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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

Intervista a Cristicchi: “Magazzino 18 lo considero una sorta di laurea”

Intervista a Cristicchi: “ Magazzino 18 lo considero  una sorta di laurea”

Trieste - Giovedì 6 novembre, ore 19, sono nel backstage del Teatro Rossetti di Trieste, aspetto Simone Cristicchi che sta finendo le prove per la prima di stasera. Dopo un anno, il suo fortunatissimo “Magazzino 18” ricalca il palco da cui è partito.

Il coro di bambini della scuola “StarTS Lab” è al lavoro sul palco, la “FVG Mitteleuropa Orchestra” diretta dal Maestro Sivilotti prova la partitura dello spettacolo. La voce di Cristicchi è forte, nitida e chiara, si respira l'emozione di ogni prima, anche se lo spettacolo ormai è rodato.

Conclusa la prova mi viene incontro con la sua nuvola di capelli, è un uomo gentile e disponibile con quella tranquillità molto “romana” che distende.

Lo rassicuro sul fatto che l'intervista sarà veloce visto che deve andare in scena a breve e lui risponde cortesemente che non ci sono problemi.

Dopo una stagione fortunatissima di “Magazzino 18” a Trieste c'è di nuovo il tutto  esaurito sino a domenica 9 novembre, giornata con doppia replica, tirando le somme legate all'emozione dopo un anno come ti senti?

L'emozione è aumentata, questo spettacolo è una sfida con me stesso, io lo considero una sorta di laurea nel mondo del teatro. In questi cinque anni non mi ha regalato niente nessuno, questo risultato lo devo alla mia caparbietà ed al fatto di aver avuto due grandi maestri: Alessandro Benvenuti, un mago del monologo a più voci e ad Antonio Calenda che mi ha fatto diventare “quasi” un attore (sorride, ndr).

Quando racconta della sua sfida nel portare “Magazzino 18” in giro per i teatri italiani e non, (è andato in scena anche a Toronto/Canada) Simone Cristicchi ti trasmette quella volontà di regalare al pubblico qualcosa che aiuti a capire di più, una sorta di coinvolgimento profondo, di innamoramento per un periodo storico (quello dell'esodo giuliano-dalmata) di cui, altrove, si sapeva poco e niente, ti racconta di una sfida anche per i teatri, che poi si sono ritrovati spesso con il tutto esaurito e di un suo senso di grande responsabilità nell'affrontare il tema.

Una curiosità, cosa ti ha portato a Trieste la prima volta?

E' stato il mio primo spettacolo “Li Romani in Russia”, alla sala Bartoli, nel 2011, sono stato a Trieste una settimana, in quell'occasione l'ho visitata, e ho scoperto che qui sono accadute davvero molte cose, non ultima la promulgazione delle leggi razziali fatta da Mussolini. Trieste è una città che è stata coinvolta in tante rivoluzioni a volte benigne a volte maligne. In quell'occasione ho visitato il magazzino 18. Quella catasta di sedie abbandonate, quelle foto di famiglia in bianco e nero, di persone senza nome, che sembrava quasi ti stessero fissando, mi hanno scosso moltissimo, il mio interesse per l'identità dell'essere umano, sempre presente nei miei lavori, ha fatto il resto, da lì è partito tutto.

Hai già raccontato di avere altri progetti che coinvolgono ancora Trieste, quindi si può dire che la storia d'amore continua?

Sì, continua, (sorride, ndr) ho in mente un musical sulla riforma Basaglia, vorrei riprendere in mano tutto il materiale raccolto anni fa, quando mi occupai di manicomi e di matti - da cui tra le altre cose uscì la canzone “Ti regalerò una rosa” (che vinse Sanremo, ndr ) -  e creare qualcosa di allegro, questa volta con tanta gente sul palco, non da solo, e vorrei chiamarlo “180” (riferimento alla legge 180 della riforma Basaglia, ndr).

Ringrazio Cristicchi, che si prepara all'entrata in scena, mentre ripenso alle sue ultime battute ed al fatto che, evidentemente, nel lavoro di Cristicchi il numero 18 ha un legame con questa città. Scendendo dai camerini alla platea il colpo d'occhio è un teatro che non ha un posto libero. Il lavoro di Simone ha una presa diretta sul pubblico e riesce a raccontare una storia complicatissima e colma di chiaroscuri in modo semplice, ma non semplicistico, a tratti regala un'ironia candida che stempera un pochino quel dolore che ha attraversato almeno due generazioni.

