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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Non è il "Paese delle Meraviglie", il Friuli teme il terrorismo dietro la cornetta

Non è il

Udine - La notizia della telefonata anonima alla sede del Consorzio Acque del Friuli Centrale, in breve Cafc, in viale Palmanova a Udine è sicuramente poco tranquillizante.

L'episodio è ormai noto a tutti in regione, ma per chi se lo fosse "perso", ecco un breve riassunto del tutto: nel pomeriggio del 4 settembre l'ente che si occupa di rifornire i rubinetti dei cittadini di 83 comuni in provincia di Udine è stato contattato da una donna che, in italiano e inglese stentati, ha detto di far parte di un gruppo terroristico islamico e che una bomba si trovava all'interno dell'edificio.

Dopo aver minacciato di farla esplodere se la struttura non fosse stata evacuata, ha rivolto la stessa minaccia per Gorizia, Pordenone e ancora Udine.

Alla fine, riagganciando, il panico ha trovato terrerno fertile nei dipendenti (avvisata di ciò solo alle 17 però) e nella dirigenza che, nonostante "l'invito" della voce, ha sgomberato tutti gli uffici dopo l'arrivo dei carabinieri.

Nessun ordigno è esploso fortunatamente, né è stato trovato qualcosa di simile all'interno del Cafc. Si sa che il messaggio veniva da una registrazione lasciata in segreteria ma non è stata memorizzata, tanto che ora le forze dell'ordine stanno tentando di recuperarla per analisi e accertamenti.

L'audio, secondo quanto riferito dalla segretaria che l'ha ascoltato, era poco chiaro ma una frase le è rimasta impressa: era riferita al Consorzio? Questo la voce non l'ha specificato e ci fermiamo qui con la cronaca. Perché i protagonisti principali di ieri sono proprio la bomba, o presunta tale, e la paura scoppiata dopo la telefonata.

Entrambe figlie di ciò che sta succedendo in questi giorni, con lo spettro degli estremisti islamici dell'ISIS in Iraq e ancora di più dai terribili fatti dell'11/9. Anche se il Medio Oriente è lontano e noi non siamo gli USA, l'Italia non è estranea, ahimè, alla parola "terrorismo". Il nostro Paese è pur sempre un alleato degli americani, tanto più che proprio in Friuli, ad Aviano, c'è una loro base militare da cui partono gli elicotteri verso est. 

Perché scegliere Udine per un attentato? E perché contro un ente minuscolo se paragonato a giganti come Eni, Enel o altri? Sui social network la notizia è stata immediatamente presa d'assalto dai commenti, più o meno "gentili", verso gli stranieri in generale. Senza però sapere se il pericolo era vero o si trattasse di uno scherzo imbecille come poi si è rivelato. 

La voce non avrebbe, inoltre, nemmeno parlato in arabo per cui dire che è una di "quei beduini là" è abbastanza difficile. Certo é che, la prima impressione che hanno avuti tutti, è stata sentire la morte in gola. Perché una bomba a Udine significa il crollo di tutte le sicurezze che una cittadina di provincia assicura, buone o cattive che siano.

In contesti come questi dilaga facilmente la xenofobia, nata dalla scintilla di un semplice sospetto che trova consistenza nel terrore nero dell'Occidente. Basta un nulla per far gridare all'untore e oggi come oggi l'ultima cosa che serve a questo Paese, al mondo intero, è un'altra assurda caccia alle streghe. Sarà stato un semplice scherzo cretino, ma ha fatto morire di paura. Per fortuna soltanto di quella.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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