Un gattino abbandonato al casello di Latisana trova casa a Cividale
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- Pubblicato Lunedì, 13 Luglio 2015 19:18
- Scritto da Autovie Venete - Raffaella Mestroni
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Palmanova (Ud) - Il più delle volte sono i cani ad essere abbandonati, ma ultimamente capita anche ai gatti. Chi va in vacanza non trova di meglio che abbandonarli in autostrada, in area di servizio spesso, a volte ai caselli. E così è accaduto pochi giorni fa a un piccolo - ma in questo caso fortunato - gattino.
Il miagolio, flebile flebile, arrivava dal tunnel sotterraneo che collega la carreggiata est con quella ovest dell'autostrada A4. Un primo sopralluogo effettuato dal personale di turno al casello di Latisana, però, non aveva dato risultati.
Al passaggio delle consegne, durante il cambio di turno, altro sopralluogo degli esattori: strano ma vero, il miagolio si sentiva ma non si riusciva a capire da dove arrivasse.
Il tunnel che collega un lato all'altro dell'autostrada, infatti, oltre a disporre di numerose uscite (una per ogni pista) di servizio, è attraversato anche da tutti i servizi necessari al funzionamento del casello, grandi tubi e condotte di vario genere. Un posto ideale, quindi, per un micio spaventato che vuole nascondersi.
Antenne dritte, quindi, da parte degli esattori che hanno tenuto d'occhio le scale d'accesso alla cabina. E proprio da una di queste, a un certo punto, è spuntata la testolina di un gattino nero nerissimo e molto spaventato. Abbandonato sul piazzale da una vettura che ha approfittato degli ampi spazi antistanti al casello per rallentare e buttarlo fuori dall'auto, il povero gatto, per fortuna, anzichè dirigersi verso il centro del piazzale, dove transitano le auto, si è diretto verso la cabina di esazione, trovando rifugio nel tunnel.
L'esattore che lo ha recuperato se lo è anche portato a casa, dove però di felini ne ha già più d'uno. Che fare? Far partire il tam tam telefonico che come sempre ha funzionato. Destinazione finale del micio Cividale del Friuli, dove ha trovato casa definitivamente. E' proprio vero che "l'importante è avere fortuna nella sfortuna".
Trieste punta al guinness dei primati con la coperta all'uncinetto più grande d'Italia
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- Pubblicato Sabato, 20 Giugno 2015 00:00
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Il capoluogo del Friuli Venezia Giulia sfida il guinness dei primati con la coperta all'uncinetto più grande d'Italia: il 20 giugno piazza Unità d’Italia è stata "vestita" dall'unione di tante pezze fatte a mano che comporranno la coperta-patchwork realizzata dalle appassionate creative di tutto il Paese.
Un'iniziativa ideata dall'artista Luisa De Santi per l’associazione culturale Picknitartcafe, che ha lanciato una sfida per battere il recente record mondiale realizzato in Sudafrica: 1.020 metri quadrati di coperta. Quella esposta è l’opera tessile di "yarn bombing" ("Urban knitting") più grande d’Italia.
Negli ultimi sei mesi, l’associazione Picknitartcafe ha incontrato le creative interessate a partecipare e ricevuto numerose adesioni - oltre 700 - dalle appassionate di uncinetto di tutta Italia e dall'estero, che hanno spedito le proprie pezze fatte a mano alla sede dell'associazione.
E le "artiste dell'uncinetto" che hanno inviato le proprie creazioni, previa iscrizione, sono in prima fila tra le artefici dell’opera collettiva, dopo aver assemblato le pezze in piazza Unità d'Italia.
La direzione artistica e il coordinamento dell’iniziativa sono a cura di Luisa De Santi, presidente di Picknitartcafe.
Al termine dell'evento, le pezze vengono nuovamente divise e vendute. Il ricavato va ad Aism Trieste (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) per finanziare progetti di sostegno ai pazienti.
(foto Twitter da Comune di Trieste)
www.lacopertapiugrandedelmondo.it
www.picknitartcafe.com
Spreco alimentare: ogni anno in media una famiglia italiana butta 49 chili di cibo
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- Pubblicato Giovedì, 05 Febbraio 2015 21:20
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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7,65 miliardi di euro (316 per famiglia): questo il valore del cibo che viene sprecato ogni anno. Per contrastare e prevenire questo fenomeno, il Ministero dell'Ambiente ha scelto la data del 5 febbraio come giornata nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare.
Tale problematica non coinvolge soltanto il portafogli, ma anche l'ambiente: ogni anno in Italia, infatti, vengono buttati 1,19 milioni di tonnellate di cibo. Circa 76 chili a testa.
Una quantità che la Fao ha indicato come responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di CO2, che mette l'Italia al terzo posto mondiale per emissioni dietro Cina e Usa.
Lo spreco alimentare comporta anche un impatto non indifferente sulla biodiversità e sul clima: un allarme che viene rilanciato dal World Wildlife Fund (WWF) nell'anno del vertice mondiale di Parigi sugli impegni di riduzione delle emissioni di CO2 al livello globale.
I dati resi noti nel rapporto “Food wastage footprint. Impacts on natural resources” realizzato dal Dipartimento di gestione ambientale e delle risorse naturali della FAO nel 2013, segnalano infatti che l’impronta di carbonio del cibo prodotto ma non mangiato e quindi sprecato ogni anno, viene stimata in 3.3 miliardi di tonnellate di CO2, una cifra complessiva che inserisce questo sconcertante dato di emissioni di prodotti che non vengono neanche utilizzati, al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di CO2 a livello mondiale dopo Cina e Stati Uniti.
La responsabilità è dei consumatori, che spendono in media 316 euro all'anno in cibo che per disattenzione o negligenza viene buttato senza essere consumato, ma anche di un sistema produttivo che troppo spesso perde cibo e risorse lungo la filiera, fino al 50% delle perdite totali, prima ancora che arrivino in tavola.
Il cibo prodotto e sprecato occupa quasi 1,4 miliardi di ettari di terra, costituendo il 30% della superficie occupata da terre agricole a livello mondiale.
Il diretto costo economico dello spreco alimentare dei prodotti agricoli (escludendo i prodotti del pescato) viene valutato sui 750 miliardi di dollari, una cifra equivalente al Pil della Svizzera.
Numeri allarmanti che coinvolgono anche le risorse idriche del pianeta. Globalmente il consumo di acqua che è collegato allo spreco alimentare è di circa 250 km cubici, equivalenti al flusso idrico annuale del Volga oppure a tre volte il volume delle acque del lago di Ginevra.
I dati sullo spreco alimentare in Italia evidenziano che il 54% controlla quotidianamente il frigorifero, il 65% controlla almeno una volta al mese la dispensa, solo il 36% dichiara di attenersi rigorosamente alla data di scadenza dei prodotti.
La ricerca condotta da GfK Eurisko ha permesso anche di quantificare le dimensioni del fenomeno in Italia: ogni anno in media una famiglia italiana butta 49 chili di cibo per un totale di 1,19 milioni di tonnellate di alimenti.
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