Presentato in anteprima al Teatro Stabile Sloveno lo spettacolo "Trieste, una città in guerra"
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- Categoria: Teatro
- Pubblicato Domenica, 16 Novembre 2014 18:45
- Scritto da Marzio Serbo
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Trieste - Il funambolo è avvezzo agli equilibrismi e sa come arrischiarsi nel suo procedere sospeso fra cielo e terra: così sembrava dispiegarsi il tema dello spettacolo "Trieste, una città in guerra", presentato in anteprima giovedì 13 novembre e in questi giorni in scena al ridotto del Teatro Stabile Sloveno.
Un titolo di questo genere, in cartellone quest’anno, sembrerebbe un dovuto omaggio del TSS alla memoria del centenario della Grande guerra, se tale scelta non mostrasse un tratto più interessante. È infatti, la messa in atto di una coproduzione fra il TSS e il Rossetti nata da un progetto proposto da un terzo ente, la Casa del lavoratore teatrale, compagnia stabile nata nel capoluogo giuliano nel 2012.
Torna in mente il "Tesla" di Pandur che il TSS ospitò diversi anni or sono, in cui i personaggi si esprimono ciascuno nella propria lingua. Ma qui il gioco è più forzato, è estremo e in questo nostro delicato periodo politico per quel che riguarda il futuro della cultura e dello spettacolo nella nostra regione e nel nostro paese, sembra riuscire a mostrare il volto più autentico della nostra identità culturale.
Quell’immagine di noi che tutti vorremmo vedere, quella che ha origine, si innesta e germoglia dalle nostre differenze a volte in armonia, altre in antitesi, forse semplicemente frutto di un’amalgama in cui confluiscono le nostre singole anime.
I personaggi nati dalle visioni di due autori Marko Sosic, il cui testo è "Kakor v snu/ Come nel sonno" e di Carlo Tolazzi "Farina, castagne e gesso: il pane dell’attesa", fuse assieme dalla drammaturgia di Eva Kraševec e dalla regia di Igor Pison, dialogano sui diversi piani dei propri interessi. Non usano lo stesso codice linguistico, non parlano di interessi comuni, non vogliono la stessa cosa. Li accomuna solo l’attesa della fine del doloroso conflitto, anche se pure in questo vi sono differenze e qualcuno riesce a trarre il proprio beneficio, laddove altri perdono la vita.
Tutto è cucito assieme, e questa è la parte più debole della messa in scena, da un ipotetico autore-regista, malgrado l’interpretazione riuscita di Primož Forte, che tesse le trame fino a diventarne spettatore incapace di modificare gli eventi, invischiato nello stesso intrigo di morte.
Ottimo lo stile frammentario e riflessivo dei pensieri che emergono come monologhi le cui eco si perdono nell’incomprensione dei dialoghi e rivelano l’inconfondibile firma di Marko Sosic, un po’ meno interessante il viluppo narrativo che rimane sullo sfondo e non riesce a bucare l’attesa catartica del pubblico.
La regia di Pison si avvale di effetti video proiettati su di una ingombrante tenda che divide gli spettatori dal palcoscenico, forse icona di quella dicotomia fra pensieri e realtà, che sola permette ai personaggi di sopravvivere al dolore delle assenze.
Le prese in diretta dei volti eseguite con una camera utilizzata dagli stessi attori, si sovrappongono ad altre immagini, creando l’ambiente psichico che ci si attende dallo spettacolo, forse sporcato da alcuni elementi scenografici troppo e inutilmente descrittivi, ma che sbiadiscono in secondo piano.
L’emozione che avvolge gli spettatori, nasce dalle interpretazioni magistrali delle tre donne, espressioni della follia collettiva che ora diventano sentimento realistico, ora volo chimerico, Nikla Petruška Panizon, Lara Komar, della compagnia stabile del TSS e Maria Grazia Plos della compagine della Casa del lavoratore teatrale.
Ancora una volta tutte e tre mostrano di saper donare al pubblico quei sentimenti che solo grazie ad una sicura interpretazione attoriale riescono ad attraversare e superare le parole dette e le indicazioni ricevute. Gli altri attori sono Massimiliano Borghesi, Roberta Colacino, Adriano Giraldi, Tadej Pišek, Maurizio Zacchigna e Lorenzo Zuffi.
Lo spettacolo si replica al Ridotto dello Sloveno fino al 30 di questo mese e dal 2 al 22 dicembre al Rossetti, in Sala Bartoli. Prevista una tappa a Gorizia, dal 24 al 27 novembre prossimi.
(foto di Luca Quaia)