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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Trieste - “Goli Otok. Isola della libertà” va in scena da stasera al Teatro Rossetti

Trieste - “Goli Otok. Isola della libertà” va in scena da stasera al Teatro Rossetti

Trieste - Presentato in forma di lettura scenica nel novembre 2012, Goli Otok ha colpito nel segno sia per la precisione della ricostruzione storica di episodi quasi sconosciuti, sia per la  toccante ed efficace sintesi drammaturgica di Renato Sarti e l'interpretazione incisiva ed emozionante di Elio De Capitani. È stato naturale - per il Teatro dell’Elfo – assicurare all’operazione la forma definitiva di spettacolo: un’allestimento molto applaudito e che ora approda al Politeama Rossetti.

Lo spettacolo va in scena da mercoledì 13 a domenica 17 maggio, per la stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.

Il testo nasce dai ricordi e dalla testimonianza di Aldo Juretich, un anziano nato a Fiume negli anni Venti, e trasferitosi poi a Monza. Dopo la Seconda Guerra mondiale visse la terribile esperienza di Goli Otok, il peggiore dei campi di internamento di Tito, in cui furono rinchiusi – dopo la rottura del Cominform fra la Jugoslavia e l'URSS – quei traditori che rimasero fedeli a Stalin.

Nell’inferno di Goli Otok finì così una parte importante della gloriosa ed eroica Resistenza jugoslava: semplici resistenti ma anche eroi di Spagna, comandanti partigiani, membri di primo piano del Partito Comunista Jugoslavo, scrittori, poeti, artisti e persino ex agenti dell'Udba, la spietata polizia segreta che denunciava, arrestava, massacrava gli avversari di Tito.

Fra mille altre sofferenze (fame, sete, malattie, atroci violenze) il principio fondamentale su cui si reggeva il sistema di Goli Otok era quello del "ravvedimento". Il prigioniero doveva rivedere la propria posizione e per dimostrarlo c’era un modo molto semplice: massacrare gli ex compagni, i propri amici, a volte i fratelli, i figli, i padri. Le mogli degli internati che rimanevano a casa, per dimostrare di non essere staliniste dovevano divorziare dal proprio marito e se non lo facevano erano licenziate, costrette ai lavori più umilianti e a vedere i figli espulsi dalle scuole per indegnità.

Una volta finito l'internamento a Goli Otok, per gli ex prigionieri cominciava un secondo inferno: quello del rientro e del completo isolamento nella società. Prima di riacquistare la propria libertà erano praticamente costretti a firmare un documento in cui dichiaravano che non avrebbero mai fatto cenno alla loro storia. Come cani randagi erano tenuti a debita distanza dagli altri e loro stessi si guardavano bene di parlare con amici e conoscenti per non coinvolgerli in una spirale di sospetti che durò molti decenni, persino dopo la morte di Tito.

Per Aldo Juretich, questa fase perdurò anche dopo essere riuscito a trasferirsi in Italia: «Il sospetto è più forte della certezza. Una volta che sei finito nelle grinfie della polizia segreta quella non ti molla». Juretich, nonostante l'esperienza vissuta, era rimasto ancora saldamente legato a quei principi (traditi e disattesi) che lo avevano spinto ad aderire alla lotta partigiana, al Partito Comunista: l'internazionalismo, la pace, la libertà. 

Nel testo Aldo (interpretato da Elio De Capitani, regista e attore eccellente, che ricorderemo straordinario nel 2010 in Angels in America) viene visitato da un medico (Renato Sarti), pure lui di origine croata, il quale, dopo aver letto il libro Goli Otok, di Giacomo Scotti, riesce a convincerlo a raccontare la sua terribile esperienza. Al di là di un inevitabile coinvolgimento emotivo - anche se solo per un brevissimo lasso di tempo -  il dottore stesso finirà nel gorgo di quell’inquietante passato, di cui poco o nulla si sa.

Goli Otok - Isola della libertà nasce da un progetto di Elio De Capitani e Renato Sarti. Il testo è di Renato Sarti mentre la regia è firmata da entrambi, Elio De Capitani e Renato Sarti, che applaudiamo anche in scena.

Le musiche sono di Carlo Boccadoro, le luci di Nando Frigerio.