E probabilmente è proprio questa la sua forza, la forza del suo lavoro. Sul palco si muove l'attore/cantante nei panni di uno sprovveduto archivista romano, che inviato dal Ministero a fare un inventario del Magazzino 18, nel Porto Vecchio di Trieste, si trova a scoprire le storie di sofferenza legate agli oggetti lì abbandonati, letti, armadi, fotografie, oggetti di lavoro, tutti con un nome, un cognome ed una storia dimenticata. Il Persichetti, questo è il nome dell'archivista, racconta tutto ad un suo superiore, mentre stupisce e si stupisce, e lo fa al telefono, uno di quei vecchi telefoni fissi, grigio chiaro, con il filo ad elica, che colloca il protagonista negli anni settanta. 

Un'ora e mezza di spettacolo senza intervallo, che fila liscia come l'olio, senza stancare, senza far andare la mente altrove. Alla fine l'applauso è lunghissimo, il pubblico tutto in piedi. Onore al merito Cristicchi. Speriamo che anche il nuovo progetto “180” parta da qui, da Trieste, ancora una volta, per non dimenticare.

   

"La mostra Franco Dugo. L’antico nel nuovo" all’Abbazia di Sesto al Reghena

La mostra Franco Dugo. L’antico nel nuovo. Da Dürer Rembrandt Leonardo Vermeer all’Abbazia di Sesto

Pordenone – La mostra Franco Dugo. L’antico nel nuovoDa Dürer Rembrandt Leonardo Vermeer arte che viene dall’arte si inaugura sabato 8 novembre alle ore 17 nell'ambito del 23° Festival internazionale di Musica Sacra e resterà visitabile fino all’8 dicembre 2014 nell’Abbazia Santa Maria in Sylvis di Sesto al Reghena.

Interverranno il sindaco di Sesto al Reghena Marcello Del Zotto, Luciano Padoves presidente di Presenza Cultura, Maria Francesca Vassallo, Giancarlo Pauletto curatore della mostra. 

Una sequenza emozionante di ritratti e opere d’arte che sprigionano, le suggestioni artistiche del passato. Venticinque splendide testimonianze degli articolati e imponenti “episodi” pittorici e grafici, nei quali il Maestro goriziano Franco Dugo, grande pittore della contemporaneità, trae ispirazione più o meno direttamente dai grandi del passato: come Leonardo e Rembrandt, Dürer e Vermeer. Promossa dal Centro Iniziative Culturali di Pordenone, in collaborazione con il Comune di Sesto al Reghena, Promossa dal Centro Iniziative Culturali di Pordenone, in collaborazione con il Comune di Sesto al Reghena.

In vetrina uno spicchio visuale straordinario dell’opera pittorica di Franco Dugo: il suo grande omaggio alla immensa tradizione del figurativo, quale si è manifestata nel rinascimento e nel barocco, declinata anche verso i grandi contemporanei o quasi, come dimostrano ad esempio i lavori che Dugo ha dedicato alle figure di Cézanne e Picasso.

«Attorno alla Gioconda di Leonardo” – spiega il critico d’arte Giancarlo Pauletto, curatore della mostra di Sesto al Reghena che il CICP ha incastonato nella 23^ edizione del Festival internazionale di Musica Sacra - si ricostruisce la storia del celebre furto e dei falsi che ne sono conseguiti: sorta di ironica meditazione sugli inganni di cui l’arte può essere nello stesso tempo vittima, ma anche fautrice, attraverso il mito di quasi sovrumanità che non sempre innocentemente le viene creato attorno. Mentre invece nelle riprese da Vermeer sembra che Dugo voglia sottolineare, rispetto al modello, una sorta di maggior peso realistico, del resto coerentemente con la sua sensibilità. Insomma, l’arte trattata come un pezzo di realtà, l’antico che si riversa in una nuova intenzione». Visite con ingresso gratuito da giovedì a domenica, in orario 10/12 e 15/19. Info: www.comune.sesto-al-reghena.pn.it e www.centroculturapordenone.it

 

 

Quarta edizione per “Mi&Lab”: micro festival della scienza

“Mi&Lab”: micro festival della scienza giunge alla quarta edizione

Trieste - Torna per la quarta volta Mi&Lab, il microfestival della scienza che per quattro giorni  dal 6 al 9 novembre, proporrà al Teatro Miela una serie di incontri e performance che andranno dalla cosmologia alla genetica, dalla ricerca delle origini dell’uomo alla lingua dei segni. E non mancheranno la musica e il cinema.

