Politica
Elezioni europee, Manifesto dei commercianti. Videointervista al presidente Alberto Marchiori
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- Pubblicato Martedì, 20 Maggio 2014 19:57
- Scritto da Maurizio Pertegato
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Pordenone - In occasione delle elezioni europee, le imprese italiane del commercio fanno sentire la loro voce con un "Manifesto" in cui presentano le proprie esigenze e le proprie aspettative. Il documento è stato pubblicato il 20 maggio.
"Il prossimo Parlamento europeo - si legge nel "Manifesto" - sarà chiamato a nuove e più grandi responsabilità rispetto al passato: i prossimi cinque anni, infatti, saranno decisivi per il futuro dell’Unione europea e per la sua sostenibilità e condivisione da parte di tutti i popoli europei".
"Il Parlamento avrà il compito di riconciliare i cittadini e le imprese di ogni parte dell’Europa con le istituzioni e le politiche comunitarie, esprimendo con coraggio scelte che consentano di rendere tangibili e verificabili i valori culturali, sociali, politici ed economici che hanno dato vita all’Unione e presiedono ai suoi Trattati".
Confcommercio – Imprese per l’Italia chiede che "primo obiettivo dell’UE sia il superamento della crisi che ha colpito l’economia in una dimensione inedita. Sono migliaia le imprese e i posti di lavoro scomparsi in tutti i settori, incrementando notevolmente il tasso di disoccupazione a livello comunitario; sono altresì migliaia le imprese che tuttora lottano per la sopravvivenza. Le risposte sin qui date sono state insufficienti ed improprie".
"Senza impresa non c’è Europa, senza sviluppo non c’è impresa": questo il messaggio e questo lo slogan che, per Confcommercio, "deve guidare l’azione dell’Unione per restituire fiducia alle imprese ed ai cittadini e creare un ambiente socioeconomico favorevole alla ripresa".
Le azioni che il terziario auspica da parte dell'Europa sono, in sintesi: ripartire dalla città e dal governo del territorio, agire per il turismo; facilitare l’accesso al credito ed intervenire sul sistema bancario; massimizzare l’impiego dei fondi comunitari; sostenere l’innovazione del terziario, includendo le imprese nell’agenda digitale;
adottare una strategia di comunicazione più efficace. Ne parla il presidente di Confcommercio di Pordenone ed incaricato della Confcommercio nazionale per le politiche comunitarie Alberto Marchiori, in questa videointervista raccolta da Maurizio Pertegato:
L’UE - prosegue il Manifesto di Confcommercio - ha fatto fronte agli attacchi speculativi dei mercati finanziari, che è all’origine della crisi, esclusivamente con misure di austerità al fine di salvaguardare sia le banche e le istituzioni finanziarie sia la stabilità economico finanziaria degli Stati sovrani, specie quelli, come l’Italia, con un rapporto debito-PIL molto elevato.
La politica di austerità dell’UE, improntata alla riduzione della spesa pubblica e all’incremento della pressione fiscale, e la politica delle banche, che pur usufruendo di finanziamenti agevolati da parte della BCE hanno limitato l’accesso al credito per imprese e famiglie, si sono sovrapposte l’una all’altra amplificando gli effetti negativi della crisi ed abbattendo investimenti e consumi.
Quando l’Unione è intervenuta nei confronti dei Paesi in maggiori difficoltà lo ha fatto per assicurare la stabilità dei bilanci e dei mercati finanziari che li sostengono, sempre doverosa, senza assumere misure idonee per la ripresa economica e lo sviluppo.
L’Unione ha affrontato la crisi come se essa non meritasse un impegno globale, come se non richiedesse di dotare l’Europa di efficaci politiche di solidarietà tra gli Stati, come se non dovesse affrontare unita una sfida da vincere nei confronti del mercato globale. Come se il perdurare della crisi non inficiasse la coesione sociale e la tenuta stessa dell’Europa come valore ideale ed identitario sul quale orientare le speranze e l’impegno dei popoli.
"Confcommercio – Imprese per l’Italia - conclude il "Manifesto" - chiede di invertire la rotta".
La conchiglia e la salsiccia: arriverà la rivoluzione di Conchita Wurst?
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- Pubblicato Domenica, 18 Maggio 2014 22:26
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste - Non è indispensabile guardare la tv. Non serve per sapere che un grande evento musicalmediatico euro popolare - quale l’Eurovision Song Contest di Copenaghen - ha visto come protagonista di punta e vittorioso finalista un cantante che, già dal nome, chiede di essere interpretato. E la questione si complica da subito.
Conchita Wurst, unisce due parole che dovrebbero - ma non lo fanno - elidersi a vicenda se è vero che, come ha rilasciato in un’intervista ed è facilmente intuibile, sono i simboli degli organi sessuali rispettivamente femminile e maschile. La conchiglia salsiccia. Se fosse poesia sarebbe un ossimoro.
Infatti Concita Wurst traduce questo corto circuito nella maniera iconografica più diretta ed efficace: si presenta vestito da donna, con un corpicino da modella e con una vistosa barba nera che incornicia un bel viso. La questione potrebbe essere liquidata facilmente come un semplice esempio di marketing sensazionalistico montato attorno a un travestito, a un fenomeno come furono nell’’800 la donna barbuta o il mangiatore di spade.
Ma il problema è che, di primo acchito, non si capisce se sia una donna con attributi mascolini o un maschio con attributi femminili. Entrambe le caratteristiche sono esibite in maniera molto chiara il che genera un’indecisione. E questa esitazione esegetica lo trasforma in un segno ambivalente che rimanda a un nuovo senso ed esige un’ermeneutica. In poche parole: che cos’avrà voluto dire?
