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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Presentato in anteprima al Teatro Stabile Sloveno lo spettacolo "Trieste, una città in guerra"

Presentato in anteprima al Teatro Stabile Sloveno lo spettacolo

Trieste - Il funambolo è avvezzo agli equilibrismi e sa come arrischiarsi nel suo procedere sospeso fra cielo e terra: così sembrava dispiegarsi il tema dello spettacolo "Trieste, una città in guerra", presentato in anteprima giovedì 13 novembre e in questi giorni in scena al ridotto del Teatro Stabile Sloveno.

Un titolo di questo genere, in cartellone quest’anno, sembrerebbe un dovuto omaggio del TSS alla memoria del centenario della Grande guerra, se tale scelta non mostrasse un tratto più interessante. È infatti, la messa in atto di una coproduzione fra il TSS e il Rossetti nata da un progetto proposto da un terzo ente, la Casa del lavoratore teatrale, compagnia stabile nata nel capoluogo giuliano nel 2012.

Torna in mente il "Tesla" di Pandur che il TSS ospitò diversi anni or sono, in cui i personaggi si esprimono ciascuno nella propria lingua. Ma qui il gioco è più forzato, è estremo e in questo nostro delicato periodo politico per quel che riguarda il futuro della cultura e dello spettacolo nella nostra regione e nel nostro paese, sembra riuscire a mostrare il volto più autentico della nostra identità culturale.

Quell’immagine di noi che tutti vorremmo vedere, quella che ha origine, si innesta e germoglia dalle nostre differenze a volte in armonia, altre in antitesi, forse semplicemente frutto di un’amalgama in cui confluiscono le nostre singole anime.

I personaggi nati dalle visioni di due autori Marko Sosic, il cui testo è "Kakor v snu/ Come nel sonno" e di Carlo Tolazzi "Farina, castagne e gesso: il pane dell’attesa", fuse assieme dalla drammaturgia di Eva Kraševec e dalla regia di Igor Pison, dialogano sui diversi piani dei propri interessi. Non usano lo stesso codice linguistico, non parlano di interessi comuni, non vogliono la stessa cosa. Li accomuna solo l’attesa della fine del doloroso conflitto, anche se pure in questo vi sono differenze e qualcuno riesce a trarre il proprio beneficio, laddove altri perdono la vita.

Tutto è cucito assieme, e questa è la parte più debole della messa in scena, da un ipotetico autore-regista, malgrado l’interpretazione riuscita di Primož Forte, che tesse le trame fino a diventarne spettatore incapace di modificare gli eventi, invischiato nello stesso intrigo di morte.

Ottimo lo stile frammentario e riflessivo dei pensieri che emergono come monologhi le cui eco si perdono nell’incomprensione dei dialoghi e rivelano l’inconfondibile firma di Marko Sosic, un po’ meno interessante il viluppo narrativo che rimane sullo sfondo e non riesce a bucare l’attesa catartica del pubblico.

La regia di Pison si avvale di effetti video proiettati su di una ingombrante tenda che divide gli spettatori dal palcoscenico, forse icona di quella dicotomia fra pensieri e realtà, che sola permette ai personaggi di sopravvivere al dolore delle assenze.

Le prese in diretta dei volti eseguite con una camera utilizzata dagli stessi attori, si sovrappongono ad altre immagini, creando l’ambiente psichico che ci si attende dallo spettacolo, forse sporcato da alcuni elementi scenografici troppo e inutilmente descrittivi, ma che sbiadiscono in secondo piano.

L’emozione che avvolge gli spettatori, nasce dalle interpretazioni magistrali delle tre donne, espressioni della follia collettiva che ora diventano sentimento realistico, ora volo chimerico, Nikla Petruška Panizon, Lara Komar, della compagnia stabile del TSS e Maria Grazia Plos della compagine della Casa del lavoratore teatrale.

Ancora una volta tutte e tre mostrano di saper donare al pubblico quei sentimenti che solo grazie ad una sicura interpretazione attoriale riescono ad attraversare e superare le parole dette e le indicazioni ricevute. Gli altri attori sono Massimiliano Borghesi, Roberta Colacino, Adriano Giraldi, Tadej Pišek, Maurizio Zacchigna e Lorenzo Zuffi.