Lo spettacolo è prodotto dal Teatro dell'Elfo in collaborazione con Teatro della Cooperativa

Si ringraziano  Giacomo Scotti (autore del libro Goli Otok), Ada Juretich, il Mittelfest 2011 (dove il testo è stato letto per la prima volta), Michela Aiello, Nora Picetti e Riccardo Molino che hanno aiutato a raccogliere la testimonianza di Aldo Juretich.

Goli Otok - Isola della libertàdebutta al Politeama Rossetti - Sala Assicurazioni Generali martedì 13 maggio alle ore 20.30 e replica in orario serale fino a sabato 16 maggio. Domenica 17 maggio lo spettacolo va in scena alle ore 16.

I biglietti sono disponibili presso i consueti circuiti e punti vendita dello Stabile regionale. Ulteriori informazioni sul sito del teatro www.ilrossetti.ite al tel 040-3593511.

 

 

Neil Simon, "Fools" e il Malignani: un trio esilarante e commovente va in scena allo Splendor

Neil Simon,

San Daniele del Friuli (Ud) - Una vecchia storia yiddish racconta che, da qualche parte nel mondo, esiste un "paese degli scemi" dove tutti i suoi abitanti sono stupidi. Da questo racconto popolare il drammaturgo Neil Simon attinse, per scrivere la sua commedia teatrale "Fools", portata in scena sul palco dello Splendor ieri sera dai ragazzi dell'Isis Malignani di Udine, per la quarta serata della rassegna di teatro studentesco "Prepaliamoci".

Un testo che in origine aveva soli 10 personaggi e riadattato per il nutrito gruppo, con ben 35 elementi, mischiando platea e spettacolo in una serie esilarante di gag e personaggi. E, infatti, il tutto inizia "oltre" il palcoscenico, prima ancora della fiaba, attraverso finte prove generali che ritorneranno anche più avanti. Fin da subito, quindi, il pubblico è coinvolto, come se la scena si fosse allargata a tutto lo Splendor e i presenti fossero catapultati in un'altra dimensione.

Tra fantasia e realtà, ecco che la storia comincia. In un minuscolo paesino ucraino, Kulyenchikov, tanti anni fa arrivò un giorno il maestro Leon Steponovitch Tolchinsky, con il compito di insegnare alla figlia del dottore (anzi, dei due dottori!) Zubritsky, Sophia. Ma ben presto l'impresa si rivelò titanica: sugli abitanti del posto, infatti, pesava un'antica maledizione che li rendeva scemi. C'erano solo due modi per romperla: o far imparare qualcosa in un giorno alla giovane Sofia o questa doveva sposarsi con il Conte Gregor Yousekevich, l'ultimo discendente di colui che maledì il popolo.

Tutti i maestri arrivati al villaggio avevano rinunciato a questo compito, ma per Leon era diverso: l'amore, infatti, lo legava alla ragazza e, anche se lei non poteva amarlo per colpa dell'incantesimo, entrambi volevano stare insieme. "Preferirei saper amarti un giorno solo, piuttosto che ignorarlo tutta la vita" era il suo desiderio più grande, una stella che chiede di volare, nel mezzo del delirio generale: c'è spazio anche alle lacrime del cuore per il pubblico, non solo per quelle dalle risate.

Il giovane docente si mise in gioco allora per riportare il senso a Kulyenchikov, dove gli abitanti avevano risposto alla domanda sul senso della vita con..."12! No, 14!", rivolgendosi al Conte Gregor, uno di quei cattivi ambigui, difficili da identificare totalmente e per questo veramente pericolosi, come ha detto il gruppo nell'incontro con il pubblico a fine spettacolo. Ma i piani cambieranno all'improvviso, spiazzando personaggi e platea, per infine concludersi con questi due che entrano ancora una volta in contatto: il teatro diventa per qualche istante, colorando ogni cosa di sensata follia.

Tra tutte le scuole che finora sono passate per "Prepaliamoci", il Malignani è stata quella più entusiasmante e coinvolgente. Vuoi le modifiche necessarie al testo per questioni di numero degli attori, vuoi la carica di humor che nasce dalle battute degli scemi, "Fools" ha avuto il merito di raccontare una fiaba "ideologica" (come è stata definita in apertura, nella foto di Giulia Zamboni) su molteplici aspetti: l'uso della ragione, i rapporti di potere, l'amore e il senso dell'esistenza. Tutto ridendoci sù, ma senza mai banalizzare niente.

