Economia
Lavoro, è ancora allarme in FVG: la multinazionale finlandese Wärtsilä prevede tagli al personale
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- Pubblicato Mercoledì, 29 Gennaio 2014 16:11
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - L'allarme per il lavoro in FVG si estende a macchia d'olio. Il presidente della multinazionale finlandese Wärtsilä per l'Italia Sergio Razeto ha svelato mercoledì 29 gennaio le decisioni prese dai vertici dell'impresa di motori navali per riorganizzare l’azienda.
La Wärtsilä ha annunciato che prevede di tagliare circa il 5% della sua forza lavoro, dopo aver registrato un utile trimestrale più debole del previsto.
L'azienda prevede di risparmiare in questo modo circa 60 milioni di euro all'anno, tagliando 1.000 posti di lavoro in risposta ad "un contesto di crescita lenta e di intensa concorrenza".
Razeto ha spegato che "siamo di fronte a un piano mondiale che implica il 10 per cento di esuberi per la forza lavoro delle sedi italiane. Parole che ci hanno seriamente allarmato".
"Il governo Letta, in particolare il Ministero dello Sviluppo economico (Mise), devono affrettarsi a prendere delle contromisure immediate". Così ha commentato la notizia il deputato del Movimento 5 Stelle Aris Prodani.
"Per quanto riguarda l'impianto della Wärtsilä di San Dorligo della Valle (TS) - afferma il M5S - deve muoversi anche la Regione Fvg per individuare le possibili strategie in difesa dei lavoratori. Queste decisioni, immancabilmente, andranno, infatti, a ricadere sulle spalle dei lavoratori".
"L'azienda non risulta essere in una crisi così grave - ha rimarcato il M5S. - I bilanci depositati non evidenziano infatti la necessità di interventi di questa portata".
Gli esponenti grillini proporranno nelle prossime ore "un tavolo di confronto con azienda, sindacati e lavoratori per scongiurare questo passaggio che farebbe male all’economia italiana, creando nuova disoccupazione in un territorio già piegato da una crisi senza precedenti".
Patto di non belligeranza tra vertici Ideal Standard e lavoratori: rimosso il blocco delle merci
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- Pubblicato Mercoledì, 29 Gennaio 2014 14:41
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Orcenico - Il 29 gennaio allo stabilimento Ideal Standard di Orcenico di Zoppola è ripresa l'attività ed è stato rimosso il blocco alle merci in uscita in seguito al fatto che l'azienda, con una lettera al Prefetto, si è impegnata a sottoscrivere l'accordo secondo il testo definito il 13 gennaio scorso.
Così scrivono i sindacati nella nota diffusa nella tarda mattinata: "In seguito alla mediazione messa in essere dal Prefetto di Pordenone in merito alla vertenza Ideal Standard, e in seguito all’impegno sottoscritto dall’azienda a firmare l’accordo con il testo già definito al ministero del lavoro in data 13 gennaio 2014, la scrivente RSU, assolvendo agli impegni presi, rimuove immediatamente il blocco delle merci in uscita, sospende tutte le iniziative di lotta programmate e garantisce le normali attività dello stabilimento".
"Le RSU - conclude il comunicato - terranno monitorata la situazione affinché vengano onorati gli impegni da tutti sottoscritti".
Nella lettera giunta al Prefetto e sottoscritta dall'azienda si legge: "riscontriamo la sua del 27 gennaio con la quale ci ha trasmesso la lettera di impegno con cui i rappresentanti nazionali e territoriali delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil garantiscono l'immediata rimozione del blocco delle spedizioni nello stabilimento Ideal Standard di Orcenico".
"Da parte nostra - prosegue la lettera - le confermiamo l'impegno a sottoscrivere l'accordo, all'incontro già programmato per il 10 febbraio presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per il ricorso alla cassa integrazione in deroga nei due stabilimenti di Trichiana e Orcenico, con il testo già definito dal Ministero del Lavoro all'esito dell'incontro del 13 gennaio 2014"
La condizione inderogabile richiesta dall'azienda è che "in tutti i siti di Ideal Standard Industriale, in particolare fin da oggi a Orcenico, sia garantita la piena e regolare operatività, non solo nell'immediato ma anche nel corso dell'intervento di cassa integrazione in deroga".