Lo spettacolo si replica al Ridotto dello Sloveno fino al 30 di questo mese e dal 2 al 22 dicembre al Rossetti, in Sala Bartoli. Prevista una tappa a Gorizia, dal 24 al 27 novembre prossimi.

(foto di Luca Quaia)

Lo spettacolo “Trieste, una città in guerra/Trst, mesto v vojni” : per dar voce ad una Trieste multilingue e multiculturale

Lo spettacolo “Trieste, una città in guerra/Trst, mesto v vojni”: per dar voce ad una Trieste multil

Trieste - “Trieste, una città in guerra/Trst, mesto v vojni”nasce da due diversi testi teatrali, entrambi inediti e commissionati proprio per questo progetto e scritti l’uno - quello di Marko Sosič, in lingua slovena, l’altro, di Carlo Tolazzi in italiano.

Lo spettacolo verrà presentato in anteprima, stasera giovedì 13 alle ore 20.30 e la prima in abbonamento andrà in scena, domani venerdì 14 novembre alle ore 20.30 al Ridotto del Teatro Stabile Sloveno. Le repliche in questa sala proseguiranno fino al 30 novembre. Dal 2 al 22 dicembre lo spettacolo proseguirà il suo percorso alla Sala Bartoli del Politeama Rossetti, inserito nel cartellone Prosadel Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.

I due testi, dove le storie di chi è partito per il fronte e di chi attende il suo ritorno sono trattate in un intreccio di elementi realistici e trasfigurazione poetica, sono stati uniti in un unico racconto teatrale dal giovane regista triestino Igor Pison e dalla drammaturga Eva Kraševec.

“Kakor v snu”(“Come nel sonno”) - di Marko Sosič e “Il pane dell’attesa” di Carlo Tolazzi raccontano, ognuno a proprio modo, il periodo bellico. Da una parte con la rappresentazione della vita quotidiana in una città caratterizzata dalla vicinanza del confine, dall’altra con la riflessione poetica dei singoli nel loro approccio alla grande catastrofe. L’indirizzo comune impresso dal regista all’allestimento e alla drammaturgia assume come punto di vista lo sguardo di generazioni di persone che non hanno vissuto le vicende belliche in prima persona e che comprendono la difficoltà e la responsabilità di trasmettere al di là di ogni retorica contenuti ancora pienamente validi, a un secolo dallo scoppio della Prima guerra mondiale.

 “Attraverso quali occhi vuoi che racconti una storia che sarà solo una tra mille?”-  la domanda che troviamo nel testo contiene in sé gli interrogativi e le risposte che autori e cast si sono posti nell’intraprendere questo progetto. Per questo motivo l’allestimento rimane ancorato al nostro tempo mettendo in scena un set cinematografico dove attori e regista rappresentano vicende e sentimenti legati al primo conflitto mondiale. Se all’inizio si percepisce la distanza data dalla finzione nella quale emergono frammenti di memoria, presto i protagonisti proveranno invece un coinvolgimento che trascende la semplice rappresentazione per entrare nella riflessione e nel sentire profondo di ognuno. Il passato e il presente convivono per raccontare l’assurdità della guerra attraverso l’attesa delle donne, il dolore di chi ha vissuto le trincee, capitoli di storie individuali tra le quali non si può scegliere una vicenda emblematica, ma solo abbracciarle tutte in una comune dimensione umana e tragica.

La valenza dello spettacolo, oltre per il contenuto trattato, nasce, anche, dalla capacità di essere riusciti a realizzare l’intero progetto, partendo dai testi commissionati,  in una molteplicità linguistica e culturale. La produzione, infatti, nasce da soggetti che sono emblema di tale molteplicità, il regista appartiene a questo complesso e prezioso tessuto, lo spettacolo è recitato in sloveno, italiano, con qualche parola in tedesco da una compagnia mistilingue che dopo cent’anni, armonizza attraverso il teatro là dove la guerra ha diviso e distrutto.

Per questo è sembrato importante, a coloro che hanno curato la nascita e la messa in scena di questo spettacolo, illustrare al pubblico, invitandolo a partecipare ad un ciclo di incontri, tre per l’esattezza, ad ingresso libero, al Teatro Sloveno e al Politeama Rossetti, tutte le fasi della sua creazione, avvalendoci della preziosa testimonianza degli artisti che ne sono stati i creatori.