Dopo citazioni che vanno da Nietzsche e Bram Stocker, per arrivare a Shakespeare, e personaggi inventati da zero dagli stessi ragazzi, bravissimi ad alternarsi o mischiarsi a quelli originali, lo spettacolo ha ricevuto un applauso entusiasta (fino a una piccola standing ovation) a testimonianza di quanto sia stato apprezzato.

Il prossimo appuntamento del Malignani sarà giovedì 14, alle 21.15, al Palamostre di Udine per il Palio, mentre "Prepaliamoci" proseguirà mercoledì 13, ore 20.30, con il liceo Scientifico Marinelli e "L'avaro" di Molière.

L'Antigone del Bertoni allo Splendor dà vita ai dualismi eterni dell'uomo

L'Antigone del Bertoni allo Splendor da vita ai dualismi eterni dell'uomo

San Daniele del Friuli (Ud) - Passato il weekend del primo maggio, riprendono al Teatro Splendor gli appuntamenti di "Prepaliamoci", la rassegna dedicata ai gruppi teatrali che si esibiranno al Palio studentesco. Ieri, alla terza serata, sono andati in scena i ragazzi dei licei Classico e Scientifico Bertoni di Udine con uno spettacolo alquanto suggestivo: "Antigone - Il dono" di Sofocle.

Tebe, antica Grecia. Dopo il regno di Edipo, e il suo tragico epilogo, sale al potere Creonte, che proibisce ad Antigone, figlia del precedente sovrano, di seppellire il defunto fratello Polinice. Questo, infatti, era morto nella lotta con il fratello Eteocle (per motivi dinastici, anche se nella rappresentazione non lo si capisce bene) ma Creonte decide di celebrare i funerali solo di quest'ultimo. Lasciando così l'altro alla mercé di animali feroci.

Sfidando gli ordini del re, Antigone (che è a sua volta sua nipote) decide di seppellire anche l'altro. Ismene, sua sorella, ha troppa paura per aiutarla e si tira indietro. Quando Creonte lo scopre, condanna a morte la parente, ma anche l'altra donna, tormentata dai sensi di colpa vorrebbe seguirla: rifiutata da lei, viene crudelmente risparmiata dal sovrano.

Il destino tragico coinvolge anche Emone, figlio di Creonte e promesso sposo di Antigone, che dopo aver saputo del suicidio in prigione dell'amata, si toglie la vita. Il re, distrutto dal dolore, si pente per tutto il male che ha provocato, arrivando così a uccidere, indirettamente, il suo discendente, ma il finale riserva un messaggio di speranza per la vita futura. Che torna a battere, nell'oscurità dell'animo umano.

Complicata, intensa, angosciante: la tragedia portata in scena dal Bertoni è questo e molto di più. Ispiratisi alla versione del 1967 del Leaving Theatre e con numerossime citazioni e omaggi alla tradizione del teatro greco, i ragazzi hanno dato vita a uno spettacolo dinamico, in continuo movimento e mutamento. A dare una marcia in più a ciò è stata la completa assenza di scenografie sul palco, come fece appunto la celebre compagnia newyorkese, che ha dato la possibilità di esprimere tutto loro stessi durante la rappresentazione.

Al pari degli attori protagonisti, tra cui un Antigone estremamente ricca di pathos e un Creonte che lascia qualche dubbio nella recitazione, importantissimo è stato il coro, capace di intonare canti ed eseguire coreografie bellissimi e affascinanti. Per quanto riguarda i personaggi, le interpretazioni hanno svelato una drammaticità che ha colpito nell'animo, ponendo lo spettatore di fronte a tematiche sempre attuali come il potere, il rapporto padre-figlio, uomo-donno, i sentimenti.

Come dopo ogni appuntamento, anche ieri i giovani attori si sono confrontati con il pubblico finito lo spettacolo. E gli spunti per riflettere non sono mancati, soprattutto per i ragazzi che da questa esperienza, come hanno detto loro stessi, hanno imparato a vedere le cose con un punto di vista diverso: una delle grandi magie del teatro.

"Prepaliamoci" ritorna domenica 10, alle 20.30, con il gruppo teatrale del Malignani e il suo "Fools" di Neil Simon. Il Bertoni sarà, invece, stasera al Palamostre di Udine per il Palio, alle 21.15.

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