Cos’avrà voluto dire Concita Wurst – Thomas Neuwirth? Cos’avrà voluto significare la sua vittoria? È una vittoria del bel canto da tenore leggero oppure un messaggio che proviene dall’emancipata Copenaghen, la patria dell’anticonformista e disinibito regista Lars von Trier?
Quindi i dati da considerare sono due: il messaggio e la sua portata.
Il messaggio consiste nello spiazzare lo spettatore con l’esibizione di entrambe le caratteristiche sessuali. Il che introduce una considerazione semplice: Tom non si propone come una bandiera delle solite categorie ma vuole confondere chi guarda senza nascondere nulla. Maschio e femmina contemporaneamente, visibili e coesistenti allo stesso titolo. Visivamente l'uno non prevale sull’altra nè viceversa. La sostanza non conta perchè siamo in tv. Non è importante quello che c’è sotto. Conta solo quello che si vede. E quello che si vede e ambivalente. E il senso comune non gradisce l’ambivalenza. Chiede - o chiederà - una risposta chiara.
Ma le cose si risolvono se non ci si chiede, a tutti i costi, cosa/chi sia Conchita. Se bi, omo, etero, travestito, trans con o senza, sano o malato, alla ricerca di sé oppure no.
Poiché esibisce entrambe le caratteristiche, entrambe i “segni”, Concita non vuole essere etichettato. Vuole essere Conchita e Wurst, maschio e femmina nello stesso momento e allo stesso titolo. Solo lui sa in quale percentuale. In altre parole Copenaghen lancia questo messaggio: non è importante che uno sia uomo o donna, perché si può avere un’identità che supera la polarità maschio femmina. Un’identità a-sessuale.
Questa è la teoria “queer”, l’idea che “maschio” e “femmina” siano semplici etichette obsolete perchè legate a una concezione “binaria” della sessualità. Una concezione artificiosa in base alla quale, però, si è sempre stabilito ciò che è naturale e ciò che non lo è.
Questo il messaggio. Quanto alla sua portata, va detto che il Song Contest è visto da persone appartenenti alle più diverse estrazioni socio culturali. Il medium scelto non poteva essere migliore: un evento che unisce tv e musica pop. In Italia l’avranno visto da poco più di 1.700.000 spettatori.
Ma la trasmissione è stata lanciata in mondo visione: dalla Cina all’Australia, dall’Egitto agli Stati Uniti all’Argentina, il senso comune ha una categoria in più. La salsiccia nega la conchiglia e viceversa. Dalle ceneri di questa contraddizione (come la fenice della canzone di Conchita) nascerà un nuovo senso? Una nuova categoria? Una categoria che parte dalla sessualità, la supera e modificherà la logica, il costume, la società. Prima o poi...
[Roberto Calogiuri]
Elezioni, ultimi sondaggi: il Pd sente il fiato del M5S sul collo. Indecisi e non votanti in crescita
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Giovedì, 08 Maggio 2014 20:31
- Scritto da Maurizio Pertegato
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Pordenone - Il 9 maggio è l'ultimo giorno utile per la pubblicazione dei sondaggi elettorali. Il Corecom del Friuli Venezia Giulia ha comunicato alle testate lo "stop" a 15 giorni dal voto.
Anche ilfriuliveneziagiulia ha svolto un'indagine assolutamente informale presso commercianti ed esercenti, cogliendo gli umori non solo del mondo imprenditoriale ma anche di quello della clientela.
Ecco cosa emerge dal "sondaggio della panetteria": fatta la tara di un buon 40-42% che si dichiara indeciso o non intenzionato a votare, il Pd è a 32-34%, Grillo 30-32%, Forza Italia 18-20%, Lega e Ncd sopra il quorum, attorno al 5 per cento. Altri: irrilevanti.
Ed ecco invece i sondaggi diffusi dai principali Istituti di ricerca:
Ipsos per il Corriere della sera: Pd 34,3%, M5S 22,5%, FI 19,2%, Ncd-Udc 6,1%, Lega 5,3%, FdI-AN 3,9%; indecisi e astenuti 38,8%.
Demopolis per l’Espresso: Pd 33%, M5S 25,5%, FI 17,4%, Ncd-Udc 5,7%, Lega 5,3%, Tsipras 4,1%, FdI-AN 4%; astenuti e indecisi 49%.
Lorien per Italia Oggi: Pd 34%, M5S 23,5%, FI 19%, Ncd-Udc 6,5%, Tsipras 4%, FdI-AN 3%; astenuti non indicati.
Emg per La7: Pd 33,6%, M5S 24,6%, FI 19,8%, Ncd-Udc 4,9%, Lega 4,9%, FdI-AN 4%, Tsipras 3,6%; astenuti e indecisi 18,4%.
Datamedia per il Tempo: Pd 31,5%, M5S 25,5%, FI 20%, Ncd-Udc 5,5%, Lega 5,1%, FdI-AN 3,7%, Tsipras 3,7%; astenuti e indecisi 52,1%.
Ipr per Rai TG3: Pd 32%, M5S 24,2%, FI 19,1%, Ncd-Udc 5,6%, Lega 5,1%, FdI-AN 3,8%, Tsipras 3,8%; astenuti e indecisi 55%.
Tecnè per TGCom24: Pd 30%, M5S 25,4%, FI 22,9%, Lega 4,8%, Ncd-Udc 4%, FdI-AN 3,8%; astenuti e indecisi 47%.
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