneo-montana, rispettivamente la vicepresidente Tamara Brussich e il presidente Erik Fabijanic. Con loro anche Furio Radin, presidente dell'Unione italiana, deputato al Sabor croato, massimo rappresentante della Comunità Nazionale Italiana.

I vertici della Banca Popolare di Cividale hanno donato a Serracchiani, Iacop e Silvestri la riproduzione della croce longobarda di Gisulfo, copia del monile longobardo del VII secolo, coniata dalla banca nel 1986 in occasione del suo centenario di fondazione.

(Fonte: Agenzia regione cronache. Foto di Fabio Parenzan)

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