Due lampi nel buio: Malala e Satyarthi Nobel per la pace "eroi del quotidiano"
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- Pubblicato Domenica, 26 Ottobre 2014 15:09
- Scritto da Silvano Magnelli
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Trieste - Se c’è un sentimento che ci accomuna oggi è la sensazione, a mio avviso eccessiva, di totale incertezza, di buio disperato e di malumore generalizzato.
Non che non ce ne siano i motivi e purtroppo in abbondanza, eppure credo che si continui a cogliere solo alcuni aspetti parziali della realtà, come se stessimo perdendo quell’istinto di promozione e di risalita, che da sempre è stato la fortuna nascosta e sempre pronta ad emergere dell’essere semplicemente uomini.
Recentemente dentro questo assetto planetario rabbuiato, sono apparse due personalità luminose, che richiamano in campo quelle energie nascoste e poco praticate, senza le quali purtroppo l’oscurità può avere la meglio.
Il Premio Nobel per la Pace è stato assegnato quest’anno alla pari a due sconosciuti cittadini asiatici, una pachistana di appena 17 anni, di fede musulmana, e ad un operatore sociale indiano. La decisione del comitato dei saggi di Oslo ha il timbro della clamorosa novità e per molti motivi.
Con questo premio inconsueto si è voluto dare infatti un riconoscimento a quella moltitudine di “piccoli e invisibili” eroi del quotidiano, che in tutto il mondo tengono letteralmente il mondo stesso sulle spalle, facendo bene il proprio dovere e spesso qualcosa in più, un’armata di pace senza armi, tranne quelle dell’impegno altruistico e della responsabilità, che non solo esiste ed opera, ma rende la vita accettabile a molti altri esseri umani.
Malala e Satyarthi sono infatti due bellissimi volti nuovi e alternativi: la prima, una ragazza coraggiosa schierata per il diritto all’istruzione delle donne in Pakistan e per questo vittima di un attentato, e l’altro un liberatore di ben 80.000 bambini dalla schiavitù del lavoro clandestino.
Si tratta appunto di due sconosciuti “piccoli e invisibili”, che si sono spesi per molti ancora più piccoli, invisibili e deboli di loro.
Ma c’è di più: questo premio ha voluto decretare la condanna senza appello delle folate di violenza che stanno agitando le terre mediorientali o altre zone, e diradare inoltre la nebbia dell’indifferenza sui drammi collettivi nascosti e ignorati.
E c’è ancora da aggiungere che i prescelti sono appartenenti a comunità religiose che troppo sbrigativamente gli occidentali relegano nell’angolo dei pregiudizi, come se da esse possano sortire solo fanatismo e terrorismo.
Quelle comunità producono invece persone di alto livello, dei veri e propri “angeli custodi”, che rilanciano a tutti noi pensieri e comportamenti di enorme valore umano e spirituale, di cui forse proprio noi abbiamo particolarmente bisogno.
Una scelta perciò decisamente per la vita contro la morte fabbricata da altri e una scelta contro ogni forma di fanatismo e di fondamentalismo religioso, ideologico o politico che sia, per cui purtroppo si vedono ritornare in auge fedeli di tutte le religioni, ideologi e politici con un unico abito mentale da indossare e da far indossare, impegnati solo a costringere altri a pensarla come loro, impermeabili a qualsiasi tentativo di dialogo, orbitanti solo su se stessi, distanti da ogni diversità, che vivono come un attacco alle proprie sicurezze.
Malala e Satyarthi, riprendendo invece le grandi tradizioni non violente e misericordiose delle loro civiltà islamiche e induiste, le stanno connettendo naturalmente con le altrettanti grandi tradizioni del cristianesimo non violento, profetico e misericordioso e con l’umanesimo laico, immettendo così germi di fraternità in un momento di buio pesto e lanciando così due veri e propri lampi in questo buio.
Silvano Magnelli