Electrolux: Porcia a rischio, la rabbia degli operai. Assemblee e presidi in tutti gli stabilimenti
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- Pubblicato Mercoledì, 29 Gennaio 2014 13:31
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Porcia (Pn) - Lotta dura, ma anche paura vera, di perdere il posto di lavoro e, per i molti dipendenti migranti, un futuro in Italia.
All'Electrolux di Porcia questa mattina, 29 gennaio, all'alba c'era la stessa folla di ogni giorno ma gli operai, stavolta, invece di timbrare il cartellino e andare in catena di montaggio ad assemblare una lavabiancheria al minuto, si sono limitati a presidiare la "Fabbrica", come tutta la città chiama il mega capannone fin dai tempi del mito Zanussi, affinché dall'impianto non uscisse nemmeno un elettrodomestico.
Analoga situazione negli altri siti: allo stabilimento Electrolux di Susegana (TV), questa mattina alle 5 blocco totale dei mezzi, delle merci in entrata ed uscita. Massiccia l'adesione allo sciopero e picchetto in portineria. Il blocco continua, mentre due delegati sono partiti per Roma all'incontro con il ministro Zanonato previsto per le 15.
Anche a Forlì è in atto il blocco dei cancelli, nessun camion, nessuna merce entra o esce. Con uno sciopero a rotazione a blocchi di venti minuti nel reparto forni e sciopero di 30min all'entrata e altrettanti all'uscita per i piani, i lavoratori stanno presidiando i cancelli e rallentando la produzione.
In pochi a oltrepassare i presidi: gli addetti che lavorano per la multinazionale in altri settori o negli uffici e il cui posto non è in pericolo.
Per gli altri, è il giorno delle preoccupazioni che corrono, prima che al picchetto, lungo la rete. Gli operai 2.0 hanno un blog, un profilo facebook interstabilimento, comunicano con tweet in tempo reale, seguono svogliatamente i comizi dei politici e poi si lasciano andare a qualche confessione e recriminazione.
Mario, operaio in Electrolux da sempre, non si dà pace per quello che considera un tradimento: "Sono anni che faccio contratti di solidarietà, cassa integrazione e mi tolgono centinaia di euro all'anno dalla busta paga. E ogni volta ripetono che passerà e che, dopo la crisi, torneremo alle retribuzioni di prima. Poi ti fanno sapere che non è vero, che non servi più e che i polacchi sono bravi quanto te e li pagano un terzo. La proposta di equiparare gli stipendi ai loro è folle: provino pure i polacchi a mantenersi in Italia col nostro costo della vita. Prima che sia finita, restituiremo il favore alla fabbrica. Non uscirà più una sola lavatrice fino a che non torneranno sui loro passi".
Opposta la reazione di un collega ghanese (la presenza di africani, "in linea", è folta) che non vuol rivelare il nome e non si può permettere di restare senza lavoro: "La mia famiglia ha bisogno di qualsiasi entrata per restare in Italia. Senza lavoro non c'è permesso di soggiorno e il rientro in Africa è obbligato. I soldi che ci propongono sono una miseria, ma qualcosa è qualcosa e niente è niente. Per noi non ci sono alternative".
È vero, per i migranti le condizioni e le istanze sono diverse, ma c'è anche chi non intende cedere: un altro ghanese, anche lui anonimo, è convinto che "con 800 euro al mese, moglie e tre figli da mantenere e un mutuo da pagare, perché ho comprato casa qui, non ce la possiamo fare. La nostra professionalità è fuori discussione: l'azienda ci deve rispetto per quanto abbiamo dato e i risultati economici di questi anni, nonostante la crisi, tutt'altro che disprezzabili, sono lì a dimostrarlo".
"Se serve andremo fino a Roma a fare sentire la nostra voce. Era il mio sogno un viaggio nella Capitale, ma avrei preferito farlo in altre circostanze". E comunque, tutti lì, a bloccare la produzione; con un presidio che continuerà anche stanotte e fino all'incontro con Zanonato a Roma, oggi alle 15.
Nel frattempo una delegazione di lavoratori sta manifestando di fronte al Consolato svedese in Lista di Spagna, a Venezia.
Fonti: blog dei lavoratori; notiziario Ansa
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