Nuova è la collocazione temporale. Quest’anno si è infatti deciso di spostare Mi&Lab dal tradizionale appuntamento di febbraio al secondo weekend di novembre, subito dopo la conclusione di Trieste Science+Fiction, il Festival della fantascienza, nel cui ambito pure si parlerà di scienza e di tecnologia. Un link ideale tra i due eventi, insomma, che spesso declinano concetti simili in forme diverse. Il programma di Mi&Lab 2014 è a cura di Fabio Pagan, giornalista scientifico e membro del consiglio di amministrazione del Miela.

La serata d’apertura di giovedì 6 novembre sarà dedicata a un “Concerto per galassie e pianoforte” che proporrà un fantastico viaggio attraverso i quasi 14 miliardi di anni dell’Universo: dal Big Bang alla nascita delle prime stelle e delle galassie nel tessuto del cosmo, tra le quali la nostra Via Lattea. E poi la formazione dei sistemi planetari, ne conosciamo ormai almeno un migliaio attorno a stelle vicine e remote e quaggiù sulla Terra l’innesco di quel singolare meccanismo molecolare che chiamiamo vita. A raccontare questo percorso, accompagnati da uno straordinario corredo di immagini,  saranno Massimo Ramella, astrofisico dell’Osservatorio astronomico di Trieste, ed Erica Bisesi, astrofisica e musicologa dell’Università di Graz, che eseguirà al pianoforte brani di Skrjabin, Messiaen, Prokofiev, Liszt, Chopin, Balakiev, Schumann, Grieg.

Venerdì 7, al pomeriggio, sarà la volta di “Homo: quando non eravamo soli”. Giorgio Manzi, uno dei maggiori studiosi europei sulle nostre origini, docente di paleoantropologia a Sapienza Università di Roma, ricostruirà la storia di Homo sapiens.

Altro momento importante di MI&LAB sarà lo spettacolo interattivo “Il DNA incontra Facebook”, che verrà replicato in due format al mattino e alla sera di sabato 8. Uno spettacolo che nasce dal libro omonimo (pubblicato da Marsilio nel 2012, vincitore lo scorso anno del premio Galileo), scritto dal biologo e giornalista scientifico Sergio Pistoi, che ha voluto sperimentare in prima persona l’affidabilità dei test genetici.

Serata conclusiva sabato 9 con “Segna con me”, un documentario sulla comunicazione dei sordi che è già stato presentato con successo in numerose manifestazioni cinematografiche e scientifiche, vincitore nel dicembre 2013 a Roma del premio per il miglior film assegnato dall’Ente nazionale sordi (ENS). Il mediometraggio di 50 minuti (sottotitolato) verrà introdotto e commentato dalle due autrici: Silvia Bencivelli, medico e giornalista scientifica, e Chiara Tarfano, videomaker e documentarista. Assieme a loro ci sarà Valentina Foa, consulente del progetto, psicologa sorda. Una riflessione (in collaborazione con l’ENS) sul ruolo sociale della comunicazione e sulla disabilità, che si avvarrà naturalmente della presenza di un interprete in LIS.

Infine il cinema, al quale sono stati riservati due momenti all’interno della rassegna Mi&Lab venerdì 7 una Serata Steve Jobs (introdotta da Enrico Marchetto, presidente di Trieste Città Digitale) ricorderà a tre anni dalla scomparsa il fondatore della Apple con un film e un documentario. “Jobs” di Joshua Michael Stern (USA, 2013) è un biopic che ricostruisce gli anni cruciali – quelli tra il 1971 e il 2000 – della vita tormentata e spasmodica di un uomo che ha plasmato il nostro presente e il nostro futuro. Un’esistenza sintetizzata in un mantra reso celebre dallo stesso Jobs: “Stay hungry, stay foolish”. Seguirà “L’intervista perduta” (1995), 70 minuti riemersi fortunosamente qualche anno fa che offrono uno spaccato inedito della filosofia personale del grande e discusso imprenditore americano.

Domenica 9, al pomeriggio, sarà invece la volta di “Lei/Her” di Spike Jonze (USA, 2013), una storia di amore virtuale e di dipendenza tecnologica che un uomo in profonda crisi esistenziale e affettiva sviluppa nei confronti della voce amichevole e suadente (quella di Scarlett Johansson) di un sistema operativo dotato di intelligenza artificiale e capace di apprendere ed elaborare informazioni. Il film ha vinto quest’anno sia il Golden Globe sia l’Oscar per la migliore sceneggiatura. Entrambe le pellicole saranno proiettate in edizione originale con sottotitoli italiani.

Maggiori info: www.miela.it

 

 

 

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