Così nella giornata di venerdì 28 novembre al Teatro Sloveno alle ore 19, si potranno incontrare gli autori Marko Sosič e Carlo Tolazzi,a moderare l’incontro il direttore del Teatro Rossetti Franco Però. Il confronto verterà sulle  rispettive poetiche drammaturgiche e sui punti di vista scelti per trattare il tema della Grande Guerra.

Lunedì 1 dicembre al Politeama Rossetti alle ore 17.30, avrà luogo l’incontro con Fabio Todero, la dramaturg Eva Kraševec ed il regista Igor Pison. Tema dell’incontro: “Dalla pagina alla scena” : a questa delicatissima fase creativa hanno collaborato la Dramaturg Eva Kraševec e il regista Igor Pison che hanno fuso i due lavori drammaturgici in un unicum armonico e significante, adatto ad essere agito sulla scena. Interverrà all’incontro lo storico Fabio Todero che con la sua consulenza ha assistito gli artisti della Casa del lavoratore teatrale nella prima fase del progetto.

Incontro conclusivo, venerdì 12 dicembre al Politeama Rossetti alle ore 17.30, con il regista Igor Pison, il costumista Igor Pahor e tutti gli attori: Nikla Petruška Panizon, Lara Komar, Maria Grazia Plos, Tadej Pišek, Massimiliano Borghesi, Primož Forte, Adriano Giraldi, Maurizio Zacchigna, Roberta Colacino e Lorenzo Zuffi. Per illustrare il percorso che va dal magico momento delle prove, dalla prima lettura e comprensione del testo, alla memorizzazione, al momento in cui diviene vivo sulla scena. Scopriremo la creazione dei personaggi, della loro anima e del loro aspetto, la tensione dei loro rapporti, la poetica della messinscena in un incontro con gli artisti che sono i protagonisti di tutte queste fasi.

Lo spettacolo in prima assoluta “Trieste, una città in guerra/Trst, mesto v vojni” regia di Igor Pison  è  una coproduzione multilingue realizzata con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia - Il Rossetti e la Casa del lavoratore teatrale, su testi scritti espressamente per questo progetto da due autori che rappresentano la varietà culturale della regione Friuli Venezia Giulia: Marko Sosič e Carlo Tolazzi.

 

Pupkin Kabarett: “Chi non lascia raddoppia” in prima nazionale al Teatro Miela

Pupkin Kabarett: “Chi non lascia raddoppia”  in prima nazionale

Trieste –  Torna è ufficiale: quest’anno la compagnia di indomiti picchiatelli mitteleuropei che  animerà non solo l'inizio settimana ma anche il week end. Inizia così venerdì 14 novembre ore 21.01 al Teatro Miela e la replica lunedì 17 novembre sempre alle ore 21.01.

Nella sua eroica dodicesima stagione, il Pupkin Kabarett si rinnova nel format e nel calendario e si produrrà un imperdibile appuntamento mensile il venerdì sera, uno spettacolo-evento preparato con cura maniacale, riproposto in “replica disordinata” il lunedì successivo. 

Questo per accontentare quelli che hanno bisogno di affrontare il fine settimana con leggerezza e non solo quelli che con ritmo vogliono iniziarla. Per la prima volta, nella storia delle serate al Miela, la compagnia del Pupkin Kabarett si concederà il lusso di replicare lo spettacolo avendo poi due giorni a disposizione per "rovinare" quello che funzionava  e potenziare la demenzialità di alcuni numeri.

Troppa la concorrenza nella serata del lunedì: corsi di lingue, pilates, ceramica, danza afro cubana, psicoterapie di gruppo e consigli comunali hanno tolto negli anni l'esclusività al Pupkin di operare in città nel primo giorno della settimana. Il gruppo "instabile" è, tra l'altro, alla ricerca di nuovi complici da inserire nelle serate e sta cercando giovani attori capaci, nel corso di qualche stagione, di rottamare la vecchia classe dirigente della Compagnia.  Sono favorevoli all'abolizione dell'articolo 18, a patto che un operaio licenziato senza giusta causa,  possa ricevere almeno un quinto della liquidazione di Montezemolo. Tutte queste modifiche e riforme strutturali dell'attività, ci sono state richieste dall'Europa

Prevendita c/o biglietteria del teatro tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00; www.vivaticket.it

Organizzazione: Bonawentura

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